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Fare qualunque cosa

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La regina degli elfi di Shannara«Lascia che ti dica qualcosa che non hai ancora imparato, qualcosa che s’impara solo dopo avere vissuto un po’. Quando si diventa vecchi, ci si accorge che la vita comincia a consumarci. Non importa chi sei o cosa fai, succede. L’esperienza, il tempo, gli avvenimenti – tutto cospira contro di te per sottrarti le tue energie, per erodere la tua fiducia, per farti mettere in discussione cose alle quali non avresti pensato due volte quando eri giovane. Succede gradualmente, una sbavatura di cui all’inizio non ti accorgi neppure, e poi un bel giorno è fatta. Ti svegli e ti accorgi che non hai più l’entusiasmo di una volta.»
Fece un vago sorriso. «A quel punto hai davanti a te due scelte. Puoi arrenderti a quello che provi, e metterti l’animo in pace, oppure puoi lottare. Puoi accettare di essere costretto ogni giorno a far buon viso a cattiva sorte, a ripeterti che non ti importa quello che provi, che non ti importa quello che ti può accadere perché prima o poi comunque deve accadere, che farai ciò che devi perché altrimenti sei sconfitto e la vita non ha più alcun senso davvero. Quando riesci a fare così, piccola Wren, quando riesci ad accettare il senso di stanchezza e di incertezza, allora puoi fare qualunque cosa.

La regina degli elfi di Shannara. Terry Brooks. Edizione CDE 1992, pag. 210

La Canzone di Shannara

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La canzone di ShannaraLa Canzone di Shannara conclude la prima trilogia scritta da Terry Brooks. Realizzata nel 1985, in realtà dovrebbe essere stato il secondo romanzo scritto dall’autore statunitense e avere il titolo Il canto di Lorelei, con protagonisti una giovane donna capace d’intessere magie con il canto e Rone Leah, suo protettore; l’opera, come scrive Terry in A volte la magia funziona (1), fu considerata dal suo editore Lester Del Rey una schifezza e Brooks la lasciò perdere per realizzare Le pietre magiche di Shannara. Di quel lavoro, da cui imparò molto per le note lasciategli da Lester, Brooks usò alcuni personaggi e idee per dare vita a quello che è tutt’oggi La canzone di Shannara, che vede come protagonisti Brin e Jair Ohmsford, figli di Will Ohmsford (uno degli eroi di Le pietre magiche di Shannara) ed Eretria.
I lettori più navigati del fantasy potrebbero storcere il naso leggendo l’inizio: ancora una volta Allanon giunge dagli Ohmsford asserendo che Brin è l’unica che può aiutarlo nella lotta contro le Mortombre per distruggere l’Illdatch, il libro della magia nera che è stato la fonte delle forze oscure dall’alba dei tempi. Di nuovo si ripete un copione talmente usato da essere un cliché: un giovane dotato di un grande potere, l’unico che può salvare la situazione. Brooks tuttavia è bravo nel giocare le sue carte: la magia è un grande potere e può corrompere anche gli animi più puri e buoni, trasformando eroi in esseri distruttori.
Brin parte con Allanon per seguirlo nella sua missione e adempiere al suo compito, ma il Druido non ha previsto tutto e il suo agire è volto al fallimento se non ci sarà un aiuto, come dice il Re del Fiume Argento, apparso a Jair dopo che è stato lasciato indietro e liberato dagli gnomi dal prodigo intervento di Garet Jax, il Maestro d’Armi; è a questo punto che il romanzo decolla e acquista spessore. Da una parte c’è il viaggio di Brin assieme ad Allanon e a Rone Leah, prima al Perno dell’Ade e a Paranor poi a Garymark, la fortezza delle Mortombre. Dall’altra quello di Jair che deve raggiungere la sorella prima che entri nel Maelmord, dove è custodito il pericoloso libro, e usare le magie che gli ha concesso il Re del Fiume Argento per salvarla; un compito all’apparenza impossibile per lui che ha il potere con la Canzone di creare solo illusioni, a differenza della sorella che con essa può praticamente fare di tutto. Ma non sarà solo nell’impresa e verrà accompagnato da un gruppo variegato unito come una sola persona: Garet Jax, il suo protettore; Slanter, uno gnomo battitore riluttante a seguirlo ma che gli si è affezionato; il nano Elb Foraker; il principe elfo Edain, figlio del re Ander Elessedil; Helt, un coriaceo uomo della Frontiera.
Un gruppo che rappresenta un’unione di razze che lottano contro il dilagare di un male che sta lentamente uccidendo la terra (e di conseguenza poi anche i popoli che la abitano) e che è la parte più epica del romanzo, con grandi atti di eroismo e combattimenti al limite dell’impossibile, su tutti lo scontro con il gigantesco Kraken, evocato dalle Mortombre per far cadere Capall, con un Garet Jax che sembra capace di affrontare e superare qualsiasi avversario gli si pari davanti.
La parte di Brin è invece più oscura, non solo per i dubbi della ragazza e per ritrovarsi sempre più sola nella lotta contro il male, ma anche per un Allanon che vede il suo tempo giungere al termine e non poter essere partecipe nella distruzione del male per cui suo padre Bremen si è tanto prodigato. Allanon, protettore delle razze, che vede un’epoca di cui è stato protagonista finire, iniziata con la scomparsa dalle Quattro Terre di Paranor e che dovrà finire con la distruzione dell’Illdatch.
La canzone di Shannara getta i semi per il ciclo successivo, Gli Eredi di Shannara, con un Allanon divenuto spirito a guidare i discendenti di Brin e Jair nella lotta contro gli Ombrati e un Cogline, druido mancato, che ritorna come suo portavoce rinsavito e non più come vecchietto fuori di testa che litiga sempre con il gatto di palude Baffo e deve essere accudito dalla nipote adottiva Kimber Boh. Un ottimo romanzo, avvincente, con una caratterizzazione dei personaggi davvero ben riuscita e anche qualche spunto di riflessione sugli effetti del potere e di come corrompe gli animi e rovina la terra.

