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Il magazzino dei mondi 2

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Canzoni Magiche

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L’uomo da sempre è alla ricerca delle sue origini.
Una ricerca per capire chi è, qual è il senso della sua esistenza, la ragione per cui è venuto al mondo; un posto, quello nel mondo, che tanti cercano di trovare, ma in cui pochi ci riescono.
Una ricerca che è sentita con maggiore forza nelle persone che non hanno una famiglia originaria, ma solo una adottiva, specialmente se si tratta di un nucleo famigliare dove non si riesce ad avvertire affetto e calore umano, dove non c’è comprensione, ma solo imposizione e violenza: un dover seguire regole conformi alla società, piegate all’apparenza e all’ipocrisia, che nascondono dietro una facciata di normalità una realtà fatta di prepotenza, ossessività, morbosità, muta accettazione e incapacità di ribellarsi a quanto c’è di sbagliato.
Una realtà che porta a non sentirsi né apprezzati né accettati, che allontana, che fa creare un muro tra sé e il mondo, in modo da non far avvicinare nessuno e così non essere toccati da delusioni e avere l’ennesimo spiacevole ricordo da aggiungere alla propria memoria. Un mondo, quello creato dagli uomini, con legami basati sull’egoismo e lo sfruttamento, che abbruttisce ogni cosa, che la rende cupa, facendo perdere la voglia di vivere, di assaporare le esperienze, come un cibo che viene mangiato senza essere gustato, ma semplicemente ingerito perché aiuta ad andare avanti. Un mondo pratico che guarda solo a quanto può essere utile, può dare guadagno: una macchina che vuole accumulare soldi, sempre di corsa, che non si ferma a cogliere la bellezza che si cela dietro una melodia, un dipinto. Troppo rude e grezzo per apprezzare la delicatezza dell’ispirazione, per saperla ascoltare tanto è chiuso nel suo pragmatismo.
E’ proprio sullo scontro tra elementi che sono la nemesi uno dell’altro, che nasce la guerra nascosta tra Pragmatici (imprenditori, uomini d’affari, potenti) ed Eclettici (individui con una forte propensione per l’arte). Una guerra che dura da anni, con una parte che vuole ottenere il controllo sugli uomini imponendo le regole rigide della produttività e dell’economia, e l’altra che cerca di preservare la capacità d’essere libero dell’animo umano e di poter giungere alla verità, sia di sé stesso sia del significato dell’esistenza. Una verità cui si può giungere attraverso la scoperta, attraverso un cammino nascosto, un cammino nebuloso che si rivela solo in certi momenti e circostanze. Una rivelazione, quella che avviene attraverso l’intuizione, che usa un linguaggio sottile composto da sensazioni, emozioni, scaturite da immagini, suoni, parole. E’ questo che fa l’arte: rivelare all’animo umano verità e consapevolezza, quella consapevolezza che rende sapienti e dissipa l’ignoranza, l’elemento tanto apprezzato da chi vuole controllare le masse.
Una consapevolezza quella raggiunta dagli antichi che hanno voluto trasmettere ai loro eredi attraverso i miti, una forma di conoscenza che non può andare estinta, che è radicata nell’inconscio umano e che parla attraverso simboli, come possono essere le Muse, ispiratrici e protagoniste dell’ultimo romanzo realizzato da Francesco Falconi: esseri dai grandi poteri che camminano tra la folla come persone comuni, ma con la capacità e il potere d’influenzare la gente attraverso le loro doti. Doti capaci di distruggere e creare, di uccidere e salvare, semplicemente variando il tono della voce usata per dare vita a un canto che è magico, come accade in La Canzone di Shannara di Terry Brooks, dove perfino la natura si piega ai voleri delle note che sorgono dalle corde vocali di Brin Ohmsford, e come accade in Muses con Alice. Protagoniste di libri scritti da autori differenti in periodi differenti, con un dono in comune; ma le analogie finiscono qui, sia data la differenza di carattere delle due ragazze, sia data la tipologia di mondo e vicende in cui sono calate.
Eppure, anche se con modi differenti, in entrambi i casi viene mostrata la difficoltà di accettare il proprio essere, specialmente quel lato oscuro in cui si rischia di perdersi se non si ha una guida capace di non far smarrire mentre si muovono i passi su un terreno ancora sconosciuto, con il quale spesso si è costretti a convivere a lungo, alle volte facendo finta che non esista, alle volte combattendolo, ma che solo una volta compreso può dissolversi e smettere d’essere d’ostacolo per la riuscita della propria esistenza.

Occasione

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“Se c’è una magia nella boxe, è la magia di combattere battaglie al di là di ogni sopportazione, al di là di costole incrinate e reni fatti a pezzi e retine distaccate.
E’ la magia di rischiare tutto per un sogno che nessuno vede, tranne te.”

