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Morti bianche e disinteresse

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LA strage senza fine delle morti bianche (immagine presa da https://corrieredellumbria.corr.it/news/italia/28870392/morti-bianche-sul-lavoro-numeri-inail.html)Erano i primi mesi del 2009 quando ho finito la prima versione di L’inizio della Caduta. Allora l’opera aveva un altro titolo, lo stile era diverso e anche alcune parti lo erano, tuttavia lo spirito che aveva dato il via a tutto è sempre stato lo stesso: la denuncia delle morti bianche e del sistema economico che non guarda in faccia a nulla per poter continuare ad avanzare.
Il romanzo non è mai stato preso in considerazione da nessuna casa editrice e la colpa non può essere data allo stile o allo sviluppo della trama, dato che non è stata letta: l’opera non è arrivata alla valutazione di lettura perché, dalle risposte avute, l’idea non era d’interesse.
Si sa che il mondo dell’editoria è una giungla e che le case editrici, non essendo onlus, devono puntare su quei prodotti che il mercato ricerca perché, per poter sopravvivere, devono guadagnare e avere utili, quindi non ci si sorprende e non ce la si prende se si ottiene un rifiuto.
Ci si sorprende e ce la si prende quando invece sono altri a cui non interessano i morti del lavoro, e ci si riferisce non solo alle istituzioni e alla politica, ma anche alla maggioranza delle persone. Fino a quando non si viene toccati da vicino, delle morti bianche non interessa a nessuno. Ci si accalora, si fanno dibatti, si litiga, ci s’imbrutisce se un calciatore cambia squadra, se una influencer dice una cosa oppure se una vip posta una determinata foto sui social, mentre invece non si fa una piega se una persona, facendo il suo lavoro per cercare di sopravvivere, va ad aumentare il numero delle morti bianche.
Persone che spesso lavorano per stipendi che non gli bastano nemmeno per arrivare alla fine del mese, che non si stanno certo divertendo a fare qualcosa che se potessero non farebbero, ma che, per non avere la sicurezza sul posto di lavoro, si trovano praticamente costrette a morire.
La realtà brutale è questa: per scelte appartenenti ad altri, in tanti si trovano a dover morire. Una morte che sarebbe evitabile, ma che non si vuole evitare perché non si vogliono spendere soldi per tutelare la vita altrui. In fondo, se una persona muore sul posto del lavoro, ce la si cava con qualche noia burocratica, con qualche ispezione, ma poi si va avanti come sempre, perché ci sarà chi prenderà il posto del morto (visto l’alto numero di disoccupati) e la macchina produttiva continuerà il suo cammino.
Politica, governo, sindacati: tutti a fare proclami, tutti a indignarsi, a pretendere nuovi provvedimenti. Ma è solo ipocrisia, è solo una facciata per i media. Perché dal 2009 le morti sul lavoro ci sono state ogni anno e anzi sono andate aumentando, ma nessuno ha fatto niente, nessuno ha voluto fare niente. Anzi, occorre dire che la questione risale a molto prima del 2009 e questo significa soltanto una cosa: per il sistema attuale, la vita umana non ha nessun valore.
Mentre invece un valore spropositato viene dato al guadagno, al costrutto economico a cui ormai tutto è asservito. Quante volte si è sentito dire che bisogna preservare il lavoro, non importa cosa viene sacrificato? Prima sono stati tolti diritti e tutele, poi si è chiesto alle persone di fare ancora più sacrifici per poter lavorare. Ora si sta chiedendo il sangue alle persone. Il tutto nel disinteresse più totale dei più.

Promozione Primavera/Pasqua

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Fino al 30 aprile tutte le opere saranno in promzione a 0.99 E.

L'inizio della Caduta - Recensione

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Per chi volesse farsi un’idea su L’Inizio della Caduta, ecco la recensione di Fantom Caligo pubblicata sul sito Scrittori Indipendenti.
inizio della Caduta

Segnalazione recensione L'inizio della Caduta

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Per chi volesse farsi un’idea di L’inizio della Caduta, avendo un punto di vista diverso da quello dell’autore, segnalo la recensione di Bruno Bacelli (che ringrazio nuovamente).