1. A volte la magia funziona, Terry Brooks. Mondadori 2003, pag.41

Fantasy. Qual è il miglior romanzo?

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Brandon Sanderson, uno dei migliori autori fantasy contemporaneiQual è il miglior romanzo fantasy?
E’ capitato di porsi una simile domanda. Alle volte si trovano classifiche stilate per decidere quale sia il miglior romanzo fantasy realizzato e può capitare di sentire domande su quale sia il più bello: è davvero possibile dare una risposta a una simile questione?
Una risposta lunga e non facile da trovare, perché prende in esame diversi elementi.
Meglio Harry Potter o Il Signore degli Anelli?
Meglio R.A. Salvatore o Terry Brooks?
Martin o Jordan?
Erikson o Sanderson?
Quale autore o libro merita di avere la palma di miglior lavoro fantasy?
Quali elementi occorre prendere in considerazione per risolvere tale quesito?
Di certo, come elemento di valutazione non può essere usata la correttezza grammaticale, elemento indispensabile per uno scrittore, ma non sufficiente per fargli creare una buona storia.
Copertina del primo volume del Libro Malazan dei Caduti
Stessa cosa si può dire per il volume di vendite: un gran numero di copie acquistate dai lettori non è automaticamente sinonimo di bontà. Un libro che vende bene può essere frutto di una campagna pubblicitaria azzeccata, del saper sfruttare la moda del momento, dell’essere arrivato al momento giusto. Ma non dà garanzia di qualità.
Che sia allora il saper cambiare l’immaginario collettivo? Seguendo questo presupposto, alla saga di Harry Potter dovrebbe spettare la palma del vincitore, dato che è andata ad aggiungere alla figura archetipica del mago il personaggio protagonista della serie che porta il suo nome, affiancando figure dello spessore di Merlino e Gandalf. Benché buona e interessante, tale serie non può però essere considerata la migliore per diversi motivi, tra cui la caratterizzazione dei personaggi e diversi errori nel gestire gli elementi magici messi in gioco che fanno nascere diverse domande e perplessità.
Allora che cosa rende un romanzo migliore di un altro?
Lo stile? Il saper sviluppare bene un’idea? Saper sviluppare adeguatamente le trame? Saper caratterizzare i personaggi? Il messaggio che vuole comunicare?
A queste domande è quanto ho provato a dare risposta nell’articolo pubblicato su Letture Fantastiche.

