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A quiet place

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A quiet placeA quiet place è uno dei pochi film horror visti negli ultimi anni che mi ha convinto. Ormai rimanere sorpresi è qualcosa di difficile, quindi quello che è preso in considerazione è come viene sviluppata la vicenda. In un futuro prossimo (anzi, si può dire che la storia è ambientata al giorno d’oggi) le cittadine sono praticamente deserte, avvolte dal silenzio; tutto è abbandonato, ma si vede che è successo qualcosa; in un piccolo paese americano, una famiglia composta da genitori e tre figli, raggiunge un piccolo market per fare rifornimenti. Non fanno nessun rumore, camminano scalzi su un piccolo sentiero che hanno creato con la sabbia, non parlano, comunicando con la lingua dei segni che conoscono perché la figlia più grande, Regan, è sorda. Mentre sono nel negozio, il più piccolo dei bambini, Beau, vuole prendere un giocattolo, di quelli che vanno a batteria ed emettono suoni, ma il padre glielo toglie, sfilando via la batteria, spiegandogli che non possono prenderlo perché pericoloso. Beau è deluso e Regan, per rallegrarlo, gli ridà il giocattolo privo di batterie; il piccolo però, senza che nessuno se ne accorga, le prende. Sulla via del ritorno il bambino rimetterà le batterie nel giocattolo, attivandolo. Sul volto del padre, Lee, si dipinge l’orrore e corre per strappare il gioco al figlio, accorgendosi che dalla boscaglia sta giungendo qualcosa; poco prima che riesca a raggiungere il piccolo, Beau viene travolto e portato via. Questo fatto segnerà il rapporto tra Regan e Lee, dato che la figlia pensa che il padre la consideri responsabile della morte del fratello più piccolo.
Passa un anno e la famiglia continua a vivere facendo sempre attenzione a non fare nessun rumore, perché sanno d’essere tenuti sotto osservazione dalle cose che hanno ucciso Beau e anche gli altri abitanti della cittadina. Lee insegna a Marcus, il figlio di mezzo e ora il minore, come fare a sopravvivere nella foresta, facendogli capire che il rumore dell’acqua (fiumi, cascate) copre quegli altri e quindi li protegge. Regan assiste Evelyn, la madre, che è incinta e ormai prossima al parto, il che rende la loro situazione molto pericolosa; naturalmente le cose prendono una brutta piega e anche se il bimbo viene al mondo e messo al sicuro nella cantina insonorizzata, la situazione a un certo punto volge al peggio: per salvare la famiglia, uno dei membri si sacrificherà, ma questo non basterà a metterla al sicuro, visto che le cose presenti nella zona, ormai sicure della loro presenza, attaccano la fattoria. Quando però non sembra essercu più speranza, Regan riesce a capire che il punto di forza delle cose è anche la loro maggiore debolezza, permettendo così di affrontarle.
A quiet place è un film che mantiene sempre alta l’attenzione, tenendo vigile lo spettatore perché fa capire che ogni più piccolo errore può far precipitare la situazione: la famiglia deve essere sempre vigile e aver paura anche dei gesti più banali e quotidiani che aveva fatto per tanto tempo. Il film funziona perché per lunghi tratti non mostra qual è la minaccia, non fa vedere il mostro, un po’ come succede con Lo squalo; allo spettatore non sono date spiegazioni, viene messo davanti ai fatti compiuti, senza sapere da dove vengono le cose che hanno decimato la popolazione umana. Logicamente questa scelta può funzionare solo la prima volta, perché una volta rivelato con cosa si ha a che fare la tensione si allenta, avendo la risoluzione del climax (infatti il secondo film di A quiet place non ha la stessa potenza). Per chi vuole un film horror fatto bene, con questa pellicola si va sul sicuro.

Weathering with you - Il film

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Weathering with youDel romanzo di Weathering with you avevo già scritto in un precedente articolo e la trama, com’è logico che sia, non varia: Hodaka, un ragazzo di sedici anni, scappa di casa e va a Tokyo, dove viene aiutato Keisuke Suga, che gli offre un posto dove dormire e un lavoro per avere un piccolo compenso e potersi mantenere. Si metterà però anche nei guai aiutando una ragazza, Hina, che gli aveva offerto un panino non appena arrivato nella grande città, usando una pistola trovata nella spazzatura; frequentandola, Hodaka scoprirà che lei, pregando, è capace di far venire il bel tempo e assieme metteranno su una piccola impresa che frutta abbastanza bene, visto che a Tokyo non fa che piovere sempre e la gente, in determinate occasioni, desidera avere il sereno. Le richieste sono così tante che decidono però di chiudere l’attività, ma c’è un’ombra che incombe su Hina: Hodaka, lavorando per Keisuke Suga, che collabora con riviste che trattano argomenti un po’ particolari, viene a sapere che Hina potrebbe essere una donna del sole, una specie di sacerdotessa che in passato era diffusa nei villaggi, e che a causa del suo potere non va incontro a un bel destino.
Infatti, dopo che lui, Hina e il fratellino della ragazza sono scappati dalla polizia che lo sta ricercando, sia per l’uso della pistola, sia perché i genitori hanno denunciato la sua scomparsa, la ragazza comincia a divenire trasparente, fino a quando non scompare del tutto. Dopo essere stato arrestato ed essere fuggito dalla polizia, Hodaka, aiutato da Keisuge e da sua nipote, raggiunge il tempio sopra un edificio abbandonato dove la ragazza aveva ricevuto i poteri e lì arriva nel luogo dove Hina è finita, aiutandola a tornare indietro.
Dopo un certo periodo in cui vivono separati (il tempo di prendere il diploma), i due potranno di nuovo tornare a vedersi.
Il film di Weathering with you, rispetto al romanzo, offre meno punti di vista, limitandosi a quello di Hodaka e Hina, ma rimane comunque comprensibile e godibile. Ciò che lo rende interessante è il ribaltare il modo di pensare tipico giapponese, ovvero il sacrificio del singolo per il bene della comunità: Hodaka si troverà a scegliere se lasciare che Hina se ne vada seguendo il suo destino di donna del sole, permettendo così al bel tempo di tornare su Tokyo, oppure se salvarla e fare sì che il maltempo continui, lasciando che il mare si riprenda quello che era suo un tempo e sommergendo parte della città. Makoto Shinkai farà sì che ci sia l’happy ending per i suoi protagonisti, a differenza di altre sue opere, molto belle, ma anche molto malinconiche.
Graficamente spettacolare, Weathering with you è una godibile visione, ben diretta e caratterizzata.

