Racconti delle strade dei mondi
Jonathan Livingston e il Vangelo
Strade Nascoste – Racconti
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Lontano dalla Terra (racconto)
La fine di ogni cosa (racconto)
L’Ultimo Baluardo (racconto)
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By M.T., on Giugno 23rd, 2024% Le Fasce del Lutto è il terzo volume della seconda trilogia di Mistborn di Brandon Sanderson e prende il nome dai bracciali feruchemici indossati dal Lord Reggente (l’antagonista del primo volume della prima trilogia Mstborn), contenenti un potere capaci di far divenire praticamente una divinità.
Waxillium, che si sta ancora riprendendo dagli eventi del romanzo precedente, sta per sposarsi con Steris come da contratto tra le due famiglie; naturalmente, trattandosi di lui, le cose non possono andare per il verso giusto e la cerimonia viene interrotta da un’inondazione causata dal ribaltamento di una cisterna d’acqua. Non bastasse questo, viene raggiunto da un kandra che lo mette a conoscenza di alcuni fatti importanti: un suo simile ha fatto una grande scoperta, il probabile ritrovamento delle Fasce del Lutto del Lord Reggente. Il problema è che gli è stato tolto uno dei suoi spuntoni (è grazie a essi che sono stati creati e hanno i loro poteri) e le sue memorie non sono affidabili. Sembra che dietro tutto questo ci sia Quadrante (zio di Wax e membro dell’Ordine); senza contare che la sorella di Wax sembra essere tenuta prigioniera proprio da Quadrante.
Wax, assieme al fido Wayne, Marasi, Steris e MeLaan parte per questa nuova avventura, che inizia subito con un assalto al treno su cui viaggiano. Giunti a Nuova Seran, la città esterna da cui far partire la ricerca, le cose appaiono più gravi del previsto: si sta creando una sollevazione contro la capitale Elendel. E naturalmente dietro tutto questo non può che esserci Quadrante e l’Ordine. Finiti di nuovo nei guai, Wax e compagni devono fuggire alla svelta, recandosi in una zona dove sta succedendo qualcosa di grosso. E qui mi fermo per non fare altri spoiler; ma ci saranno colpi di scena, tradimenti (l’unica cosa che si può aggiungere è che Quadrante non è così in alto nelle gerarchie dell’Ordine).
Brandon Sanderson con Le Fasce del Lutto amplia il mondo dei Mistborn, mostrando non solo le città esterne alla capitale, ma rivelando che ci sono altre regioni e popolazioni, con la loro storia e cultura; nuove tecnologie sono immesse, vengono date nuove informazioni sui poteri (si parla d’Investitura, già sentita nelle Cronache della Folgoluce) e si avvicina sempre di più la minaccia di Trell, che, per chi conosce il Cosmoverso di Sanderson, è qualcuno di molto potente, appartenente ai Frammenti.
Tutto questo è interessante, così com’è interessante il ritorno di una figura già vista nella prima trilogia (come già detto, niente spoiler), tuttavia, benché si sia davanti a un altro buon lavoro di Sanderson (unica nota che mi viene da fare è il soffermarsi, durante una frenetica scena d’azione, in una descrizione del paesaggio), è un po’ meno d’impatto del volume precedente, dove Wax non solo scopre che la donna che aveva amato nelle Lande non era morta, ma che altro non era che il kandra impazzito che stava minando la società e che lui ha dovuto fermare a tutti i costi, uccidendola definitivamente.
In Le Fasce del Lutto c’è più azione e meno mistero, ma questo è pure logico, perché arriva il momento in cui si deve dare risoluzione a quanto mostrato, non potendo lasciare tutto avvolto nelle nebbie (affermazione che in questa ambientazione calca alla perfezione); questo però non inficia la godevolezza del volume (finito di leggere in poco tempo, benché l’avessi centellinato per godermelo il più possibile).
By M.T., on Maggio 26th, 2024% Ho preso Sabbia Bianca di Brandon Sanderson appena è uscito (2021) e ho finito di leggerlo da poco. No, non sono lento nel leggere, ma questa è stata una lettura che ho interrotto più volte; vuoi perché il lavoro non è stato diretto totalmente da Sanderson e si vede che manca la sua impronta; vuoi perché le ambientazioni desertiche non mi hanno mai preso molto (benché riconosca che siano buoni lavori, anche in altri ambiti come film (Lawrence d’Arabia) o videogiochi (Prince of Persia) il risultato è stato lo stesso); sarà perché preferisco colline, boschi, foreste e montagne ai paesaggi sabbiosi (comprese le spiagge); sarà perché tutto quel giallo alla lunga stanca, o anche perché i luoghi con poca vita non mi sono di grande ispirazione, sta di fatto che la lettura di Sabbia Bianca è andata a rilento, con parecchi abbandoni e pause. Sembra una contraddizione, ma alla fine la storia mi è piaciuta, seppure non abbia fatto presa come altre opere di Sanderson (Folgoluce, Il Ritmatista, Mistnorn).
