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Jonathan Livingston e il Vangelo

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L’Ultimo Demone

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L’Ultimo Potere

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Strade Nascoste – Racconti

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Strade Nascoste

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Una riflessione da L'inizio della Caduta: Delirio d'onnipotenza

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Era il 2008 quando realizzai la prima stesura di Non Siete Intoccabili, scritta subito dopo Strade Nascoste. L’intenzione allora era di proseguire con la narrazione delle Storie di Asklivion; dieci capitoli erano stati scritti quando sorse l’idea per una storia staccata da quel mondo, ambientata nel nostro che parlasse del mondo del lavoro, delle sue ingiustizie, del mobbing, delle morti bianche. Un’idea che premeva con forza per prendere vita e che non mi permetteva di continuare con le vicende di Asklivion e dei suoi personaggi: così è nato Non Siete Intoccabili.
In quest’opera ho voluto sperimentare, cambiare stile e approccio, cercando di realizzare qualcosa che estremizzava i comportamenti, i dialoghi, rendendolo eccessivo, sopra le righe, alle volte grottesco. Non rinnego quanto ho fatto perché mi è servito a capire qual è la strada che è più adatta a quanto voglio narrare, a come voglio porre storia e personaggi, a quali sono gli errori da evitare. Non Siete Intoccabili ha delle idee e degli spunti validi e sono state mantenute, ma sviluppate diversamente: per questo delle parti sono state tenute e usate per realizzare una storia che partendo da esso è stata modificata per andare a completare il quadro che è andato formandosi con la realizzazione di L’Ultimo Potere e L’Ultimo Demone. Si tratta di una narrazione con forti elementi fantastici e paranormali, ma che è fortemente ancorata nella realtà. Anche se in Italia il fantastico è sottovalutato, esso è un forte mezzo, pregno di simbolismo, per affrontare la realtà e soprattutto i suoi lati oscuri: in questo Stephen King è un maestro, con le sue opere fantastiche che mostrano spicchi densi di realtà e dei suoi problemi, della sua follia.
Era il 2008, ma sembra di narrare i fatti di cronaca odierna. Non si tratta di essere stato profetico, ma se si osserva la realtà, il contesto storico, e soprattutto avendo studiato un poco la storia, si può vedere dove si vuole andare a parare. Quindi non sorprendono certe affermazioni fatte da Renzi contro i sindacati (Non lasceremo la cultura ostaggio di questi sindacalisti contro l’Italia) e da Squinzi (che vuole il dimezzamento degli stipendi dei lavoratori), dato che sono anni che governi e imprenditori cercano di togliere diritti ai lavoratori, rendere le loro condizioni peggiori e sfruttarli il più possibile. Più spesso di quanto si creda, realtà e fantastico non sono poi tanto lontani tra loro.

Una recensione su Strade Nascoste e altri lavori

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Sul blog Sole&Luna è stata pubblicata la recensione di Giancarlo Chiarenza su Strade Nascoste: fa piacere che l’opera che si è scritta sia apprezzata e valutata positivamente.
Quello di Strade Nascoste è stato un viaggio lungo, ma ne è valsa la pena, sia per il piacere del viaggio delle terre create accompagnati dai suoi personaggi, sia per quello che ho imparato su come migliorare lo stile, l’intreccio della trama, la caratterizzazione dei personaggi. Questo mi è stato di aiuto per le opere successive (L’Ultimo Potere, L’Ultimo Demone, la riscrittura di quello che era Non siete intoccabili e che ora è un’opera nuova), perché mi ha permesso di avere una maggiore sintesi che aiuta a mantenere un maggiore coinvolgimento nella lettura.
Parlando di altre opere che ho scritto, terminata come ho già scritto la revisione di L’ultimo potere (in attesa di risposta da parte di alcune ce, se ci sarà), adesso sto lavorando su un libro di saggistica: è un lavoro realizzato nel 2010, rimasto in attesa (sempre di risposte di ce che erano interessate al lavoro, ma che poi non se n’è fatto nulla per cambi al loro interno) e che ora ho ripreso sia per un ampliamento dei contenuti, sia per migliorare lo stile, renderlo più scorrevole e chiaro.
Scrivere un’opera di saggistica è un lavoro differente dal realizzare un’opera di narrativa, ma è comunque un viaggio interessante, perché si percorrono strade che solitamente non si prenderebbero, aiuta alla riflessione, all’osservazione e alla comprensione. Ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare un’altra volta (citazione di una frase tipica di La Storia Infinita di Michael Ende).