Arcanum Unbounded

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Arcanum UnboundedArcanum Unbounded è una raccolta di racconti scritti da Brandon Sanderson e ambientati nel Cosmoverso, l’universo dove sono ambientati la maggior parte dei suoi romanzi. Anche se le storie sono a sé stanti e si svolgono su mondi diversi, si può intuire come esse fanno parte di un qualcosa di più grande e hanno un legame. Molto interessante di questa antologia la descrizione dei sistemi in cui si svolgono le varie vicende; come è interessante (e si può dire anche affascinante) la postfazione dopo ogni racconto che mostra come è nato, da che idea ha l’autore ha preso spunto: una scelta che personalmente ho apprezzato molto.
In totale i brani della raccolta sono nove e di alcuni di essi avevo già parlato in precedenza: L’anima dell’imperatore, L’undicesimo metallo, L’allomante Jack e le fosse di Eltania, Ombre per Silence nelle foreste dell’Inferno, Sesto del Vespro. Dopo averli riletti, le impressioni avute la prima volta sono state confermate quasi per tutti (L’alloamnte Jack continua a essere il brano che meno è stato apprezzato), tranne che per L’anima dell’Imperatore, che devo dire mi ha preso molto di più in questa occasione, a dimostrazione che alle volte il giudizio è condizionato dal momento in cui si legge un determinato testo.
Rimane allora da parlare di La speranza di Elantris, Mistborn: storia segreta, Sabbia bianca ed Edgedancer.
Il primo racconto è legato strettamente al primo lavoro pubblicato da Sanderson, Elantris, e per poterlo comprendere è necessario aver letto prima il romanzo. Il testo è un arricchimento della storia principale e cronologicamente è collocato nei momenti finali della vicenda. La speranza di Elantris è carino, anche se non mi ha preso particolarmente, forse perché anche il romanzo non mi aveva colpito come altri lavori dell’autore.
Cosa differente invece per Mistborn: storia segreta, dato che come protagonista si ha Kelsier, uno dei personaggi creati da Sanderson che personalmente ho più apprezzato. Il racconto parte dallo scontro tra il protagonista e il Lord Tiranno narrato nel primo romanzo di Mistborn, L’Ultimo Impero (per chi non avesse letto la saga e non voglia avere SPOILER, si fermi qui): Kelsier brucia l’undicesimo metallo convinto che possa essergli d’aiuto nello scontro, ma le cose non andranno così e lui perderà la vita. Da questo punto in poi il racconto seguirà tutte le sue avventure nel cosidetto aldilà fino ad arrivare alla conclusione della trilogia. Oltre che bello, il racconto serve per comprendere meglio eventi che si sono svolti durante tutti i primi tre romanzi della serie Mistborn (fine SPOILER).
Sabbia bianca porta lo stesso nome dell’omonima graphic novel, com’è logico che sia,dato che descrive una scena presente in essa. Senza la conoscenza della graphic novel il brano in sé non riesce a esprimere tutto il potenziale insito in questo storia.
E infine si giunge a Edgedancer, il racconto più atteso, legato a Scadrial, il mondo delle Cronache della Folgoluce, cronologicamente collocato tra Parole di Luce e Giuramento. Protagonista delle vicende è Lift, una Danzafilo, uno degli ordini dei Radiosi. Fuggita dal luogo dove era diventata una figura importante, perché sentiva che troppi avevano aspettative su di lei, si mette sulle tracce di Buio per impedire che continui la sua opera di eliminare coloro che stanno per diventare Radiosi e fermare così, secondo lui, l’arrivo di una desolazione. Con il suo carattere spensierato e in apparenza alla Peter Pan (che però nasconde una profondità non da poco), Lift si ritroverà  in un mare di guai, oltre che di avventure.
A costo di ripetersi come succede con Sanderson, ancora una volta l’autore statunitense non delude: Arcanum Unbounded è una lettura davvero piacevole e interessante per i vari mondi che propone.

