Pensare. Una gran cosa. Un elemento che caratterizza e distingue l’essere umano.
Ma è qualcosa che si sta perdendo. Brutto da dire, ma è così: si sta perdendo la capacità di pensare.
Si pensano a cose sciocche, banali, ci si perde dietro il superfluo.
E questa cosa colpisce soprattutto i ragazzi condizionati da tutte le parti: social, media, genitori, scuola.
Sembra che nessuno voglia prendersi più la responsabilità di far ragionare i giovani, d’insegnarli dei valori, di mettere anche dei paletti, perché dare tutto e darla sempre vinta ai ragazzi è tra le scelte che fa più danni (vedere i metodi diseducativi di Benjamin Spock).
Eppure bisogna. Ma non è qualcosa di così complicato.
Il pensare è un’attività che si basa sullo stesso principio del saper risolvere problemi algebrici e dell’avere una muscolatura tonica: si sviluppa e si mantiene con un’attività costante. Non si tratta di un dono divino e neppure di qualcosa riservato a una casta di pochi eletti (laureati, nobili, ricchi), ma di un qualcosa che appartiene a tutti quanti. La differenza di livello che si può raggiungere nel pensare dipende solo dall’abitudine, dalla frequenza e dalla diversità dei modi con cui lo si usa: risolvere problemi pratici, leggere libri dagli argomenti più diversi, ma soprattutto osservare la realtà con occhio obiettivo e distaccato, senza esserne coinvolti (che è forse la parte più difficile da mettere in atto).
Ma se capire come sviluppare la capacità di pensare è importante, lo è ancora di più comprendere perché il pensare è qualcosa che occorre mantenere sempre attivo e ben allenato: se non si hanno buone capacità di ragionare, si finisce per essere manipolati e sfruttati, influenzati da ciò che accade attorno a noi. Eliminare del tutto tali manipolazioni, influenze e sfruttamento è qualcosa di davvero difficile da attuare, ma sicuramente si può limitare il loro raggio d’azione e d’influenza.
Il video di Paolo Crepet, Il coraggio di pensare, è lungo, ma merita di essere visto. Dà molti spunti su cui riflettere.
In effetti cominciare a prendere sul serio la scuola sarebbe un buon inizio. E dire che ai miei tempi l’avevo tanto odiata.
Dipende anche le persone che si hanno avuto come guide all’interno dell’ambito scolastico: ci sono maestri e professori che fanno odiare certe materie e di conseguenza lo studio e la scuola. E ci sono insegnanti che si ammirano e possono cambiare anche la vita. Sembra uno di quei discorsi fatti, ma prima di essere insegnanti validi occorre essere delle persone di valore.