Copertina di Strade Nascoste e non solo

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La copertina ha la sua parte per quanto riguarda un romanzo, dato che è la prima cosa che il possibile lettore vede di esso: in pochi istanti deve comunicare quello che è scritto nelle pagine, trasmettere il messaggio che l’autore vuole comunicare e soprattutto deve mantenere quanto in pochi istanti ha trasmesso. Perché non ci si deve trovare nella condizione, come spesso accade, di vedere delle belle copertine e poi trovarsi ad avere a che fare con un testo deludente che non ha saputo dare compimento alle aspettative create; peggio ancora, trovarsi davanti delle copertine che non c’entrano assolutamente nulla con l’opera.
Pertanto la sua scelta è qualcosa d’importante, da non sottovalutare.
Ma che cosa si può fare se non si è una grossa ce che può investire su artisti come Michael Whelan, specie in ambito fantastico?
O sì è dei bravi disegnatori, o si hanno degli amici che sono bravi disegnatori o si paga un bravo disegnatore.
Oppure si sfruttano le proprie capacità.
Nel mio caso, il fare fotografie.
Strade NascosteMi piace fotografare, è un hobby che ho da diverso tempo (in questo articolo avevo scritto che cosa può spingere a fare foto; o forse si tratta di un brano di un’opera non ancora pubblicata) e che mi è tornato utile per la realizzazione della copertina di Strade Nascoste. La scelta è caduta sulla montagna innevata perché nel romanzo i protagonisti si ritrovano davanti a uno scenario del genere, in un momento che sarà il punto di svolta delle loro vicende. Questa immagine riesce a trasmettere la fredda e ruvida bellezza del paesaggio, suscitando allo stesso tempo sentimenti di meraviglia e fascino, ma anche trasmettendo quello che si prova nel trovarsi dinanzi a qualcosa di più grande dell’uomo, proprio come succede ai personaggi dell’opera.
Questo deve fare una copertina: comunicare.
Anche per le altre copertine che ho realizzato è stato così: basta andare alla pagina Opere personali e articoli per rendersene conto.
In Inferno e Paradiso ho unito due foto di nuvole , una con le sfumature del tramonto e una con il sole alto nel cielo per creare il contrasto di colori tra rosso e bianco e rendere la contrapposizione che si ha nella concezione di Inferno e Paradiso.
Con Non siete intoccabili ho modificato la foto scattata a un fulmine mettendola in negativo e poi sfocandola per conferire un’atmosfera indefinita e spettrale, cupa, proprio come lo è il romanzo.
La copertina di Per sempre ha necessitato di un poco di costruzione. La scena è stata preparata (fogli, boccetta di vetro, candela accesa, ambiente buio). La macchina fotografica è stata montata su un treppiede, impostata con le giuste regolazioni di esposizione e l’inquadratura scelta (di me si doveva vedere solo la mano), si sono scelte le modalità in bianco e nero e l’autoscatto. A quel punto mi sono sistemato sulla sedia, preso tra le dita la penna (di poiana) e aspettato che lo scatto avvenisse: in questo modo ho creato l’immagine perfetta del centro del racconto dedicato ad Edgar Allan Poe.
L’immagine del volo del rapace in Lontano dalla Terra riesce perfettamente a esprimere il senso del racconto, così come è emblematica la copertina di Il Seme, rappresentazione della vita nuova che viene alla luce.
L’immagine usata per Il Baluardo è stata rielaborata per conferire toni cupi, di minaccia; nel racconto non ci sono castelli, ma quanto si vede vuole essere il simbolo di qualcosa che si eleva a difesa, che si frappone alla minaccia.
Anche per altri lavori che ho realizzato (L’Ultimo Potere e L’Ultimo Demone) ho già realizzato le copertine, ma di questo ne parlerò un’altra volta.

Stato dei lavori

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In un altro post, ho parlato dello stato dei lavori delle opere che sono impegnato a realizzare.
Il lavoro su Non siete intoccabili è terminato. Anche se visto quanto fatto non si può più parlare di Non siete intoccabili: delle parti dell’opera sono state mantenute, ma è divenuto qualcosa di nuovo. I personaggi hanno ora connotazioni differenti, si presentano, parlano, pensano, agiscono in maniera diversa; scene sono state cambiate ed eliminate. Le ragioni e le cause di certe azioni sono mutate, dando una connotazione completamente diversa all’opera, al punto che c’è stato bisogno di cambiare titolo, dando al romanzo un nome nuovo.
Un lavoro che mi ha soddisfatto sia per il miglioramento di stile, di caratterizzazione dei personaggi e di approccio alla storia, sia perché ora il romanzo è maggiormente integrato in quell’insieme che è il raccontare gli eventi che si svolgono nell’arco narrativo della Caduta e si riallaccia in modo migliore agli eventi di L’Ultimo Potere e L’Ultimo Demone; è stata proprio la realizzazione di L’Ultimo Demone a permettermi di fare chiarezza su quello che doveva essere l’inizio di quanto accaduto alla Terra che ho descritto e a rendere quest’opera un’opera migliore.