Castlevania

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CastlevaniaCastlevania è una serie animata ispirata a uno dei tanti videogiochi della saga, Castlevania III: Dracula’s Curse, dove il protagonista Trevor Belmont, cacciatore di vampiri, accompagnato da Sypha Belnades, il pirata Grant Danasty e il vampiro Alucard, figlio di Dracula, combatte il famoso non morto. Il prodotto creato da Netflix, a differenza dalla storia creata da Konami nel 1989, distribuisce i punti di vista, non concentrandosi solamente su Trevor Belmont, che mantiene un ruolo importante e decisivo soprattutto nel finale, ma soffermandosi anche su Sypha e Alucard (il pirata invece fa una breve apparizione) e soprattutto sugli antagonisti degli eroi (Dracula, i suoi due fidati Mastri Fabbri Hector e Isaac, Carmilla e le sue sorelle), andando a realizzare una storia corale interessante, suddivisa in quattro stagioni, anche se con qualche pecca.
Nella prima stagione, di quattro puntate, vengono gettate le basi di tutte le vicende a seguire: Lisa di Lupo, mossa dalla voglia di avere più conoscenze mediche per curare le persone, si reca al castello di Dracula per imparare dalla sua sapienza millenaria. Colpito dalla sua determinazione, il vampiro non solo acconsente alla sua richiesta, ma la sposa anche, senza farla diventare tuttavia una non morta come lui. Gli anni passano e Lisa cura le persone come ha sempre sognato, ma l’isteria (e deficienza) umana e l’integralismo religioso entrano in scena: il clero di Targoviste condanna a morte la donna accusandola di stregoneria, mettendola al rogo. Dracula, in viaggio seguendo le indicazioni della moglie sul conoscere il mondo, arriva quando il fatto è già accaduto; in preda alla furia, lancia la sua maledizione sulla città: se non espierà la propria colpa, da lì a un anno porterà distruzione su di essa. Cosa che avviene, dato che i suoi abitanti, e soprattutto il clero, non hanno mostrato il minimo pentimento: il castello del vampiro compare a Targoviste e il suo esercito demoniaco distrugge la cittadina, portando poi distruzione anche nelle altre città della Valacchia.
Nessuno ha la capacità di opporsi a Dracula e alle sue schiere tranne Trevor Belmont, un cacciatore di demoni caduto in disgrazia per false accuse della chiesa; dopo aver salvato la nipote del capo dei Parlatori (un gruppo che raccoglie sapienza e la trasmette oralmente), Sypha Belnades, si unisce a lei perché secondo una leggenda pare che sotto le catacombe della città di Greshit ci sia un eroe leggendario capace di opporsi a Dracula. La leggenda si rivelerà essere una profezia proveniente dal futuro e risveglieranno Alucard, che altri non è che Adrian Tepes, figlio di Dracula e Lisa, rifugiatosi sotto Greshit per riprendersi dalle ferite subite dopo aver cercato di fermare il padre.
Le premesse della prima stagione sono molto buone e si aspetta con grande interesse quello che avverrà nella seconda; purtroppo, le aspettative verranno deluse, perché tutti i preparativi per qualcosa di grandioso non portano al risultato sperato. Dracula raduna vampiri da ogni angolo della Terra, mentre Hector e Isaac, due umani a lui fedeli dopo essere stati delusi e traditi dagli uomini, creano con i loro poteri (sono dei Mastri Fabbri) un esercito di creature della notte. Ma il millenario vampiro, così feroce nella prima stagione, è apatico, stanco, lasciando il compito della sua vendetta ai Mastri Fabbri e ai generali vampiri; nella corte regna il malcontento e ben presto viene perpetrato il tradimento ardito da Carmilla, una vampira ambiziosa a capo della Stiria. Carmilla porta dalla sua parte Hector, dividendo così la corte di Dracula. L’attacco portato da Belmont, Sypha e Alucard coglie tutti di sorpresa, ma il grande confronto finale è un po’ deludente: le armate di non morti si eliminano tra loro e lo scontro con Dracula non è quello che ci si aspettava. Come dice Alucard, la scelta del padre altro non è che la più lunga lettera di suicidio della storia; Dracula, rendendosi conto mentre combatte contro il figlio in quella che è stata la stanza dove è cresciuto che lo sta per uccidere, si fa eliminare da lui. Così finisce il più grande vampiro di tutti i tempi, ma non la storia, visto che prosegue per altre due stagioni.
Nella terza, Alucard vive da solo nel castello del padre, che è stato teletrasportato vicino a ciò che resta del maniero dei Belmont, per preservare il sapere di cui è ormai custode, cercando di riprendersi dalle ferite interiori riportate dalla morte del padre. Sypha e Trevor viaggiano insieme per cacciare le creature della notte rimaste. Carmilla, con al seguito un Hector prigioniero, ritorna in Stiria, dove con le sue sorelle vampire (Lenore, Morana, Striga) mette in atto un piano per estendere il loro dominio sulle terre degli uomini, facendoli diventare una sorta di allevamento con cui nutrirsi. Isaac decide di portare avanti il volere di Dracula e distruggere la razza umana. Nonostante le prime puntate possano essere un poco sotto le aspettative, con l’avanzare della trama le cose di fanno sempre più interessanti, soprattutto per quanto riguarda Sypha e Trevor, che si trovano a indagare su un misterioso villaggio assieme a Saint Germain, un alchimista che sta ricercando il Corridoio dell’Infinito (che può connettere ad altri mondi) per ritrovare la propria amata e che pare essere proprio sotto l’abbazia del villaggio: i due eroi scopriranno che gli uomini del clero stanno utilizzando una creatura della notte per far ritornare Dracula dall’inferno. Il finale per Sypha e Trevor sarà davvero amaro, come lo è quello di Alucard che, dopo aver fatto da mentore a due giovani cacciatori di vampiri, viene tradito da loro e si ritrova costretto a ucciderli; deluso, Alucard percorre le orme del padre, impalando i loro corpi all’entrata del castello. Un finale di stagione davvero all’altezza delle aspettative, che pone le basi per l’ultima stagione, di tutte quella con la migliore definizione grafica.
Sypha e Trevor continuano il loro viaggio combattendo le creature della notte e cercando d’impedire ai vampiri di far tornare Dracula. Alucard va in soccorso di un villaggio preso di mira dai mostri. Hector sta ordendo la sua trama per liberarsi dal giogo delle vampire di Stiria. Isaac ha costruito un’armata per portare avanti le sue mire, anche se non ha più intenzione di distruggere l’umanità. Carmilla si è fatta prendere dall’ambizione e vuole conquistare il mondo.
I vari intrecci si uniranno nel finale. Hector e Isaac si troveranno di nuovo a lottare dalla stessa parte e porranno fine alle mire di Carmilla. Delle sorelle vampire, Morana e Striga andranno insieme per la loro strada, Lenore, si lascerà consumare dal sole guardando l’alba. Alucard, Sypha e Trevor torneranno a combattere insieme per fermare Sant Germain che, raggirato, ha fatto tornare Dracula insieme alla moglie in un unico corpo, mettendo in atto un rituale degli alchimisti e dando materializzazione a un nemico tremendo come la morte. Nonostante un momento in cui sembra che uno dei protagonisti debba sacrificarsi per fermare il male, tutto finirà bene: Alucard troverà l’amore e attorno al castello farà sorgere una comunità fiorente, Trevor e Sypha stanno insieme, con la donna in dolce attesa. Persino Dracula e Lisa, ritornati dal mondo dei morti, potranno finalmente avere la possibilità di vivere in pace.
Castlevania in definitiva è una buona serie su vampiri e cacciatori di vampiri; certo ha alti e bassi, e in certi momenti ci si aspetterebbero delle atmosfere più cupe (come nel finale della terza stagione), ma il suo compito d’intrattenimento lo fa a dovere, anche se il lieto fine risulta un po’ forzato e da una figura leggendaria come Dracula ci si aspettava di più.

