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Jonathan Livingston e il Vangelo

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Strade Nascoste – Racconti

Strade Nascoste - Racconti

Strade Nascoste

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Il magazzino dei mondi 2

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Il magazzino dei mondi 2
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Twilight og the Gods

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Twilight of the GodsSono trascorsi cinque anni dall’uscita di At The Edge of Time e ormai si è prossimi all’uscita del decimo album dei Blind Guardian. Si è curiosi di vedere se la band manterrà la qualità della sua ultima fatica, che presentava ottimi lavori come Sacred Word, A voice in the Dark, Wheel of Time (una delle canzoni più belle realizzate nella sua carriera). Oppure se si vedrà una china discendente come successo ad altri gruppi come Kamelot, Sonata Arctica, Rhapsody of Fire.
Nell’attesa, nel 2014 è uscito il singolo Twilight of the Gods: cinque minuti di musica in pieno stile Blind Guardian. Un buon brano, ma nulla di trascendentale o innovativo. Buona come sempre la prova di Ehmke e Hansi, con certi passaggi che ricordano le sonorità di A Twist in the myth e A Night At The Opera, ma lontano dall’incedere potente, evocativo ed epico di At the Edge of Time, una delle prove più maestose dei Blind Guardian (ascoltare Wheel of Time per capire cosa s’intende).
E’ sempre difficile soddisfare le aspettative dopo che si sono realizzati certi lavori; non resta che attendere e vedere cosa questa volta i Blind Guardian sono riusciti a creare.

Spiccando il volo

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Spiccando il volo

Spiccando il volo

Copertina di Strade Nascoste e non solo

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La copertina ha la sua parte per quanto riguarda un romanzo, dato che è la prima cosa che il possibile lettore vede di esso: in pochi istanti deve comunicare quello che è scritto nelle pagine, trasmettere il messaggio che l’autore vuole comunicare e soprattutto deve mantenere quanto in pochi istanti ha trasmesso. Perché non ci si deve trovare nella condizione, come spesso accade, di vedere delle belle copertine e poi trovarsi ad avere a che fare con un testo deludente che non ha saputo dare compimento alle aspettative create; peggio ancora, trovarsi davanti delle copertine che non c’entrano assolutamente nulla con l’opera.
Pertanto la sua scelta è qualcosa d’importante, da non sottovalutare.
Ma che cosa si può fare se non si è una grossa ce che può investire su artisti come Michael Whelan, specie in ambito fantastico?
O sì è dei bravi disegnatori, o si hanno degli amici che sono bravi disegnatori o si paga un bravo disegnatore.
Oppure si sfruttano le proprie capacità.
Nel mio caso, il fare fotografie.
Strade NascosteMi piace fotografare, è un hobby che ho da diverso tempo (in questo articolo avevo scritto che cosa può spingere a fare foto; o forse si tratta di un brano di un’opera non ancora pubblicata) e che mi è tornato utile per la realizzazione della copertina di Strade Nascoste. La scelta è caduta sulla montagna innevata perché nel romanzo i protagonisti si ritrovano davanti a uno scenario del genere, in un momento che sarà il punto di svolta delle loro vicende. Questa immagine riesce a trasmettere la fredda e ruvida bellezza del paesaggio, suscitando allo stesso tempo sentimenti di meraviglia e fascino, ma anche trasmettendo quello che si prova nel trovarsi dinanzi a qualcosa di più grande dell’uomo, proprio come succede ai personaggi dell’opera.
Questo deve fare una copertina: comunicare.
Anche per le altre copertine che ho realizzato è stato così: basta andare alla pagina Opere personali e articoli per rendersene conto.
In Inferno e Paradiso ho unito due foto di nuvole , una con le sfumature del tramonto e una con il sole alto nel cielo per creare il contrasto di colori tra rosso e bianco e rendere la contrapposizione che si ha nella concezione di Inferno e Paradiso.
Con Non siete intoccabili ho modificato la foto scattata a un fulmine mettendola in negativo e poi sfocandola per conferire un’atmosfera indefinita e spettrale, cupa, proprio come lo è il romanzo.
La copertina di Per sempre ha necessitato di un poco di costruzione. La scena è stata preparata (fogli, boccetta di vetro, candela accesa, ambiente buio). La macchina fotografica è stata montata su un treppiede, impostata con le giuste regolazioni di esposizione e l’inquadratura scelta (di me si doveva vedere solo la mano), si sono scelte le modalità in bianco e nero e l’autoscatto. A quel punto mi sono sistemato sulla sedia, preso tra le dita la penna (di poiana) e aspettato che lo scatto avvenisse: in questo modo ho creato l’immagine perfetta del centro del racconto dedicato ad Edgar Allan Poe.
L’immagine del volo del rapace in Lontano dalla Terra riesce perfettamente a esprimere il senso del racconto, così come è emblematica la copertina di Il Seme, rappresentazione della vita nuova che viene alla luce.
L’immagine usata per Il Baluardo è stata rielaborata per conferire toni cupi, di minaccia; nel racconto non ci sono castelli, ma quanto si vede vuole essere il simbolo di qualcosa che si eleva a difesa, che si frappone alla minaccia.
Anche per altri lavori che ho realizzato (L’Ultimo Potere e L’Ultimo Demone) ho già realizzato le copertine, ma di questo ne parlerò un’altra volta.