Segnalazioni per L'inizio della Caduta

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Un ringraziamento a L’essenza dei libri e a Angela Catalini per aver segnalato L’inizio della Caduta.
Un ringraziamento anche per Letture Fantastiche e a tutto il suo staff, che sempre segnalano l’uscita delle mie opere, come avvenuto anche in questo caso.

L'inizio della Caduta su L'essenza dei libri

Il male che penetra silenzioso nelle pieghe della storia.

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Male che è «una presenza inoppugnabile» nella vita dell’uomo. «I libri di storia sono il desolante catalogo di quanto la nostra esistenza in questo mondo sia stata un’avventura spesso fallimentare. C’è un male misterioso, che sicuramente non è opera di Dio, ma che penetra silenzioso tra le pieghe della storia. In qualche momento pare prendere il sopravvento: in certi giorni la sua presenza sembra perfino più nitida di quella della misericordia di Dio».
Questo è parte del discorso fatto da Papa Francesco sulla preghiera Padre Nostro, soffermandosi soprattutto sul passo Liberaci dal male. La domanda che subito viene da porsi è che cosa sia il male.
Si può dire, in un certo qual modo, che il male è come la creatura in It di Stephen King. Riprendo un articolo che avevo scritto tempo fa su questo romanzo.
It è un mostro che uccide adulti e bambini, che compare nelle varie epoche periodicamente con le sembianze di un clown. Chi ben conosce la figura del clown sa che non è l’individuo divertente, comico, che fa ridere: il clown è qualcosa d’inquietante, che incarna la follia, l’irrazionalità, tutto ciò che non ha senso e gli istinti più primordiali.
It non è solo un mostro sotto le sembianze di clown, è un mostro particolare: è un mutaforma, capace di assumere le sembianze di ciò che fa più paura alla persona che ha davanti. Per alcuni può essere una mummia, un licantropo, un vampiro, il mostro di Frankenstein, un lebbroso; per altri può essere addirittura una persona cara che però li terrorizza.
Fermarsi a questo sarebbe riduttivo, perché It è ancora più di questo: è un’entità aliena giunta sulla Terra quando il mondo era giovane, quando ancora non c’era l’uomo. Un’entità antichissima come la Tartaruga, la sua nemesi; solo chi ha creato entrambe è più antico. Essendo giunto sulla Terra, It ha assunto una forma fisica (e pertanto deve sottostare alle leggi del mondo in cui abita, avendo in questo modo un punto debole e potendo così essere sconfitto), ma la verità è che forse il vero io di It non ha una forma, ma è una luce che non fa luce, è una luce che oscura, capace di distruggere la mente di chi ha la sfortuna di vederla nella sua vera essenza.
King è stato molto bravo nel dare molti volti a It, nel rendere sfaccettata questa creatura, e non si è fermato a questi aspetti: con It è riuscito a incarnare una realtà della vita ormai molto diffusa e che ben viene descritta dal seguente brano.

Derry è IT. Mi capite?…Dovunque andiamo…quando IT ci assalirà, la gente non vedrà, non sentirà, non saprà. Vi rendete conto che è così? (1)