Record of Ragnarok - Seconda stagione

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Record of Ragnarok, lo scontro tra Eracle e Jack lo SquartatoreNonostante la non troppo convincente prima stagione di Record of Ragnarok (la visione di alcune puntate relative il secondo e terzo incontro, tra Zeus e Adamo e tra Poseidone e Sasaki Kojirō, non mi hanno entusiasmato), ho deciso di vedere la seconda. O meglio, ho voluto vedere lo scontro tra Eracle e Jack lo Squartatore, dato che le premesse erano interessanti, visti i contrasti che si andavano a creare. Per gli dei c’è Eracle, antico eroe e semidio greco conosciuto e amato da tutte le parti per il suo valore e le sue imprese; per gli umani c’è Jack lo Squartatore, una tra le figure più oscure e misteriose della storia umana.
Cominciamo subito dalle cose che non vanno.
Innanzitutto continuano a esserci gli spiegoni, che occupano troppo spazio per mostrare la storia dei personaggi, andando a interrompere lo scontro in maniera inopportuna.
Poi i tifosi, davvero fastidiosi, oltre che inutili.
Infine, la rivisitazione della figura di Eracle, che può fare storcere il naso ai puristi della mitologia: il suo vero nome è Alcide ed è un ragazzino mingherlino che le prende da tutti, ma che ha un forte senso di giustizia. La sua determinazione lo porta a divenire più forte e a mettersi sempre dalla parte del giusto e del più debole: è lui l’unico che si oppone ad Ares e alle sue armate quando gli dei decidono di punire gli uomini colpendo la città di Tebe. Lo scontro è senza storia, ma Alcide, ricordandosi di un racconto sentito da piccolo, beve l’ambrosia, il sangue di Zeus, e ne acquisisce la forza, sbaragliando le armate divine e tenendo testa al dio della guerra; Zeus interviene fermando la battaglia tra i due (una scazzottata) e propone ad Alcide di salire all’Olimpo e divenire il dio della giustizia. L’uomo accetta, a condizione che gli uomini vengano risparmiati. Zeus acconsente e così Alcide diventa una divinità, prendendo il nome di Eracle in onore di Era. Questa rivisitazione, per far vedere quanto era buono Eracle e quanto amasse gli uomini, è una forzatura, perché Eracle è sempre stato figlio di Zeus ed è sempre stato molto forte; senza contare che da sempre è stato odiato da Era perché non faceva che ricordargli i tradimenti che il marito Zeus perpetrava nei suoi riguardi.
Passiamo alle note positive.
La grafica e i disegni sono molto migliorati.
La figura di Jack lo Squartatore, di cui si sa davvero poco, ha avuto un approccio abbastanza convincente. Jack è il figlio di una prostituta, il primo dopo che lei aveva abortito per cinque volte, e vive con lei in un bordello; la madre è l’unica a trattarlo con riguardo, dato che tutti lo maltrattano, e lei e il suo amore sono le uniche ragioni che rendono la vita sopportabile. Jack ha una particolarità: è in grado di vedere il colore delle emozioni umane. Tuttavia, questa capacità non gli permette di capire che quello che crede amore della madre nei suoi riguardi è in realtà l’amore che lei prova per il cliente di cui lui è padre, e che sta aspettando che torni a prenderla per mantenere la promessa fatta tanti anni prima; Jack insomma non è altro che un mezzo per ottenere ciò che vuole. Quando lei scopre che l’uomo, ora divenuto un famoso sceneggiatore, si è sposato, mostra la sua vera natura, causando un forte shock in Jack, al punto che lui la uccide; subito dopo Jack va ad ammazzare il padre biologico, dando il via così alla sua leggenda di serial killer.
E per finire c’è lo scontro, che non è il solito confronto di forza contro forza, ma d’intelligenza e astuzia contro potere smisurato. Provare simpatia per Jack è impossibile, un assassino che ha usato la violenza per legare a sé una valchiria, ma non si può negare la sua intelligenza nell’elaborare la tecnica per affrontare l’avversario. Innanzitutto ha preparato il terreno di scontro, chiedendo che l’arena fosse una riproduzione di Londra, ambiente che conosce molto bene, e ha sfruttato la sicurezza di Eracle nel confidare troppo nella propria forza. Poi ha fatto del sotterfugio e dell’inganno la sua arma migliore, ingannando l’avversario e tutti gli dei su quale fosse la sua arma divina: prima fa credere che fosse il gigantesco paio di forbici che impugnava, poi che fosse la borsa che portava al fianco, in grado di creare gli oggetti che desiderava, quando invece erano i guanti che indossava, capaci di rendere qualsiasi cosa toccasse un’arma divina (l’intera Londra lo diventa), persino il suo sangue. Queste sue abilità lo portano incredibilmente alla vittoria, permettendo all’umanità di arrivare al pareggio.
La bellezza dello scontro non è però la parte migliore, perché alla fine c’è da fare i conti con la realtà: benché la vittoria sia stata indispensabile per gli uomini, loro non la volevano per il gran disprezzo che provavano per l’assassino. Nessuno ha fatto il tifo per Jack, nonostante combattesse per salvare l’umanità (anche se le sue ragioni non erano così elevate: voleva vedere il colore delle emozioni di un dio che muore): viene fischiato e odiato da tutti perché tutti volevano che Eracle vincesse. L’unica che prova un po’ di empatia per lui è una prostituta che lavorava con la madre e che ha visto in che condizioni era vissuto da piccolo. E l’unico che ha provato amore per lui è stato proprio il suo avversario, che anche in punto di morte ha mostrato il suo incrollabile amore per l’umanità intera e quindi pure per lui; in fondo, tutto quello che Jack aveva voluto era di essere amato.
Il quarto scontro di Record of Ragnarok fa salire di un gradino la serie, dando non solo un combattimento che non è fatto di due forzuti che si menano e basta, ma regalando anche un certo livello d’introspezione (purtroppo, le puntate dopo di esso non hanno fatto sì che ci fosse lo stesso interesse per proseguire nella visione).

