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Ghostbusters: Legacy

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Cosa dire di Ghostbusters: Legacy? Che sicuramente è un’operazione nostalgia, dato che ricalca le orme del primo film, quello con maggior consensi di pubblico e critica. E si può dire che è un’opera riuscita, che non raggiunge il livello della prima pellicola, ma che supera quello del secondo (si avvertiva una certa stanchezza, come se si fosse costretti a soddisfare le richieste del pubblico che volevano un’altra storia dei quattro acchiappafantasmi) e che straccia senza pietà il terzo del 2016 (ci si domanda ancora perché si sia voluta creare una cosa del genere; la risposta in fondo la si sa, ma di certo non c’era la necessità, anzi, andava evitata senza pensarci due volte).
Ghostbusters: Legacy inizia con la dipartita di quello che si capisce essere un acchiappafantasmi, avvenuta durante contro uno scontro con un’entità soprannaturale. Di lui non si sa nulla, anche se chi ha visto i primi due già capisce di chi possa trattarsi dalla chioma di capelli.
Una settimana dopo, la figlia dell’acchiappafantasmi e i due nipoti vanno a vivere nella fattoria fatiscente in cui viveva. Per Trevor e Phoebe la nuova vita nella piccola cittadina di Summerville non si presenta felice; ma la conoscenza di Lucky per il ragazzo e di Podcast per la sorella, rendono tutto più tollerabile.
Phoebe, sempre controllata, razionale, che basa tutto sulla scienza, inizialmente non prende sul serio le parole dell’amico Podcast, appassionato di occultismo, ma quando nella sua casa iniziano a verificarsi strani fenomeni, comincia a indagare e così scopre che suo nonno non era altri che Egon Spengler. Non solo: scopre tutta la sua attrezzatura. E mentre il fratello, dopo averla ritrovata sotto un telo, ripara la Ecto1, lei e Podcast vanno in giro a provare lo zaino fotonico che la ragazza ha riparato.
Tra vecchi e nuovi equipaggiamenti, ci sarà la prima nuova caccia a un fantasma che mangia metallo; la cosa non andrà bene, e i tre finiranno arrestati, con tutti i mezzi acchiappafantasmi confiscati dalla polizia. I tre però non si daranno per vinti e continueranno a seguire gli indizi lasciati dal nonno che scopriranno, guarda caso, non essere né pazzo né rimbecillito; Egon, sacrificando famiglia e amicizie, aveva capito che si stava per ripetere un evento catastrofico come quello che aveva reso famoso lui e gli altri tre acchiappafantasmi, e per questo aveva funto da guardiano contro il male che stava arrivando.
E qui ci si ferma per non fare spoiler, anche se si può dire che non viene immesso nulla di nuovo e che forse non si è voluto rischiare, volendo puntare su un copione già usato perché era stato il vero successo della serie Ghostbuster.
La prima parte di Ghostbusters: Legacy è carina, ma nulla di più. Il film comincia davvero a ingranare quando le cose cominciano a farsi serie e non si è più nella fase della scoperta. Certo, giunti a capire con cosa si ha a che fare, non c’è più nessuna sorpresa; tuttavia, è a questo punto che si comincia a divertirsi. E non si può nascondere una parte di commozione nella “ricomparsa” di Egon Spengler con il volto di Harold Ramis (volto realizzato grazie agli effetti visivi MPC, dato che l’attore che interpretava il personaggio dei primi due film è scomparso nel 2014).
Ogni generazione ha i suoi acchiappafantasmi e Ghostbusters: Legacy si può dire che è un passaggio di consegne tra i vecchi specialisti (che faranno la loro comparsa) e i nuovi. Nostalgia sì, ma in modo divertente. Forse si tratta di una pellicola per gli appassioanti della serie (non ci si deve dimenticare della serie animata The real ghostbusters), ma non è niente male.

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