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Jonathan Livingston e il Vangelo

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L’Ultimo Potere

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Il magazzino dei mondi 2

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Berserk 72-77

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Qualche anno è passato (era l’aprile del 2013) da quando ho scritto l’articolo (1) sul manga Berserk di Kentaro Miura per la rivista Fantasy Magazine e nel frattempo l’autore non è andato molto avanti con la storia; la lentezza del mangaka (ma non è l’unico nel settore) ormai è ben conosciuta e la parentesi dedicata al lavoro non perfettamente riuscito di Gigantomachia non ha certo aiutato nel far progredire le avventure di Gatsu e compagni.
L’opera del mangaka si è sempre ispirata a film o elementi che caratterizzavano un determinato periodo: ne sono stati ottimi esempio i primi volumi del manga, con atmosfere cupe e personaggi che s’ispiravano alla famosa serie di Hellraiser. Come non citare L’armata delle tenebre, dove era evidente che Miura per Gatsu si è ispirato a Ash nella scena in cui si trancia un braccio da solo e poi lo sostituisce con uno artificiale di metallo. Per non parlare di I pirati dei Caraibi, che ha ispirato le avventure per mare di Gatsu deciso a raggiungere l’isola degli Elfi per far tornare sana di mente Caska.
Berserk è sempre stata un’opera di genere fantastico, ambientata in un mondo fatto di regni e castelli che ricorda il periodo rinascimentale, ma tendente prevalentemente all’orrore; seppur rimangano i temi cupi, essi hanno un’impronta meno marcata per lasciare più spazio a un’impronta fantasy che dal numero 47 della serie regolare italiana, pubblicato nell’aprile 2003. Tale data non è un caso, perché è in questo periodo che il fantasy ha un suo boom grazie soprattutto alla trilogia cinematografica di Peter Jackson su Il Signore degli Anelli. Chi ha seguito il manga si è accorto che parte della drammaticità dei primi volumi è andata perduta; l’elfo Pak è diventato sempre più elemento comico e di alleggerimento delle varie situazioni, mentre gli scontri, seppur ardui e con un prezzo da pagare, sono apparsi meno ardui e disperati: l’unico in cui Gatsu è parso davvero in difficoltà è quando si è scontrato Gurnbeld, elemento della nuova Squadra dei Falchi (Gatsu, privo di armatura, era già provato dall’incontro/scontro con un membro della Mano di Dio), ma niente a che vedere comunque con quelli del Conte Lumacone o di Lucine. Se la storia ha perso forza rispetto alla prima parte, c’è però da dire che i disegni si sono fatti ancora più curati, dettagli e belli: un vero e proprio spettacolo per gli occhi.
Copertina di Berserk n.77 di Kentaro MiuraCom’è andata avanti la storia di Berserk dopo la scrittura di quegli articoli, che comprendevano l’intero arco narrativo fino al numero 72?
Dopo la sconfitta del Dio del Mare grazie all’iuto delle sirene, Gatsu e i suoi compagni (Caska, Silke, Farnese, Serpico, Pak, Ibarella, Isidoro, Isma, Roderick, Magnifico, continuano il loro viaggio per mare per raggiungere l’isola del re degli elfi. Nel mentre, Rickert giunge assieme a Erika a Windom: la capitale è rinata, raggiungendo una magnificenza e una ricchezza mai avute prima; senza contare che popoli prima in lotta tra loro ora convivono pacificamente. La luce di Falconia, il nuovo regno creato da Grifis, è grande, ma è altrettanto grande l’ombra che si cela in essa. Dinanzi alla scoperta di essa, Rickert si rende conto di ciò che ha fatto l’uomo che ha tanto ammirato, del perché abbia sacrificato la vecchia Squadra dei Falchi, e si rende conto che non è più quello che vuole seguire, anche se non riesce a odiarlo come fa Gatsu. Il rifiuto a restare ha però delle conseguenze: coloro che servono Grifis decidono di eliminarlo. Un intervento di qualcuno un tempo nemico evita il peggio e Rickert ed Erika, con i nuovi alleati, fuggono da Falconia diretti verso il villaggio segreto dei Barkilaka.
Nel frattempo Gatsu e il suo gruppo raggiungono l’isola degli elfi, trovandosi fin da subito a combatter con i suoi guardiani, spaventapasseri armati di falci, zucche zannute e fantocci di vimini. Lo scontro è duro, ma non impari e l’intervento di Shilke fa venire fuori chi guida gli artefatti animati: delle streghe come lei. Come si scopre, l’isola, oltre che la nazione degli elfi e di altre creature magiche, è anche il luogo dove vivono streghe e stregoni, preposti alla sua difesa. Uno dei Venerabili Maestri li accoglie e li informa del Grido del Mondo Spirituale, causato dal Falco di luce che sta distruggendo i sigilli terrestri, ovvero i Boschi degli Spiriti, luoghi dove colossali alberi crescono affondando le loro radici spirituali nell’Albero del Mondo, ostacolandone la crescita e impedendo che i suoi rami raggiungano il mondo reale; è così che si scopre la ragione dell’attacco alla casa di Flora, dove la maestra di Silke ha trovato la morte e Gatsu si è scontrato con la nuova Squadra dei Falchi. Distruggendo i sigilli, il Falco ha aumentato la forza dell’Albero che alterato la realtà: in cielo è sempre possibile vedere dei rami protesi, che altro non sono che quelli del leggendario Albero del Mondo che unisce paradiso, terra e inferi. Le sue azioni hanno creato una Strada del Drago, una gigantesca spaccatura che attraversa in profondità il mondo reale e spirituale e che conduce nelle profondità del mondo degli spiriti, ripristinando l’antico caos. Tutto questo perché il sogno di avere un suo regno, anzi di creare un unico regno, diventi realtà.
Come si evolveranno le vicende dopo l’incontro con il sovrano degli elfi lo si vedrà nei prossimi numeri, ma non mi sento di escludere che l’isola, dove cresce uno dei maggiori Boschi degli Spiriti, venga presa d’assedio dalle forze di Grifis e si arrivi a una sanguinosa battaglia tra Apostoli e Maghi, nonché un confronto tra Grifis e Gatsu. Una cosa che se avverrà, non sarà certo a breve, vista la modalità con cui lavora Miura.

1.
http://www.fantasymagazine.it/rubriche/18849/la-bonta-di-un-opera-non-sta-solo-nell-orig/

http://www.fantasymagazine.it/rubriche/18857/la-bonta-di-un-opera-non-sta-solo-nell-orig/

http://www.fantasymagazine.it/18858/la-bonta-di-un-opera-non-sta-solo-nell-originalita-berserk-34

http://www.fantasymagazine.it/rubriche/18859/la-bonta-di-un-opera-non-sta-solo-nell-orig/

News su Brandon Sanderson

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Mi spiace molto leggere il post di Luigi Prova, e proverò a dare una spiegazione nella speranza di trovare lettori in ascolto.
I dati di FB ci dicono che noi rispondiamo ogni sei ore di media all’83% dei messaggi.
Siamo quindi consapevoli di cosa vuol dire gestire un social, mantenendo sempre l’educazione e il rispetto verso i lettori o le lettrici.
Circa Brandon Sanderson in particolare, abbiamo pubblicato 12 romanzi, esclusi i tre con Robert Jordan, spaziando dai suoi y/a alla fantasy, alla fantascienza, lo abbiamo accolto lo scorso anno in Italia per Lucca Comics dedicandogli il tempo che merita e non abbiamo mai fatto mancare un suo titolo in vendita tra edizioni rilegate o tascabili.
Questo è sinonimo di come ci teniamo a lui e come siamo i primi a voler vedere i suoi libri pubblicati.
Se in questo momento non stiamo fornendo risposte è perché non ne abbiamo, siamo in attesa di ricevere notizie dai suoi agenti.
Come le avremo, vi faremo sapere.
Conosciamo bene il sito di Sanderson e i suoi avanzamenti dei vari romanzi in scrittura ma questo non si traduce in un’immediata pubblicazione in Italia.
Ci sono rapporti da rispettare con gli intermediari, un calendario editoriale, un tessuto di librerie da considerare, un lavoro commerciale da organizzare, insomma, c’è il lavoro di un editore.
Se questo per voi non è abbastanza e volete consegnare a lui una lettera che ci critica aspramente, non posso impedirvelo; dico solo che mi dispiace molto anche perché non ci siamo mai sottratti a una richiesta e a quanto ci risulta non ci sono mai arrivate petizioni.
Infine, per “Edgedancer”: c’è un’edizione americana voluta dallo stesso autore che lo colloca cronologicamente prima del terzo volume del ciclo “Stormlight Archive”, “Oathbringer”, e che è uscita da poco in America come libro singolo, un mese prima del terzo della serie che dovrebbe uscire a metà novembre.
Così facendo, l’autore fa in modo che il lettore non perda l’esatta cronologia degli eventi.
Non va bene neanche se seguiamo i desideri dell’autore stesso?
Spero di aver soddisfatto le vostre richieste e di aver placato un po’ i vostri animi.
Vi capisco molto bene, anche io da fan faccio fatica ad aspettare un nuovo libro di un mio autore preferito ed è anche per questo che ho cominciato a scrivere…