Racconti e pagina download

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Nella pagina Download sono stati fatti alcuni aggiornamenti.
Non sono più presenti i tre file pdf che costituivano Storie di Asklivion – Strade Nascoste, dato che dopo la revisione effettuata nei mesi scorsi, la nuova versione è stata messa in vendita sui vari store di e-book (ne ho parlato in questo articolo). E’ però possibile leggere gratuitamente il primo capitolo.
Sono stati aggiunti invece i file epub dei racconti (prima erano presenti solo in pdf); oltre al nuovo formato, è stata effettuata anche una revisione sul testo, apportando delle piccole modifiche sullo stile, che però mantengono inalterato il senso della storia.
A chi vorrà leggerli, buona lettura.

Strade Nascoste

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Strade NascosteChi ha avuto modo di seguire quanto scrivo su Le Strade dei Mondi ha potuto leggere una delle prime stesure di Strade Nascoste e ha anche potuto notare una piccola differenza con il titolo: il nome dell’opera in precedenza era Storie di Asklivion – Strade Nascoste. Cosa sta a indicare questa modifica?
Innanzitutto vuole porre l’attenzione sulle vicende dell’opera, dalle quali il romanzo prende nome, mentre con il titolo precedente l’attenzione sembrava volersi porre su un quadro più ampio come suggerito da Storie di Asklivion. Strade Nascoste fa parte del ciclo narrante vicende appartenenti a un determinato periodo del mondo di Asklivion, questo è un fatto che non è cambiato, ma il punto focale dell’opera dev’essere solo questa storia narrata, non quanto avviene dopo: di questo se ne parlerà in altre occasioni.
Ma vuole soprattutto indicare che nell’opera è avvenuto un cambiamento: sono cambiati i primi capitoli. In essi c’è stata una radicale modifica per quanto riguarda la struttura di narrazione e nell’approccio con cui ora la storia viene posta; un cambiamento che ha permesso di far entrare nel vivo delle vicende fin da subito. Il lavoro di revisione e di riscrittura non si è limitato solo a questo, ma anche al resto del romanzo, seppure in maniera minore, mettendo in atto piccoli accorgimenti che hanno reso lo stile più scorrevole. Se questo è avvenuto, è stato merito sia dell’esperienza accumulata negli anni nello scrivere e leggere, sia dei suggerimenti di chi ha letto l’opera e ha espresso un parere, permettendo così di apportare migliorie al testo. Il mio ringraziamento pertanto va a tutte le persone che con il loro giudizio hanno contribuito a migliorare il romanzo.
Quello di Strade Nascoste è stato un cammino lungo, iniziato verso la fine del 2001, e mi ha visto più volte tornare a viaggiare sui suoi sentieri per mettere in atto modifiche e migliorie; ora ritengo che il mio ruolo sia finito con quest’opera e lascio spazio alla storia e ai suoi personaggi, perché è il loro tempo di essere protagonisti.