Non l’avevo messo in preventivo, ma anche Storie di Asklivion – Strade Nascoste ha subito una revisione: meno totale di quella effettuata su Non Siete Intoccabili, ma comunque un lavoro di una certe entità. A livello di trama le cose non sono state cambiate; piuttosto è stato cambiato l’approccio delle vicende avvenute nei primi capitoli del romanzo. Il lavoro effettuato ha conferito una maggiore sintesi all’opera, mantenendo i punti salienti che permettono di delineare i personaggi ma eliminando quelle parti che rallentavano la trama, permettendo così al lettore di entrare fin da subito nel vivo della storia. A differenza di Non Siete Intoccabili, eliminare delle parti è stato più difficile, ma è stato necessario perché, anche se facevano comprendere in modo più approfondito il mondo, non erano indispensabili alla storia, portando a dilungarsi con il rischio di far perdere interesse.
Sistemato questa parte, al momento sono impegnato nella rilettura di Storie di Asklivion – Strade Nascoste: sia perché con l’esperienza acquisita in questi anni posso a livello di stile dare una maggiore sintesi a dialoghi e descrizioni, sia perché, per quanto si ponga attenzione, purtroppo qualche refuso sfugge sempre.
E mentre sono impegnato in questo lavoro, prendo appunti per lo sviluppo delle altre opere che ho in progetto di realizzare.

Storie di Asklivion – Strade nascoste : una recensione

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Storie di Asklivion - Strade NascosteSul suo blog, Gabriele Ninci (conosciuto in rete con il nickname Tanabrus) ha scritto la recensione di Storie di Asklivion – Strade nascoste.
Come scritto nel commento lasciato in risposta al suo post, mi sono trovato concorde con il punto di vista che ha espresso. L’avevo già scritto in un altro post, ero e sono convinto della bontà del lavoro svolto; questo non significa che non lo reputi migliorabile, anzi. Soprattutto la prima parte (proprio su questa la recensione pone attenzione) reputo che sia quella più lenta, che può coinvolgere di meno il lettore perché non s’addentra subito nel vivo della storia, ma ci si avvicina lentamente, in apparenza facendola sembrare slegata a essa, come se ogni capitolo iniziale dedicato a un singolo personaggio fosse un racconto a sé stante. Riprendendo le parole di Gabriele, può sembrare di leggere una storia di Sapkovski, come visto nelle antologie di racconti dedicati a Geralt di Rivia (anche se ai tempi in cui scrivevo quelle parti (2001) non avevo letto nulla dell’autore polacco, dato che non era stato ancora tradotto in Italia, cosa avvenuta solo dal 2010 in poi, e che io non leggevo romanzi in inglese all’epoca).
Perché usare un approccio del genere?
Quando ho iniziato a scrivere non avevo l’esperienza scrittoria acquisita negli anni e con le capacità di allora è stata a mio avviso la scelta migliore, puntando al non cercare di fare, o meglio strafare, ma al fare cose semplici: avere un approccio soft per permettere al lettore di ambientarsi e conoscere con calma il mondo e i personaggi. Non sono pentito di quella scelta, ma con l’esperienza acquisita nello scrivere, anche grazie a letture fatte in seguito (EriksonSanderson e Jordan allora non li avevo ancora letti, ma dalle loro opere c’è da imparare molto), più sintesi e un’alternanza maggiore in alcuni punti della prima parte tra azione e pensiero sarebbero stati appropriati; attualmente, se volessi modificare l’impostazione della prima parte basterebbe usare una costruzione differente che riassume molto senza perdere nulla (l’uso dei flashback, come fatto in seguito, permetterebbe una maggiore incisività). E non è detto che non lo faccia, proprio come ho fatto con Non Siete Intoccabili, anche se in questo caso si tratterebbe di un lavoro differente: occorrerebbe solo fare dei tagli, tenendo le parti più rilevanti, non dover riscrivere interi brani cambiando anche struttura della storia e dei personaggi; questo in Storie di Asklivion – Strade nascoste non è necessario, occorre solo velocizzare l’inizio.
Parlando d’esperienza, penso abbia cominciato a farsi vedere dal capitolo dieci, quando ormai erano due anni che scrivevo, permettendo di avere un approccio con il lettore più efficace, con il ritmo che diventa più veloce e i tasselli della storia che cominciano a dare forma al quadro d’insieme, lasciando da parte gli aspetti filosofici e psicologici che avevano avuto largo spazio finora, specie con Ghendor.
Perché ho puntato tanto su simili aspetti?
Perché si scrive quello che piace e per me la ricerca di consapevolezza, la scoperta di cose nuove e del passato è importante: per questo ho voluto attraverso l’uso di filosofia, teologia, simbolismo farne uno dei perni del romanzo. Non è una scelta commerciale, che si adegua alla maggioranza di libri fantasy che vengono prodotti (cosa propone e fa andare per la maggiore il mercato) perché reputo che sia un modo di dare maggior rispetto al genere, che ha nelle sue corde un grande potenziale per essere una letteratura da cui si può imparare molto. Sono consapevole che il personaggio di Ghendor risulta pesante e pedante, ma questo è il giudizio che ho voluto che si creasse conoscendolo soprattutto all’inizio (non è mai capitato nella vita reale d’incontrare qualcuno con la tendenza a voler insegnare e ad averlo giudicato stancante e seccante?), per mostrare come il restare chiuso nei suoi studi e nella vita quotidiana l’abbiano limitato e bloccato, rinchiuso in una esistenza che non è quella che ha da vivere, dove ha tanto da imparare ancora, piuttosto che cercare d’insegnare agli altri.
Altro punto fatto notare dalla recensione è l’uso che faccio dell’introspezione: è un elemento che uso molto perché è un mezzo che in un libro ritengo sia utile per affrontare cose di cui è difficile parlare; magari una sintesi maggiore può essere utile per essere più incisivi.