Sergio Fanucci

Risposta Fanucci su Brandon sanderson-1

Risposta Fanucci su Brandon sanderson-2

Questo è quanto scritto da Sergio Fanucci sulla pagina facebook della casa editrice in risposta alle proteste dei lettori per la mancanza di notizie riguardo le opere di Brandon Sanderson di prossima pubblicazione in Italia. Secondo l’editore, la responsabilità è degli agenti di Sanderson e per questo ha ritenuto di dover scrivere una lettera, soprattutto in seguito a un commento di un lettore (Luigi Prova). (Si fa notare a seguito di ciò che sul romanzo “Shadows of Self” della serie Mistborn di Brandon Sanderson , libro la cui uscita è stata annunciata da mesi e che doveva essere nelle librerie italiane in ottobre, ma che in America è uscito due anni fa, al momento non si sa ancora nulla).

Gentile Fanucci,
Vi scrivo dato che noi lettori abbiamo sempre cercato un dialogo ed ancora una volta proviamo a parlarvi in anticipo.
Vivendo in UK, a breve incontrerò il vostro scrittore Brandon Sanderson. Non so se mi verrà dato il tempo di parlargli di persona. In caso negativo, gli consegnerò una lettera (firmata da quasi 200 persone) in cui ho esposto i motivi per cui i suoi lettori italiani sono scontenti di Fanucci. Tra questi:
1) Totale disinteresse nel comunicare con i lettori. Fanucci sembra essere una casa editrice che non si è resa conto di essere nell’epoca dei social network, in cui è di fondamentale importanza avere un dialogo con i propri clienti. I lettori di Brandon Sanderson passano dal sito dell’autore in cui vi è una barra percentuale di tutte le opere cui sta lavorando, dal sapere la data di uscita di “Oathbringer” con un anno di anticipo, a voi. Dopo infinite richieste e petizioni abbiamo ottenuto una nota. Sono passati 6 mesi: niente ulteriori notizie, né date d’uscita, figurarsi pubblicazioni.
2) Ci piacerebbe una traduzione di “Shadows of Self”, “The bands of Mornings” e “Arcanum Unbounded”.
3) Ci sono voci di una possibile estrapolazione di “Edgedancer” dalla raccolta di “Arcanum Unbounded”: una vera offesa per tutti noi lettori di Brandon Sanderson
In conclusione della lettera è scritto anche che noi lettori italiani vorremmo che cedesse i propri diritti ad un’altra casa editrice italiana.
Mi dispiace davvero di essere arrivati a questo punto.

Proteste su opere italiane Brandon Sanderson

La situazione non è certo piacevole e magari si poteva anche evitare di arrivare a certe scelte. Ma se alle volte si arriva ad agire in un determinato modo, è perché si è stati esasperati da certi comportamenti: Fanucci oramai è conosciuta per una comunicazione non certo delle migliori (spesso non risponde a richieste e commenti, a tanti non ha mai risposto), oltre che per poca cura nelle sue traduzioni, per libri con numerosi refusi al suo interno, costi elevati, saghe mai concluse. Il discorso è lungo e ci sarebbe tanto da dire: se una serie vende poco, l’editore non investe ulteriormente su di essa e non la conclude (o la ristampa), perché il suo scopo è sempre e solo il guadagno, non può andare in perdita se vuole continuare a esistere; le traduzioni hanno il loro costo, anche se i traduttori spesso vengono pagati poco e hanno tempi stretti per concludere il lavoro; copertine, materiale cartaceo hanno naturalmente anche loro un costo e il loro ammortizzamento dipende da quanto si riesce a vendere.
Ognuno è libero di scegliere da che parte stare (quella dell’editore o quella del lettore), ricordando spesso che la verità sta nel mezzo. Una cosa però è certa: Fanucci o la si ama o la si odia. Personalmente, se un libro m’interessa e ha un prezzo consono e appropriato, lo acquisto, altrimenti, se reputo che la qualità del lavoro e il prezzo non sono adatti, non lo acquisto: sinceramente, ritengo che andare a toccare il lato economico sia l’unico modo per far capire certe cose a un imprenditore (tale è un editore), più di tanti bei discorsi o proteste (anch’io in passato ho fatto in quest’ultimo modo, ma non è servito a nulla; probabilmente non servirà nemmeno non comprare certe cose se il loro prezzo è alto, ma per lo meno non spenderò soldi).

Fantasy: un genere ancora sconosciuto.

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Nonostante tutti i mezzi d’informazione e la diffusione che si è avuta negli anni passati, ancora oggi non si ha del tutto chiaro che cosa sia il fantasy. Purtroppo vige in tanti la mentalità che sia un genere di serie b, adatto a un pubblico adolescenziale; un giudizio questo limitato e si sta ancora andando bene, perché certi danno un giudizio ancora più negativo.
Ho scritto diversi pezzi sia su Le Strade dei Mondi, sia su Fantasy Magazine su questo argomento (qui e qui due articoli dedicati a esso), ma non sono stato certo l’unico. Ma nonostante in tanti si siano impegnati a far conoscere il fantasy, tanti pregiudizi continuano a perdurare.
Per questo, il tempo dedicato alla conoscenza non è mai troppo: suggerisco la lettura dell’articolo scritto da Domenico Russo, Il genere fantastico, questo sconosciuto: oltre a proporre definizioni e storia del fantasy, dà anche una classificazione dei vari rami in cui questo genere si suddivide. Un articolo ben fatto, che dovrebbe chiarire le idee a chi ancora ha dei dubbi sul fantasy e sul fantastico.
Nel caso ci fossero però dei Tommaso che non credono a quanto scritto finché non toccano con mano, allora non resta che suggerirgli di leggere alcuni libri e mostrare che il genere non è roba solo per bambini e adolescenti.

Il Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien.

It e la serie della Torre Nera di Stephen King.La Torre Nera, la famosa serie di Stephen King: ottimo esempio di opera fantasy e non solo

La storia infinita di Michael Ende.

1Q84 di Haruki Murakami (qui e qui per saperne di più).

La fattoria degli animali di George Orwell.

Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach.

Io sono leggenda di Richard Matheson.

La casa del tempo sospeso di Mariam Petrosjan.

Di letture valide per capire quanto sono validi e di spessore il fantasy e il fantastico ce ne sono tante altre, ma per cominciare i libri sopra riportati vanno più che bene.