Queste sono le profonde parole di The Million Dollar Baby, il bellissimo film diretto da Clint Eastwood: in poche frasi si racchiude il significato di cosa significa avere un sogno, inseguirlo, darsi da fare per realizzarlo. Sacrifici, sudore, fatica, incassare colpi capaci di stendere un toro e nonostante questo non mollare mai, tenere duro, continuare per la propria strada, anche se questo significa camminare da soli, essere incompresi, isolati, perché all’orizzonte si riesce a scorgere qualcosa che spinge ad andare avanti per rendere concreto ciò che si sente nella propria anima, nel proprio cuore.
E’ così per qualsiasi individuo che ha un sogno o che prova amore per un’altra persona: tutto il resto del mondo perde importanza, conta solo l’essere protesi verso la meta.
Ma c’è una cosa ancora più importante di realizzare quanto si tiene di più.

“La gente muore ogni giorno Frank, mentre lucida il pavimento o lava i piatti. Sai qual è il loro ultimo pensiero? Non ho mai avuto un’occasione. Invece grazie a te Meggy ce l’ha avuta. E se morisse oggi sai quale sarebbe il suo ultimo pensiero? Ho avuto l’occasione che volevo.”

Un’occasione.
Ecco quello che si vuole più di tutto con un sogno, un desiderio, un amore: avere un’opportunità. Una sola, unica opportunità, avere la possibilità di rendere concreto quello che rende la vita meritevole d’essere vissuta e non una miseria che è solo un trascinarsi avanti giorno per giorno.
Una sola, piccola possibilità da giocarsi per far sì che il sogno diventi realtà, che l’amore sbocci e sia contraccambiato perché è qualcosa di prezioso, di meraviglioso, anche se è piccolo, ma non va svenduto, in nessuna maniera; non bisogna cedere a nessun compromesso, perché altrimenti lo si fa appassire e morire.
Per questo mi sono sempre trovato sulla stessa lunghezza d’onda con Francesco Falconi (e altri come lui) quando afferma di non accettare mai contratti editoriali in cui si chiede di sborsare 1 solo cent. Perché scrivere è un sogno e non bisogna permettere che sia infangato da un mondo che pensa solo ai soldi.

Anonimato e Rete

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Voglio segnalare due interessanti post.
Il primo, scritto da Licia Troisi, analizza la rete e i meccanismi che spingono le persone a scrivere in essa.
Il secondo, scritto da Francesco Falconi, tratta della scelta di usare uno pseudonimo quando si pubblica e di certe pieghe che ha preso la rete.
Saper ascoltare vale molto più del parlare: è una realtà da imparare e alle volte riscoprire.

Attualità attraverso il fantastico

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Sono convinto che scrivere opere di ambientazione fantastica non sia solo un modo per rilassarsi e distrarsi, ma anche per parlare dei problemi della realtà. Lo fa Steven Erikson nella saga del Libro dei Caduti di Malazan, lo fa Stephen King in The Dome (questa recensione rende bene l’idea), lo fa Francesco Falconi in Gothica.

Un buon libro, il soggetto interessante e ben strutturato. La lettura è fluida, anche se si avverte che lo spazio per la scrittura è limitato; un peccato perché avrebbe permesso di approfondire tematiche d’attualità. Tematiche che tuttavia non sono state trascurate, ma che lasciano spunti di rflessione.
Il lettore si sarebbe aspettato una caratterizzazione maggiore dell’ambientazione, ma il libro non vuole soffermarsi sull’esteriorità, quanto sull’interiorità. E’ proprio la caratterizzazione dei personaggi a rendere questo elemento: il confronto religione/scienza interpretato da padre Faust ed Helena rappresenta in modo realistico il rapporto che c’è stato e che esiste tuttora tra queste entità; una riflessione che alberga in ogni individuo. Ben reso il punto di vista di padre Faust, lo sforzo di un uomo di religione e le sue difficoltà a superare le barriere che il credere comporta e la chiusura che allontana dalla comprensione e limita l’esistenza; fattore ben mostrato nel modo in cui contrasta l’amore per Julia e dello strazio che c’è nella sua anima dovuto a legacci e condizionamenti per l’appartenere a un’istituzione.
Proprio Padre Faust è il punto di forza del libro e attraverso di lui passa il messaggio su fin dove la scienza può spingersi ed essere un aiuto e non uno sfruttamento: un individuo lacerato dalla verità che porta dentro di sé e che lentamente comincia a scoprire, che mano a mano che si svela lo fa richiudere in se stesso e a confrontarsi con dubbi e paure, escludendo il mondo esterno, cercando di trovare una ragione in quello che accade.
Riconoscersi in Padre Faust, coi suoi dubbi, il sentirsi spaesato in un sistema annichilente, il contrato dei sentimenti, è un modo per comprendere come tutti gli individui sono uguali e attraversano le stesse esperienze di vita. Se si comprendesse questo, molte divisioni tra persone, e quindi popoli, svanirebbero come neve al sole.