King mostra come la cittadina di Derry sia un’estensione di It, come si sia talmente radicato in essa da condizionare le persone e farle divenire alleate, complici. It ha trovato terreno fertile in quegli individui dove la cattiveria, lo scarso equilibrio mentale, la malvagità erano fiorenti e le ha usate come strumenti portatori di violenza e morte. In Derry ci sono state vere e proprie stragi, delitti efferati, ma sono passati come se niente fosse, nell’indifferenza più totale, dove la gente ha chiuso gli occhi o si è voltata dall’altra parte per non vedere. Da parte di molti cittadini c’è stata una condiscendenza non da poco, per la quale sono stati anche ripagati, avendo avuto fortuna nei propri affari e una certa ricchezza: è stato un po’ come vendere la propria anima al diavolo.
Se ci si pensa, King sta dicendo ai lettori che It è sempre esistito perché It in realtà non è il mostro venuto da lontano, dallo spazio profondo, ma è una mentalità umana, è quella che se ne frega delle conseguenze di certe azioni, quella che l’importante è poter vivere tranquilli, che finché capita agli altri va tutto bene. È il menefreghismo delle persone che per non avere guai passano oltre a chi è in difficoltà. È l’egoismo che permette che il male dilaghi, che fa pensare solo ai propri interessi, a guardare solo al proprio giardino, disinteressandosi di tutto il resto, anche se questo può portare alla rovina dell’intero paese.
Se si osserva, questa è una parte della realtà che viviamo, nel piccolo come nel grande. La gente passa oltre a chi è in difficoltà perché non vuole guai, non vuole pensieri. Le multinazionali, i governi, pensano solo al loro interesse, poco importa se questo porterà a disastri che rovineranno l’ambiente, se faranno sorgere conflitti.
IT esiste ed è sempre esistito. E continuerà a esistere finché persisterà una certa mentalità umana.

Un male che è sempre esistito. Una mentalità che può colpire chiunque, dove… anche le persone di buon cuore possono indurirsi e smarrirsi… Anche un animo gentile può divenire arido come un deserto, dimenticando cosa significa essere umano…Specie se si fa sopraffare dalla paura (2).
Un male che spesso si associa a Satana, demoni e spiriti maligni. I più, li reputano soltanto personaggi dei miti o simboli da usare in psicologia, ma sono più reali di quanto si possa credere e, anche se non si riescono a vedere, gli effetti del loro modo di agire sono sotto gli occhi di tutti. I demoni sono creazioni nate da mentalità e modi di vivere traviati dell’uomo. (2)
Un male che è come un’ombra, un pezzo delle tenebre del mondo, un frammento d’oscurità che ha preso forma e si muove sulla terra (2). Tanti si scandalizzano quando accadono eventi violenti, ma non ci si deve meravigliare, dato che è qualcosa che si verifica da tempo. Così tanto che ci si è fatta l’abitudine. E questo è un male, perché non è normale accettare la violenza, la sopraffazione, il vivere senza dignità. Ormai questa è la regola in cui vivono le società. Ma un giorno, se l’uomo lo vorrà, tutto questo cambierà e ci sarà giustizia. (2)

1.IT. Stephen King. Sperling&Kupfer Economica 2009. Pag.1085
2. L’inizio della Caduta.

L'inizio della Caduta

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Terra. Era dell’Economia.
Il denaro domina incontrastato, incontrollato. Gli uomini sono considerati oggetti da usare, da sfruttare. Sempre più diritti sono persi, sacrificati in nome del guadagno, della produttività. I ricchi diventano sempre più ricchi. Imprenditori e politici hanno sempre più potere. Lavoratori e gente comune sono sempre più schiacciati.
Una storia che si ripete giorno dopo giorno.
Rassegnazione e costernazione sono i sentimenti che dominano il cuore delle persone; stati d’animo che sono divenuti regola, ritenuti inevitabili ma che non hanno più nulla di normale, perché quello che sta facendo l’economia è troppo distorto per poter appartenere solo all’uomo: è qualcosa che sa di soprannaturale, dove il denaro è diventato un dio. O qualcosa di molto peggio.
In un clima di morti bianche, perdita di lavoro, scioperi, lotte per mantenere diritti e dignità, iniziano i tempi della Caduta dell’uomo. Ma inizia anche la resistenza di chi vuole salvare l’umanità dalla follia e dalla sua distruzione.

Dedicato alle vittime sul lavoro, a chi subisce soprusi, a chi non si piega al volere dei soldi, a chi si sente sconfitto dagli eventi e dalla vita.