Tutto ruota attorno al personaggio di Kenton, figlio del Lord Mastrell del Diem, un’organizzazione che addestra i Dominatori della Sabbia, persone capaci di sfruttare il potere della sabbia; nonostante sia figlio di uno dei Dominatori più potenti, Kelton ha scarso potere, al punto che il padre lo vorrebbe fuori dal Diem. Però il ragazzo, nonostante riesca a controllare solo un nastro di sabbia (mentre i più forti possono arrivare anche a venticinque), è determinato a continuare il cammino di Dominatore e si sottopone al Percorso del Mastrell, una prova durissima che solo chi è dato di grande potere intraprende. Oltre ogni previsione, riesce nel suo intento ma la sua esultanza dura poco perché il diem viene attaccato all’improvviso dai Kertziani, che odiano profondamente coloro che usano il potere della sabbia; la lotta, per quanto dura, sembra essere a favore dei Dominatori, fino a quando Kenton si accorge che c’è qualcosa che non va: l’uso del potere della sabbia sta disidratando più velocemente del normale i Dominatori, portandoli alla morte. Alla fine, solo Kenton riesce a sopravvivere al combattimento, il Diem spazzato via completamente. Viene soccorso dalla duchessa Khrissalla e dal suo seguito, giunta nel Fulgilato per capire se poteva avere il potere della sabbia per supportare il suo paese.
Anche se ha avuta salva la vita, le cose per Kenton non si mettono bene: assassini tentano continuamente di eliminarlo e il Diem, che vanta ancora dei membri sopravvissuti, sta per essere sciolto dopo la morte di suo padre, con il Consiglio che ha deciso che d’ora in avanti nel paese ci saranno solamente sette Mestieri. Kenton non solo dovrà continuamente guardarsi alle spalle e dovrà convincere i vari Lord a non sciogliere il Diem, ma dovrà pure affrontare correnti interni che non riconoscono il titolo che il padre gli ha lasciato.
Tradimenti e intrighi politici si susseguono in una serie di colpi di scena che portano alla risoluzione delle vicende, con Kenton che non solo riesce nel suo intento, ma fa pure l’importante scoperta che ci sono persone capaci di aumentare il loro potere (numeri di nastri da utilizzare, come succede a lui) quando arrivano al loro limite.
Sabbia Bianca, un graphic novel del Cosmoverso, è stata elaborata e sviluppata da un’idea di Sanderson avuta più di vent’anni fa quando era in Corea del Sud come missionario, come racconta l’autore nella prefazione: un gruppo di persone, mentre attraversa una distesa di sabbia bianca, trova una mano che spunta dalle dune e scavando rinviene una persona ancora viva. Da quell’immagine poi venne un mondo intrappolato tra due stelle, una luminosa e onnipresente (che dà vita al Fulgilato) e un’altra minuscola irradiante una strana luce, filtrata da un bizzarro fenomeno astronomico (il Foscolato). Un po’ Dune, un po’ La Ruota del Tempo, un po’ I Miserabili ed ecco la prima bozza di Sabbia Bianca, una storia dal finale aperto. Quelle vicende furono lasciate ferme e riprese solo una volta terminato Elantris, che però, una volta sistemate, rimasero ancora nel cassetto perché l’autore preferiva occuparsi di altro; fu a quel punto che Dynamite Entertainment gli chiese se avesse del materiale inedito per realizzare un graphic novel. Da quella collaborazione ecco nascere il volume di quattrocensessanta e passa pagine avuto tra le mani così a lungo che si sta per giudicare.
Partiamo dal finale, dove, come nella prima bozza, è aperto e ci sono ancora diversi punti che aspettano di trovare risposta: il potere da Dominatore della Sabbia mostrato all’improvviso da Baon, guardia del corpo di Khrissalla; la minaccia del misterioso L’a’kar, finora soltanto nominato; il viaggio di Ais verso la Sabbia Profonda in cerca di risposte. La domanda che si pone il lettore dinanzi a ciò è se mai ci sarà un seguito alle vicende narrate in Sabbia Bianca, perché così la storia risulta monca; è vero che quanto visto era incentrato sui Dominatori delle Sabbie e sul Fulgilato, tuttavia ci si chiede come sia il Foscolato, a cosa mira, quale sia la sua politica, la sua organizzazione. Così come ci si domanda chi sia questo L’a’kar e quale sia il suo potere. In Sabbia Bianca c’è tanta carne al fuoco, forse troppa, e non si riesce a portare tutto a compimento: servono più di tre libri (quelli raccolti nel volume) per raccontare di Taldain, il mondo dove si svolge la storia. In tutto ciò si sente che Sanderson ha solo collaborato, e l’adattamento realizzato da Rik Hoskin, lo sceneggiatore, manca di pathos, di mordente, del tocco tipico di Sanderson che caratterizza i suoi scritti; non si avverte mai una reale minaccia, andando incontro più che altro a intoppi e intrighi politici che mettono in secondo piano i poteri dei Dominatori della Sabbia (cosa che non succede per esempio in Mistborn e Folgoluce, dove risultano spesso decisivi).
Per quanto riguarda il comparto grafico, l’opera presenta tre stili: nel Libro 1 e per i primi cinque capitoli del Libro 2, si è dinanzi alla mano di Julius Gopez, presentante un tratto articolato e dettagliato; il sesto capitolo è di Julius Ohta, un tratto più semplice e pulito, che a mio avviso spiazza e delude un poco. Il Libro 3 appartiene interamente a Fritz Casas, con un tratto migliore di quello mostrato da Julius Ohta. Per i colori si susseguono Ross A. Campbell (Libro 1), Morgan Hickman (Libro 2 Capp.1-2) e Salvatore Aiala Studios (Libro 2 capp. 3-6 e Libro 3): tutti fanno un buon lavoro.
Cosa dire infine di Sabbia Bianca? Che non è al livello di Mistborn o di Folgoluce e quindi, se si hanno aspettative del genere, si potrebbe rimanere delusi; tuttavia, non è un’opera da buttare via. Certo, non è il lavoro migliore di Sanderson, ma comunque merita una lettura, seppure abbia dei difetti. Forse con un seguito adeguato, si saprà valutare al meglio questo mondo e i suoi personaggi, magari avendo più cura e meno fretta nel raccontare le vicende.