L'Ultimo Baluardo

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I Figli di Armageddon primo romanzo di La Genesi di ShannaraSul forum di Writer’s Dream, in un 3D dedicato a L’Ultimo Baluardo, un utente (Niko), tra le altre cose, nel suo commento ha fatto notare che il brano ricorda molto l’atmosfera dei lavori del Verbo e Vuoto (a questo link un approfondimento sulla saga) e della Genesi di Shannara di Terry Brooks. La cosa mi ha fatto piacere perché significa che sono riuscito a fare un buon lavoro, dato che reputo quelle opere di Brooks ben fatte (specialmente la prima, la seconda un po’ meno e per un buon motivo): per me sono un buon esempio di mondo che va in rovina e della lotta contro le forze del caos e della distruzione. Riprendendo quanto ho scritto in risposta a Niko, da quei libri ho cercato di cogliere (come da altre opere di altri autori) tale spirito: Brooks rappresenta con Verbo e Vuoto la lotta eterna tra bene e male e ben mostra cosa sono i Demoni. Io dei Demoni ho dato una descrizione differente rispetto a lui, perché ho voluto mostrare qual è il potere dei Vizi e come agisce sulla natura umana.
La parte riguardo gli Spettri (il gruppo di bambini e giovani guidati da Falco nella Genesi di Shannara) è molto bella, la migliore insieme a quella di Tom Logan: la prima parte di I Figli di Armageddon è uno dei migliori lavori di Brooks, poi scivola, e non di poco, con la questione degli elfi; non mi è piaciuta per niente, ha sfruttato malissimo il materiale a disposizione e spiego anche il perché. Quando ho letto della comparsa degli elfi in I Figli di Armageddon, ho mandato a spendere l’autore perché ha rovinato un libro fino a quel punto ottimo. Brooks ha scelto la strada più semplice per immettere gli elfi nella saga Verbo e Vuoto e così creare il collegamento con Shannara, ovvero che sono sempre stati sulla Terra e così l’Eterea. Brooks con La Genesi di Shannara poteva cogliere l’occasione di creare il Divieto e l’Albero che tiene imprigionati i Demoni utilizzando l’indiano Due Orsi e il mondo degli spiriti, per esempio: da questo punto potevano nascere gli elfi e la saga avrebbe avuto un senso, un legame più profondo con il nostro mondo. Soprattutto, non avrebbe rovinato il senso di credibilità della saga: d’accordo che è narrativa fantastica (questa però non deve essere una scusa per scrivere sciocchezze), ma anche in esso bisogna mantenere una certa coerenza. Perché se il lettore si trova davanti qualcosa che incrina l’atmosfera, la sua immaginazione, allora si rovina quanto di buono fatto fino a un certo punto.
Dal mio punto di vista, Brooks, su questa scelta, non è difendibile: ha sbagliato per pigrizia. Poteva e doveva fare meglio per creare la congiunzione tra Verbo e Vuoto e Shannara: così ha buttato un’occasione, dimostrando la china sempre più discendente presa da Il Viaggio della Jerle Shannara in poi.
Dai romanzi precedenti La Genesi di Shannara si sa che gli elfi esistono dai tempi di Faerie, ma non è mai stato detto in quale forma: potevano essere per esempio solo spiriti, forze dedite a proteggere la vita, al servizio del Verbo. Se Brooks avesse usato meglio Due Orsi e i poteri del Verbo, avrebbe potuto mostrare la nascita dell’Eterea, del Divieto (non come elementi già presenti): un gruppo di umani (potevano essere Cavalieri del Verbo), attraverso un rituale, poteva creare i due elementi citati qui sopra accogliendo gli spiriti/elfi dentro di sé e sfruttando i loro poteri, venendone perciò modificati e divenendo così la manifestazione materiale degli elfi, assumendosi il compito di proteggere l’Eterea, impedire il ritorno Dei demoni (coloro che hanno ridotto in rovina la Terra) e prendersi cura del mondo, com’è nella natura elfica.
A mio avviso, la scelta che ho proposto è migliore di quella realizzata da Brooks: ha più senso, crea un legame migliore tra le due saghe e non è certo una soluzione difficile da trovare: bastava rifletterci solo un poco e sarebbe stata più funzionale e di gran lunga migliore di quella letta, che toglie credibilità al lavoro e sense of wonder.
Questo è il mio giudizio da lettore. Come scrittore ho evitato di fare simili errori, prendendo spunto e ispirazione da quanto di buono altri scrittori hanno fatto, cercando di cogliere lo spirito trasmesso nel loro lavoro e imparando da esso. Più che in L’Ultimo Baluardo (e di conseguenza in L’Ultimo Potere) (anche se se ne può avvertire la somiglianza), è nel romanzo successivo dei Tempi della Caduta, L’Ultimo Demone, che ho preso ispirazione da I Figli di Armageddon. Ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare un’altra volta.

I Segugi dell’Ombra - Nuova edizione

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I Segugi dell'Ombra di Steven EriksonI Segugi dell’Ombra di Steven Erikson è dato disponibile al pubblico italiano dal 26 ottobre nella nuova edizione: la prima parte della precedente edizione era uscita nel 2013, la seconda non è mai stata pubblicata a seguito del fallimento di Armenia. Le prospettive di veder terminare la saga Malazan in italiano non erano delle più rosee, anzi erano piuttosto funeste, dato che non sembravano esserci altri editori interessati all’acquisizione dei diritti dell’opera di Erikson. Poi Armenia è stata acquisita da un altro editore, che ha deciso di proseguire con la pubblicazione della serie Malazan fino alla sua conclusione: oltre a I Segugi dell’Ombra, anche i sette volumi precedenti sono ora in vendita nel nuovo formato, mentre il nono dovrebbe giungere sugli scaffali nella primavera del 2016. Si tratta tutte di ristampe, almeno fino a questo momento, fuorché I Segugi dell’Ombra che è inedito a metà.
Che cosa è cambiato rispetto alla prima edizione?
Innanzitutto non ci sono più romanzi divisi in due parti, una delle scelte che meno era piaciuta ai lettori (che si ritrovavano, rispetto a chi leggeva la versione originale in inglese, a pagare molto di più per ogni romanzo: spendere 37 E per avere un romanzo che è stato diviso in due è davvero tanto, anzi troppo). Armenia ha variato il prezzo dei volumi in base al numero di pagine: i più corposi (più di 1200 pagine) come I Segugi dell’Ombra e Venti di morte costano 19 E, I Cacciatori di Ossa e Memorie di Ghiaccio (poco meno di 1200 pagine) 18 E, Maree di Mezzanotte, La casa delle catene e La dimora fantasma (si aggirano tra le 900 e le 920 pagine) 16 E, e per I giardini della luna (660 pagine) 14 E. Una scelta positiva, che dimostra attenzione, perché non è equo (come fatto da altre ce) far pagare allo stesso prezzo volumi che hanno una numerazione differente di pagine (alle volte risultando quasi la metà).
Altra scelta positiva quella di usare le copertine originali, migliori di quelle utilizzate nell’edizione precedente.
Come positiva è la scelta di modificare il nome della serie e dargli quello corretto, che rispecchia l’originale: ora non è più La Caduta di Malazan (titolo che aveva poco a che fare con la saga e tradiva il vero significato dell’opera), ma Il Libro Malazan dei Caduti, come ideato dall’autore.
Lascia divisi i lettori invece la scelta del formato, che rispetto alla precedente versione è più piccolo come grandezza di pagine, non ha copertina rigida, sovracopertina e ha una rilegatura differente: si è di fronte a un’edizione in brossura e questo ha fatto storcere il naso a una parte dei lettori. E’ indubbio che l’edizione precedente è di qualità maggiore, sia per quanto riguarda la consistenza della copertina, sia per la rilegatura e il tipo di carta delle pagine; una qualità superiore che sta a significare anche resistenza maggiore del volume.
A questo punto occorre fare una riflessione. Riproporre la ristampa Malazan con un formato simile al precedente, magari realizzando volumi unici, avrebbe avuto un costo maggiore di quello proposto attualmente, perché la qualità si paga. Va tenuto conto che si è di fronte a una ce che è fallita e sta cercando di rilanciarsi, che punta su un autore di indiscussa qualità, che ha un certo seguito, ma che non è paragonabile a quello che hanno avuto Rowling e Meyer; dopo il colpo subito, è logico che la ce, benché voglia investire, voglia anche tutelarsi e non rischiare eccessivamente. Oltre a questo, va preso in considerazione in che mercato ci si trova, quello italiano, che è un mercato dove l’editoria non va bene perché l’Italia non è un paese di lettori: sono poche le persone che leggono, i più seguono le mode del momento, i best seller, facendosi guidare dalla massa che si butta sui volumi più pubblicizzati e di successo, ma che non sa distinguere cosa è realmente valido e di qualità (un approfondimento maggiore su tale questione la si può trovare qua). Erikson è un autore notevole, profondo, che scrive cose intelligenti, che fa ragionare, usare la testa, cosa che in Italia i più ormai non sono più abituati a fare; è anche un professionista serio, dotato di grande onestà in quello che scrive, che non si adegua a ciò che vuole la massa, non si abbassa a scrivere di cose che strizzano l’occhiolino al lettore come fanno altri autori (vedasi Morgan e Martin: qua un confronto tra quest’ultimo ed Erikson), ma scrive ciò che reputa valido e attinente alla propria storia. La sua fetta di pubblico e mercato se l’è ritagliata anche in Italia, ma i più capiscono solo cose semplici e limitate (vedere i successi di Twilight e le varie Sfumature) e difficilmente riusciranno a capire e apprezzare un autore come Erikson. Armenia, che può aver fatto una valutazione simile su tale realtà, ha voluto continuare a puntare su questo autore, tuttavia senza aspettarsi un boom di vendite stratosferico, cercando di tutelarsi in un certo modo e valutando come investire le proprie risorse su questo prodotto: una ce deve ottenere guadagno dal proprio lavoro, altrimenti chiude i battenti, non bisogna dimenticarsene. La scelta che ha fatto Armenia ad alcuni potrà non piacere, ma si valutino tutti gli elementi mostrati e si capirà che se ha agito in una certa maniera c’è una ragione; altri, con una situazione ben diversa e con le spalle più coperte, hanno fatto di peggio, avendo un comportamento più che criticabile (tanto per fare un esempio, dividendo romanzi in tre parti e vendendoli a 19 E l’uno). E per chi non conosce bene l’inglese, o non ha il tempo di perfezionarlo per poter leggere fluentemente in lingua originale, il lavoro svolto da Armenia può essere considerato positivo dinanzi alle riflessioni appena fatte; certo ci saranno degli scontenti e magari si poteva provare a fare di più, ma non si riesce mai ad accontentare tutti e avere tutti.
Nell’attesa di poter concludere I Segugi dell’Ombra e vedere come la storia è proseguita, qua la recensione su quanto letto della prima parte dell’ottavo volume della saga Malazan.