La recensione è mirata ed equilibrata a focalizzare punti forti e deboli del romanzo, utile a migliorare come lo è stata quella su Non siete intoccabili, perché ha dato spunti che sono serviti per dare idee su dove intervenire e migliorare il lavoro.

Progetti presenti e futuri: Non siete intoccabili e altro

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Da poco ho terminato la seconda revisione di L’Ultimo Demone, il romanzo che conclude il ciclo I Tempi della Caduta: è il quarto di questa serie, anche se inizialmente era in programma che fosse una trilogia. Ma con L’Ultimo Potere sono saltate fuori trame e vicende che per avere una degna realizzazione hanno necessitato di un altro volume: alla luce dei fatti è stata la scelta giusta e il lavoro fatto è stato soddisfacente. Proprio alla luce di quanto scritto, ci sono stati degli input per la nascita del secondo volume in ordine cronologico della serie: ogni libro, anche se autoconclusivo, presenta degli elementi che lo collegano agli altri e quanto scritto in L’Ultimo Demone ha fatto chiarezza su cosa scrivere in questo romanzo. Le basi del progetto e su cosa e come si sviluppa la trama erano già chiare, ma quanto scritto è servito per avere una visione migliore dei dettagli e del percorso da seguire per arrivare dal punto in cui si comincia a quello in cui si vuole arrivare.
Ma prima di arrivare alla stesura di tale volume, ho un altro progetto da portare a termine: la riscrittura di Non Siete Intoccabili. Nel 2008/2009, periodo in cui lo realizzai, diedi vita a qualcosa di diverso da quello che avevo realizzato fino a quel momento, Strade Nascoste del ciclo Storie di Asklivion: l’idea di un romanzo più breve, più diretto, più di denuncia sulla realtà, era nata con forza e necessitava di prendere forma, perché non dava spazio per altri lavori (a causa di essa ho dovuto interrompere la stesura di Strade Smarrite, seguito di Strade Nascoste, al decimo capitolo), reclamava di essere scritta.
Nella realizzazione di questo romanzo ho voluto discostarmi dall’approccio usato con Strade Nascoste, portando all’estremo dialoghi, situazioni, andando “sopra le righe” per essere più diretto, per colpire con più forza: ho sperimentato un modo diverso di lavorare, di approcciarmi alle storie.
Ora però, grazie anche a spunti e idee nate con L’ultimo Demone, una nuova stesura è necessaria per fare sì che ci siano i collegamenti giusti; soprattutto occorre riscrivere la storia con lo stile che è divenuto mio nelle varie opere che ho realizzato. Dialoghi, riflessioni, descrizioni: tutto verrà cambiato. La storia manterrà l’impronta di base (la denuncia al sistema basato sull’economia che calpesta gli individui), ma assumerà toni più paranormal; soprattutto darà sfumature diverse ai protagonisti.
Terminato questo progetto, sarà la volta di dare vita a una novel basata su un racconto scritto anni fa e poi passare al secondo volume di I Tempi della Caduta per così arrivare a rendere completo questo ciclo. Fatto ciò, sarà la volta di riprendere in mano un’opera dedicata ai bambini e poi tornare alle origini, a riparlare del mondo di Asklivion, con le sue storie e i suoi protagonisti.