By M.T., on Maggio 19th, 2024% Cosa dire di Tress del Mare Smeraldo? Partiamo dalla postfazione di Brandon Sanderson, dove racconta la genesi del romanzo, avvenuta durante il lockdown del Covid, subito dopo aver fatto vedere il film La storia fantastica (tratto dall’omonimo libro scritto di Williamm Goldman, conosciuto anche come La principessa sposa) alla sua famiglia; c’è da dire che l’idea non è nata proprio proprio dopo la visione della pellicola, dato che Sanderson aveva già in mente di scrivere un romanzo narrato dalla voce di Hoid (personaggio ricorrente nelle sue opere), in preparazione di un lavoro che parlasse proprio di questa figura. Sanderson voleva scrivere qualcosa sullo stile di Il cane e il drago (una storia narrata da Hoid a Kaladin in Il ritmo della guerra, quarto volume di Le Cronache della Folgoluce), una sorta di fiaba per adulti. Ed è qui che si capisce perché lo scrittore ha pensato a La storia fantastica, ma prima di continuare è bene fare un breve sunto delle vicende di questa storia (si prendono in considerazione quelle viste nel film), raccontata da un nonno al nipote malato. La giovane Bottondoro s’innamora del garzone Wesley; la loro sembra un’unione felice ma il ragzzo muore per mano del pirata Roberts dopo essera andato in mare in cerca di fortuna. Passa il tempo e Bottondoro decide di sposare il principe Humperdinck, che non ha buone intenzioni; infatti, il principe fa rapire la sua promessa sposa da un trio di banditi (la mente del gruppo Vizzini, il gigantesco Fezzik e lo spadaccino Inigo Montoya) così da dare la colpa del gesto ai suoi rivali e muovergli guerra. Non ha fatto i conti però col pirata Roberts, che prima batte in un duello di spada Montoya, poi mette al tappeto Fezzik e infine supera in astuzia Vizzini. Bottondoro non è felice di essere stata liberata da lui, reputandolo responsabile della morte dell’amato ma, con sua grande sorpresa, il pirata si rivela essere Wesley, risparmiato e col tempo divenuto lui stesso il temuto Roberts. Le cose però non si mettono bene per i due, dato che il principe non si dà per vinto e li cattura; nonostante tutto volga al peggio, Wesley trova in Fezzik e Montoya due alleati, che lo aiutano a salvare la principessa e a sconfiggere il principe.
Sanderson era stato entusiasta di questo storia, salvo un piccolo neo: la principessa non fa nulla, viene salvata e basta. La moglie convenne con lui, mettendogli la pulce nell’orecchio: cosa sarebbe accaduto se Bottondoro fosse partita alla ricerca di Wesley, non dandolo per morto?
Ed è su queste note che nasce Tress del Mare Smeraldo. Tress è una ragazza normale, senza grandi particolarità, salvo quella di riflettere molto e non voler essere di disturbo al prossimo (due elementi rari di questi tempi…), oltre ad avere una passione per le tazze, che colleziona. Vive su un’isola non proprio bella (anzi, per niente; non è un caso che venga soprannonimata la Roccia) e ha un caro amico, Charlie, che fa il giardiniere (si fa passare come tale, in realtà però non lo è: è il figlio del duca che regge l’isola). L’amicizia tra i due è diventata col tempo più forte, ma lei si rende conto dei suoi sentimenti solo quando Charlie sta per essere mandato a prendere moglie tra le figlie degli altri nobili; Charlie però fa di tutto per non sposarsi e restare fedele alla promessa che le ha fatto. E ci riesce così bene che il re decide di mandarlo dalla temibile Fattucchiera per contenere la sua minaccia (si sperava che la sposasse, ma era una speranza vana; in realtà, volevano toglierselo di torno): Charlie però viene catturato e la Fattucchiera ne chiede il riscatto, che nessuno però paga.
Tress, dopo aver ponderato a lungo, decide di andarlo a salvare. Riesce a lasciare l’isola (solo ai nobili era concesso farlo) imbarcandosi con un inganno su una nave, ma subito la nave viene attaccata dai pirati, che la prendono a bordo come sguattera (anche se il capitano Gazza avrebbe voluto lasciarla morire).
Fino a quanto raccontato sembra di vedere La storia fantastica come l’avrebbe voluta Sanderson: il personaggio femminile che non è passivo ma attivo, anzi, è il protagonista (come piace a tante storie odierne), cosa non certo una novità per Sanderson che ha descritto nei suoi vari romanzi donne di carattere, forti, seppur con le loro debolezze, i loro dubbi. Ma ecco che entra in gioco la capacità dello scrittore americano di creare mondi particolari: il mondo di Tress è composto di dodici mari, ma i mari non sono composti d’acqua, bensì di spore che cadono da dodici lune che gravitano attorno al pianeta. Ogni tipo di spora ha delle proprietà, se viene bagnato da un liquido (acqua, sudore, sangue): le spore verdi, quelle del mare dove si trova l’isola di Tress, fanno crescere rampicanti; quelle del mare di zaffiro creano esplosioni; quelle del mare rubino creano lastre di pietra rosa-rossastro simili a cristallo opaco; poi ci sono quelle del mare cremisi che generano aculei capaci di trafiggere qualunque cosa. E infine quelle del mare più temuto, quelle del mare di Mezzanotte, dove vive la Fattucchiera, capaci di dare vita a creature quasi senzienti che, inutile dirlo, sono al servizio della donna che Tress vuole andare ad affrontare.
