Racconti delle strade dei mondi

Il falco

L’inizio della Caduta

 

Jonathan Livingston e il Vangelo

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L’Ultimo Demone

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L’Ultimo Potere

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Strade Nascoste – Racconti

Strade Nascoste - Racconti

Strade Nascoste

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Inferno e Paradiso (racconto)

Lontano dalla Terra (racconto)

365 storie d’amore

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L’Ultimo Baluardo (racconto)

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Il magazzino dei mondi 2

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Il magazzino dei mondi 2
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Ascolto

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E’ importante esprimere attraverso la parola scritta e orale il proprio pensiero, un modo per esternare e condividere i risultati di ciò che comporta la propria vita interiore.
Ma è altrettanto importante saper selezionare e interiorizzare ciò che viene dall’esterno: questo è l’ascolto.
Essere attenti a quelli che ci circondano, ai segnali che ci arrivano e chi ce li fa notare, è importante.
Segnalo l’articolo Fascismo pedagogico e fascismo di ritorno pubblicato su Carmillaonline, che a sua volta linka l’articolo Il grande massacro di Giuseppe Caliceti.
Perché la storia passata non si ripeti: non permettiamo che per lassismo, disinteresse e pigrizia l’incubo si ripeta.

American History X - Mystic River

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Ieri sera mi è capitato di rivedere American History X e ho fatto un’analogia con il film di Clint Eastwood, Mistic River.
Cosa hanno in comune questi due film?
Il fatto che la vita reclama sempre un prezzo per le proprie scelte e che, oltre a non sapere quando verrà a riscuotere, arriva a farlo in una maniera che non ci si aspetta. Tutti sanno che chi sbaglia paga, ma pochi sono consapevoli che le scelte personali non sono circoscritte solo alla propria persona, ma influenzano l’ambiente e le persone che sono attorno e a cui si è legate.
Per questo occorre comprendere ed essere coscenti di come ci si comporta e delle scelte che si fanno, perché anche la decisione più insignificante contribuisce a creare il mondo in cui si vive e a seconda del tipo di scelta può aggiungere nella vita un pezzo di pace o di guerra, d’inferno o paradiso.
Ciò che si semina, si raccoglie; la vita rende quello che si dà.
Si è pronti a sopportarne il peso, sapendo che per le decisioni personali possono rimetterci persone che si hanno vicino e a cui si tiene? L’esistenza non si sofferma a riflettere su quali mezzi utilizzare: ciò che per lei conta è arrivare a colpire la causa dell’azione scatenante, equilibrando l’equazione per trovare compensazione.
Così succede a Derek in American History X e a Sean in Mistic River.

«Noi non siamo nemici, ma amici. Noi non dobbiamo essere nemici. Possiamo essere stati tesi dalle nostre passioni, ma ciò non deve rompere i nostri legami d’affetto. Le corde mistiche della memoria suoneranno se toccate ancora, come sicuramente saranno, dai migliori angeli della nostra natura. » E’ la frase finale di American History X, una citazione di Abraham Lincoln: parole che dovrebbero far riflettere quando si è tentati a lasciarsi trascinare da reazioni, emozioni e passioni, stando attendi a far sì che non diventino padrone delle nostre azioni, facendoci ritrovare un giorno a rimpiangere scelte che non si sono ponderate.

E da quelle fiamme nessuna luce

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Fiamme

ma un buio trasparente,
una tenebra nella quale si scorgono
visioni di sventura,
regioni di dolore e ombre d’angoscia,
e il riposo e la pace non si troveranno,
né mai quella speranza che ogni cosa
solitamente penetra.

Così scriveva nel 1667 John Milton in Paradiso Perduto, affrontando la figura dell’Angelo Caduto Lucifero, (simbolo del male), causa della caduta di Adamo ed Eva (simbolo dell’umanità).
Racconti, poemi, testi sacri, sono mezzi che utilizzano simboli per aiutare la comprensione umana di sé stessi e dell’esistenza.
Paradiso Perduto ha tanto da mostrare, ma voglio soffermarmi su questi pochi versi per cogliere il messaggio che hanno da dare.