Semi piantati

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Dopo un periodo di stacco, ho iniziato la revisione di L’Ultimo Demone, l’ultimo romanzo che da poco ho terminato. Qualche correzione (di piccolo conto) per rendere la trama più scorrevole, eliminazione di refusi, messa a punto a livello di stile per rendere più fluida la lettura, ma nel complesso, a parte alcuni punti, il lavoro è meno impegnativo di quello che ho dovuto fare con Strade Nascoste – Storie di Asklivion: non che allora ci fossero problemi con la storia, ma essendo agli inizi non avevo acquisito la capacità di sintesi e uno dei tanti errori in cui s’incorre quando si comincia a scrivere è che si ritiene che più si usano parole, meglio è. Con l’esperienza si capisce che non è così che si ottiene il lavoro migliore (come si capisce che non si devono usare troppo gli aggettivi, gli avverbi e i pronomi possessivi), ma come ogni cosa ci vuole il suo tempo e solo con la pratica ci sono elementi che possono essere acquisiti; elementi che permettono di ottimizzare le risorse e il tempo, evitando un surplus di lavoro nelle successive fasi la prima stesura.
Ma più che il lavoro di messa a punto, il pensiero è andato alla nascita di questa storia. Non mi riferisco al fatto che è legata direttamente a L’Ultimo Potere (anche se sono due volumi separati, li considero parte della stessa opera, un’unica “entità”), quanto a come è sorta l’idea di parlare di un mondo finito in rovina, con l’umanità preda di vizi e dei suoi lati più oscuri. L’idea di parlare della caduta del mondo e dell’uomo è sorta nel 2009 alla conclusione di Non siete intoccabili (dove il nucleo del romanzo era l’attacco al potere economico) e allora ho gettato le basi per un romanzo che narrava le conseguenze dei fatti accaduti; il progetto, benché terminato e pronto per la stesura, è stato messo in attesa di maturazione perché un’altra idea è nata con forza e che spingeva per prendere vita: in un mondo che s’allontana sempre più da valori quali dignità, rispetto, etica, dove sempre più si spinge per andare dietro a simboli vuoti e dannosi, cercare di capire cosa è stato a causare tutto ciò. Certo i Demoni, queste essenze spirituali corrotte che hanno contaminato gli uomini e che si sono infiltrate in qualsiasi istituzione, hanno avuto la loro parte, ma non è dovuto solo a loro lo sfacelo: le cause sono state cercate molto più lontano, perché hanno radici più profonde.
Questa è stata l’idea da cui è partito il tutto. Ma andando a ritroso nel tempo, grazie allo sfogliare vecchi album di foto, rileggendo libri e ascoltando musica che ascoltavo tempo fa, mi sono accorto che i semi di questa storia erano già stati piantati ai tempi delle scuole superiori. Allora non avevo nessuna velleità di mettere per iscritto le storie che immaginavo (il dover scrivere era un supplizio, causato dalla scuola che richiedeva di dover scrivere di cose che non m’interessavano), né tantomeno avrei immaginato che di lì a qualche anno avrei iniziato il percorso di scrittura che tuttora sto percorrendo, ma capitava che da un libro, un film, l’immaginazione prendesse spunto e cominciasse a creare una storia con vita propria. In quel tempo furono due elementi a dare spunto per quella che anni dopo sarebbe stata la storia di Guerriero, protagonista di L’Ultimo Potere: il videogioco Duke Nukem e una melodia che anni dopo ho ritrovato nella canzone Enjoy The Silence dell’album Karmacode dei Lacuna Coil. Il tema del videogame e il sound della musica mi hanno fatto immaginare una città dai palazzi resi scuri dal fumo, costantemente sotto un cielo plumbeo, con strade piene di barricate e rifiuti. In essa s’aggira un uomo, uno dei sopravvissuti dell’invasione di mostri feroci (la loro natura è ignota, non si sa se demoni, alieni o un esperimento scientifico andato a male), reso duro dalle esperienze, armato di tutto punto, che vive in un bunker fortificato con muri e spesse porte blindate d’acciaio, difeso con ogni sorta di ritrovato tecnologico. In una delle sue uscite in cerca di cibo salva una ragazza dai capelli neri e la prende con sé, difendendola dagli attacchi delle mostruose creature.
Una storia semplice, di certo non originale, usata per fantasticare alle volte nel tempo libero, ma che faceva provare qualcosa, che è rimasta viva per più di quindici anni in attesa di venire narrata e che dimostra che ciò che conta davvero trova sempre il modo di tornare e avere il suo spazio, non importa quanto tempo deve aspettare.

Bilanci

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Quando si giunge alla fine di un anno ci si ferma, ci si volta indietro e si guarda quanto è stato.
E’ tempo di bilanci.
Non che i bilanci si debbano fare per forza a fine anno, dato che ogni momento è valido per farli: in qualsiasi istante, stagione, periodo della vita ci si può soffermare a fare una valutazione di quello che si è raggiunto e quello che si è diventati. Ma per l’uomo, così abituato a schematizzare, suddividere, classificare, creare involucri e confini per poter riuscire a spiegare quanto lo circonda, così d’avere sicurezze che rassicurino ansie e paure, che gli diano quella tranquillità, quelle basi che rendano la vita più a sua misura, è più facile agire in questa maniera.

Della vita privata non parlo, dato che sono dell’idea che ci sono cose che si possono condividere con gli altri e altre che non debbano essere messe in piazza. Con l’espandersi della tecnologia, della multimedialità, della rete e dei modi di comunicare, molti si sentono in dovere di esporsi, raccontare tutto di sé, un modo per parlare di sé, ma anche di far parlare di sé. Di farsi ammirare, come scrive Val in questo post.
Tuttavia, tra alti e bassi (ma è la normalità dell’esistenza, fatta di salite e di discese), senza fatti eclatanti, è stato un anno di piccole cose che hanno riempito, cambiato, fatto ritrovare piaceri che hanno dato serenità.
Mi soffermerò invece con più calma su due punti di cui spesso ho parlato: la scrittura e la lettura.
Partiamo dalla scrittura.