Le cose non sono facili per la ragazza, ma grazie all’aiuto di Huck, un ratto parlante, e al saper farsi ben volere da alcuni membri della ciurma, l’impresa che all’apparenza sembrava impossibile un passo alla volta comincia a non sembrarlo più, specialmente quando Tress iniza a parlare con Hoid, mozzo sulla nave pirata e maledetto dalla Fattucchiera, regredito praticamente a scemo del villaggio (chi ha letto altri libri di Sanderson sa qual è il suo livello). Non si aggiunge altro sulla storia, salvo che è bello vedere che oltre Hoid c’è un altro personaggio proveniente da un altro mondo di Sanderson, quello dei Mistoborn.
Tress del Mare Smeraldo è una piacevolessima storia narrata dal punto di vista di Hoid, che fa da narratore; una storia di pirati (ma non pirati sanguinari, salvo il capitano Gazza), ma anche una storia di crescita non solo di Tress ma anche di altri personaggi come Ann, Charlie. Una storia buona, che mostra come chiunque abbia le risorse in sé per superare le difficoltà, ma che mostra pure però che alle volte si deve avere anche l’aiuto degli altri per andare avanti, con il saper creare legami che è importante quanto il sapersela cavare da soli. Conoscendo Sanderson qualche sorpresa viene un po’ meno (si era già cominciato a sospettare che Huck non la raccontasse giusta da quando Hoid aveva dato una certa dritta), ma questo non rovina il finale e nemmeno l’andamento dell’avventura che appassiona senza mai stancare. Bello bello: Sanderson ha fatto ancora centro.
By M.T., on Ottobre 29th, 2023% Le ombre residue, secondo volume di Mistborn Era Due di Brandon Sanderson, sotto certi aspetti ricorda un po’ i due film diretti da Guy Ritchie su Sherlock Holmes: l’ambientazione ottocentesca, l’investigazione, l’azione adrenalinica e in parte pure i personaggi, con Wayne che ricorda per il suo fare battute e i camuffamenti il Sherlock Holmes interpretato da Robert Downey Jr. e Was, più ponderato e più portato al combattimento, che assomiglia al Watson il cui volto nella pellicola è dato da Jude Law. A pensarci un attimo viene da chiedersi se Sanderson sia stato ispirato dal lavoro svolto da Guy Ritchie, ma la cosa non ha importanza, perché Le ombre residue è un romanzo che prende e tiene incollati alle pagine, intrattiene, diverte e fa ricordare il periodo della rivoluzione industriale con lo sviluppo della tecnologia che comincia a fare balzi in avanti e le prime manifestazioni dei lavoratori per avere migliori condizioni di lavoro.
Sinceramente, questo romanzo mi ha preso più del precedente, La legge delle Lande (seppur va detto che mi era piaciuto, anche se vi avevo trovato alcune pecche; ma forse, rileggendolo dopo dieci anni, darei un giudizio differente), probabilmente perché già conoscevo i personaggi e soprattutto perché non c’era il distacco dal tipo di ambientazione (si passava da una in stile Medioevo/Rinascimento a una western); a prescindere però dai gusti personali, questo romanzo è solido, scorrevole e funziona in tutte le sue parti.
Andando oltre il rammentare i film recenti su Sherlock Holmes (che non è una nota negativa, anzi è piacevole, dato che avevo apprezzato le due pellicole), siamo dinanzi a una società che sta cambiando velocemente, sia nel modo di lavorare (industrializzazione), sia di muoversi (si sta passando da cavalli e carrozze ad automobili), con tutti i suoi pro e i suoi contro; nuovi mestieri stanno sorgendo (avvocati) e gli allomanti trovano occupazioni un tempo impensate (esistono salotti sedatori, dove le emozioni delle persone vengono calmate dietro pagamento, un po’ come succedeva con le oppierie).
Dopo i fatti di La legge delle Lande, Wax e Wayne sono tornati in pianta stabile a Elendel, portando le loro ingombranti figure di giustizieri in una città che sta andando incontro alla civilizzazione, lasciandosi alle spalle la semplicità e la violenza del selvaggio west (d’accordo, qui non c’è un “west”, ci sono le Lande, ma questo serve per intendere cosa si vuole spiegare). I due (aiutati da Marasi) stanno dando la caccia a un fuorilegge, il Cecchino, che ha ucciso delle persone mentre rapinava; le cose prendono una strana piega quando Wax scorge tra la folla il volto di una persona che sa di aver ucciso anni prima (è stato la causa della morte della donna che amava).
La situazione si complica quando vengono coinvolti nell’inchiesta dell’omicidio del fratello del governatore di Elendel, ucciso mente era assieme a diversi membri della malavita cittadina. Presto scopriranno che dietro a tutto ciò si cela un kandra impazzito (creatura immortale capace di mutare forma ingoiando i resti di persone o animali che un tempo serviva il Lord Reggente); Salassa, questo il nome del Kandra, sta cercando di sovvertire l’ordine della città per rendere libere le persone: il suo scopo è fare sì che Armonia, il dio che ha fatto rinascere il mondo ai tempi della Catacenere (che altri non è che Sazed, il terrasiano che ha preso su di sé i poteri di Rovina e Preservazione). Dietro a questo suo modo di agire c’è un forte odio verso la divinità per averla costretta a fare qualcosa che non voleva; proprio questa forzatura l’ha spinta a togliersi uno dei due spuntoni metalurgici che permettevano ad Armonia di controllarla e ad agire di propria iniziativa.
Le indagini di Wax lo porteranno sempre più vicino al vero piano di Salassa, fino a quando non arriverà a scoprire la verità. E sarà una verità dolorosa, che riaprirà un’antica ferita, lasciandolo sconvolto e distrutto. Ma le soprese non si fermeranno qui.