Lucifero, come si sa dalla tradizione, è l’angelo più bello del cielo, più luminoso: il nome stesso rivela l’origine della sua natura. Il Portatore di Luce, è ciò che dice la derivazione latina Lucifer, composto di lux, luce, e ferre, portare.
La sua natura inizialmente non è malvagia, ma le scelte che lo spingono in una certa direzione, lo portano a divenire tale. E si sa che non c’è niente di più oscuro di quando si passa dalla luce alle tenebre.
Milton cerca di comprendere come avviene questa caduta, quali possono essere i motivi di questo offuscamento. Il punto di vista è molto suggestivo e l’opera sa coinvolgere il lettore; sicuramente bravura dello scrittore nell’avvicinare il personaggio a chi si accosta al racconto, ma anche perché Lucifero è una lente che mostra un lato dell’animo umano.
Si sa che figure mitologiche, religiose, archetipi, sono proiezioni che l’uomo effettua per cercare di mettere all’esterno, e così poter osservare, quei lati di sè che non riesce a comprendere.
Quante volte nella vita di un uomo si passa da periodi tranquilli e sereni a periodi travagliati, dove tutto sembra sprofondare in un abisso nero e senza fondo;spesso per una visione sbagliata che si ha del mondo e di se stessi.

Questa è una delle chiavi di lettura del passo riportato.
Ma non solo.
Lucifero alle volte viene anche chiamato Signore dei Desideri e non è un titolo casuale. I desideri hanno potere se mossi da volontà, permettono di creare mondi, destini. E’ un atto di volontà di Dio, secondo la Bibbia, la creazione del mondo. Personaggi mitici e della storia hanno conseguito le loro mete spinti dai desideri. Su di essi hanno costruito la loro fortuna. O decretato la loro rovina.
Questo dipende dalla natura del desiderio, ma non solo: ci sono anche le emozioni che lo permeano. La paura, la preoccupazione, l’ansia e altri sentimenti possono condizionarlo e darne una realizzazione diversa da quella che ci si aspettava. Come succede in Lucifero in Paradiso Perduto: il suo desiderio di essere riconosciuto come superiore e avere un regno, lo portano a ottenere quello che vuole in una maniera in cui non si era immaginato. L’esaudimento di ciò che voleva, permato di sentimenti sbagliati, ha visto la realizzazione di paure e timori, che lo hanno portato lontano da ciò che era la sua vera visione.
La vita, l’esistenza che si è conosciuta fino a un certo momento può mutare e divenire un tormento se ciò che è nell’animo non viene compreso, se si lascia che certi umori prendano il sopravvento e cambino la natura dell’essere. Il poema è uno specchio che mostra come può essere la vita di un individuo, di come certe scelte possano mutarlo: perché Paradiso e Inferno sono stati dell’essere, non luoghi di un’altra vita; sono il risultato di ciò che si vuole, si desidera.
Ma se il desiderio, il sogno, la volontà di un individuo sono mossi da una visione errata e accecata, allora la Vita può diventare davvero un Inferno, una tenebra nella quale si scorgono visioni di sventura, regioni di dolore e ombre d’angoscia.

Visioni di Sventura

Morti Bianche

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Foglie d'autunno

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

G.Ungaretti, Soldati

Ungaretti scrisse questi semplici, ma significativi versi dedicati ai soldati che partivano per il fronte della Prima Guerra Mondiale, la cui vita era appesa a un filo sottile, un destino quasi segnato, che poteva spezzarsi in qualsiasi momento.
Così è il mondo del lavoro oggi: un fronte di guerra, che ogni giorno sforna bollettini impietosi dei suoi caduti.