Record of Ragnarok - Prima stagione

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Record of Ragnarok: Lu Bu contro ThorDei ed eroi, miti e leggende mi sono interessati fin da piccolo, quindi è con un certo interesse che mi sono approcciato a Record of Ragnarok. Su che cos’è il Ragnarok penso non ci sia molto da dire, tuttavia è sempre bene precisare: nella mitologia vichinga è la battaglia finale tra dei e giganti che porterà alla distruzione del mondo (del mondo conosciuto fino ad allora: i vecchi dei moriranno lasciando il posto a dei nuovi). In questa serie anime, che vede riuniti gli dei di tutti i pantheon del mondo, le divinità, stanche dei misfatti degli uomini, decidono di eliminarli una volta per tutte; la decisione è unanime. L’unica a opporsi è Brunilde, una delle valchirie, che invoca il Ragnarok, uno scontro tra i campioni degli eroi e quelli degli uomini: ogni fazione potrà scegliere tredici contendenti, chi arriverà per primo a sette vittorie determinerà l’esito del conflitto (se saranno gli dei a vincere, l’umanità perirà, altrimenti potrà continuare a vivere per altri mille anni). Logicamente lo scontro è impari, perché nessuna arma terrestre può ferire le divinità, ma le valchirie si sono schierate con gli uomini, trasformandosi in armi adatte al campione umano e capaci di contrastare il potere divino.
La premessa è davvero interessante e il potenziale per fare qualcosa di spettacolare c’era tutto, peccato che la prima stagione è stata gestita malamente, al punto che dopo due puntate, capendo com’era stato sviluppato il prodotto, ho lasciato perdere. Il primo episodio non era stato male, con il consiglio degli dei che decide per la fine degli uomini e Brunilde che si oppone a loro; purtroppo, nel secondo episodio, quello che vede il primo scontro tra Thor, il dio del fulmine nella mitologia nordica e il più forte di quel pantheon, e Lü Bu, generale cinese mai stato sconfitto, le cose prendono una piega davvero negativa. Il combattimento viene interrotto con lunghi flashback sul passato dei due contendenti che mostrano il loro carattere e la loro forza, dei veri e propri spiegoni che smorzano ogni interesse. Se a questo si aggiungono i siparietti dei tifosi dei due contendenti che buttano via la tragicità del conflitto con una comicità a tratti demenziale, si capisce perché l’anime abbia fatto perdere ogni voglia di proseguire. Pure le animazioni potevano essere realizzate molto meglio, dove è la staticità che regna sovrana (e si sa che per una serie basata sul combattimento questa non è una cosa per niente positiva) e questo ha fermato il mio proseguire con le altre puntate della prima stagione (può darsi che la serie migliori, però quanto visto finora mi ha fatto perdere interesse e non è detto che non la riprenda in futuro, ma la vedo difficile).
Peccato, perchè Record of Ragnarok poteva essere un prodotto interessante (però potrei provare con la seconda stagione, dato che lo scontro tra Ercole e Jack lo Squartatore ha delle premesse molto forti) invece di una tamarrata riuscita male.

