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La fantasia: mezzo di rivelazione ed evoluzione.

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La fantasia come difesa.
La fantasia come campanello d’allarme.
Ma la fantasia non è solo questo: è un mezzo per mostrare le cose, per rendere coscienti della realtà, perché l’inconscio è percettivo e ciò che sedimenta in esso attecchisce con forza, lavorando, facendo maturare, anche se non ce ne si accorge subito, ma quando i frutti cominciano a maturare. Si sa che in un giardino o in un bosco una pianta sta crescendo perché è uscita dal terreno, ma la sua vita è attiva da quando il seme ha attecchito nel terreno e ha cominciato a scavare per spuntare alla luce del giorno.
Questo processo può avvenire attraverso un cammino personale o possono essere altri a mostrarcelo.
E’ il caso di Steven Erikson con la saga de Il libro dei Caduti di Malazan (erroneamente tradotto in Italia con La Caduta di Malazan), che, attraverso involucri inventati quali sono i personaggi dei suoi libri e il mondo che li ospita, mostra spaccati della realtà e dell’umanità.
In Maree di Mezzanotte parla della civiltà dei Letherii, una società basata sull’economia, dove il debito è moneta di scambio e le persone indebitate diventano schiave: non è così anche la nostra epoca, dove nel periodo che ha preceduto la crisi economica, le banche usavano i debiti come merce di scambio e modo per pagare e dove si è creata una nuova forma di schiavitù? La gente indebitata, deve lavorare non per sopravvivere, ma per estinguere i debiti contratti, vivendo preoccupata e nell’angoscia di non farcela, con l’ombra della legge che può perseguitarla nel caso non riuscisse nel suo intento.
Ne La Dimora Fantasma, attraverso il fato di Coltaine, mostra come è nella natura umana tradire, dove si arriva proprio a sacrificare chi si è battuto per portare salvezza (un fattore presente in molte storie, reali e mitologiche: è facile vedere analogie con la vicenda di Cristo, ma non solo). E che chi tradisce è destinato a essere tradito, perché se non ci si eleva, non si diventa qualcosa di può grande, non si può sfuggire alle leggi di questo mondo. Ancora una volta, la vita rende sempre quello che si fa, alle volte con gli interessi.
Attraverso il personaggio di Karsa Orlong mostra come è l’uomo a creare i propri dei (e come è in grado anche di farli cadere) e il disincanto che nasce quando ci si stacca dalle tradizioni e ci si incammina in un percorso solitario, decisi a trovare la propria via, senza seguire quelle già battute da altri, perché è l’individuo che costruisce il proprio destino quando si distacca dalle origini e dal passato ereditato da famiglia e popolazione d’appartenenza.
Questi sono solo pochi esempi di quanto l’immensa opera di tale scrittore è in grado mostrare; molti sono i livelli di consapevolezza che i suoi scritti sono in grado di far raggiungere.
In maniera diversa fa Brandon Sanderson, ma ugualmente il messaggio lanciato attecchisce in chi legge le sue opere. In Mistborn – L’Ultimo Impero si rivela come gli assolutismi e i culti dell’ego, religiosi e non, sono distruttivi e deleteri: il conformismo, l’eliminare le diversità, sono un male che vada combattuto, a cui bisogna ribellarsi.
Sono dimostrazioni di come la fantasia non sia solo qualcosa di banale come spesso può accadere quando si commercializza un prodotto: non un mezzo consumistico per soddisfare le richieste d’evasione delle massa, come avviene attualmente, dove, con l’impoverimento della cultura e del linguaggio, si dà una connotazione quasi negativa alla fantasia.
La realtà è diversa da ciò che appare adesso.
La fantasia può essere anche un’arma per colpire quel sistema che tante ferite ha causato, aiutando la gente a vedere, dandole un modo per smantellarlo; uno strumento per porre un freno ai potenti e ai prepotenti e rendere la vita sulla terra un luogo migliore
E non solo.
Fin dall’antichità si era consapevoli che la fantasia, l’immaginazione, è l’unico mezzo a disposizione dell’uomo per avvertire l’aldilà (non si intende il regno dei morti, come alcune culture insegnano, ma come tutto ciò che non si conosce o di cui si è perduta memoria). Perché quando s’immagina, si creano mondi, personaggi, soggetti della nostra conoscenza; le immagini create servono a far entrare in contatto con la parte più alta dell’uomo, a far raggiungere, e superare, vette di consapevolezza che nella vita “reale” s’ignorano.
Miti, leggende, favole, fiabe, racconti: sono chiavi per aprire nuove porte, per raggiungere nuovi livelli, per espandersi. Con essi si possono creare e scoprire sempre cose nuove, una continua e infinita rivelazione, come lo è l’universo. Come lo è l’uomo.

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