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E da quelle fiamme nessuna luce

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Fiamme

ma un buio trasparente,
una tenebra nella quale si scorgono
visioni di sventura,
regioni di dolore e ombre d’angoscia,
e il riposo e la pace non si troveranno,
né mai quella speranza che ogni cosa
solitamente penetra.

Così scriveva nel 1667 John Milton in Paradiso Perduto, affrontando la figura dell’Angelo Caduto Lucifero, (simbolo del male), causa della caduta di Adamo ed Eva (simbolo dell’umanità).
Racconti, poemi, testi sacri, sono mezzi che utilizzano simboli per aiutare la comprensione umana di sé stessi e dell’esistenza.
Paradiso Perduto ha tanto da mostrare, ma voglio soffermarmi su questi pochi versi per cogliere il messaggio che hanno da dare.

Lucifero, come si sa dalla tradizione, è l’angelo più bello del cielo, più luminoso: il nome stesso rivela l’origine della sua natura. Il Portatore di Luce, è ciò che dice la derivazione latina Lucifer, composto di lux, luce, e ferre, portare.
La sua natura inizialmente non è malvagia, ma le scelte che lo spingono in una certa direzione, lo portano a divenire tale. E si sa che non c’è niente di più oscuro di quando si passa dalla luce alle tenebre.
Milton cerca di comprendere come avviene questa caduta, quali possono essere i motivi di questo offuscamento. Il punto di vista è molto suggestivo e l’opera sa coinvolgere il lettore; sicuramente bravura dello scrittore nell’avvicinare il personaggio a chi si accosta al racconto, ma anche perché Lucifero è una lente che mostra un lato dell’animo umano.
Si sa che figure mitologiche, religiose, archetipi, sono proiezioni che l’uomo effettua per cercare di mettere all’esterno, e così poter osservare, quei lati di sè che non riesce a comprendere.
Quante volte nella vita di un uomo si passa da periodi tranquilli e sereni a periodi travagliati, dove tutto sembra sprofondare in un abisso nero e senza fondo;spesso per una visione sbagliata che si ha del mondo e di se stessi.

Questa è una delle chiavi di lettura del passo riportato.
Ma non solo.
Lucifero alle volte viene anche chiamato Signore dei Desideri e non è un titolo casuale. I desideri hanno potere se mossi da volontà, permettono di creare mondi, destini. E’ un atto di volontà di Dio, secondo la Bibbia, la creazione del mondo. Personaggi mitici e della storia hanno conseguito le loro mete spinti dai desideri. Su di essi hanno costruito la loro fortuna. O decretato la loro rovina.
Questo dipende dalla natura del desiderio, ma non solo: ci sono anche le emozioni che lo permeano. La paura, la preoccupazione, l’ansia e altri sentimenti possono condizionarlo e darne una realizzazione diversa da quella che ci si aspettava. Come succede in Lucifero in Paradiso Perduto: il suo desiderio di essere riconosciuto come superiore e avere un regno, lo portano a ottenere quello che vuole in una maniera in cui non si era immaginato. L’esaudimento di ciò che voleva, permato di sentimenti sbagliati, ha visto la realizzazione di paure e timori, che lo hanno portato lontano da ciò che era la sua vera visione.
La vita, l’esistenza che si è conosciuta fino a un certo momento può mutare e divenire un tormento se ciò che è nell’animo non viene compreso, se si lascia che certi umori prendano il sopravvento e cambino la natura dell’essere. Il poema è uno specchio che mostra come può essere la vita di un individuo, di come certe scelte possano mutarlo: perché Paradiso e Inferno sono stati dell’essere, non luoghi di un’altra vita; sono il risultato di ciò che si vuole, si desidera.
Ma se il desiderio, il sogno, la volontà di un individuo sono mossi da una visione errata e accecata, allora la Vita può diventare davvero un Inferno, una tenebra nella quale si scorgono visioni di sventura, regioni di dolore e ombre d’angoscia.

Visioni di Sventura