Le ombre residue è davvero stata un’ottima lettura e aspetto con piacere l’uscita del prossimo volume di questa serie; scorrevole, veloce, senza appesantimenti o divagazioni, porta dritti dove l’autore vuole arrivare e c’è da dire che nel finale Sanderson sa fare un bel colpo di scena. Davvero un bel libro.
By M.T., on Luglio 11th, 2021% Terminata la lettura di Il Ritmo della Guerra ho preso a rileggere le Cronache della Folgoluce; ciò non è dovuto al voler rinfrescare la memoria (anche se è servito a ricordare passaggi per rendere più chiaro il quadro fin qui realizzato: in dieci anni si possono dimenticare elementi di una saga così grande), ma a una necessità. Naturalmente è sempre un piacere leggere le opere di Brandon Sanderson (soprattutto le Cronache della Folgoluce), ritornare nel mondo che ha creato con i suoi poteri, i suoi spren e tutti quei personaggi che hanno saputo appassionare i lettori con le loro vicende, tuttavia, in questo caso, è qualcosa di secondario (anche se non significa che non è importante) perché la spinta a ritornare nel mondo della Folgoluce è stata quella di trovare, almeno in un mondo inventato, la spinta a migliorarsi, a puntare a qualcosa di più elevato, a perseguire ideali che elevano l’essere umano. Il voler ricercare valori perduti, riscoprirli e metterli in atto è qualcosa che nella società attuale mancano da un pezzo.
Certo, anche nelle Cronache della Folgoluce esiste questa realtà, anche qui esistono persone meschine che pensano ai propri interessi, politici che tramano intrighi e tradimenti, che cospirano gli uni contro gli altri, ma vedere che c’è chi tenta di staccarsi da tutto questo ed elevarsi sopra di esso, spingendo con l’esempio a far sì che anche altri facciano lo stesso, fa bene al cuore e alla mente.
Nella realtà non c’è bisogno di codici, giuramenti per essere migliori, ma una maggiore ricerca di valori, lasciando perdere opportunismi e meschini sotterfugi; non occorre essere Cavalieri Radiosi, avere grandi poteri per essere migliori: occorre fare delle scelte consapevoli che fanno vedere al di là del guadagno immediato, che permettono di costruire un mondo migliore nel futuro. Purtroppo, la realtà appare così squallida perché in tanti questo non fanno (a partire da politici, governanti e i più ricchi), ottenebrati dal materialismo, dal possesso, dall’interesse economico e dal benessere che da esso consegue che portano a divisioni e all’insuccesso globale.
Per questo, le Cronache della Folgoluce appare come qualcosa di cui c’è bisogno per sconfiggere i Nichiliferi, rappresentazione dell’incarnazione della forze di Odio, il nemico che sta dietro a tutto quanto. Forse non è un caso che Sanderson abbia scelto tale nome per l’avversario che si oppone ai protagonisti; il mondo è pieno di tale sentimento che si manifesta sempre più crescente nell’intolleranza, nel disprezzo, nel rigetto che si ha con ciò che è diverso e che trova qualsiasi pretesto per scatenare la violenza che tiene dentro di sé.
E anche se si tratta di un’opera di fantasia, rincuora leggere che non sempre odio vince, che c’è ancora chi si batte per la verità, per la giustizia e per quella dignità che tanto spesso s’ignora e che anzi si calpesta.
By M.T., on Marzo 14th, 2021% Con Il Ritmo della Guerra siamo al quarto capitolo di Le Cronache delle Folgoluce e Brandon Sanderson si mantiene sempre a livelli elevati. Molto elevati: tecnicamente parlando, si è di fronte al romanzo meglio scritto della serie. Anche se magari mancano momenti come quelli incontrati in La Via dei Re, Il Ritmo della Guerra, si scusi il gioco di parole, non manca di ritmo, tenendo incollati alle pagine; un tenere incollati che però non è adrenalinico, non per la maggior parte del tempo almeno, ma dovuto a segreti e rivelazioni che debbono essere fatti. Sanderson espande e approfondisce ancora di più Le Cronache della Folgoluce: si scopre che il mondo di Roshar è solo un campo di battaglia di qualcosa di molto più grande, che Onore e Odio sono elementi di qualcosa di più superiore e che non sono le sole entità superiori presenti nell’universo di Sanderson.
Per chi già conosce l’autore, questo non sorprende, ma si rimane sempre meravigliati nel vedere le capacità dello scrittore nello sviluppare una trama e nel far giungere il lettore a certi punti senza che lui se ne accorga, nonostante di indizi ne siano stati disseminati lungo la strada. Per chi non è avvezzo all’ambito scientifico, può risultare non subito facile la comprensione degli studi sui fabrial e gli esperimenti che vengono fatti su nichiluce e folgoluce: questo può essere additato come l’unico neo di Il Ritmo della Guerra, dato che va a inficiare un poco la scorrevolezza della lettura e dell’apprezzamento della storia.