Gli Eredi di Shannara

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Gli Eredi di ShannaraPeriodo di riletture in ambito fantasy, visto che di nuove uscite valide e interessanti (almeno personalmente) al momento non ce ne sono, dato che con il successo della serie Cronache del Ghiaccio e del Fuoco i prodotti attuali si mettono sulla scia di romanzi stile Martin/Abercrombie, dove l’elemento fantastico è minimo e si punta tanto sul mostrare il fango della società umana e dei suoi membri. Un genere, specie con Abercrombie, che ho apprezzato, ma quando l’attenzione di un genere si focalizza solo su un certo tipo di storia, ci si stanca, perché la varietà è importante.
Così ho riletto Gli Eredi di Shannara di Terry Brooks, primo romanzo del ciclo degli Eredi; una veloce rilettura di alcuni brani era stata fatta tempo fa quando ho realizzato un articolo d’approfondimento su questa saga, ma era da molto che non leggevo completamente il romanzo dall’inizio alla fine. Non è stato come la prima volta che l’ho letto (l’età conta), ma è stato lo stesso coinvolgente e piacevole.
Sono trascorsi trecento anni nelle Quattro Terre dalla scomparsa di Allanon, dei Druidi e di Paranor: delle vicende che fecero la storia di quel periodo solo pochi hanno memoria che sono stati fatti reali, i più ritengono che sono soltanto miti. Il mondo è completamente cambiato da quell’epoca. Gli elfi sono scomparsi dalle Terre dell’Ovest da un centinaio di anni. La Federazione ha preso possesso delle terre e delle città del Sud, schiavizzando i nani e allargando sempre più il suo dominio. La magia è quasi scomparsa e in pochi credono realmente in essa; Par e Coll Ohmsford sono tra questi e viaggiano nelle città raccontando le storie del passato per mantenerle in vita. Soprattutto, Par possiede la magia appartenuta al suo antenato Jair Ohmsford, in grado di creare immagini e illusioni.
Per questo la Federazione lo vuole catturare, dato che ha bandito la magia e tutti coloro che ne fanno uso. Rimmer Dall, il capo dei Cercatori, in persona lo raggiunge a Varfleet per catturarlo, ma l’intervento di uno sconosciuto, legato a Par in una maniera che risale ai loro antenati uniti nella lotta contro il Signore degli Inganni, manda in fumo i suoi piani.
Non sono solo Rimmer Dall e il misterioso salvatore a seguire Par. Da un passato dimenticato riemerge Cogline, eremita, Druido mancato e portavoce di Allanon, venuto a cercare gli eredi di Shannara per convincerli ad ascoltare i sogni che Allanon gli ha inviato. E così non solo i due ragazzi di Valle d’Ombra, ma anche loro cugina Wren e lo zio Walker Boh sono coinvolti in quella che si rivelerà una vicenda di grande portata: le Quattro Terre stanno morendo, gli Ombrati stanno dilagando in esse. Occorre trovare una soluzione per salvare il mondo. Vinte la ritrosia e la diffidenza, gli eredi rispondono alla chiamata di Allanon e si recano al Perno dell’Ade per ascoltare le parole del Druido e le missioni che ha da affidargli. Par deve trovare la Spada di Shannara, un tempo custodita nel Parco del Popolo a Tyrsis e poi improvvisamente scomparsa. Wren deve ritrovare gli Elfi e farli tornare. Walker Boh deve far rivivere Paranor e i Druidi.
Imprese all’apparenza impossibili ma necessarie per salvare e guarire le Quattro Terre, per sconfiggere gli Ombrati e scoprire il mistero che li riguarda.
Mentre Walker e Wren sono restii ad accettare il loro ruolo, Par non ha dubbi e, seguito da Coll e Morgan Leah, parte nella sua ricerca, trovandosi così ad avere a che fare con i Nati Liberi, un gruppo di ribelli che si oppone al dominio della Federazione. In un viaggio ricco di colpi di scena, combattimenti con Ombrati, tradimenti e incontri speciali, Par si troverà travolto da una marea che lo sconvolgerà con la sua forza, in un turbine di emozioni e vicende che rischiano di farlo perdere, incapace di vedere dove stia la verità.
Romanzo avvincente, senza un momento di stanca, Gli Eredi di Shannara fa conoscere l’ansia e la paura che vengono dallo scappare a dall’avere a che fare con un nemico di cui non si sa nulla, la tranquillità di Pietra del Focolare, lo spettro della minaccia che la visione di Allanon ha mostrato, lo strazio della scomparsa di persone care e del tradimento. Ma mostra anche quanto può costare cara la perdita del ricordo del passato, facendo anche riflettere sulle lezioni che la storia sa dare; è vero, si è in una storia inventata, ma non si può fare a meno osservando la Federazione di pensare ai fasci/nazisti (il vestirsi di nero, utilizzare come simbolo quello di un animale predatore, il lupo, quando il regime nazista usava un’aquila) e alle persecuzioni perpetrate verso chi era considerato diverso (ebrei, polacchi, rom, neri). La stessa cosa si vede in Gli Eredi di Shannara, con la Federazione che dà la caccia e imprigiona chi usa la magia, che ha schiacciato i nani con deportazioni, sfruttamento del lavoro in quello che vuole essere un lento sterminio; senza contare che come ogni regime tenta di riscrivere la storia a proprio favore, facendo credere quello che vuole (tentativo che è stato fatto qualche hanno fa in Italia dal governo di destra, volendo revisionare i testi di storia a proprio vantaggio e tentando di far passare la destra diversamente da quello che è stata).
Un romanzo profondo, che dà importanza al rapporto con il mondo e la natura e alla sua preservazione, alla memoria e alla conoscenza delle cose. Ottimi tutti i personaggi, ben caratterizzati e approfonditi, non solo nei protagonisti, ma anche in quelli secondari dal granitico Steff all’enigmatica Teel, da Nonna Elise a Zia Jilt, dal carismatico Padishar Creel all’adorabile Damson, dallo schivo Talpa al saggio e scorbutico Cogline. Unico punto debole (attenzione: a seguire SPOILER) quando Walker Boh va alla Cripta dei Re alla ricerca della Pietra Nera: proprio lui, così riflessivo, diffidente, lascia da parte la cautela e infila la mano in un buco senza accendere una luce per vedere cosa c’è dentro. Quanto accaduto a seguito di quest’azione poteva accadere ugualmente, ma il farlo avvenire in maniera diversa avrebbe giovato alla solidità della storia, così invece è un agire sciocco di un personaggio che sciocco non è.
Tolto questo piccolo dettaglio, Gli Eredi di Shannara rimane un ottimo libro, primo romanzo della migliore saga realizzata da Brooks.

