In questi giorni mi è capitato di rivedere il film Watchmen. Non posso far paragoni con l’opera cartacea di Alan Moore, dato che non ho avuto modo di leggerla, tuttavia mi ha dato modo di fare una riflessione sulla società e sulla violenza.
Una realizzazione cinematografica per nulla banale, che dà una rilettura sotto forma fantastica della piega che certi avvenimenti politici avrebbero potuto prendere se la storia avesse preso un’altra piega. Una riflessione se il fine giustifica davvero i mezzi, se per la pace e il bene superiore è possibile accettare un ingente prezzo da pagare.
Una realizzazione intelligente, ma fino a che punto è stata compresa? Molti criticano film del genere ritenendo il genere supereroistico come qualcosa d’adolescenziale, di mero intrattenimento (salvo poi incontrare pellicole come Batman-Il cavaliere oscuro); altri criticano questi lavori dicendo che la violenza presente al loro interno è fautrice e condiziona certi comportamenti delle persone, specie dei giovani (insomma, sono un cattivo esempio).
Critiche che possono essere definite superficiali perché date senza avere conoscenza di quanto si ha davanti. Tuttavia un fatto non può essere non notato: quanto del messaggio di film del genere viene percepito e quanto invece ci si sofferma solo sull’appariscenza degli effetti speciali e sulle scene di violenza?
Inutile dire che molti, specie i più giovani, si facciano suggestionare da queste ultime, la loro emotività e suscettibilità stimolata e portata a scimmiottare le gesta dei personaggi visti sul grande schermo; un volersi immedesimare in qualcosa che ha colpito la psiche ma che non si riesce bene a comprendere. Ci si ferma sempre alla superficie, all’apparenza: non si raggiunge il nucleo, l’essenza delle cose. Film (per restare in tema) come Matrix, V per Vendetta, Watchmen, Batman Begins (per citare alcuni tra i più recenti) perdono di significato, diventando fonti d’esaltazione, eventi di una stagione presi di moda.
Ma non sono solo i giovani ad avere simili comportamenti: sono posseduti anche da gente che dovrebbe aver acquisito una certa maturità.
Certo, conta molto la volonà dell’individuo di andare oltre la superficie, di scendere in profondità nelle comprensione per superare le apparenza; la libera scelta di evolvere è importante. Ma ha una uguale importante anche l’educazione ricevuta. E non s’intende solo dare regole, valori, credo da seguire: questo è un passaggio di consegne, un dare ciò che si è visto fare nel proprio ambito famigliare, quasi un meccanismo automatico. Qui si parla d’educazione consapevole, quel tipo d’insegnamento che aiuta a pensare con la propria testa; un’educazione costante, sempre presente e disponibile,ma che lascia spazio, che aiuta a sviluppare l’osservazione e il giudizio, capace di ricominciare di fronte a errori e fallimenti senza mai mollare, darsi per vinto.
Un tipo d’educazione che è stata accantonata, ritenuta superflua, sacrificata in nome di una finta e ipocrita libertà che rende deboli e prigionieri, condizionabili e strumentalizzabili da chiunque.
Di questi tempi è già buona ricevere un’educazione…figuriamoci una consapevole!
Ma è l’unico modo se si vuole che le cose cambino; occorre sforzarsi, mettersi d’impegno.
Ti consiglio anche la lettura del “fumetto”, ha uno “spessore” assai più grande. 🙂
Ne sono convinto e appena potrò lo prenderò 🙂