I Cristalli dell’Occhio della Mente

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La Scatola Magica di Landover, libro dal quale è estratto il brano sui Cristalli dell’Occhio della Mente… era disperatamente attaccato al suo cristallo personale. Nelle occasioni in cui riusciva ad ammetterlo a se stesso, occasioni che capitavano sempre più di rado, si preoccupava del fatto che quella sua attrazione sconfinasse addirittura in una forma di assuefazione. Era come se fosse stato completamente coinvolto dal cristallo fin dalla sua prima occhiata all’interno delle sue luminose profondità.
Ma che cosa gli veniva mostrato di tanto intrigante, non una sola volta, ma ogni volta che vi guardava dentro? Egli vedeva se stesso, se stesso come era stato una volta, un uomo con lineamenti e caratteristiche da uomo, senza più quel corpo da cane che si ritrovava. Si trattava del desiderio più grande della sua vita, il sogno che avrebbe sempre desiderato veder realizzato, e quando scrutava nelle profondità sfaccettate del cristallo dell’occhio della mente, il suo sogno si realizzava. Poteva rimanere lì a guardarsi per tutto il tempo che desiderava, e quel tempo diventava sempre più lungo ogni giorno che passava. Non solo riusciva a vedersi in forma umana, ma provava anche le sensazioni; ricordava perfettamente come era stato prima che Questor Thews invocasse il suo sfortunato incantesimo e lo riducesse in quello stato in cui si trovava.
Si trattava di un passatempo incredibilmente gradevole, e Abernathy non sembrava mai averne abbastanza. Non era esattamente come tornare a essere colui che era stato in precedenza, ma era la cosa più prossima che avesse mai sperimentato. Era incredibilmente soddisfacente, e doveva il tutto a Horris Kew.
Anche in quel momento, mentre si avvicinava alle torreggianti porte di Rhyndweir e spasimava per un bagno e per un boccale di birra fredda, non riusciva a fare a meno di pensare anche al suo cristallo e al tempo che avrebbe passato in sua compagnia nella sua stanzetta solitaria.
(1)

Quello sopra citato è un brano tratto La Scatola Magica di Landover, quarto libro della serie Landover realizzata da Terry Brooks, in cui si parla degli effetti che hanno i Cristalli dell’Occhio della Mente sulle persone. Questi piccoli oggetti magici creano in chi guarda la visione di ciò che più desiderano; si tratta di un’illusione, ma resa quasi reale, che fa nascere una forte dipendenza in chi la usa, al punto che non si farebbe altro che passare le giornate immerse in essa. Occupandosi solo di questo, è logico che tutte le altre attività ne risentono, tant’è che nel regno di Landover tutto si ferma.
Non è strano trovare analogie tra questo brano e la realtà. Si può vedere che una parte della tecnologia, quali sono tv, pc, smartphone e tutto ciò che è legato alla rete, non è che una sorta di Cristalli dell’Occhio della Mente; certo, essa non crea visioni dove si realizzano i desideri più personali e voluti degli individui, tuttavia realizza molte illusioni in cui la gente passa molto tempo. Questo solitamente viene chiamato passatempo e a tutti piace svagarsi un po’ per ricaricarsi, rilassarsi, staccare un poco dai problemi e dallo stress; non c’è nulla di sbagliato. Tuttavia, ci sono persone che si immergono troppo in esse, al punto che se non sono sempre connesse alla rete, non riescono più a vivere bene, anzi, ci stanno quasi male. Senza esagerare, si può dire che ne sono diventate schiave, proprio come succede con tutte le dipendenze. Tutto questo, logicamente ha delle conseguenze e non solo nell’immediato, ma anche a lunga scadenza: i rapporti sociali si degradano, si perde la manualità nel fare le cose, si ha una regressione dell’intelligenza, della capacità di giudizio.
La tecnologia è un mezzo, qualcosa di neutrale: solo chi lo utilizza lo può rendere qualcosa di positivo o negativo. Occorrerebbe essere consapevoli di tutto ciò, senza far scaturire dipendenze e cose ancora peggiori, perché quello che più conta è la vita: se ce la si fa rovinare per cose che non sono importante, che senso essa ha?
Sognare, fantasticare è bello, ma non se fa perdere contatto con ciò che è importante. Purtroppo siamo immersi in una società piene di Cristalli dell’Occhio della Mente, e spesso nemmeno ce ne accorgiamo.