Questa è la presentazione di L’inizio della Caduta, terzo volume di I Tempi della Caduta. Faccio subito una precisazione: si tratta del terzo volume in ordine di pubblicazione, ma non lo è in ordine cronologico, come dovrebbe far intuire il titolo. I fatti narrati mostrano che cosa ha dato il via ai Tempi di cui ho narrato in L’Ultimo Potere e L’Ultimo Demone; quindi, niente scenari apocalittici, niente mondo futuro, ma quello presente. Non per questo il quadro è più roseo: la realtà spesso non lo è. Anche in L’inizio della Caduta si parlerà di sopravvivenza, ma in maniera differente: non sarà solo quella del corpo, ma anche quella della dignità. Una cosa per niente strana nell’Era dell’Economia, dato che si sacrifica tutto per il denaro.
Di quest’opera ne parlo da tempo , ma è uscita da poco: come mai?
Perché c’era qualcosa che non mi rendeva soddisfatto di quanto narrato, e non per lo stile, ma perché c’erano elementi cui non avevo pensato. L’Ultimo Potere e L’Ultimo Demone mi avevano permesso di capire perché la prima stesura realizzata nel 2008 non mi aveva soddisfatto del tutto; l’anno scorso invece, riflettendo se potevo ampliare il lavoro svolto, mi ha permesso di sviluppare parti della storia che rendono il quadro più approfondito e che meglio fa da introduzione alle vicende future già narrate. Quindi non solo sono andato più in profondità nei personaggi già presenti nelle altre stesure realizzate, ma ho avuto modo di farne comparire degli altri (a parte Masha, tutti gli altri sono già stati incontrati nelle opere che hanno preceduto L’inizio della Caduta).
Il quadro della serie I Tempi della Caduta è dunque concluso?
Ho ancora una storia da raccontare, ma questa è una faccenda che andrà affrontata in altre occasioni; adesso, è tempo di lasciare spazio all’inizio.

Sconfitta dei lavoratori

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Il Job Acts è stato fatto passare come una manna del cielo, una rivoluzione epocale. Nel primo caso è falso, nel secondo è vero. Solo che è una rivoluzione in senso negativo, perché ha fatto perdere diritti, ma in termini di occupazione è cambiato poco o nulla. Infatti i tanto decantati numeri del governo non sono veritieri, mancano centinaia di migliaia di posti di lavoro, e i posti di lavoro nuovi non sono veri nuovi posti di lavoro, bensì contratti a tempo determinato già esistenti mutati nel nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato, quindi nessuna nuova assunzione. Ma c’è di peggio in tutto questo, perché tante ditte hanno fatto i furbetti, licenziando i propri dipendenti, riassumendoli poi a tempo determinato tramite società interinali, per poi assumerli a scadenza del contratto con il Job Acts, così da avere dipendenti con meno tutele, ma soprattutto usufruire degli sgravi di 8000 E a lavoratore dati dal governo (in questo modo non si guarisce l’occupazione, la si dopa e basta). Un incentivo che non aiuta a creare nuovi posti di lavoro, ma aiuta notevolmente gli imprenditori: di questo ne ha guadagnato ampiamente Marchionne, che con le nuove assunzioni a Melfi ha avuto un risparmio di svariati milioni di euro (11).
Proprio l’impianto Fiat di Melfi viene portato come esempio, modello d’industria da seguire, ma non si considera che sfrutta il bisogno di lavorare delle persone, costringendole a un lavoro estenuante, con turni continui senza stop, riducendo le pause, sempre in piedi, senza mai staccare perché non c’è neppure un secondo libero, il ciclo è sempre continuo. A Melfi, in ambito automobilistico, è dove si lavora di più, 20 turni, sette giorni su sette, un ciclo che non si ferma mai. I lavoratori sono spremuti, hanno un breve periodo di riposo dopo dieci giorni di lavoro a turni di fila; non riescono quasi più avere tempo di stare con i propri cari, spesso passando diverse ore in viaggio in aggiunta a quelle che si passano in fabbrica. Vivono per lavorare, nulla di più.
Si potrebbe fare diversamente (vedere quello che fa la Lamborghini, che ha tutto un altro approccio e non dimentica la dignità dell’individuo, sapendo che dallo stato del singolo dipendo il successo del gruppo), ma è stato fatto passare e si vuole fare passare che questo è indispensabile, che questo è un male necessario per un futuro migliore (una scusa usata nella storia infinite volte per giustificare il calpestare diritti e dignità, per avvantaggiare pochi). Presa DirettaIl mondo del lavoro è diventato una landa selvaggia, dove il Job Acts è solo una parvenza di tutele di diritti, mentre invece è un contratto dove di diritti quasi non se ne ha. Le cose non vanno meglio altrove, dove ci sono vere e proprie truffe, con le persone vengono assunte per lavorare nei call center e i porta a porta, istruiti con stage che sembrano lavaggi del cervello e mandati a vendere contratti, con modi che sono veri e propri raggiri, senza tutele, senza contratti: questo è quanto mostrato dalla puntata di Presa Diretta del 20 settembre (in questo articolo si approfondisce a quanto si è accennato).
Di fronte a questa realtà verrebbe da arrabbiarsi, da piangere, da angustiarsi, da pregare le persone di dire basta a questo sistema, di ribellarsi, di riprendere la loro dignità. Ma non servirebbe a nulla, perché la gente non vuole ascoltare, accetta e subisce passiva, perché questa è la realtà, questo è il mondo in cui vive e non si può fare nulla, si può solo accettare di subire e andare avanti alla peggio, perché non si può fare diversamente.
Una parola sorge dinanzi a tale quadro: sconfitta.
Sconfitta della dignità
Sconfitta della libertà.
Sconfitta dell’individuo.
Sconfitta. Sconfitta. Sconfitta.
Si è perso e ormai non si può più aiutare nessuno, come scrive Igor Sibaldi in Il Libro delle Epoche.
E tutto per arricchire pochi, dimenticando che quando un ricco diventa ricco le cose non vanno meglio, bensì peggiorano sempre e pure di brutto. Ma questa è la natura di un sistema che vuol far passare per eroi persone che non hanno assolutamente nulla degli eroi, ma solo una brama senza scrupoli di arricchirsi, dove ogni pretesto di guadagno è colto senza ripensamenti. Ancora una volta, la realtà supera la fantasia.