E’ stato un periodo in cui le revisioni l’hanno fatta da padrone, il lavoro più meticoloso nel processo di realizzazione di un’opera, ma necessario se si vuol rendere al meglio quanto creato. Una messa a punto che va fatta con metodo perché tutto fili liscio, sia come stile, sia come intreccio. Un lavoro minuzioso e anche stancante (rileggere più e più volte lo stesso scritto può arrivare a essere sfibrante e snervante), ma utile non solo per una migliore resa del libro, ma anche per far evolvere le capacità di scrittura, per comprendere dove si sbaglia e su quali punti si deve concentrare una maggiore attenzione. Un lavoro a cui a un certo punto bisogna anche dire basta, perché uno scrittore è portato a volere il massimo dal proprio lavoro, ma se si lascia prendere la mano entra in un ciclo che lo spinge sempre a intervenire e a ricercare lo stile migliore che faccia risaltare quanto scritto.
Arrivato a questo punto, allo scrittore non rimane che mettersi alla ricerca del modo di arrivare alla pubblicazione. Un lavoro lungo e duro, specie in questo periodo e in questo paese, specie se non si vuole intraprendere la via dell’editoria a pagamento, scelta cui sono sempre stato contrario dato che è l’equivalente di dover pagare per poter lavorare. Continuerò a sottoporre i lavori che ho realizzato a case editrici, anche se non nutro speranze e non perché non creda o sia convinto della bontà di quanto realizzato, ma perché le condizioni di questo particolare periodo non lasciano grandi spazi, specie in ambito fantastico, dove vige la mentalità che sia un genere semplicistico atto a realizzare storielle adatte a bambini e adolescenti, di mero intrattenimento e che non sia in grado di andare in profondità: se un romanzo non rientra in tali canoni, e pertanto si considera che non sia in grado di dare risultati di vendite e profitto, non viene preso in considerazione. Nonostante sia conscio del mercato e delle sue regole, proseguo sulla strada che chi ha seguito le pagine di questo sito conosce: il fantastico è in grado d’insegnare molte cose, di far maturare, è molto più di quello che la mentalità comune e la scarsa conoscenza di questo genere hanno prodotto nell’immaginario collettivo. Pertanto non rimpiango (anzi) di aver realizzato L’Ultimo Potere (l’ultima fatica della tastiera), anche se so già che l’editoria difficilmente prenderà in considerazione una storia che mostra i tempi della Caduta dell’Uomo, del degrado dell’umanità che ha abbandonato ogni morale seguendo i costrutti creati dall’Era dell’Economia e dai Culti dell’Ego, dove Vizi, Demoni, Virtù incontrano Archetipi in un mondo post-apocalittico abitato da Mutantropi, Chimere e Posseduti, dove la civiltà è ricordata solo da macerie e la razza umana non è che l’ombra di quanto è stato.
Come sono soddisfatto di quanto creato con Storie di Asklivion – Strade Nascoste, la prima opera che ho realizzato. Un’opera che s’aggira sulle mille pagine (una limitazione, dato che le pubblicazioni attuali puntano su libri di duecento-trecento pagine per limitare i costi) e a cui ho cominciato da tempo a lavorare sul secondo volume: un continuo, certo, ma anche se si mantengono gli stessi personaggi del primo libro, quest’ultimo può essere considerato come una storia conclusiva, dove gli intrecci creati lungo il cammino trovano risoluzione e non lasciano punti in sospeso. Certo, ci sono delle porte aperte, ma questo perché nel romanzo, come nella vita, non ci sono dei veri arrivi, ma tutti possono essere dei punti di partenza.
Questo è uno dei lavori in corso, ma ce ne sono altri, la cui progettazione è già stata attuata e la cui realizzazione in parte è avviata: due opere di I Tempi della Caduta sono già imbastite e a metà del guado c’è un libro per bambini. Quest’ultimo non è un lavoro lungo (non raggiunge la monumentalità di Strade Nascoste e nemmeno si avvicina lontanamente alla lunghezza di L’Ultimo Potere o a quello di Non Siete Intoccabili), ma richiede un particolare stato d’animo, una leggerezza, un sentore di “buono”, assolutamente necessari per quanto si vuole trasmettere: se ciò non è presente è meglio aspettare che i tempi siano giusti, lasciare che le cose decantino e maturino, come la natura insegna: per le cose buone occorrono i tempi giusti.
Sempre sul lato scrittura c’è la collaborazione con la rivista Fantasy Magazine.
Ormai è più di un anno che collaboro con essa e diverse sono state le recensioni e gli approfondimenti su romanzi di genere fantastico che ho realizzato: un piacere certamente, ma soprattutto un modo per dare il giusto rispetto a un genere che di rispetto ne ha poco e che invece ne meriterebbe molto di più. La decisione a collaborare con la rivista è stata proprio questa: dare un punto di vista diverso dal conosciuto in Italia. Certo, avrei potuto usare il sito che gestisco, ma avrebbe avuto una visibilità minore, un minor seguito di quello che invece necessita se si vuol sperare di dare una direzione diversa da quella attuale. Non ho la presunzione con quello che scrivo di poter cambiare le cose, ma sono convinto che il contributo dato possa servire a qualcuno, a essere un aiuto, un consiglio per chi vuole conoscere approfonditamente un genere che non è solo qualcosa di moda o di consumistico, cercando di far conoscere quanto di buono c’è. Naturalmente sono conscio che come ogni ambito ci sono delle cose che non vanno, dove l’editoria effettua delle scelte puramente commerciali a discapito della qualità, realizzando materiale immaturo, inadatto alla pubblicazione: un sistema sbagliato, che va giudicato e criticato.
Ma c’è modo e modo per farlo (come nei film di satira, a esempio. I primi due film di Fantozzi sono chicche che mostrano la società italiana con le sue grettezze, meschinità, ossessioni, piccolezze, grettezze, vigliaccherie, il suo opportunismo e arrivismo. Un modo intelligente per mettere di fronte a tutti una realtà dove molti si credono chissà cosa, ma che nei fatti rivelano che non sono gran ché. Quelli di Boldi invece sono soltanto pellicole grezze, demenziali e volgari.)
Perché se è vero che è giusto criticare, mostrare i lati che non vanno, fare solamente questo è un errore che non porta da nessuna parte, fa ristagnare la situazione, creando sterili polemiche e facendo compiacere chi le crea e chi vi partecipa, come la politica italiana ha ampiamente dato dimostrazione. Un comportamento cui bisogna fare molta attenzione, perché ad andare con lo zoppo s’impara a zoppicare e ci si ritrova ad accusare gli altri di quanto non hanno fatto o di quanto di sbagliato hanno fatto, ma non si fa mai niente di propositivo e costruttivo per cambiare lo stato delle cose.
Così non si va da nessuna parte.