Mad Max : la prima trilogia

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Mad Max interpretato da Mel GibsonDa pochi giorni è al cinema Mad Max : Fury Road, quarto film con protagonista Mad Max, personaggio creato da George Miller nella trilogia realizzata tra il 1979 e il 1985 che lo ha reso famoso. La pellicola sta avendo responsi positivi dalla critica, ma questo non mi spinge a correre a vederlo, perché sono diffidente quando si tratta di film che sono rifacimento di opere del passato (certe scene e la trama ricordano il secondo film), in special modo se ho apprezzato gli originali. Non escludo che lo vedrò, ma non ho alcuna fretta a farlo.
Nel mentre, ripropongo l’articolo d’approfondimento dedicato alla prima trilogia pubblicato qualche tempo fa su FM.

La mia vita si spegne e la vista si oscura. Mi restano soltanto alcuni ricordi di un caos immane: i sogni infranti delle terre perdute. E l’ossessione di un uomo sempre in lotta: Max.
Era figlio dei tempi in cui l’uomo viveva sotto il dominio dell’oro nero. E i deserti brillavano per le fiamme delle gigantesche torri che estraevano il petrolio.
Ora tutto è distrutto, scomparso; come e perché non lo ricorda più nessuno, ma è certo che un immane conflitto annientò due grandi potenze. Senza il petrolio l’uomo tornò alle sue origini primitive e tutte le sue macchine favolose andarono in rovina. Tutti i popoli tentarono di raggiungere un accordo, ma nessuno riuscì a fermare la valanga del caos. Nel terrore dei saccheggi e nelle fiamme della violenza il mondo scoppiò. E tutte le sue città crollarono una dopo l’altra.
L’uomo si nutrì di carni umane per sopravvivere.
Su tutte le strade vincevano coloro che avevano la forza e i mezzi per piombare sulle vittime e depredarle, anche dell’ultimo respiro; niente aveva più valore di una piccola tanica di benzina.
I deboli scomparivano senza nemmeno lasciare il segno di una croce su delle misere pietre.
Nel ruggito di un motore, quelli come Max si difendevano dai demoni del passato e dalle inutili speranze di un futuro svuotati di ogni sentimento umano, condannati a inseguire ogni piccola traccia di vita nelle Terre Perdute.
E alla luce di quei giorni desolati, Max imparò a dominare il suo destino.

Interceptor-Il guerriero della strada, secondo film della saga dedicata a Mad MaxQueste sono le parole che introducono Interceptor – Il Guerriero della Strada, secondo film della trilogia ideata e diretta da George Miller che vede come protagonista Mad Max, il personaggio interpretato da Mel Gibson. Un’introduzione che chiarisce la condizione in cui si trova il mondo quando vengono narrate le vicende di Interceptor, il primo capitolo della serie cinematografica: un mondo post-apocalittico arido, senza vita, senza speranza, ben rappresentato dal deserto australiano scelto come ambientazione per la saga. Della civiltà rimangono poche strade asfaltate, il resto è solo polvere e roccia: simboli perfetti per rappresentare un ipotetico futuro generato dal sistema economico vigente e dalla fame dei potenti di avere sempre maggiore potere, sfruttando ogni risorsa e che alla fine non lascia niente.
Decadimento, caduta e rovina.
Con questi semplici termini si può descrivere l’atmosfera che permea le due pellicole.
In Interceptor c’è ancora una parvenza di civiltà, c’è ancora qualcuno che cerca di preservare l’ordine, ma già la follia, la violenza selvaggia che sta per scatenarsi, serpeggia in chi dovrebbe cercare di mantenere le fondamenta della società. Il degrado prende sempre più piede e gli ultimi tutori della legge stanno venendo meno al codice che dovrebbero difendere, pian piano divenendo simili agli psicopatici cui danno la caccia: una sorta di cavalieri in sella a potenti V8 Interceptor che hanno perso la dignità dell’essere umano, lasciata andare per far posto alla rabbia, alla forza bruta che reagisce a quanto si subisce, un rispondere colpo su colpo con uguale ferocia e crudeltà.
E’ in un mondo che scivola sempre più nel caos, dopo essere stato privato di tutto, che sorge Il Guerriero della Strada: crudele, violento, distruttivo, che pensa solo a sopravvivere, indifferente di quelli che incontra sul suo cammino. Un’arma affilata, preparata a qualsiasi scontro. Ma qualsiasi arma, per quanto dura, arriva a un punto di rottura e conosce la caduta e la rovina.
Questo è quanto succede a Max, ma riguarda anche tutta l’umanità, imbarbarita come nel periodo più cupo del medioevo, dove vige la legge del più forte, del prepotente, del crudele, dove la vita umana non ha più alcun valore.
Una rappresentazione, quella realizzata in questi due film, che mostra i momenti più cupi della razza umana, i punti più bassi della sua storia: momenti che ciclicamente si ripetono perché l’uomo non riesce a imparare dai propri errori, dai propri vizi, non riesce a conoscere l’oscurità, l’odio che si cela nel proprio animo; e non riconoscendoli è capace solo di portare distruttività. Su queste basi non può che vigere un’epoca di sfacelo, in cui non si può più aiutare nessuno, come mostra Igor Ribaldi in Il Libro delle Epoche (1), dove tutto ciò che non è più in grado di crescere e cambiare va incontro irrimediabilmente alla caduta. E’ accaduto nel periodo 1796-1802 quando una dopo l’altra le coalizioni delle potenze europee furono sbaragliate da quella forza che è stato Napoleone Bonaparte. Si è verificato tra il 1868 e il 1874: la caduta del millenario Stato della Chiesa, la sconfitta della Francia con la Prussia, la divulgazione del sordido Criminal Tribes Act con il quale il governo britannico dichiarava le etnie indiane (i nativi americani) portatori d’incurabili impulsi criminali ereditari. Ma l’esempio più eclatante è il lasso di tempo tra il 1940 e il 1946 con il più spaventoso disastro abbattutosi sulla Terra a opera della Germania, causa di decine di milioni di morti. Sono solo alcuni esempi di periodi che con costanza si ripresentano e che l’uomo si ritrova costretto a subire perché non è riuscito a imparare i segni dei tempi, non ha compreso le leggi che regolano l’esistenza, le energie che la pervadono.
Dopo la distruzione tuttavia c’è la rinascita, perché il cambiamento è sempre in atto.
Speranza è il termine che si può usare per l’ultimo capitolo, Mad Max – Oltre la sfera del tuono. Senza volerlo Max si ritrova a incarnare le vesti di guida di un gruppo di bambini vissuti lontano dalla crudeltà, dallo sfruttamento degli adulti e pertanto incontaminati dalla loro mentalità, dalla violenza che ha portato il mondo alla rovina. Anche non riconoscendosi in esso e rigettandolo con forza, grazie alle capacità di sopravvivere e combattere, sarà il fautore della rinascita di una società basata su fondamenta diverse da quelle conosciute, forse più equa. Una figura la sua che incarna in pieno l’archetipo del Guerriero.
Dopo avere vinto la propria Ombra (crudeltà, violenza, distruttività) e combattuto prima per vendetta e poi solo per se stesso, scopre che l’unico combattimento che vale la pena intraprendere e’ quello per ciò che realmente conta, un lottare per una causa meritevole senza cedere alle reazioni e alle provocazioni, un combattere solo quando necessario, senza ricercare la lotta a ogni costo per dimostrare qualcosa a sé stessi. E’ grazie al suo coraggio e alle sue abilità, alle proprie armi, alla disciplina, ma soprattutto alle strategie con cui pianifica le proprie azioni che riesce a guarire dalle sue ferite (il fallimento, la sconfitta, il non riuscire a proteggere le persone care nonostante la propria forza), ciò che lo blocca dal suo compito di sconfiggere il Drago (ovvero quella parte di sé che ancora non si è riusciti a scoprire o a comprendere, che con l’accettazione porta a venire a patti con i propri lati oscuri, riuscendo così ad andare avanti).
Una raffigurazione veramente ben riuscita, al punto che ha avuto forte influenza in varie altre opere (tra i più conosciuti, il famoso manga Ken il Guerriero di Tetsuo Hara e Buronson).
Chi ha ideato il personaggio di Max e la saga che vi sta attorno è riuscito a raffigurare lo spirito del Guerriero, a mettere in mostra ogni aspetto, positivo e negativo, della sua natura: è stata questa la forza che lo ha reso il successo che è stato.
Certo non è una storia nuova, che non si sia già vista: il secondo film, Interceptor – Il Guerriero della Strada, forse il migliore delle serie (sicuramente quello più d’impatto) ricalca nella sua ossatura principale l’Iliade, dove la Tribù del Nord assediata dagli Humungus rappresenta Troia attaccata dai greci. Agamennone qui ha le spoglie di Lord Humungus, Achille e Patroclo sono i due punk che all’inizio del film inseguono Max, Ettore è il Capitano Valiant, capo della Tribù del Nord. Anche qui viene riproposto il famoso stratagemma del Cavallo, pur se con qualche piccola modifica che ne cambia leggermente la struttura.