Tolto questo (ma è un andare a cercare il pelo nell’uovo), quello che è andato a creare Sanderson va a dare una maggiore comprensione del mondo di Roshar, delle sue popolazioni e delle scelte fatte dai personaggi. Quella che era iniziata come una guerra tra umani e parshendi è in realtà qualcosa di più articolato e meno definito; si era già visto in precedenza che il fronte umano era diviso e quanto era stato difficile creare una coalizione per fronteggiare la minaccia che sta avanzando: in questo romanzo si viene a sapere che anche tra i parshendi ci sono diverse correnti, ognuna con le proprie idee e i propri scopi. C’è chi cerca di ritrovare il proprio passato, le proprie origini e di non essere asservito a Odio, c’è chi vuole conquistare tutti, mentre altri cercano in qualsiasi modo di porre fine alla guerra. Tra questi ultimi c’è Raboniel, temuta per i suoi metodi e le sue idee addirittura tra quelli della sua specie, al punto da essere chiamata la Signora dei Dolori: è lei che mette a punto il piano di conquista di Urithiru dopo che il traditore tra gli umani, Taranvagian, fa allontanare le forze di Dalinar, decisa non solo a eliminare il Fratello, lo spren ritenuto morto che anima la torre dei Radiosi, ma a scoprire anche una forma di luce capace addirittura di eliminare un dio. In questo, non avendo alternative, verrà aiutata da Navani, che attraverso gli studi cerca un modo per liberare Urithiru dalle mani del nemico e far risvegliare i Radiosi caduti in una sorta di coma dopo che i parshendi hanno rivolto contro di loro le difese della Torre in modo da annullare i loro poteri.
Navani, in quella che sembra un’impresa quasi impossibile, potrà contare solo su Kaladin, rimasto a Urithiru ad aiutare il padre nell’arte di medico dopo essere stato congedato da Dalinar perché bloccatosi diverse volte durante i combattimenti, Lift (entrambi con i poteri da Radiosi depotenziati a causa di ciò che è stato fatto alla torre) e un paio di membri del Ponte Quattro. Dovrà inoltre conquistare la fiducia del Fratello e scoprire i segreti della torre per contrastare il più possibile il nemico, dato che lui la avversa per gli studi e gli esperimenti che ha fatto sugli spren.
Nel mentre, Shallan e Adolin viaggiano a Shadesmar per giungere nella città degli onorespren e convincerli a stringere di nuovo un legame con gli uomini, dato che la maggior parte di loro reputa gli umani i responsabili di aver reso degli occhimorti gli spren legati a loro in passato. Adolin, impegnatosi a portare avanti il compito affidato dal padre, riuscirà con la sua caparbietà in qualcosa che sembra impossibile; Shallan invece dovrà avere a che fare, oltre con le altre sue due personalità (e una di cui ignorava l’esistenza) con il compito assegnatole dai Sanguispettri.
Lontani da Urithiru, Jasnah e Dalinar sono impegnati in una campagna militare per riconquistare terre al nemico: la prima dovrà essere la guida del suo popolo, il secondo dovrà scoprire i poteri da Forgialegami e convincere Odio a stringere un patto per far combattere i rispettivi campioni e coì porre fine alla guerra.
A tutto questo vanno aggiunti i piani dei Disfatti, le macchinazioni di Arguzia e gli Araldi fuori di testa a rendere ancora più complesse e ricche le trame di Il Ritmo della Guerra.
La spettacolarità non manca certo in questo romanzo, basti pensare agli scontri aerei tra i Corrivento e i Coalescenti, e neppure i colpi di scena, tenuti per un finale che è la risoluzione di un crescendo che è stato preparato per tutta l’opera, ma molto spazio è dato all’interiorità dei personaggi.
Il conflitto interiore di Shallan è ben mostrato con i dialoghi con le altre due personalità, Veil e Radiosa (senza contare Informe), dove viene rivelato quanto sia fragile l’equilibrio acquisito dalla ragazza dopo i fatti di un’infanzia che l’ha segnata per sempre, al punto che l’emergere della verità che ha voluto dimenticare le fa temere che chi le è vicino si allontani scoprendola.
Kaladin non sente di essere il Folgoeletto, la figura ispiratrice per gli altri, ma è un soldato logorato da tante battaglie e perdite, più un reduce che un eroe, dovendo fare i conti con l’oscurità che gli monta dentro e che lo sta portando a spezzarsi; è molto bello che lui, che è sempre quello che ha aiutato e salvato, arrivi a fare un passo indietro e capire che necessita a sua volta di un soccorso. E questo avviene aiutando coloro che sono nella sua stessa condizione, quelli che hanno ferite nell’anima che nessun dottore e fervente può aiutare (la cura per queste persone era essere recluse in luoghi bui e isolati, lontano da tutti, dove la malinconia poteva dilagare fino a portare alla disperazione): poter comunicare ad altri il proprio dolore è l’inizio di un percorso lungo che forse non porterà a una guarigione completa, ma aiuterà a rimanere saldi e a non perdersi.
Navani, la figura centrale di Il Ritmo della Guerra, mostra non solo una grande intelligenza e volontà, rivelandosi una donna forte, una vera regina, ma anche come, nonostante le sue capacità, sia sempre stata sottovalutata e poco considerata, soprattutto da Gavilar, il suo precedente marito, rivelandosi essere una persona diversa dal re che tanti credevano di conoscere (e non certo in positivo). Una donna vissuta all’ombra di altre figure che si ritrova a salire alla ribalta e a rivelare quanto possa essere luminosa.
Altra figura vissuta all’ombra di altre è Veil: prima della sorella Eshonai, poi della Coalescente Lewshi e infine di Raboniel. Eppure era stata lei a trovare altre forme da usare per il suo popolo, i parshendi, a far riscoprire qualcosa che si riteneva essere andato perduto; questo però non le ha dato quello che credeva di ricercare, anzi, in lei ha creato conflitti e sensi si colpa. Sarà tuttavia lei quella a cui gli spren si rivolgeranno per ritornare dal suo popolo dopo averlo lasciato tanto tempo fa per le scelte che aveva preso.