Arriviamo ora alla lettura che oltre a trasmettere molto, a far passare ore piacevoli, è anche uno strumento indispensabile per chi vuole scrivere, perché dal confronto con stili e storie diverse si può apprendere più di quanto si possa immaginare.
Tutto quanto letto durante l’anno ha saputo dare qualcosa e non sono qui per fare una lista dei libri terminati e nemmeno per dire quanti ne sono stati letti: la quantità, i numeri non servono a molto, se non come forma d’ostentazione, di dimostrazione d’essere di più di altri. Spesso ci si sofferma su questi dettagli, persi in una corsa che ricorda il consumismo, il voler usare e accumulare il più possibile come se questo rendesse migliori, un’ansia che spinge sempre a essere in movimento, in cerca di qualcosa di nuovo, senza mai soffermarsi a gustare e recepire appieno quello che si ha avuto la fortuna d’incontrare.
Le letture che ho scelto mi hanno soddisfatto, tutte sono state valide, anche se ce ne sono state alcune che ho sentito più vicine di altre. Una è stata La Casa del Tempo Sospeso, l’altra è 1Q84.
Nell’attesa di poter leggere la conclusione di quest’ultima, altre sono le storie in attesa di essere scoperte. La prima, che sto leggendo in questo periodo, è La Via dei Re di Brandon Sanderson. Ho sempre apprezzato le storie epiche (non è un caso che nella libreria che possiedo ci siano autori come Erikson e Kay), che parlano di eroi, dei e poteri superiori (altro non caso il fatto di avere una predilezione per i miti greci, arturiani e scandinavi) e Sanderson ha saputo cogliere quel genere di racconti che mi piace ascoltare e scrivere.
Il suo ultimo lavoro continua a correre sugli stessi binari e a mantenere il livello di quanto finora dimostrato, anche se devo fare un appunto per la prima volta a questo scrittore. Avendo letto la trilogia Mistborn non mi hanno sorpreso più di tanto i poteri di questo nuovo mondo, ma non è questo il neo a cui mi riferisco, quanto piuttosto al modo di mostrare le cose del prologo del libro uno: con quanto dimostrato finora, Brandon poteva trovare un modo migliore per far conoscere al lettore certi elementi. Anche se mi ripeto, quando si vogliono le cose fatte per bene, ci vuole calma, occorre trovare i momenti giusti per dare informazioni, occorre che avvengano in maniera fluida, naturale. Se necessario, lasciare il lettore con un senso di straniamento, impegnato a chiedersi cosa sta succedendo e perché, un po’ come succede con I Giardini della Luna di Steven Erikson (magari non proprio a questi livelli 😉 ). Tolto questo appunto, la lettura prosegue bene e ci si lascia coinvolgere dal mondo delle Cronache della Folgoluce, un mondo molto più caratterizzato e vivo rispetto a quello incontrato nella saga Mistborn. (Andando oltre il discorso del valore indiscusso dell’opera, ci sarebbe da parlare del prezzo, che ha sollevato da più parti proteste: 30 euro non sono pochi, anche con gli sconti 25 non scherzano. Prendendo in considerazione la lunghezza (1146 pagine), le cartine del mondo realizzate a colori, la presenza di illustrazioni all’interno del tomo, potrebbero giustificare il prezzo, basta vedere certe versioni del Signore degli Anelli che hanno un costo equivalente. Più scandaloso è vedere libri di 200 pagine che costano 20 euro e non s’avvicinano neanche lontanamente alla bontà del romanzo di Sanderson. Tuttavia una domanda è lecito farla: perché all’estero lo stesso libro viene venduto indicativamente a 20 euro? Più che rivolgere critiche a Fanucci, c’è da fare una riflessione su tutto il mondo editoriale italiano, dato che all’orizzonte lo scenario non cambia di molto, anzi alle volte è pure peggio).
Ora, nell’attesa di cambiare numero alla data dell’anno, non resta che continuare nella strada che ognuno ha deciso di intraprendere. E anche se questo è molto più importante di qualsiasi augurio che si possa fare, ugualmente lo faccio perché ci sia sempre la spinta a migliorarsi e a rendere il mondo (magari anche solo il pezzetto in cui si vive) un luogo migliore.