11 Settembre

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L’11 settembre è un giorno dedicato alla memoria di persone innocenti perite in una delle tragedie più simboliche degli ultimi anni.
Un giorno che dovrebbe essere dedicato alla riflessione sulla brama umana di dominio e comando, dove i potenti non guardano in faccia a nessuno per realizzare le loro mire e alla fine chi paga sono sempre le persone comuni, ignare pedine di un gioco cui non sanno nemmeno di partecipare, ma di cui pagano sempre i risvolti.
Ma è un giorno che vede provocazioni, invece di cercare comprensione. Perché il terrorismo non è causato dalla gente comune, ma dalla classe dirigente, politica, laica o religiosa; non fa differenza l’appartenenza o l’origine di chi comanda, perché è guidato dallo stesso fine: la ricerca di potere e di dominazione, di supremazia sugli altri.
Provocazioni che cercano di scatenare reazioni e avere pretesti per dare il via alla brama distruttiva e rapace che anima i potenti. Così è stato per la guerra in Iraq e in Afghanistan, mossi da pretesti, più che altro presunti, per attaccare paesi e cercare di insediarsi per ottenere il controllo delle loro risorse (giacimenti di pietre preziose e petrolifere). I documenti sulla presenza di armi in Iraq non esistevano, l’attacco fatto alle torri gemelle poteva essere evitato, ma molti nelle zone alte del comando hanno voluto omettere la conoscenza dei fatti, lasciando che avvenissero (alcuni suggeriscono di un aiuto da parte del governo americano perché questo accadesse: il crollo dei grattacieli è stato anomalo, dovrebbero essersi spezzati, lasciando tronconi di ciò che erano stati e non implodere come se ci fosse stata una demolizione con cariche fissate nei punti nevralgici. Inoltre il carburante della fusoliera degli aerei, se incendiato, non può raggiungere temperature tali da fondere l’acciaio delle travi dei grattacieli.). Hanno giocato su di essi, provocando, facendo leva sulle paure delle persone. Chi sta in posizioni di comando, di guida, deve essere ben conscio della propria posizione e stare attento a quello che fa, perché ogni sua azione ha ripercussioni gravissime su molte vite, sapendo che saranno sempre altri a pagare per le sue scelte; perché chi comanda non paga mai per i propri errori, ma è sempre la popolazione a farlo.
Questo non riesce a essere compreso e in un giorno che si dovrebbe riflettere sul terrorismo e su come fermarlo (che può avvenire solo con comprensione e sconfitta dell’ignoranza), non si fa che fomentarlo. Si parla di bruciare il Corano, un atto inutile, che non cambia il passato, dannoso e provocatorio: un servire su un piatto d’argento l’occasione di chi non aspetta altro per scatenare violenza. Persone ricche e influenti con interessi economici e di comando da una parte e dall’altra. Qui non si tratta di religione, politica, etica, democrazia, libertà, giustizia: è solo un nascondere dietro delle parole la realtà: la brama di potere. E la verità è che ci rimette sempre chi è innocente, mentre i colpevoli non vengono mai toccati dalle nefaste conseguenze delle loro decisioni.
Esempi su questo realtà ce ne sono a centinaia, ma pochi sembrano volerlo comprendere; tutti però sono in grado poi di constatarne gli effetti. E’ successo nella Prima Guerra Mondiale, una seria infinita di provocazioni che hanno scatenato un conflitto con un alto prezzo di sangue. Poteva essere evitato, le possibilità c’erano, ma non è stato voluto: si è voluto dar via a un fiume di violenza e crudeltà inaudita. La distruttività nell’animo umano ha avuto il sopravvento: sembra che ci sia una predilezione ad assecondare questa natura, un desiderio di morte e annientamento.

E mentre si guarda oltre oceano, nel nostro paese la classe dirigente invece di comprendere gli errori altrui, li perpetra in ugual maniera, evocando, cercando di creare terrorismo dove non c’è. E’ il caso dei sindacati che appoggiano gli industriali e di parte del governo (Sacconi), che nelle proteste legate contro le azioni attuate della Fiat vedono possibili atti terroristici atti a minare il percorso democratico; il tutto perché non c’è il totale assenso su azioni ingiuste, perché non si rimane in silenzio ad accettare tutto quello che viene proposto. Perché non ci si sottomette al potere di chi comanda.
Si vuol vedere quello che non c’è. Se si vuole scoprire la vera origine del terrorismo si guardi in alto: perché è da lì che parte sempre il tutto.

Inferno e paradiso

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Inferno&Paradiso

Sarà capitato a tutti di avere un’idea che frulla per la testa e di non riuscire a togliersela dalla mente finché non ha ottenuto realizzazione. Succede ad esempio quando si ha l’ispirazione per un pezzo di un racconto o di un libro: non si ha tregua se non dopo aver dato forma scritta alla storia sorta nel pensiero.