1. Terry Brooks. La Scatola Magica di Landover. Arnoldo Mondadori Editore 1994, pag.161

Meglio reprimere o comprendere?

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È di qualche tempo fa la polemica per la ristampa del libro Mein Kampf di Adolf Hitler: una decisione ritenuta inappropriata perché considerata pericolosa, dato che poteva dar adito al ritorno di idee che hanno contribuito a uno dei periodi più oscuri, brutali e catastrofici qual è stato quello perpetrato dal nazismo.
Quanto sostenuto è giusto perché ci sono degli individui fortemente influenzabili che possono essere condizionati da idee traviate e seguire movimenti pericolosi.
C’è però anche un altro punto di vista da prendere in considerazione: occorre conoscere certe idee e comprenderle per poterle combattere e fermare. Più si reprime e si censura qualcosa, più si fa sorgere nelle persone la voglia di conoscere, e magari seguire, quanto spaventa tanto.
Entrambe le posizioni comportano dei rischi.
Nel primo caso, mettendo al bando il libro, sembra quasi di voler limitare la libertà, e quindi s’innesca un senso di ribellione che porta a voler scoprire quello che viene visto come tabù (succede sempre così: più una cosa viene vista come tale, più sorge la curiosità di svelarla).
Nel secondo caso, pubblicando liberamente, si corre il pericolo di diffondere un’idea sbagliata e far sì che riprenda piede.
Allora qual è la soluzione al dubbio che sorge nel fare la scelta?
La risposta è semplice e allo stesso tempo difficile e sta nell’essere consapevoli.
La consapevolezza è qualcosa di complesso sia da insegnare, sia da raggiungere: occorre tempo ed esperienza per avere la capacità di discernere il valore di qualcosa, per riuscire a comprendere che cosa ha di valido da dare e che cosa ha di sbagliato. Ignorare a priori qualcosa e non voler conoscere che cosa di cela in essa porta solo a ritrovarsi poi nei guai.
Il primo re di Shannara è un' opera di fantasia di Terry Brooks, eppure aiuta anche a riflettere per comprendere certe realtàTerry Brooks, quando ancora realizzava romanzi validi, aveva mostrato questa realtà in Il primo re di Shannara. Il libro narra la storia di Bremen e del suo piccolo gruppo di alleati che lotta contro le forze del Signore degli Inganni; un tempo questa creatura era un essere umano e un druido, ma Brona, questo il suo nome in origine, addentrandosi nello studio della magia, non prese le dovute cautele, si fece ammaliare dal potere fino a farsene possedere e controllare, perdendo la sua umanità e divenendo un mezzo d’impulsi oscuri e distruttivi. A seguito di tale vicenda, il consiglio dei druidi di Paranor non permise più lo studio della magia, ritenuta pericolosa. Solo Bremen e pochi altri, compresero che soltanto la magia avrebbe potuto aiutarli nella lotta contro il Signore degli Inganni e per questo continuarono a studiarla, naturalmente con molta attenzione, non spingendosi oltre certi limiti e certe direzioni.
Il tempo diede ragione a Bremen: il consiglio, ignorando i suoi avvertimenti, incapace di opporsi alla minaccia in arrivo, fu distrutto da Brona, lasciando le Quattro Terre senza uno dei baluardi che poteva opporsi al ritorno del pericoloso nemico. Solo con grandi sacrifici, alla fine, il Signore degli Inganni poté essere fermato (non definitivamente: questo avverrà nella storia La spada di Shannara).
L’opera di Brooks è una storia di fantasia, eppure aiuta anche a riflettere sul comprendere certe realtà. Fare certe scelte non è mai facile e non ci sono certezze nel seguirle, eppure comprendere più cose possibili, avere discernimento di certe realtà, è qualcosa che andrebbe sempre tenuto in considerazione.
E visto che si è parlato di Mein Kampf, sarebbe giusto che chi lo legge, leggesse anche, per esempio, Se questo è un uomo di Primo Levi: aiuterebbe a comprendere a che razza di orrori hanno portato certe idee distorte e folli.  Comprendere e ricordare, perché ricordare è un dovere.