Miti che cambiano veste, ma che rimangono sempre vivi, con la stessa potenza d’insegnamento che i secoli non riescono a logorare; un insegnamento che raggiunge l’inconscio e vi pianta il suo seme, aspettando che spunti e dia il proprio frutto. E’ in periodi bui, duri, dove l’Innocente viene calpestato, l’Orfano viene abbandonato e i Distruttori imperversano come locuste, che sorge il Guerriero per frapporsi contro minacce e aggressioni. In maniera epica ed evocativa Guy Gavriel Kay nel ciclo di Fionavar mostra il suo ritorno per combattere contro Rakoth Maugrim, colui che vuole distruggere la Tela: Jennifer, divenuta la Veggente di Brennin, sogna il nome con cui evocarlo. E’ nel nostro pianeta, a Glastonbury Tor, che avviene il risveglio di Arthur Pendragon, chiamato a combattere in ogni epoca e mondo e a essere d’ispirazione e guida per opporsi a quanto c’è di sbagliato.
Un simbolo che ritorna sempre, che si tramanda di generazione in generazione perché non vada perduto e possa continuare a insegnare. Ma benché sia la figura centrale e di spicco della serie cinematografica citata, altri sono gli Archetipi in scena nel soggetto creato da George Miller.
L’Orfano è la gente che si lascia andare, che pensa solo alla sopravvivenza senza avere speranza per il futuro, ritenendo che la triste condizione in cui si trova non possa cambiare.
Gli Humungus, le bande di Bikers, sono il Distruttore, così tremendo eppure indispensabile per il cambiamento: è il mezzo per la metamorfosi. La società giunta al collasso, al punto del non ritorno, fa sorgere questi gruppi violenti per accelerare la sua caduta e autodistruggersi, in modo che possa rinascere.
I bambini del terzo film sono l’Innocente, colui a cui verrà data la Terra Promessa, che riconquisterà il Paradiso Perduto, rappresentazione di un mondo nuovo che potrà sorgere solo se gli sbagli del vecchio saranno lasciati indietro; non è un caso che siano cresciuti senza adulti, sviluppando una propria etica non condizionata dalla mentalità decaduta e traviata di chi li ha preceduti: è proprio il sogno in cui credono, che hanno continuato a raccontarsi per non dimenticare, quello che permetterà all’umanità di cominciare una nuova era.
Il pilota dell’elicottero è il Folle, libero da doveri e impegni, che gira ed esplora il mondo, che scopre da sé cosa vuole e cosa non vuole, ciò che gli piace e cosa no, che dà liberamente espressione di tutte le sue potenzialità.
Master è il Saggio, colui che ha la conoscenza, il sapere per far progredire e rendere le cose migliori, necessario per la ricostruzione di una nuova vita, per cominciare una nuova storia.
Una storia che non è la storia di un gruppo, ma è la storia di tutti noi. E voi dovete ascoltare e ricordare perché oggi voi ascoltate e domani voi racconterete ai nuovi nati. Io ora guardo dietro di noi, nella nostra storia passata: vedo noi cominciare il viaggio verso casa e ricordo come arrivammo qui e quanto fummo felici perché vedemmo com’era una volta. Abbiamo guardato, abbiamo capito d’avere ragione: quelli del passato avevano il sapere, cose al di là dell’immaginazione, anche al di là dei nostri sogni. Il tempo passa e continua a passare e ora sappiamo che ritrovare il segreto di quello che s’è perso sarà difficile, ma questa è la nostra strada e noi dobbiamo seguirla e nessuno sa dove porterà. Comunque ogni notte racconteremo la nostra storia per ricordare chi eravamo e da dove siamo venuti, ma soprattutto noi ricorderemo l’uomo che ci trovò, quello che venne per salvarci. E noi illumineremo la città, non solo per lui, ma per tutti quelli che non sono ancora qui, perché sappiamo che verrà una notte in cui loro vedranno una luce lontana e torneranno a casa. (2)
Questa è la storia dell’Uomo e del suo Viaggio.
Quel Viaggio che egli sempre continua a intraprendere e che anch’esso è un Archetipo, la strada che porterà alla scoperta del senso dell’esistenza e del proprio essere, del Tesoro che va ritrovato e conquistato.
Quel Viaggio che è una realtà che mai smette d’essere perché tutto è ricerca, perché tutti si è Cercatori e quando si trova ciò che è veramente importante (lo Spirito), si diventa dei Creatori; quando ciò avviene, si è sulla via del Ritorno, in fondo alla quale c’è la Casa che ha visto ogni individuo partire da essa e che ora è pronta ad accogliere in tutta la sua pienezza, perché l’Uomo ha messo insieme i suoi pezzi e si è finalmente ritrovato.

(1) Libro delle Epoche, Igor Ribaldi – 2010 Sperling & Kupfer Editori

Interceptor (Mad Max) – 1979 Australia, fantascienza/avventura. Regia di George Miller. Soggetto: George Miller, Byron Kennedy. Sceneggiatura: James McCausland, George Miller. Attori: Mel Gibson, Joanne Samuel, Hugh Keays-Byrne, Steve Bisley, Tim Burns, Roger Ward, Steve Millichamp.

Interceptor – Il Guerriero della strada (Mad Max 2: The Road Warrior) – 1981 Australia, fantascienza/avventura. Regia e soggetto: George Miller. Sceneggiatura: Terry Hayes, George Miller, Brian Hannant. Attori: Mel Gibson, Mike Preston, Bruce Spence, Virginia Hey, Emil Minty, Kjell Nilsson, Max Phipps, Vernon Wells, William Zappa, Arkie Whiteley.

(2) Mad Max – Oltre la sfera del tuono (Mad Max Beyond Thunderdome) – 1985 Australia/ Usa, fantascienza/avventura. Regia: George Miller e George Ogilvie. Soggetto e sceneggiatura: Terry Hayes, George Miller. Attori: Mel Gibson, Tina Turner, Angry Anderson, Frank Thring, Angelo Rossitto, Paul Larsson, Bruce Spence, Adam Cockburn

Fonti sugli Archetipi: http://www.archetipi.org/ ; L’uomo e i suoi simboli, Carl Gustav Jung – 2010 Tea; Tipi psicologici, Carl Gustav Jung – 2007 Newton Compton.