Brandon Sanderson, come suo solito, pone grande cura a tutto quello che riguarda il mondo di Roshar, come grande cura è data ai bellissimi disegni che arricchiscono le pagine dell’opera. Senza ombra di dubbio, si può affermare che Le Cronache della Folgoluce è uno dei punti più alti della letteratura fantasy, presente e passata.
By M.T., on Febbraio 23rd, 2020% Starsight è il seguito di Skyward, opera di fantascienza di Brandon Sanderson per young adult (termine che va tanto di moda in questi ultimi anni). Dopo aver salvato Detritus dall’attacco dei Krell e aver riscattato se stessa dal lascito di suo padre, Spensa è diventata un’eroina. Non solo: grazie a lei e a M-Bot, l’astrocaccia dotato di intelligenza artificiale, le forze umane si sono rafforzate, si è potuto prendere possesso di alcune delle piattaforme difensive che circondano il pianeta e controllarle. Con esse si possono respingere gli attacchi alieni che si sono fatti più intensi e massicci, ma si scopre anche che fine hanno fatto gli antichi abitanti di Detritus prima che gli umani vi arrivassero: sono stati completamente annichiliti da un Eradicatore, la spaventosa forza che Spensa vede come occhi quando è nel Nowhere, il luogo in cui può teletrasportarsi essendo una citonica.
Le cose sembrano mettersi male quando sempre più navi aliene giungono sul pianeta decise a eliminare una volta per tutte gli umani; senza avere un’iperguida e così poter lasciare il pianera, il destino umano sembra segnato. A meno che non si riesca a rubare questa tecnologia agli alieni. L’opportunità giunge quando su Detritus precipita una citonica di una razza umanoide un tempo alleata agli umani: mentre l’FDR si prende cura dell’aliena ferita, Spensa (grazie a M-Bot e ai suoi ologrammi) prende il suo posto e s’infiltra tra i ranghi della Superiorità, la coalizione aliena che li tiene segregati su Detritus, e che ora sta cercando d’arruolare piloti tra le altre razze per portare avanti un suo piano particolare.
La ragazza, con il solo supporto del fedele astrocaccia e dell’inseparabile lumacaos, si dovrà muovere nell’ambiente sconosciuto di Starsight, la stazione dove si trovano la Superiorità e le altre razze a essa collegate. Diffidando di tutto e di tutti, recitando un ruolo che non sente suo (lei è un pilota, non una spia), avrà modo di scoprire di più sugli Eradicatori, sul passato della sua razza, ma vedrà anche alcune delle sue convinzioni venire meno, rimanendo anche coinvolta negli intrighi di potere e nelle divisioni della politica della Superiorità. Eppure, seppure in una situazione difficile, troverà degli alleati su cui contare, come Vapor, Hesho e il suo equipaggio, Morriumur; troverà appoggio da chi non si aspetta e allo stesso modo verrà tradita da chi non credeva.
Ancora una volta Brandon Sanderson fa un ottimo lavoro: Starsight si legge con piacere, senza momenti di stanca. Coinvolgente, con un buon ritmo: Sanderson rivela nuovi dettagli sul nuovo mondo che ha creato e crea nuovi misteri da risolvere, affascinando il lettore con la nuova ambientazione in cui si svolgono le vicende. La Superiorità con il suo modo di controllare le razze a lei legate, le menzogne che ha costruito per mantenere il suo potere, le lotte intestine che minano una solidità che è solo di facciata. I tremendi e misteriosi Eradicatori che la Superiorità asserisce di voler combattere.
Non ci si stanca mai di vedere come Sanderson mette a disposizione del lettore tutti gli elementi necessari per sviluppare la trama e riesca sempre a sorprendere, anche se ormai si conosce il suo modus operandi. Ancora una volta Brandon riesce a far centro, regalando con Starsight un’altra ottima lettura.
Alcune note sull’edizione italiana. Bella la copertina utilizzata e la scelta di mantenere i disegni all’interno. Sarebbe occorsa più attenzione alla cura del testo, dato che ci sono diversi refusi.
By M.T., on Ottobre 27th, 2019% Per chi fosse interessato, su Letture Fantastiche è pubblicato un articolo che ho scritto che parla delle ultime due opere di Brandon Sanderson uscite quest’anno in Italia, Skyward e Giuramento.
By M.T., on Ottobre 20th, 2019% Ci sono libri che, per quanto belli e coinvolgenti, vengono letti con calma, per assaporarli appieno, per durare il più a lungo possibile; Giuramento di Brandon Sanderson, terzo volume delle Cronache della Folgoluce, è tra questi. Questo almeno è stato l’approccio che ho voluto avere questa volta; vuoi perché passerà un po’ di tempo prima che esca il quarto volume (per quanto l’autore sia prolifico, un romanzo di mille e passa pagine richiede tempo per stesura e revisione), vuoi perché è un piacere immergersi nel mondo di Roshar.
Dalinar Kholin, alla guida degli Alethi, ha ritrovato Urithiru, la leggendaria città-torre sacra dei Cavalieri Radiosi, giungendovi attraverso un portale dopo essere scampato a una Tempesta Infinita e a un esercito di parshi totalmente cambiati da quelli conosciuti finora. Oltre a cercare di capire il funzionamento dei meccanismi di cui è dotata la città e di come la Folgoluce le faccia funzionare, a trovare un significato alle visioni che riceve dal Folgopadre, deve forgiare un’alleanza tra le varie nazioni per far fronte al nemico che sta minacciando tutta Roshar; un compito non facile, dato che pochi si fidano degli alethi, dediti alla conquista, e soprattutto di lui, lo Spinanera, conosciuto in passato come una forza della natura feroce e sanguinaria che tanto ha fatto parlare di sé sui campi di battaglia. Proprio l’aver a che fare con il suo passato sarà la sfida più dura e straziante, visto che l’uso della Folgoluce per essere divenuto un Cavaliere Radio risveglia memorie che erano state sopite per non farlo più soffrire.