Fate/stay night

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Fate/stay nightFate/stay night è la prima serie anime realizzata dall’omonima visual novel giapponese scritta da Kinoko Nasu e illustrata da Takashi Takeuchi; realizzata nel 2006 dallo studio Deen, si basa sulla prima route, quella che concentra la propria attenzione sulla storia romantica tra il protagonista Shirou Emiya e il suo Servant, Saber, che altri non è che Arturia, la versione femminile di re Artù. Non ci si dilungherà sulla trama, visto che se ne è parlato già in altri articoli (Fate/stay night: Unlimited Blade Works e Fate/stay night: Heaven’s Feel): Shirou Emiya è uno studente che si trova coinvolto in una guerra segreta di maghi per ottenere un potente artefatto, il Santo Graal. Viene ferito mortalmente dopo aver assistito allo scontro tra due Servant, due spiriti eroici invocati da altrettanti maghi, ma viene salvato da Rin Tosaka, uno dei maghi che partecipano alla guerra del Graal; nonostante ciò, viene inseguito da Lancer, uno dei Servant che ha visto combattere, fino alla propria casa: la sua sorte sembra segnata, ma improvvisamente compare una donna in armatura che brandisce una spada invisibile, salvandolo da morte certa. Si tratta di Saber, il Servant che aveva servito il padre adottivo nella guerra precedente del Graal, il mago che ha vinto il magico conflitto ma che alla fine ha rinunciato al premio concesso.
Emiya non è stato addestrato come mago e per questo non riesce a dare molta forza magica a Saber, risultando perciò più debole del previsto, ma non è privo di capacità, visto che con il suo circuito magico può creare oggetti, specialmente armi. Alleato con Tosaka, si troverà a scontrarsi e a vincere prima contro il subdolo Shinji Mato e Rider (Medusa), poi Illyasviel von Einzbern e Berserker (Eracle); dopo la perdita del suo Servant, Illya diverrà sua alleata e lo aiuterà ad affrontare i restanti maghi, trovando come nemici principali Sōichirō Kuzuki e Caster (Medea) e Kirei Kotomine e Gilgamesh, i due già affrontati nello scontro finale della guerra precedente da Kiritsugu Emiya e Saber e che riproporranno lo stesso duello.
Che cosa dire di Fate/stay night? Che è la route più interessante e allo stesso tempo quella meno riuscita. Partiamo dal comparto grafico. Benché realizzato nel 2006, il lavoro dello studio Deen è lontanissimo da quanto realizzato anni dopo da Ufotable con Unlimited Blade Works, e perde malamente il confronto; pure il comparto sonoro non è allo stesso livello. Anche la regia non riesce a coinvolgere come successo con i lavori successivi.
Veniamo alla storia. Di tutte è la più interessante, perché il vedere come si rapporta Arturia, che incarna l’ideale cavalleresco e mette l’onore e il suo ruolo prima di tutto (al punto da farle desiderare di poter cambiare il suo passato con la conquista del Graal), con una vita più da ragazza è davvero intrigante. Il suo rapporto con Shirou non è male ed è ben rappresentato il suo non sapersi lasciare andare ai propri sentimenti. Tuttavia, il personaggio di Arturia poteva essere approfondito di più perché tanto aveva da dire; certamente questo dipende molto da come era stata già trattata nella visual novel che, a detta di tanti, è la meno riuscita (e non gli si può dare torto). Inoltre fa alzare più volte le sopracciglia come Shirou si faccia massacrare negli scontri, uscendone sempre malissimo (e solo perché nel suo corpo si è fuso il fodero di Excalibur, che ha la capacità di guarire qualsiasi ferita subita dal possessore, che riporta a casa la pelle).
Davvero un peccato, perché Fate/stay Night aveva tanto da dire e il suo potenziale è andato inespresso e sprecato; da vedere perché rende più chiara la visione degli anime successivi.