L'Ultimo Demone ora negli store online

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L'Ultimo Demone

 

Tanti nella propria vita, specialmente da piccoli, hanno avuto un supereroe in cui credere. Sperando, desiderando, soprattutto nei momenti di difficoltà, che comparisse e si mettesse al loro fianco, proteggendoli, confortandoli, guidandoli.
Tutti sanno che questo è e rimarrà soltanto un sogno. Un sogno da bambini.
Ma se fosse possibile? Se non fosse solo una fantasticheria, ma un desiderio realizzabile, cosa cambierebbe nella propria esistenza? E come si trasformerebbe la realtà circostante?
In una Terra post-apocalittica dominata dalla violenza e dall’orrore, dove è impensabile che ci sia posto per le favole, dove sembra impossibile che possa esserci luce nelle tenebre dilaganti create dai Vizi, una fiammella brilla ancora e cresce d’intensità, attirando a sé chi non vuole più essere intrappolato in un modo di vivere bestiale, dove il massimo cui si può aspirare è la sopravvivenza.
In una storia sempre più oscura e sempre più luminosa, un piccolo gruppo di uomini, donne e bambini prende il testimone lasciato da Maestro e Guerriero, continuando la lotta per liberare il mondo e l’umanità dal dominio dei Demoni, nella speranza di arrivare a dare il via a un’epoca migliore. Un’epoca dove il mondo sarà forgiato dai sognatori e non più da burocrati, politici e persone volte a interessi economici e di potere per il solo vantaggio personale. Un’Era di Utopie, di Creatori, dove nuovi mondi, nuovi universi nasceranno e la vita acquisirà il suo reale senso d’esistenza.

 

L’Ultimo Demone, secondo romanzo del ciclo fantasy post-apocalittico I Tempi della Caduta, è ora in vendita sui vari store online. Come si capisce, è il seguito diretto di L’Ultimo Potere: ne avevo già parlato in un altro articolo, dove spiegavo, visto le trame da sviluppare, la necessità di realizzare due volumi. Gli eventi di L’Ultimo Demone si svolgono poco tempo dopo i fatti di L’Ultimo Potere e come già scritto nell’altro pezzo, mostrano la realtà da più punti di vista.
Che cosa aggiungere di nuovo a quanto già detto?
Che questa volta tra i protagonisti ci sono dei bambini. L’idea c’era già, ma doveva essere usata in un altro romanzo; succede però che le storie prendono piede da sé, in maniera alle volte quasi naturale, e si sviluppano inaspettatamente. In questa parte mi è piaciuto prendere ispirazione dal gruppo degli Spettri mostrati da Terry Brooks in La Genesi di Shannara: è una delle ultime parti veramente ben realizzate dallo scrittore americano, andato purtroppo in discesa in fatto di qualità di trame e personaggi negli ultimi anni. Mi era molto piaciuta l’atmosfera del gruppo, come vivevano all’interno delle città in rovina, come cercavano di trovare qualcosa che rendesse la loro vita più sopportabile: per questo, anche se in maniera diversa, ho voluto dare spazio a un gruppo nel quale c’erano anche dei bambini, con le loro diversità, i loro problemi, i loro sogni. E grazie alla loro presenza è nato un altro protagonista, un personaggio con una capacità particolare, inusuale e in apparenza fuori luogo in un mondo come la Terra post apocalittica in cui si svolgono le vicende, ma non per questo meno importante, perché la parola ha un ruolo importante, se usata nel modo giusto.
Ho parlato di un punto d’ispirazione, ma non è stato l’unico. Una parte di un certo rilievo nella storia ce l’hanno i fumetti, ma non nel senso che mi hanno ispirato, nel senso che c’è un personaggio che è attratto da essi, al punto da credere che siano qualcosa di vero (come si svilupperà questa cosa, la lascio scoprire al lettore, se vorrà scoprirlo). Un’altra parte di rilievo ce l’ha la figura mitologica del Leviatano, di cui parlerò prossimamente.
Che altro dire? Naturalmente ci sono i Demoni, con le loro caratteristiche, i loro Vizi: questa volta ho voluto addentrarmi nell’oscurità del loro animo e mostrarla, perché il male non è qualcosa che nasce per capriccio, ma c’è sempre un’origine, una causa allo scatenarsi di certe nature.
Ci sarebbe tanto da aggiungere, ma magari lo si farà un’altra volta, perché non bisogna mai essere eccessivi.
Solo altre due piccole note.
Una sulla copertina, sempre realizzata da me. L’immagine non solo è bella e suggestiva (io ho avuto il merito di essere al posto giusto al momento giusto, di aver colto l’attimo fotografando, ma il gran merito di tutto ciò è della natura e va ringraziata per lo spettacolo cui ha dato vita), ma è pertinente a quanto avviene in L’Ultimo Demone: chi avrà modo di leggere il romanzo lo capirà, basta pensare al colore e alla forma delle nubi. Ho già dato abbastanza indizi: a chi lo vorrà, il resto della scoperta.
L’altra sulla dedica, breve, ma significativa: “Per chi è e vuole essere libero.” Non credo si debba aggiungere altro.