Dall’astuccio nero sotto la finestra si espandeva odore d’incenso, andando ad aleggiare in tutto l’ufficio dirigenziale. Sulla lucida superficie della spaziosa scrivania erano appoggiate cartelle colorate; il loro contenuto, prospetti, grafici e documenti di vario genere, era disposto a ventaglio davanti ai consiglieri seduti sulle poltrone di pelle.
«Quali sono le vostre conclusioni?» domandò il dirigente con l’ampia vetrata e le piante ornamentali alle spalle.
«Abbiamo esaminato i documenti un’altra volta» parlò l’uomo dalla giacca azzurro fumo che faceva a pugni con una cravatta color aragosta. «Il costo di quanto richiesto è superiore del trenta per cento rispetto ai nostri preventivi, con tempi di realizzazione che si aggirano sulle due settimane, rendendo inagibile per almeno una settimana metà dei reparti produttivi e per due giorni i server aziendali. Il fatturato avrà un calo del cinque per cento e questo soltanto perché in magazzino c’è a disposizione del materiale finito pronto per essere venduto.»
«Ancora magazzino alto» notò il dirigente. «Ordini dati che non sono stati rispettati. Sapete quanto costa tenere del materiale fermo?» Tamburellò le dita sulla scrivania. «Troppo!» Il palmo della mano si abbatté sulla superficie lucida. «Il materiale deve entrare solo quando c’è richiesta, essere lavorato all’istante e immediatamente spedito.»
«Signore, ci sono i tempi d’ordinazione e consegna: i fornitori cui ci rivolgiamo non lavorano solo per noi e tutti ormai, visto il periodo di crisi, fanno richiesta all’ultimo minuto, quando hanno ordini in vista» fece notare l’uomo calvo dal vestito cinerino. «Se il materiale non è presente al momento della richiesta e i tempi d’attesa per il ricevimento della merce si allungano troppo, ritardando la realizzazione del prodotto, il cliente può annullare l’ordine, con conseguente perdita di guadagno e immagine. Inoltre…»
«Tutte scuse» tagliò corto il dirigente. «Il guadagno si fa abbattendo i costi e tagliando le spese. A cosa servono i vostri master universitari, se non riuscite a eliminare gli sprechi? In questo modo non si fa economia, la si rovina solamente. Ma ora torniamo al nocciolo di questa riunione.»
«È un intervento ingente.» Prese parola l’uomo brizzolato in abito e cravatta neri. «Tuttavia necessario. La messa a norma degli impianti non può più essere rimandata, sia per il rispetto delle normative in vigore, sia per la sicurezza dei lavoratori: negli ultimi tre mesi la linea elettrica è già incorsa in due corti circuiti; fortunatamente non ci sono stati danni a cose o persone.»
«Per vent’anni gli impianti hanno svolto il loro compito egregiamente: non vedo per quale motivo occorra fare un intervento costoso che non porterà nessuna miglioria in fatto di produttività. Non c’è nulla che suggerisca che le cose, andate bene finora, debbano cambiare.» Il dirigente fissò uno a uno i consiglieri.
«Potrebbe non andare sempre così bene» ipotizzò a disagio l’uomo dalla cravatta color aragosta. «Qualcuno dei lavoratori potrebbe farsi male e allora ci sarebbero problemi con i sindacati, oltre a un ritorno d’immagine non certo positivo.»
«Tutti i giorni si sente parlare d’incidenti: ormai nessuno ci fa più caso» tagliò corto il dirigente.
L’uomo dal vestito cinerino si schiarì la voce. «Stiamo parlando di persone, non di merci» fece notare non riuscendo a nascondere una certa apprensione.