Ancora sulla Manovra, ancora con le ingiustizie

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Sulla Manovra è stata posta la fiducia.
Niente di nuovo: ormai ci siamo abituati, sapevamo che sarebbe finita così. La solita azione mossa da vigliaccheria, sopraffazione, spregio dei diritti, mancanza di rispetto verso istituzioni e popolazione.
Dove sta il grosso errore in tutto questo?
Certo, le decisioni prese dal governo sono di una gravità e irresponsabilità che rasentano l’inaudito.
Il problema sta nella frase che ho scritto sopra: ormai ci siamo abituati. Ci siamo assuefatti al punto che lasciamo correre tutto, come le parole di uno dei rappresentanti di Cisl e Uil che ha detto che la modifica sui licenziamenti loro non l’hanno voluta, ma che cosa potevano farci?
Che cosa potevate fare ?!
PER LA MISERIA, SCIOPERARE!
Che razza di sindacato siete? Siete solo capaci di stare dalla parte del più forte e dare ragione al governo, solo per accorgervi troppo tardi che anche voi siete sodomizzati dalle sue decisioni.
E buona parte della gente fa lo stesso, sta ferma mentre le cose vanno sempre peggio. Ma l’inerzia si paga e a caro prezzo.
Adesso ci sono i licenziamenti, dove costituzione e statuto dei lavoratori non varranno più nulla.
Ma questo è solo l’inizio.
C’è la proposta che vuole che sul posto di lavoro i dipendenti siano sorvegliati da telecamere e vigilantes.
Telecamere. Vigilantes.
Prigione.
Il mondo del lavoro sta diventando una prigione.
CHE COSA SIAMO DIVENTATI?
Si sta avverando sempre più la visione di George Orwell mostrata in 1984: dopo il bipensiero, anche il controllo sistematico di tutte le attività. L’individuo privato della libertà, controllato in ogni sua mossa.
Il lavoratore trattato alla stregua di un delinquente, uno schiavo, un prigioniero. E’ questa la concezione che si ha di lui.
Controllato, sempre sotto pressione, senza dignità e diritti.
Un ritorno allo squadrismo.
Cos’è, se non si manterranno i ritmi produttivi, oltre a essere licenziati, mulinelleranno i manganelli?
BASTA.
Questa non è più politica.
Gente che vive sulle spalle altrui, spadroneggiando, imperversando con le sue ingiustizie, dove tutto gli viene perdonato, dove ai delinquenti la si fa passare liscia. Come la decisione di mandare in carcere solo chi evade per tre milioni di euro (chi ne evade solo centomila invece è una persona per bene, no?). Ma il capo del governo, persona equa e giusta, vuole rimediare: vuole togliere la misura che prevede il carcere per gli evasori oltre la cifra sopra citata. Chissà per quale motivo…E si ha poi la faccia tosta di fare pubblicità progresso contro gli evasori fiscali, ovvero chi non chiede lo scontrino per il caffè al bar. Della serie si vede la pagliuzza nell’occhio altrui e non la trave nel proprio. Ma va tutto bene, non preoccupatevi, siamo in Italia, il paese dei furbetti, dove il disonesto è osannato e acclamato, portato a esempio. Che poi la pubblicità contro gli evasori sia ipocrisia allo stato puro non ci piove: come si può fare una reclame del genere, quando i primi a venire meno alla legge sono quelli che l’hanno voluta per creare una facciata di onestà e giustizia? Autoaccusa o autogoal clamoroso.
Una cosa la dice però giusta il claim: “Chi vive a spese degli altri danneggia tutti.”
Bene: allora è arrivato il tempo per chi ci governa di rispondere di quanto fatto e di pagare.
BASTA con questo scempio, via questa classe governante, fuori dal paese: bisogna liberarsene, non stare fermi e magari lamentarsi.
Come si fa?
Sciopero generale a oltranza, finché la classe governante non se ne và.
E ancora sciopero generale a oltranza finché non saranno ridati diritti e dignità ai lavoratori, fino a quando gli imprenditori non la smetteranno di fare quello che vogliono e trattare le persone come pezze da piedi.
Di nuovo, sciopero generale a oltranza, fino a quando le cose non cambieranno.
E non si dica che non si può fare perché si butterebbe a terra il paese: il paese è già a terra e si sta scavando la fossa.
E’ ora di dire basta alla sopraffazione e allo sfruttamento, all’impoverimento della vita.

Una nota personale. C’è stato chi leggendo Non Siete Intoccabili ha criticato che l’opera era esagerata, perché la realtà del mondo del lavoro non è così nefasta come l’ho descritta, che erano solo mie impressioni, un punto di vista personale troppo duro.
No, ciò che ho scritto non erano mie impressioni, fantasie esagerate: semplice realtà e i fatti lo stanno dimostrando. La realtà sta superando se stessa e sta divenendo incubo. Non si crede che questo sia possibile? Si continui su questa strada senza fare niente e si vedrà che le cose andranno anche peggio.