Identico meccanismo e destino per i desideri: se non trovano realizzazione “perseguitano”, sollecitano, sono sempre presenti, insistendo per essere concretizzati. Meglio non far finta di niente o cercare di sopprimere, perché non c’è cosa peggiore di un desiderio represso: trova sempre il modo d’intralciare e ostacolare la propria esistenza.

Su queste basi nasce Inferno e Paradiso, un racconto che ho scritto. Un brano senza pretese, sorto su un’ispirazione improvvisa, che non vuole avere nessuna allusione religiosa: ho utilizzato dei simboli presenti nel conscio e nell’inconscio umano per dare rappresentanza a una legge della vita, ma più che altro perché gli eventi dell’esistenza, specie quelli più neri e difficili, si affrontano meglio con una risata e un sorriso.

E’ possibile scaricare e leggere l’opera dalla pagina Download

Punto di rottura

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Mentre ci si lascia distrarre dai commenti di Vespa su Silvia Avallone, fatti gravi si stanno verificando nel nostro paese.
Due anni fa, scrissi e parlai di un evento che, visto il clima che si stava creando e voleva essere creato, si sarebbe sviluppato in tempi brevi: fui preso per visionario, per pessimista.
Oggi è arrivata la conferma dei miei timori.
La Federmeccanica a partire dal 1 gennaio 2012 ha deciso il recesso del contratto nazionale del 20 gennaio 2008, allo scopo di garantire la migliore tutela delle aziende.
La rottura del contratto significa perdita delle tutele dei lavoratori, far sì che le imprese siano libere di dettare le condizioni che preferiscono; il lavoratore perde potere contrattuale e dignità. Se vuole lavorare deve accettare qualsiasi cosa.
Il sogno degli industriali: libertà assoluta, nessun vincolo da rispettare, poter tornare a fare i padroni com’era ai tempi della rivoluzione industriale.
L’incubo dei lavoratori: il ritorno della schiavitù. Non si è più liberi, non si ha più dignità: solo carne da macello, da spremere e sfruttare.
I segnali c’erano da tempo, ma pochi hanno dato peso a quanto accadeva, troppo presi a parlare di calcio o polemiche su nulla: queste non erano che manovre eversive per distogliere l’attenzione su quelle che realmente contava.
La Federmeccanica dice che la Fiat non ha fatto pressioni, ma quando uno afferma una cosa senza che gli venga chiesta, significa che le cose stanno nella maniera che si vuole negare.
La Fiat sta spingendo da tempo per poter togliere diritti e tutele ai lavoratori, aumentare l’orario di lavoro, abbassare i salari. Basta vedere quello che pretendeva Marchionne: l’assenso assoluto dei lavoratori al suo volere. Già che più del 60% lo abbia appoggiato è un fatto di estrema gravità: la gente non capisce che per lavorare non ci si può privare di dignità. La gente dice che questo è necessario per vivere.
No, questo non è vivere, questa non è vita. Il lavoro serve per sopravvivere, la vita non può ruotare attorno ad esso, non può essere privata di tutto in nome di una cosa che sta diventando schiavitù e oppressione.
Non è più tempo di subire, è tempo di prendere il destino della propria esistenza tra le mani e farsi responsabili, non permettere ad altri che decidano per il nostro peggio.
O si ferma adesso questo processo distruttivo o la rottura sarà difficilmente sanabile e per richiuderla occorrerà lottare duramente, come hanno fatto le generazioni che ci hanno preceduto, dalle quali non si è appreso nulla.