«Siamo una ditta, non dei buoni samaritani: che i lavoratori imparino a essere più attenti, se vogliono mantenere la salute. Il nostro scopo è il profitto, quello per cui lavoriamo e viviamo, quello che ci rende ciò che siamo. Piace anche a te avere uno yatch e spassartela con la tua famiglia nei mari caldi, vero?» lo provocò il dirigente. «Allora non perderti dietro simili discorsi. Investire in questo intervento significa meno soldi per noi e tutto solo per mantenere una buona impressione sull’opinione pubblica. I lavoratori non corrono alcun pericolo reale, quindi la richiesta sarà respinta e non si dovrà interrompere la produzione.»
«Sei sicuro di questa decisione papà?» fece notare il figlio seduto alla sua destra.
«Impara questa lezione: non ti piegare alle loro richieste, fallo solo quando è inevitabile e anche allora dai il meno possibile, o un giorno li ritroverai dietro la scrivania al tuo posto» lo ammonì padre.
«Al sindacato la cosa non piacerà» asserì l’uomo dalla giacca azzurra.
«Il sindacato non è un problema: ho raggiunto un accordo sul fatto che in questo tempo di crisi l’applicazione delle leggi sulla sicurezza non è di vitale importanza, a differenza di far lavorare le persone. Fintanto che sarà assicurato il posto lavorativo, il sindacato non muoverà lamentele.»
«C’è però sempre la questione di quei posti» notò l’uomo dal vestito cinerino, ricordando la prospettiva di aprire una procedura di mobilità.
«Seppur a malincuore, il sindacato appoggia la linea che abbiamo deciso di seguire: ha compreso che è meglio sacrificare qualche dipendente piuttosto che tutti perdano il posto.»
«Ai lavoratori non piacerà questa notizia» disse l’uomo in abito e cravatta neri.
«Naturalmente, ma noi dobbiamo pensare alle nostre priorità. Anche se può sembrare arrogante, va ricordato che siamo noi a far andare avanti la macchina dell’economia e da noi dipende tutta la società in cui viviamo. Siamo i protagonisti senza i quali l’opera non può essere messa in scena: tutti gli altri sono semplici comparse che possono essere tolte o sostituite in qualsiasi momento.»
I consiglieri si guardarono l’un l’altro, non del tutto convinti della linea d’azione intrapresa.
«Qual è il settore dove fare i tagli?» s’informò il figlio.
«Fosse per me, tutti: abbiamo esuberi in ogni reparto. Basterebbe meno personale, ma più efficiente e meglio utilizzato, per avere il rendimento che abbiamo adesso.» Il dirigente serrò pensieroso le labbra. «Dato però che una linea del genere non verrebbe accettata senza avere grane, l’intervento avverrà nel settore con il numero di dipendenti più elevato.»
«È proprio necessario?» interloquì l’uomo dal completo antracite, l’unico che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
«No, non lo è» ammise il dirigente. «Ma effettuando dei tagli mostreremo che la ditta sta passando un periodo difficile e così otterremo delle sovvenzioni dallo stato. In questo modo avremo un’ulteriore entrata e le spese diminuiranno a seguito dell’eliminazione di una parte degli stipendi: la ditta andrà avanti benissimo senza qualche operaio senza problemi, ma avrà ottenuto un guadagnato. Questo, è fare affari» sentenziò. «Se non avete nulla da aggiungere, la riunione è terminata.»
«Questa scelta avrà ripercussioni: sarebbe meglio cercare un’altra via» continuò l’uomo dal completo antracite.
«Andremo avanti con questa politica» tagliò corto il dirigente. «La ditta è andata sempre bene grazie alle scelte fatte, anche se impopolari. E così continuerà a operare.»