Anche i suoi figli, Adolin e Renarin, sono alle prese con problemi. Adolin deve vincere i dubbi che il rapporto tra Shallan e Khaladin gli crea, dato che lui non è un Radioso come l’ex pontiere; senza contare che deve fare i conti con quanto gli sta costando tenere segreto l’aver ucciso Sadeas. Renarin deve fronteggiare il suo sentirsi ancora più fuori dal coro ora che è divenuto un Cavaliere Radioso; senza contare che ha legato a sé uno spren corrotto, con tutte le complicazioni che comportano.
Le cose non vanno meglio per gli altri Radiosi fin qui protagonisti.
Shallan sta scoprendo quali sono le capacità dei Tessiluce, dovendo avere a che fare con le varie figure a cui dà vita e interpreta; figure che rappresentano una parte di sé, come vorrebbe essere, perché si sente inadeguata per i compiti e i ruoli che ha. Questo però le crea conflitti e difficoltà con le altre persone. A tutto ciò si aggiungono il legame che ha con i Sanguispettri, il ritorno di Jasnah che credeva morta e dover affrontare e sconfiggere i Disfatti, altro nemico dei tempi andati tornato da un passato dimenticato.
Kaladin vuole tornare a casa per scoprire se i suoi genitori sono ancora vivi e per capire come si stanno muovendo e agendo i Parshendi. Questo lo porterà a infiltrarsi nelle loro fila, a conoscerli, arrivando ad aiutarli e a insegnarli come cavarsela; questo gli creerà non pochi conflitti nel sentirli come nemici, bloccandolo in un momento cruciale.
Il lavoro fatto da Sanderson su Giuramento, come avvenuto per La Via dei Re e Parole di Luce, è meticoloso, articolato e straordinario.
Ancora una volta, il romanzo prende nome dal titolo di un libro presente all’interno dell’opera; sta al lettore scoprire di cosa tale volume tratta. Volendo dare un indizio, Giuramento è anche il nome della spada che Dalinar ha conquistato quando combatteva al fianco del fratello per unificare il regno. Una scoperta che è un lungo viaggio, proprio come il primo dei giuramenti dei Radiosi (Viaggio prima della destinazione).
Verranno approfonditi il legame che c’è tra Radiosi e Spren, il come si diventa Radiosi, l’importanza dei Giuramenti da cui scaturisce il tutto. Si scoprirà cosa ha causato la fine del Giuripatto. Chi sono i veri nemici da combattere.
Sanderson porta avanti le trame create in La Via dei Re e Parole di Luce, dando risposta all’omicidio di Re Gavilar, alla natura dei Nichiliferi, scuotendo convinzioni che si credevano assodate, come oramai è sua caratteristica. Spiega elementi già usati ma non approfonditi finora, come i fabrial e Shadesmar, dove alcuni personaggi finiranno dopo aver attivato una Giuriporta corrotta (le Giuriporte sono portali presenti in varie parti di Roshar e attivabili con la Folgoluce solo dai Radiosi); il Reame Cognitivo (dove vivono gli Spren) è affascinante e particolare, ma di non immediata comprensione, soprattutto per quanto concerne la parte riguardante le sfere che formano il suo mare.
Mostra personaggi fin qui accennati. Odio. La Guardiana della Notte. Gli scudieri dei Radiosi. I Rompicielo. I Disfatti. I Cantori. I Coalescenti. Taravangian. Azure.
Ci sarebbe tanto di cui parlare su Giuramento (il cambiamento di Szeth, l’assassino in bianco, la Passione, la Frenesia, il Diagramma), ma si rischierebbe di fare molti spoiler, rovinando il piacere della lettura. Ciò che si può dire è che non mancheranno momenti epici, scontri adrenalinici, tradimenti, perdite. Sicuramente Dalinar è il personaggio che ha ricevuto più spazio in questo romanzo, come Kaladin l’ha avuto in La Via dei Re. Questo non vuol dire che la caratterizzazione degli altri personaggi è stata minore, anzi: pur avendo meno spazio, Sanderson ha saputo ben delinearli, anche quelli che finora avevano avuto parti secondarie, come i membri del Ponte Quattro.
Le vicende dei personaggi coinvolgono, così come lo fanno la storia di Roshar e i suoi luoghi: tutto risuona di grandezza, anche nei gesti più semplici.
Sanderson ancora una volta dà dimostrazione delle sue capacità, non solo creando una serie di ampio respiro come quella della Folgoluce, ma sapendola collegare sapientemente con altre sue opere. In Giuramento si ha la conferma che la lama nera data a Szeth in Parole di Luce è Sanguinotte, creando così un legame con Il Conciliatore; ci sono altri punti in cui questo collegamento con altri mondi di Sanderson è mostrato, ma rivelarli sarebbe troppo grande, dato che sono legati a chi sono i Nichiliferi e parti della trama e personaggi accennati ma non approfonditi. Si può invece dire che c’è un legame anche con il mondo dei Mistborn: questa volta non dipende dalla presenza del nome di Hoid nel romanzo, ma di citare Scadrial, Allomanzia e Feruchimia nell’Ars Arcanum alla fine del romanzo.
(Piccola nota a margine. Anche in Giuramento, come le precedenti due opere delle Cronache della Folgoluce, l’epilogo vede protagonista Arguzia).
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