La malvagità è nella mente di chi guarda

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Nella vita non esistono regole fisse e valide per tutto, perché infinite sono le variabili, perché tutto è un mutamento e un divenire: gli schemi con essa hanno scarso valore e utilità per comprenderla.
Tuttavia, per quanto riguarda l’uomo, la massima che dà il titolo a questo post trova spesso applicazione.
Molte volte ciò che viene recepito come sbagliato o malvagio è una proiezione di nostri timori e paure su qualcosa che non comprendiamo o che potenzialmente può essere dannoso; si è davvero solerti ad attaccare etichette e a dare giudizi erronei perchè privi di comprensione.
Lo squalo viene definito un mostro per il suo aspetto e la sua forza: certo la sua natura e ciò che in grado di fare spaventano, terrorizzano, ma non è un essere che prova gusto nell’uccidere, non è un sanguinario. Questa è una proiezione di una caratteristica umana, perché lo squalo per capire con che cosa ha a che fare, deve mordere, non certo perché ha voglia di uccidere.
Il lupo per secoli è stato, ed è ancora adesso, considerato un assassino perché cacciava le pecore, ma se lo ha fatto è stato per sfamare sé e la sua prole: solo per sopravvivere ha ricevuto un’etichette che lo ha perseguitato e condannato per anni. Non si considera che anche l’uomo, dopo averle allevate, porta le pecore al macello per cibarsi delle sue carni, con una differenza: il lupo caccia solo ciò di cui ha bisogno, senza sprechi, l’uomo lo fa per profitto e non riesce a fermarsi per la brama d’accumulare.
Anche continuando a fare esempi, non si può dissolvere la paura e l’ignoranza, perchè rimane il fatto che ciò che è più grande e più forte può fare del male e danneggiare; quindi si è portati a colpire per primi per sopprimere la minacce (come le spietate cacce ai lupi nel passato), apparendo la soluzione migliore.
In realtà si è solo dominati dalla paura e la si vuole vincere abbattendo il simbolo che la causa, inconsapevoli che può essere vinta solo se la si affronta di persona e si comprende il suo gioco e le sue cause.

Mi è capitato di fare una passeggiata su di un sentiero fiancheggiante un bosco, intento a rimirare il paesaggio. Senza accorgermene, a un certo punto mi sono fermato a pochi passi da una piccola vipera. Sentendo un basso sibilo, mi sono voltato e ho visto il rettile che mi fissava: era in mezzo al sentiero, dovevo essere passato a pochi centimetri dal suo corpo mentre percorrevo la salita.
Per una creatura così piccola, un umano deve essere apparso come qualcosa di spaventoso, pericoloso, potenzialmente dannoso: per difendersi bisogna attaccare, si sente spesso dire.
Eppure, la vipera è rimasta ferma a fissarmi, senza fare nulla. Si può dire che sia stato l’istinto a farle fare quello; certo è che non sentendosi minacciata, non ha fatto nulla.
Reazione ben diversa dalla mia. La vipera per l’uomo equivale a veleno, il veleno al pericolo, il pericolo al danno. Sono rimasto fermo, valutando se colpirla perchè se avesse morso sarei stato nei guai. Ma mentre l’adrenalina scorreva nel corpo per farmi agire con prontezza, un pensiero è giunto: la vipera si era accorta di me, sapeva che se un mio piede l’avesse calpestata avrei potuto ucciderla.
Io ero una minaccia per lei.
Eppure è stata ferma; certo, se fossi divenuto una reale minaccia si sarebbe difesa. Ma solo in quel caso.
Mentre io stavo valutando di colpire per un’apparente minaccia.
La vipera se n’è andata, le nostre strade incrociatesi per pochi attimi. Attimi che hanno portato a riflettere a lungo.

Spesso si vede malvagio ciò che è diverso e non si conosce e la paura e l’ignoranza rischiano di dominare, facendo essere ciò che nemmeno le bestie sono. Perché gli animali agiscono d’istinto, ma sanno rispettare la vita. L’uomo può ancora dire questo? O è divenuto solo in grado di distruggere, così pronto a scagliarsi contro chiunque, specie i suoi simili, se avverte solo la possibilità di venir privato di qualcosa a cui è attaccato? L’ego, specie se sollecitato sulla perdita di privilegi, è tremendo nel reagire.

La fantasia: mezzo di rivelazione ed evoluzione.