Saghe fantasy famose

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Anomander Rake, uno dei protagonisti di Il Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson, una delle saghe fantasy più conosciuteIl fantasy negli anni scorsi ha avuto il suo periodo di maggior diffusione, questo grazie al grande successo dei film di Peter Jackson su Il Signore degli Anelli: come conseguenza, molte nuove opere di tale genere hanno visto la luce sugli scaffali delle librerie, dato che le case editrici hanno voluto sfruttare il mercato che si è andato creando. Sembrava che per il fantasy ci fosse una ribalta in Italia, ma questo non è avvenuto a causa di mancanza di conoscenza, preparazione e organizzazione: il genere non è stato conosciuto a dovere da chi pubblicava, realizzando prevalentemente opere che si adattavano alla moda ma che non davano qualità, e così si è persa l’occasione di dare risalto a un genere spesso sottovalutato e che è ritornato a essere di nicchia. Certo, alcune opere hanno avuto dopo quel periodo una buona diffusione lo stesso (ma si tratta sempre di autori stranieri), come la saga di Geralt di Rivia di Andrzej Sapkowski e Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin (che aveva però già un suo seguito e un buon numero di vendite in Italia), questo grazie al successo dei videogiochi dedicati al primo e della serie televisiva dedicata al secondo. Tutto questo non sorprende: già alla fine degli anni Novanta, i romanzi basati sui mondi di D&D (es. Forgotten Realms) avevano avuto il loro periodo di gloria grazie ai videogiochi creati dalla Black Isle (la serie Baldur’s Gate, per citarne una).
Come si può vedere, la maggior diffusione di certe opere fantasy è data al successo che hanno avuto in altri settori. Di certo questo aiuta (si veda il grande risalto avuto dalla saga di Harry Potter di J.K. Rowling grazie ai film), ma non significa che senza di esso un’opera non possa trovare grandi consensi: basta pensare alla serie di Shannara di Terry Brooks,  a La Ruota del Tempo di Robert Jordan (conclusa alla sua morte da Brandon Sanderson) e a Il Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson.

Questa è l’introduzione dell’articolo che ho scritto e pubblicato su Letture Fantastiche, nel quale analizzo brevemente i punti di forza e quelli deboli di alcune delle saghe fantasy più famose: Shannara di Terry Brooks, Geralt di Rivia di Andrzej Sapkowski, La Ruota del Tempo di Robert Jordan, Harry Potter di J.K. Rowling, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin, Il Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson, La Torre Nera di Stephen King.