Il riscatto di Ender

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il riscatto di enderIl riscatto di Ender riprende a narrare le vicende di Andrew Wiggings dove erano state lasciate in Il gioco di Ender: Ender viaggia di pianeta in pianeta assieme alla sorella alla ricerca di un luogo per far rinascere la razza degli Scorpioni. Nel mentre, ricoprendo il ruolo di Araldo dei Morti, racconta la vita di chi è morto. Tuttavia, sono trascorsi tremila anni da quando ha portato alla vittoria la Terra, causando lo xenocidio degli alieni considerati nemici, questo perché viaggiando a velocità relativistica il tempo scorre in modo diverso. Ora, sulla Terra, al posto del fratello Peter, l’Egemone, c’è la federazione Starway, che ha iniziato a colonizzare l’universo. Su uno dei pianeti colonizzati è stata incontrata un’altra razza aliena senziente, i cui membri sono stati chiamati maiali; memori degli errori del passato, gli umani hanno sì stabilito dei contatti con loro, ma stando attenti a non influenzarli con il loro modo di fare. Tale compito è stato affidato a una piccola colonia chiamata Lusitania (i suoi membri sono di origine portoghese e sono cattolici), in special modo allo xenologo Pipo e al suo apprendista e figlio Libo. Ad aiutarli ci sarà Novinha, figlia dei due xenobiologi che hanno salvato gli umani da un virus del pianeta, la Descolada; il prezzo però è stato altissimo, dato che ha richiesto la loro vita e la cosa ha segnato profondamente la vita della ragazza, che diverrà asociale e seguirà le orme dei genitori nello studio del virus. Nonostante l’asocialità, Novinha stringe un buon rapporto con i due xenologi, innamorandosi di Libo e vedendo Pipo come un padre. Proprio per questo, il senso di colpa la stravolge quando, facendo vedere i risultati dei suoi studi sul virus, fa avere un’intuizione a Pipo sul legame che c’è tra questo e i maiali; l’uomo va a parlarne con i maiali e questo lo conduce a una morte orrenda in un raccapricciante rituale.
Sconvolta dal dolore, Novinha decide di chiamare un Araldo dei Morti per onorare colui che aveva preso a vedere come un secondo padre, anche se sa che il suo arrivo richiederà degli anni. Ender risponde alla chiamata, mettendosi in viaggio, ma questa volta senza la sorella, che ha messo su famiglia e ha trovato un posto dove sentirsi a casa; lui però non è solo, avendo con sé la pupa della regina degli Scorpioni (con la quale comunica telepaticamente) e Jane, un’intelligenza artificiale che parla solo con lui e che si è sviluppata dalla tecnologia ansible. Quando arriva su Lusitania, sono trascorsi molti anni (per lui poche settimane nel viaggio relativistico): Novinha si è sposata e ha avuto diversi figli, un paio di loro dediti allo studio dei maiali e della Descolada; il marito non è però Libo, dato che se l’avesse sposato avrebbe dovuto condividere tutte le conoscenze che aveva e non voleva che incorresse nel destino del padre (cosa che, nonostante la sua decisione, accade ugualmente). Tuttavia, non ha potuto non amarlo: come Ender scoprirà, Libo è il padre di tutti i suoi figli, visto che Marcao, il marito di Novinha, era sterile.
Anche se Novinha aveva annullato la sua chiamata per l’Araldo dei Morti, Ender potrà svolgere il suo compito ugualmente, dato i suoi due figli più grandi, Miro ed Ela, hanno convocato un Araldo per fare un’elegia per Marcao e per Libo. Così, non solo porterà a galla i segreti custoditi da Novinha su di lei e sulla sua famiglia, ma prendendo contatto con i maiali riuscirà finalmente a far comprendere reciprocamente la razza umana e quella aliena, sanando ferite inferte senza che ci fosse volontà che venissero fatte.
Come una sorta di Messia, Ender porta sconvolgimento nella colonia, ma anche se la verità che ha portato a galla ha causato dolori e divisioni, questa ha avuto un effetto catarsico, generando un cambiamento benefico in tutti. Una volta fatto questo, Ender potrà far schiudere la pupa della regina degli Scorpioni sul pianeta, dato che è l’ambiente ideale per loro (erano entrate in contatto con i maiali, trovandosi in sintonia con loro); non tutte le cose vanno però per il meglio, dato che la federazione Starway decide d’intervenire e vuole far evacuare il pianeta. La colonia non accetterà e si preparerà a resistere.
Il riscatto di Ender si rivela essere allo stesso livello del suo predecessore, Il gioco di Ender: intenso, ben strutturato, con personaggi adeguatamente sviluppati psicologicamente. Da genio della strategia bellica, Ender si trasforma, grazie alla sua grande comprensione, in una sorta di Cristo Redentore; il suo intervento non è però di quelli tranquilli, ma è più basato sul passo del vangelo “Non pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare una pace, ma una spada” (Mt 10,34), a indicare come la verità sia un processo di trasformazione non facile, che passa prima attraverso il dolore, poi all’accettazione che porta a superare quei traumi che tanta sofferenza hanno causato. A qualcuno il paragone Ender/Gesù potrà dare fastidio, come potranno dare fastidio certe critiche alla religione cattolica, ma Il riscatto di Ender è un ottimo romanzo, perché fa pensare, spinge a riflettere, a scavare per cercare sempre la verità, perché la comprensione dell’altro, anche se fa paura, è l’unica via per costruire una vita degna di essere vissuta. E anche se il suo personaggio risulta incarnare colui che risolve sempre tutto, come fa certa letteratura, e per questo risultare poco credibile e poco simpatico, va però anche apprezzato l’approfondimento che viene fatto di un uomo che è sempre stato solo, isolato, e che cerca di trovare redenzione per fatti che ha compiuto, anche se inconsciamente, anche se manipolato da altri. Un personaggio che cerca un proprio posto nella vita, come tutti gli esseri viventi.
Limitarsi solo a Ender sarebbe superficiale, perché Scott approfondisce e sviluppa bene ogni personaggio, anche gli alieni, con il loro modo di vivere e di fare così diverso da quello umano. Senza dimenticare che sviluppa bene anche l’ambiente in cui si svolgono le vicende, mostrando come tutto sia in correlazione.
Il riscatto di Ender, come il suo predecessore, è un romanzo davvero valido e si fa fatica a capire come sia finito fuori catalogo.