Una riflessione da un discorso di Ursula K. Le Guin

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Ursula K. Le GuinAl National Book Awards del 2014, Ursula K. Le Guin ha espresso la sua opinione sulle attuali pubblicazioni e sulle scelte che vengono fatte dall’editorie. Il sunto del suo discorso è una critica verso gli autori che si stanno adeguando al modo di fare di Amazon, ma anche un’esortazione a essere più liberi, riscoprendo il loro ruolo sociale, di essere coscienza e spunto critico di riflessione e non fare dello scrivere solo un modo per fare soldi.
Una riflessione che porta a prendere atto di una società cupa, pervasa di paura e ossessioni; una società che paralizza e che non dà speranza, quando invece è proprio della speranza di cui si ha bisogno, quella speranza che spinge alla libertà e non all’adeguarsi e al sottomettersi.
Proprio contro l’adeguarsi e al sottomettersi degli scrittori Ursula K. Le Guin ha puntato il dito, facendo osservare che gli uffici vendita stanno avendo un ruolo sempre più predominante nell’editoria, dove si creano opere seguendo il diktat delle strategie di vendita per avere maggiori profitti. Come si sapeva una volta, un libro non è solo un bene di consumo, come viene invece fatto passare in quest’epoca di consumismo e capitalismo, ma un qualcosa capace d’insegnare, far riflettere, trasmettere valori, ideali: è questo che non va perso per essere sacrificato in nome del denaro.
Ursula K. Le Guin non è l’unica a pensarla in questa maniera: ci sono altri scrittori che esortano a riscoprire questa via. Nel mio piccolo, ho già espresso più volte questo tipo di pensiero: chi segue questo sito ha avuto modo di leggere gli articoli che fanno riflettere su un sistema che si basa sui dettami dell’Era dell’Economia (sia inerenti all’editoria sia ai restanti sistemi) e ha avuto modo di vedere come questo mio pensiero si rifletta sulle opere che realizzo (L’Ultimo Potere in special modo).
Ma non è solo su Le Strade dei Mondi che ho parlato di questo: su Fantasy Magazine in più di un’occasione ho parlato di questo sistema (basta dare uno scorcio alla pagina collaboratori dedicatami per vedere: Qualche osservazione sulla percezione da parte dei lettori dei romanzi fantasy realizzati in Italia, Influenze e deterioramento delle storie e dello stile del Fantasy contemporaneo, Dove sta andando l’editoria? e Sui prezzi dei libri punti di vista a confronto). Per quanto espresso, in alcuni casi sono stato tacciato di voler mostrare che l’editoria è solo brutta e cattiva, che il sistema non va criticato.
Proprio su questo volevo fare una breve riflessione, che va sempre a ricadere sul due pesi due misure. Come si è visto in questo articolo, il pensiero espresso sullo scrivere libri e su come si giudica il sistema è lo stesso, l’unica differenza è che viene da persone distinte: una conosciuta e l’altra no, una che ha avuto successo e notorietà, il cui valore è stato riconosciuto da molti, e l’altra no. Ma questo non dovrebbe fare differenza, perché se un pensiero è giusto, è giusto a prescindere da chi lo pensa.
E invece si deve prendere atto che la realtà è differente, che molte persone riconoscono la validità di un pensiero solo se viene da chi ricopre certi ruoli. E’ questo il limite che molti individui hanno: non riconoscere la verità quando l’hanno davanti a prescindere dalla forma, ma basare la sua validità in base al successo, al consenso che la maggioranza da a chi esprime un certo pensiero.
Non ci si deve meravigliare che non si vada da nessuna parte fintantoché si possiede un simile modo di fare.

Magia, tra figure storiche e immaginate – 2

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Faust e MefistofeleLa magia non è solo qualcosa d’innato come spesso si vede, può essere appresa tramite conoscenza o patti con potenze ultraterrene. Una delle figure più famose è Faust (si dice fosse mago e negromante), personaggio del XVI sec. presente in molte storie che vendette la propria anima a Satana in cambio di giovinezza, sapienza e poteri arcani. Per alcuni fu un malvagio senza speranza di redenzione destinato alla dannazione eterna, per altri fu il simbolo di eroica e non peccaminosa ricerca di conoscenza e potere, degno di salvezza, come mostrato dal poema drammatico scritto da Goethe che porta appunto il nome di tale personaggio. Quale che sia l’opinione, il patto con forze oscure ha origini antiche e appartiene alle credenze religiose sia ebraiche sia cristiane.
Oscuro come lo è la negromanzia, l’arte magica legata ai morti, la magia nera, conosciuta fin dall’antica Grecia dove si scendeva nell’Ade per consultare i defunti, come fa Ulisse quando è sull’isola di Circe. Ma la negromanzia non è solo divinazione: nella sua connotazione più conosciuta è legata al riportare in vita i morti, a usarli per i propri fini, quale a esempio fare del male a un nemico.
Famoso come Faust fu Cagliostro (il cui vero nome era Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Balsamo), oltre che per le truffe, soprattutto per la pratica dell’alchimia, conosciuta in tutto il mondo per il cercare di creare la famosa pietra filosofale, una sostanza capace di trasformare i metalli comuni in oro, bloccare i processi d’invecchiamento e restituire la giovinezza, creando così l’elisir di lunga vita.
Fullmetal AlchemistProprio la pietra filosofale è al centro delle vicende del primo volume della saga di Harry Potter, dove Voldemort cerca d’impossessarsene per tornare in vita, dato che si trova in una condizione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Questo ricorda che uno degli obiettivi degli alchimisti era trovare una tecnica per produrre artificialmente la vita umana, i cosiddetti homunculus, che sono al centro delle vicende, come l’alchimia e appunto la famosa pietra filosofale, del manga di Hiromu Arakawa, Full Metal Alchemist. In esso viene mostrato il processo di creazione dell’homunculus descritto da Paracelso, personaggio vissuto nel XVI secolo, i cui studi nel campo della medicina influenzarono Mary Shelley nella creazione del romanzo Frankenstein.
Oltre al fumetto e all’anime tratto da esso, esiste un film, Fullmetal Alchemist – The Movie: Il conquistatore di Shamballa, sequel della prima serie televisiva, dove le vicende si sviluppano in parte nel mondo terrestre, di preciso nella Germania del 1923, dove i tedeschi stanno cercando di aprire un portale per raggiungere Amestris (nazione dei protagonisti della storia), ritenuta però da loro la famosa Shamballa (già citata nell’articolo all’inizio), luogo dove sono convinti di trovare straordinari poteri utili alla loro causa. In tale opera viene mostrato un elemento interessante della storia recente: la Società di Thule, fondata nel 1910 da Felix Niedner, che influenzerà il nazismo sia per quanto riguarda il desiderio di dominio sul mondo, sia per la predicazione dell’esistenza della razza superiore formata dagli ariani, ritenuti semidei col compito di liberare il mondo dagli ebrei (si nota che anche Guillermo del Toro con il film Hellboy del 2004 usa per la sua storia tale società). La Thule s’ispirò molto anche al Buddhismo tibetano (deformandone i contenuti) e anche alle dottrine esoteriche di Helena Petrovna Blavatsky che sosteneva di essere in contatto telepatico con gli antichi “Maestri sconosciuti”, i sopravvissuti di una razza eletta vissuta tra Tibet e Nepal, che si sarebbero rifugiati in seguito a una catastrofe nelle viscere della terra, dove avrebbero fondato una civiltà sotterranea, la mitica Agarthi.
L’eredità ideologica della società Thule fu raccolta dal Partito Nazionalsocialista tedesco (NSDAP): Adolf Hitler e il suo movimento forgiarono il loro pensiero e cominciarono la loro scalata proprio all’ombra di personaggi come Glauer ed Eckart, che iniziò il fuhrer alla Società Thule nel 1919. Anche se gli storici preferiscono ignorare tale teoria, ricorre spesso l’idea che l’incubo nazista sia stato un tentativo di creare un’alleanza con forze soprannaturali per avere il controllo del pianeta e non va sottovalutato l’interesse per l’esoterismo che il nazismo aveva già dal XIX secolo. Soprattutto due figure di spicco come Himmler e lo stesso Hitler avevano una forte attrazione per le forze soprannaturali. Il primo fu influenzato dal pensiero di Karl Maria Wiligut e creò nel 1932 l’Ahnenerbe (istituto per ricerche di preistoria, archeologia e misticismo occulto della cultura germanica), che fu la causa degli atroci esperimenti condotti nei campi di concentramento su esseri umani viventi. Il secondo ebbe una forte attrazione per oggetti religiosi sacri leggendari come la Lancia di Longino, il Sacro Graal, convinto che essi potessero conferirgli il potere di dominare il mondo: tale fatto è riportato dalla testimonianza di Ravencroft nel libro The Spear of Destiny, ma non ha basi che trovano sicuri riscontri; tuttavia è innegabile che tutto ciò sia stato fonte d’ispirazione per film come I predatori dell’arca perduta (1981) e Indiana Jones e l’ultima crociata (1989).
Forze provenienti da un altro mondo non furono fascinazione appartenente solo al mondo nazista: nella California degli anni Quaranta, attraverso la magia cerimoniale, Jack Parsons si dedicò al rito occulto conosciuto come Opera di Babalon, avente lo scopo d’evocare un’entità soprannaturale e farla incarnare in forma umana. Secondo alcuni il rituale portò alla creazione di un passaggio che fece accedere alla Terra i Grandi Antichi (o Grandi Anziani, come si vedrà in seguito), creature del caos che ispirarono uno degli autori recenti più conosciuti, Howard Philips Lovecraft. La descrizione e le storie che creò su queste creature sono entrate di forza nell’immaginario umano: esseri enormi e mostruosi che vivono in un universo estraneo e pericoloso, giunti sulla Terra per infestarla e reclamarla come proprietà. Azathoth, dio cieco e idiota, mostro balbettante, incarnazione del caos e della follia. Nyarlathotep, messaggero degli Anziani, appare in tante forme quali giovane o pipistrello nero cono un solo occhio trilobato e può essere evocato con il Trapezoedro splendente. Yog-Sothot, il Tutto in Uno e Uno in Tutto, sovrapponibile allo spazio e a tutto il tempo, la Porta attraverso cui i Grandi Anziani torneranno ad annullare la razza umana. Hastur, colui che non deve essere nominato. Shub-Niggurath, la capra nera delle foreste con mille piccoli. Cthulhu, uno dei Grandi Antichi immaginati da Howard Philips LovecraftCthulhu, mastodontica incarnazione della violenza, giunto sulla Terra da eoni, creatura umanoide ricoperta da scaglie con testa a forma di calamaro dominata da tentacoli, con sulla schiena grandi ali simili a cuoio: creatore della città R’lyeh nel luogo ora appartenente all’oceano Pacifico e che è crollata dopo un cataclisma, portandolo con sé dove ancora aspetta sognando.
Quest’ultima figura è quella che più ha colpito i lettori, perché è ciò che non è morto e in eterno può dormire e in tempi misteriosi persino la morte può morire, come riportato nel famoso Necronomicon, il Libro dei Morti, altra famosa creazione di Lovecraft, talmente ben riuscita che in molti hanno ritenuto e ritengono che sia un libro realmente esistito al pari di The key of Solomon e il Grimoire of Honorius, due tra i grimori conosciuti più celebri, fonti della sapienza dei maghi, delle formule magiche, dell’esecuzione dei riti, degli appelli da fare alle forze divine per effettuare evocazioni. Libro dei Morti che sarà protagonista delle vicende dei film di Sam Raimi, La casa (1982), La casa 2 (1987) e L’armata delle tenebre (1992).
Il divertente di quest’ultima opera è che nonostante le dichiarazioni dell’autore ci sia chi creda davvero nell’esistenza del tomo, malgrado Lovecraft considerasse stupidi e meritevoli di disprezzo occultisti e occultismo, non credendo assolutamente in esso.