Sfruttare meglio le proprio letture

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lettureA molti lettori capita di farsi abbagliare da una copertina accattivante (che però non significa che sia bella) o di farsi ingannare da una pubblicità, un incipit, una frase d’impatto. Non sono in molti quelli che prima di acquistare un libro fanno ricerche per capire se un’opera rientra nei propri gusti, se il genere o il tema trattato è di proprio interesse, oppure, andando in libreria, si prendono la briga di leggere dei brani per capire se lo stile dell’autore o il contenuto piace. Nella maggior parte dei casi, la gente, se acquista un libro, sceglie i best seller oppure ciò che in quel momento va di moda (per esempio si può pensare a Il codice da Vinci di Dan Brown o alla schiera di volumi sulla cucina usciti di recente), a dimostrazione che i più seguono la maggioranza, nella convinzione che in questo si celi la giustezza della scelta.
Se uno però non vuole seguire la massa, come fa a scegliere un libro valido senza incappare in qualche delusione?
Il consiglio dato sopra di leggere qualche brano prima dell’acquisto è quello a mio avviso il più valido: fare esperienza in prima persona, senza contare troppo sul giudizio altrui (alle volte può andare bene, ma dipende sempre se l’altro è stato obiettivo e soprattutto ha gusti simili ai propri). Ultimamente mi è capitata tra le mani una vecchia edizione di Selezione dal Reader’s Digest del 1962, dove in un articolo (Sfruttate meglio le vostre letture di John Kord Lagemann) vengono dati alcuni validi consigli su come scegliere e sfruttare al meglio le ore dedicate alla lettura.
Può capitare che un libro abbia un inizio che non coinvolga (molti editori, editor e gente del settore affermano che se un libro non prende dalla prima frase allora significa che è da scartare, che non è valido: sinceramente ho sempre ritenuto questa cosa una gran cavolata, troppo limitata, troppo superficiale per giudicare il valore di un’opera; cosa che però non mi sorprende, dato il tipo di società che si è andata a creare) e faccia stentare ad andare avanti: a questo punto, o si lascia perdere il libro, oppure, come consiglia l’autore dell’articolo, si comincia a leggere l’opera più avanti, per poi tornare in principio. C’è chi storce il naso dinanzi a questo consiglio, ritenendo che l’unico modo possibile per leggere sia di cominciare dall’inizio, si tratti di semplice romanzo o un’intera saga (fosse stato così, parlando di fantasy, avrei abbandonato autori come Robert Jordan, Terry Brooks, Margaret Weis e Tracy Hickmann dato che con i primi volumi delle loro saghe, L’occhio del mondo, La spada di Shannara e L’ala del drago, non erano riusciti a coinvolgermi; cominciando invece con i libri non iniziali delle varie serie, sono riuscito ad apprezzare i loro lavori e a non perdermi qualcosa di valido); ma per capire se quello che ha da dire l’autore è d’interesse, occorre andare dritti al cuore del suo lavoro, capire che cosa vuole comunicare e se questo può interessare.
Anche seguendo questi consigli, alle volte può succedere che non ci sia proprio verso d’ingranare con un libro: probabilmente non si è nella condizione d’animo adatta per leggere quel tipo di opera o semplicemente non è il tempo adatto per leggere quel particolare tipo di libro. L’unica cosa da fare è mettere il libro da parte e aspettare il momento opportuno.
Leggere più libri contemporaneamente, magari dello stesso argomento, può essere utile per “illuminarsi”; come può essere utile prendere nota di brani (e relativo numero di pagina dove trovarli) che hanno colpito.
Un ottimo consiglio dato dall’articolo è quello d’evitare l’errore di “credere che soltanto i libri frivoli, scemi o scritti male costituiscano una lettura divertente. La mediocrità non è mai divertente e nulla è più pesante di un libro troppo leggero.
Altro ottimo consiglio, che si rifà a quanto scritto all’inizio, è domandarsi quali argomenti interessano di più da leggere, senza farsi condizionare dagli altri.
Come è ottimo il suggerimento di non farsi prendere dalla fretta: spesso la gente si fa traviare dall’idea che la rapidità di lettura sia un segno d’intelligenza; allo stesso modo si ritiene che più libri si legge, più si è intelligenti. In questi anni, con i vari social dedicati ai libri, si erano create vere e proprie gare a chi finiva più velocemente un libro, a chi leggeva più romanzi. Una cosa che ho sempre ritenuto sterile e inutile, che faceva perdere il vero senso del leggere. Vivendo in questa società sempre atta a voler dominare, a dimostrare la propria superiorità, a dare alimento al proprio ego, comprendo cosa spinge molti (adattatasi a essa) ad agire in questo modo, ma non ne voglio far parte perché lo trovo assurdo. Andare veloci, accumulare, non ha senso; un libro va assaporato, bisogna godersi ciò che sa dare. Non tutti i libri possono essere letti allo stesso modo, alla stessa velocità; alcuni possono essere letti velocemente, altri più lentamente. Se un libro piace, coinvolge, va letto lentamente, per godersi il piacere che ha da dare, cercare di protrarlo, perché se lo si finisce subito, si brucia il piacere e il divertimento. Anche nel leggere si possono vedere i frutti del consumismo, atto a bruciare e a spingere sempre a comprare e spendere per fare sì che la macchina dell’economia non si fermi mai e crei profitto per chi la controlla.
Nell’articolo si afferma che la lettura acuisce tutti gli altri piaceri della vita. Un’affermazione che è vera, basta però che, come si è scritto sopra, non si vada di fretta, non si “competa”, e si sappia assaporare quanto si legge.
Si afferma anche che i libri accomunano la gente, dato che possano aiutare le persone a comunicare tra loro, specie si ci si ritrova a confrontarsi con quello che ha fatto provare la lettura di uno stesso libro.
In definitiva, si può concludere allo stesso modo in cui finisce l’articolo: non perdere mai un’occasione di leggere.