Una riflessione da L'inizio della Caduta: Delirio d'onnipotenza

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Era il 2008 quando realizzai la prima stesura di Non Siete Intoccabili, scritta subito dopo Strade Nascoste. L’intenzione allora era di proseguire con la narrazione delle Storie di Asklivion; dieci capitoli erano stati scritti quando sorse l’idea per una storia staccata da quel mondo, ambientata nel nostro che parlasse del mondo del lavoro, delle sue ingiustizie, del mobbing, delle morti bianche. Un’idea che premeva con forza per prendere vita e che non mi permetteva di continuare con le vicende di Asklivion e dei suoi personaggi: così è nato Non Siete Intoccabili.
In quest’opera ho voluto sperimentare, cambiare stile e approccio, cercando di realizzare qualcosa che estremizzava i comportamenti, i dialoghi, rendendolo eccessivo, sopra le righe, alle volte grottesco. Non rinnego quanto ho fatto perché mi è servito a capire qual è la strada che è più adatta a quanto voglio narrare, a come voglio porre storia e personaggi, a quali sono gli errori da evitare. Non Siete Intoccabili ha delle idee e degli spunti validi e sono state mantenute, ma sviluppate diversamente: per questo delle parti sono state tenute e usate per realizzare una storia che partendo da esso è stata modificata per andare a completare il quadro che è andato formandosi con la realizzazione di L’Ultimo Potere e L’Ultimo Demone. Si tratta di una narrazione con forti elementi fantastici e paranormali, ma che è fortemente ancorata nella realtà. Anche se in Italia il fantastico è sottovalutato, esso è un forte mezzo, pregno di simbolismo, per affrontare la realtà e soprattutto i suoi lati oscuri: in questo Stephen King è un maestro, con le sue opere fantastiche che mostrano spicchi densi di realtà e dei suoi problemi, della sua follia.
Era il 2008, ma sembra di narrare i fatti di cronaca odierna. Non si tratta di essere stato profetico, ma se si osserva la realtà, il contesto storico, e soprattutto avendo studiato un poco la storia, si può vedere dove si vuole andare a parare. Quindi non sorprendono certe affermazioni fatte da Renzi contro i sindacati (Non lasceremo la cultura ostaggio di questi sindacalisti contro l’Italia) e da Squinzi (che vuole il dimezzamento degli stipendi dei lavoratori), dato che sono anni che governi e imprenditori cercano di togliere diritti ai lavoratori, rendere le loro condizioni peggiori e sfruttarli il più possibile. Più spesso di quanto si creda, realtà e fantastico non sono poi tanto lontani tra loro.