Come si è visto finora, la figura del libro in qualsiasi forma e contesto è importante e simbolo di conoscenza e fonte di potere, la chiave per accedere a qualcosa di più grande: ogni religione, cultura, ha avuto i suoi tomi del mistero, colmi di formule segrete, ed è stato naturale che anche la letteratura, specie quella fantastica, ne sia stata influenzata. Il già citato Harry Potter, ma anche il film d’animazione La Spada nella Roccia (1963), per non parlare delle più classiche ambientazioni di D&D, da cui hanno preso origine saghe famose come quelle di Dragonlance create da Margaret Weis e Tracy Hickman, dove i maghi studiano e imparano incantesimi dai volumi custoditi nelle famose Torri della Magia; oppure l’Ildatch, libro con tutta la magia nera dei Demoni capace di dare vita a esseri temibili e malvagi come Il Signore degli Inganni e le Mortombre, creato da Terry Brooks per la sua prima trilogia di Shannara.
La magia viene vista in opere del genere spesso come qualcosa per pochi (salvo rari casi come nel Ciclo di Darksword di Weis e Hickman, dove praticamente sono tutti maghi), per individui che ce l’hanno nel sangue, che sono dotati di particolari capacità fin dalla nascita: è così per i Mistborn di Brandon Sanderson (dove però la “magia” non è conferita da formule o incantesimi, ma dall’ingerire metalli, ognuno dei quali conferisce una determinata capacità), per le Aes Sedai e gli uomini capaci d’incanalare di La Ruota del Tempo. Ma non sempre la forza di usare la magia viene dal mago, come per esempio nel mondo di La via del fuoco, secondo volume della trilogia di Fionavar di Guy Gavriel KayFionavar di Guy Gavriel Kay, dove chi opera la magia ha bisogno di una Fonte cui attingere, ovvero creare un legame particolare con un’altra persona che gli presti la propria energia per lanciare gli incantesimi; in modo simile avviene nel Ciclo di Darksword, dove i maghi, ognuno con una predisposizione in un determinato campo, ha bisogno della classe dei Catalizzatori perché gli diano energia per usare il loro potere.
Come tutte le cose però va ricordato che anche ciò che è molto potente, ha dei limiti (spesso legati alla resistenza fisica e mentale dell’individuo) e dei costi da pagare, dato che il suo uso logora il corpo e prosciuga l’energia vitale (come viene mostrato in Allanon, ultimo dei Druidi, in Le Pietre Magiche di Shannara di Brooks), che crea dipendenza fino a consumare completamente chi la usa. Ma anche se permette di superare molti limiti, non è qualcosa d’onnipotente, incapace di essere fermata: come ogni cosa ha il suo opposto capace di fermarla e annullarla. A esempio la Pietra Nera del mondo di Shannara, che annulla e assorbe la magia facendola confluire nel corpo di chi usa questo oggetto magico; la Spada Nera di Darksword e l’amuleto a forma di volpe che porta al collo Matt Cauthon in La Ruota del Tempo per annullare i flussi di Potere.

Di fronte a questa lunga digressione, la conclusione cui si giunge è che le storie che si sentono sulla magia sono racconti per intrattenere e far passare il tempo, nella migliore delle ipotesi proiezioni della mente umana usate per comprendere attraverso figure archetipe ciò che d’invisibile c’è nell’uomo, come la psiche, la mente: da qualsiasi punto lo si veda, non è qualcosa di reale, per quanti sforzi si siano fatti per dimostrare il contrario.
Invece queste cose ritenute solo frutto dell’immaginazione, entrano a far parte del reale, perché spesso la convinzione, il credere in esse dell’uomo è tale che le vuole rendere vere, portando a compiere atti purtroppo più che concreti. Un esempio sono le sette sataniche, purtroppo diffuse anche in Italia, dove gli adepti che ne fanno parte arrivavano a compiere per attuare i rituali, stupri, orge, omicidi, dando vita ad atrocità che dovrebbero appartenere solamente ai racconti dell’orrore.
Che però il maligno, le forze demoniache, esistano per davvero, non è convinzione solo dei satanisti, ma appartiene alla stessa Chiesa fin da quando è stata fondata, come viene mostrato nei Vangeli, con Gesù che esorcizza un uomo posseduto dal demone Legione (Vangelo secondo Marco 5,1-20, Vangelo secondo Matteo 8,28-34 e Vangelo secondo Luca 8,26-39). Ma non è qualcosa riservato solo alla religione cristiana: in tutte le religioni ci sono state e ci sono persone preposte all’esorcismo degli spiriti maligni che si sono impossessati di donne e uomini, anche bambini. E’ divenuta famosa l’interpretazione di Linda Blair nel film del 1973 L’Esorcista (tratto dal best-seller omonimo di William Peter Blatty), che quando uscì fece tanto scalpore oltre per il vomito verde e teste che si giravano a guardare dietro la schiena, per il fatto che il male prendeva la forma di una bambina, simbolo d’innocenza e candore, e perché a livello sociologico mostrava il ripiegamento della società su se stessa, del suo egoismo e della sua ipocrisia. Ma tali elementi, utilizzati per spettacolarizzare la storia da raccontare, sono lontani da quella che è la realtà: niente di appariscente, perché il Diavolo preferisce agire senza che ci si accorga di lui, come spiegato da Padre Amorth, uno degli esorcisti riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa. Riconoscere una possessione non è facile, spesso si tratta di epilessia, schizofrenia o altri disturbi psichici, ma esistono casi in cui solo attraverso rituali specifici con l’uso di oggetti sacri quali croci, ostie consacrate e acqua benedetta, è stato possibile riportare a una condizione normale individui la cui esistenza era tormentata da forze non spiegabili dalla scienza.

Molti degli argomenti di cui si è parlato possono essere considerate semplici storie, a cui è meglio non credere perché non possono essere confutate dalla scienza, rimanendo solo fantasie o teorie. Di certo, finché l’uomo sarà capace di usare l’immaginazione, la magia esisterà sempre.

Fonti su cui ci si è basati per realizzare l’articolo (apparso sul numero 9 di Effemme):
– Storia dei maghi. Alan Baker. I edizione Oscar Mondadori 2005
– Manuale di storia delle religioni. G.Filoramo, M.Massenzio, M.Raveri, P.Scarpi. Mondadori 1998
– Dizionario universale dei miti e delle leggende. Anthony Mercatante. Mondadori 2002