The Shannara Chronicles

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La fisicità degli attori in The Shannara Chronicles non ha nulla a che vedere con il romanzo di Le Pietre Magiche di ShananraThe Shannara Chronicles è la serie televisiva dedicata al mondo di Shannara di Terry Brooks, in special modo al romanzo Le Pietre Magiche di Shannara. In rete si leggono pareri positivi su The Shannara Chronicles, alcuni dati senza che si sia letta nessuna opera scritta da Terry Brooks sul mondo di Shannara: in questo caso, la serie, può ricevere un giudizio positivo se la si prende con il semplice scopo d’intrattenimento. Giudizio che invece cambia se si conosce il lavoro di Brooks e assume contorni molto più critici, dato che questa serie stravolge trama e soprattutto snatura i personaggi originali del cartaceo.
Quello che fa riflettere è la benedizione data da Terry Brooks a una serie che stravolge il proprio lavoro e lo rovina. Si sarebbe potuto comprendere (ma magari non accettare lo stesso) da un autore che deve farsi conoscere e vuole farsi un nome, e quindi disposto ad accettare compromessi, ma non da uno scrittore che ormai ha una fama e ha consolidato la propria posizione, e quindi è meno soggetto alle regole del mercato.
Con questo modo di fare Brooks rinnega una delle sue opere migliori, tradendo essa e se stesso, scelta che uno scrittore non dovrebbe mai fare (salvo il caso in cui si realizzino prodotti mediocri); scelta che non hanno fatto altri, come Michael Ende, che quando vide cosa era stato fatto di La Storia Infinita s’infuriò, tentò di bloccare l’uscita del film e fece causa alla produzione perché fosse tolto il suo nome dai titoli di coda (causa che perse). Oppure Alan Moore, che si è opposto dall’inizio alla realizzazione di film come Watchmen, rifiutandosi di vedere il suo nome accostato a qualsiasi film ispirato ai suoi fumetti e non volendo mai vederli.
Il giudizio quindi che si dà dopo le prime puntate di The Shannara Chronicles è di bocciatura e se si vuole approfondire tale giudizio, si può leggere l’articolo pubblicato su Letture Fantastiche (sito dove viene anche promosso L’Ultimo Potere).