Il gioco di Ender

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Il gioco di EnderIl gioco di Ender è probabilmente il romanzo più conosciuto di Orson Scott Card, oltre a essere l’opera che nel 1986 ha vinto sia il Premio Nebula sia il Premio Hugo; nonostante ciò, in Italia non ci sono state molte ristampe e oramai è fuori catalogo e si può trovare solamente nell’usato benché nel 2013 ne sia stato tratto un film diretto da Gavin Hood, con Asa Butterfield, Harrison Ford, Ben Kingsley e Viola Davis parte del cast. Questo probabilmente perché la pellicola al botteghino fu un flop, nonostante diverse nominations ai Saturn Award, tra le quali miglior film di fantascienza; un fallimento difficile da capire, dato che il film era fatto bene e rispettava lo spirito del libro, senza stravolgerlo, rovinarlo o banalizzarlo com’era successo in altre occasioni per altre opere. Certo c’erano state delle semplificazioni (non si fa cenno alla situazione della Terra con i vari schieramenti in tregua tra loro solo per poter fronteggiare la minaccia aliena, si dà meno spazio al fratello e alla sorella del protagonista che nel romanzo hanno un ruolo meno marginale rispetto al film), ma il regista aveva saputo rimanere fedele al lavoro di Orson Scott Card.
In un futuro non molto distante, la Terra è stata attaccata da una razza aliena conosciuta come Scorpioni; a costo di grandi sacrifici, la razza umana è riuscita a ottenere la vittoria, ma la minaccia è sempre presente e così si decide di trovare tra i più giovani chi sarà capace di guidare l’umanità alla vittoria definitiva, seguendoli con uno speciale programma. Andrew “Ender” Wigging è un terzo figlio, ottenuto grazie a una dispensa speciale, dato che a ogni famiglia è consentito di avere al massimo due figli; questo è avvenuto per via delle grandi capacità dei suoi fratelli maggiori, tuttavia inadatti per il ruolo ricercato (il fratello, Peter, ha una grande intelligenza ma è troppo sadico; la sorella, Valentine, è altrettanto intelligente ma troppo dolce di carattere), con la speranza che in lui fossero presenti le qualità ricercate. Visti gli ottimi risultati ottenuti, Ender viene mandato alla scuola di guerra, dove viene volutamente isolato dagli altri ragazzi da chi gestisce la struttura perché sviluppi le capacità di leader nella guerra contro gli Scorpioni. Costretto a farcela da solo, Ender si trova a essere sempre sotto pressione, a dover vincere sempre per essere il migliore, guidando i gruppi di altri ragazzi che gli sono assegnati in battaglie simulate a gravità zero.
Mentre Ender si addestra, sulla Terra, Peter e Valentine, sotto pseudonimo, utilizzano la loro grande intelligenza per manipolare l’opinione pubblica e avere influenza sulla comunità internazionale, in modo così da avere in futuro il posto di comando mondiale.
Sempre più sotto pressione, costretto a difendersi dagli attacchi anche fisici degli altri ragazzi (arrivando, non volendo, a uccidere), Ender deve dare fondo a tutte le sue risorse e a trovarne di altre, arrivando a stravolgere le regole della scuola per ottenere la vittoria, proprio quello che vogliono i suoi supervisori, arrivando così a essere promosso alla Scuola di Comando. Passato un ultimo periodo sulla Terra presso una casa su un lago, convinto da Valentine a proseguire il suo cammino, Ender viene addestrato da Mazer Rackham, l’eroe che cinquant’anni prima ha sconfitto gli Scorpioni, non invecchiato per aver sempre viaggiato su un’astronave a velocità relativistica. Rackham rivela a Ender che gli Scorpioni hanno una mente collettiva, capace di comunicare tra loro telepaticamente, dalla quale gli esseri umani hanno appreso l’ansible, un nuovo modo di comunicazione. Scopre anche che non c’è nessuna prossima invasione aliena, ma che saranno gli esseri umani questa volta ad attaccare e che l’attacco, visto le distanze da coprire, è partito anni prima; Ender avrà qualche anno per essere pronto a raggiungere la flotta umana e guidarla. L’addestramento sotto Rackham è duro, anche se avrà con sé alcuni dei suoi compagni della scuola di guerra: Ender si troverà a gareggiare con quello che è diventato il suo maestro in simulazioni di battaglie stellari sempre più dure. Nell’esame finale che deciderà se sarà il capo della flotta spaziale terrestre, Ender per battere Rackham, che incarna gli Scorpioni che difendono il loro pianeta natale, decide di usare l’arma risolutiva terrestre contro il pianeta alieno, distruggendo tutto quanto. Ender pensa di aver concluso così il suo ultimo test ma scopre che è stato manipolato dagli adulti per l’ennesima volta: non c’è stata mai nessuna simulazione, lui ha sempre guidato tramite ansible l’attacco terrestre, causando ingenti perdite umane ma alla fine vincendo e sterminando la razza aliena.
Per Ender la verità è un colpo tremendo, dato che era arrivato a comprendere il nemico, la capacità che mancava al fratello e alla sorella, e ad amarlo, ritenendo che ci fosse un altro modo per vincere. Pur essendo diventato l’eroe della Terra, deve vivere da esule, perché se tornasse a casa sarebbe nuovamente sfruttato; non gli rimane che andarsene con la sorella verso un pianeta un tempo abitato dagli Scorpioni. Là, scopre che la razza aliena, telepaticamente, si era introdotta nel gioco che faceva ai tempi della scuola di guerra e gli aveva lasciato degli indizi perché trovasse l’ultima loro regina in forma di pupa. Lì, scopre dalla pupa che avendo un modo di comunicare diverso, gli Scorpioni non avevano compreso subito che gli umani erano una razza senziente, ma quando erano arrivati a farlo, avevano cessato ogni velleità di attaccarli e il loro sterminio non era necessario.
Ormai adulto, Ender scrive un libro, La Regina dell’Alveare, dove narra la storia degli alieni rivelando tutto quello che era accaduto. Viaggiando con la sorella a velocità relativistica, il tempo passa in modo diverso e mentre loro sono ancora giovani, il fratello Peter è invecchiato e ormai alla fine del suo cammino chiede a Ender di scrivere un libro su di lui come è stato fatto per gli Scorpioni: nasce così L’Egemone. Entrambi i volumi sono firmati con il nome l’Araldo dei Morti. Nessuno sa che dietro di esso si cela Ender, a parte la sorella.
In cerca di redenzione, Ender, accompagnato da Valentine, parte alla ricerca di un pianeta che possa essere la nuova patria degli Scorpioni.
Il gioco di Ender è un’opera molto valida, che si legge con piacere. La tematica principale è la critica che viene fatta agli adulti sul loro manipolare i bambini e forgiarli per i loro fini; ma quando si giunge al finale, si scopre anche quanto valore viene data alla conoscenza e alla comprensione dell’altro, perché solo così si può raggiungere la verità: senza avere tutte le informazioni necessarie, solo con mezze verità, si giungono a conclusioni errate che portano solo dolore e disastri. Anche se Orson Scott Card è stato spesso criticato per certe sue posizioni, Il gioco di Ender è un libro che andrebbe letto.