“Arrivai finalmente alla conclusione che forse aveva ragione lui: forse gli eroi non esistono.
Forse esistono solo persone come il mio papà.
E finalmente capii perché loro si sentivano tanto a disagio a essere chiamati eroi: gli eroi sono una cosa che creiamo noi, una cosa di cui abbiamo bisogno.
E’ un modo per capire ciò che è quasi incomprensibile, come alcune persone possano sacrificarsi tanto per noi. Ma se mio padre e i suoi amici corsero quei rischi e sopportarono quelle ferite, lo fecero unicamente per i loro compagni; avranno anche combattuto per la patria, certo, ma morirono per i loro amici, per l’uomo davanti a loro, per quello al loro fianco. E se vogliamo onorare veramente questi uomini, dovremmo ricordarli com’erano realmente, così come li ricordava mio padre.”
Flags of our Fathers, di Clint Eastwood
La gente ha bisogno di credere che esistono persone capaci di cambiare il destino, di modificare lo stato delle cose: individui capaci di elevarsi al di sopra della massa, di compiere grandi cose, d’essere d’esempio, pronti a intervenire e risolvere le situazioni difficili.
Questa è l’idealizzazione, un proiettare all’esterno una parte di sé che non si riesce, o si vuole vedere, perché intimoriti dal riconoscere che già si possiede qualcosa di grande e magnifico, senza doverlo ricercare all’esterno. Ma la mancanza di fiducia, la pigrizia, l’inerzia possono atrofizzare questo meccanismo e far perdere qualcosa di bello, caricando altre persone di pesi e fardelli che sono gravosi, perché non esistono eroi, ma tutti possono esserlo: perché gli eroi sono persone come chiunque altro.
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