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La fantasia come difesa.
La fantasia come campanello d’allarme.
Ma la fantasia non è solo questo: è un mezzo per mostrare le cose, per rendere coscienti della realtà, perché l’inconscio è percettivo e ciò che sedimenta in esso attecchisce con forza, lavorando, facendo maturare, anche se non ce ne si accorge subito, ma quando i frutti cominciano a maturare. Si sa che in un giardino o in un bosco una pianta sta crescendo perché è uscita dal terreno, ma la sua vita è attiva da quando il seme ha attecchito nel terreno e ha cominciato a scavare per spuntare alla luce del giorno.
Questo processo può avvenire attraverso un cammino personale o possono essere altri a mostrarcelo.
E’ il caso di Steven Erikson con la saga de Il libro dei Caduti di Malazan (erroneamente tradotto in Italia con La Caduta di Malazan), che, attraverso involucri inventati quali sono i personaggi dei suoi libri e il mondo che li ospita, mostra spaccati della realtà e dell’umanità.
In Maree di Mezzanotte parla della civiltà dei Letherii, una società basata sull’economia, dove il debito è moneta di scambio e le persone indebitate diventano schiave: non è così anche la nostra epoca, dove nel periodo che ha preceduto la crisi economica, le banche usavano i debiti come merce di scambio e modo per pagare e dove si è creata una nuova forma di schiavitù? La gente indebitata, deve lavorare non per sopravvivere, ma per estinguere i debiti contratti, vivendo preoccupata e nell’angoscia di non farcela, con l’ombra della legge che può perseguitarla nel caso non riuscisse nel suo intento.
Ne La Dimora Fantasma, attraverso il fato di Coltaine, mostra come è nella natura umana tradire, dove si arriva proprio a sacrificare chi si è battuto per portare salvezza (un fattore presente in molte storie, reali e mitologiche: è facile vedere analogie con la vicenda di Cristo, ma non solo). E che chi tradisce è destinato a essere tradito, perché se non ci si eleva, non si diventa qualcosa di può grande, non si può sfuggire alle leggi di questo mondo. Ancora una volta, la vita rende sempre quello che si fa, alle volte con gli interessi.
Attraverso il personaggio di Karsa Orlong mostra come è l’uomo a creare i propri dei (e come è in grado anche di farli cadere) e il disincanto che nasce quando ci si stacca dalle tradizioni e ci si incammina in un percorso solitario, decisi a trovare la propria via, senza seguire quelle già battute da altri, perché è l’individuo che costruisce il proprio destino quando si distacca dalle origini e dal passato ereditato da famiglia e popolazione d’appartenenza.
Questi sono solo pochi esempi di quanto l’immensa opera di tale scrittore è in grado mostrare; molti sono i livelli di consapevolezza che i suoi scritti sono in grado di far raggiungere.
In maniera diversa fa Brandon Sanderson, ma ugualmente il messaggio lanciato attecchisce in chi legge le sue opere. In Mistborn – L’Ultimo Impero si rivela come gli assolutismi e i culti dell’ego, religiosi e non, sono distruttivi e deleteri: il conformismo, l’eliminare le diversità, sono un male che vada combattuto, a cui bisogna ribellarsi.
Sono dimostrazioni di come la fantasia non sia solo qualcosa di banale come spesso può accadere quando si commercializza un prodotto: non un mezzo consumistico per soddisfare le richieste d’evasione delle massa, come avviene attualmente, dove, con l’impoverimento della cultura e del linguaggio, si dà una connotazione quasi negativa alla fantasia.
La realtà è diversa da ciò che appare adesso.
La fantasia può essere anche un’arma per colpire quel sistema che tante ferite ha causato, aiutando la gente a vedere, dandole un modo per smantellarlo; uno strumento per porre un freno ai potenti e ai prepotenti e rendere la vita sulla terra un luogo migliore
E non solo.
Fin dall’antichità si era consapevoli che la fantasia, l’immaginazione, è l’unico mezzo a disposizione dell’uomo per avvertire l’aldilà (non si intende il regno dei morti, come alcune culture insegnano, ma come tutto ciò che non si conosce o di cui si è perduta memoria). Perché quando s’immagina, si creano mondi, personaggi, soggetti della nostra conoscenza; le immagini create servono a far entrare in contatto con la parte più alta dell’uomo, a far raggiungere, e superare, vette di consapevolezza che nella vita “reale” s’ignorano.
Miti, leggende, favole, fiabe, racconti: sono chiavi per aprire nuove porte, per raggiungere nuovi livelli, per espandersi. Con essi si possono creare e scoprire sempre cose nuove, una continua e infinita rivelazione, come lo è l’universo. Come lo è l’uomo.