Questa è la prefazione che ho scritto per Strade Nascoste per riassumere brevemente la strada percorsa dalla prima opera che ho scritto e che ora è in vendita nei vari store, approdandosi attraverso l’autopubblicazione. Una scelta a cui sono giunto dopo aver valutato per qualche tempo ed essermi informato sulle varie soluzioni a disposizione; la lettura di Come finisce il libro di Alessandro Gazoia non è stata fine a se stessa, ma volta ad avere una conoscenza maggiore dell’autopubblicazione e di quanto vi ruota attorno. Una scelta cui sono giunto dopo aver tentato per diversi anni (dal 2007) la via dell’editoria tradizionale, dalla quale non ho trovato riscontri e che non troverei andando avanti: ho avuto modo di vedere qual è la mentalità degli editori, su che cosa puntano e non ho potuto che constatare di non poter fare parte di questo mondo. Non potere, ma anche non volere, perché voglio rimanere fedele al lavoro che faccio, a quello che voglio mostrare e a come lo voglio mostrare: purtroppo, ormai è sintomatico in tutti i campi in Italia che non si vuole rischiare, non si vuole cambiare, ma seguire e adeguarsi a quanto dà profitto nell’immediato. Un mondo, quello del fantastico, che negli anni scorsi ha avuto la possibilità col fantastico di avviare un certo percorso, ma sia per mancanza di conoscenza del genere, sia per cieco desiderio di ottenere guadagno senza guardare alla qualità, l’ha persa, anzi l’ha bruciata, e ora si vedono i risultati.
Ne prendo atto, ma non voglio farne parte, non alle condizioni che impone, voglio rimanere fedele a quello che sento e non, per arrivare alla pubblicazione, trovarmi a scrivere di storie leggere, superficiali, che narrano di eroi adolescenti o di gente che finisce sempre con il fare sesso come spesso tanti libri oramai propongono: non è questa l’idea che ho del fantastico, non è questo di cui voglio trovarmi a scrivere, piuttosto preferisco fare altro. So di perseguire una strada non facile, dove non ci sono certezze e dove niente è semplice, dove magari non si avranno risultati, ma questa è la scelta che ho fatto.
Una scelta che mi ha portato a spendere tempo ed energie, a lavorare più volte sul testo per migliorarlo, perché mi piace, perché ci credo; un lavoro perfezionato anche grazie a chi ha letto una delle prime stesure che avevo messo a disposizione sul sito, il cui giudizio mi è stato utile per fare chiarezza su punti dove avevo alcuni dubbi.
Ora Strade Nascoste ha raggiunto quella che si può definire la sua forma migliore: i primi capitoli sono stati cambiati, piccole messe a punto sono state effettuate lungo tutto il testo (dettagli, ma sono poi quelli che rendono un lavoro migliore), anche la mappa ha subito un restyling per essere più chiara in chi la guarda. Per chi volesse farsene un’idea, nella sezione Download è possibile leggere gratuitamente il primo capitolo. Una precisazione sull’acquisto negli store: il prezzo fissato è di 2.99 E (come si può vedere su Kobobooks), ma per altri (come Google Play) il prezzo può risultare più alto. Questo perché operano secondo il modello Wholesale in tutto il mondo, per cui non è consentito definire il prezzo di vendita dell’ebook, perché è deciso indipendentemente dallo store, ma solamente il prezzo di listino (o prezzo suggerito).
Non resta ora che stare a guardare dove porterà questa nuova esperienza, vivendola senza aspettarsi niente, continuando ad andare avanti e a scrivere.

EDIT. Dall’inizio dell’estate, Strade Nascoste è in vendita negli store online a 1.99 E.

Archetipi - La grotta

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IMG_5232La grotta è un simbolo, un archetipo potente. Come la foresta, in tante culture e religioni è stato un luogo iniziatico dove avveniva il cambiamento, la maturazione dell’individuo che si addentrava al suo interno. Nella concezione comune occidentale, l’iniziazione è la cerimonia con cui nelle società arcaiche o antiche, gli adolescenti venivano ammessi alla cerchia degli adulti, oppure la cerimonia con cui, in ogni tempo, si viene ammessi a particolari culti, sette, ordini o a loro superiori gerarchie (1). Ma di un altro significato dell’iniziazione si trovano abbondanti tracce nelle Scritture, nelle fiabe, nei miti e anche in numerose opere narrative che alle Scritture Sacre e ai miti sono sorprendentemente affini. In queste altre iniziazioni il ruolo dell’infanzia appare ribaltato, l’io bambino non è ciò da cui occorre liberarsi, ma il fulcro di una rivelazione. Mai ne risulta un’integrazione dell’iniziato alla sua collettività, alla generazione precedente alla sua o alle gerarchie degli anziani. Egli diviene invece libero ed eccezionale, spesso ribelle, il più delle volte eroe e ogni tanto re; diverso, comunque, dagli adulti ordinari. (2)
E’ da questo punto che si può osservare che la grotta è uno di quegli elementi dove l’individuo affronta le proprie paure, incontra in un qualche modo una sorte di morte rituale e viene a contatto con un Aldilà dal quale impara verità, segreti, rivelazioni che lo portano a essere più di quello era prima. Tali luoghi hanno un forte fascino e attrazione verso l’individuo, che si sente spinto ad addentrarsi nelle sue tenebre, di scendere nelle sue profondità probabilmente perché è la materializzazione, la proiezione del meccanismo di conoscenza che l’uomo fa verso se stesso quando si addentra nel suo inconscio, nella parte di sé che non conosce e che è ancora oscura.
Secondo Carl Gustav Jung la grotta è una delle rappresentazioni dell’archetipo della Grande Madre: la magica autorità del femminile, la saggezza e l’elevatezza spirituale che trascende i limiti dell’intelletto; ciò che è benevolo, protettivo, tollerante; ciò che favorisce la crescita, la fecondità, la nutrizione; i luoghi della magica trasformazione, della rinascita; l’istinto o l’impulso soccorrevole; ciò che è segreto, occulto, tenebroso; l’abisso, il mondo dei morti; ciò che divora, seduce, intossica; ciò che genera angoscia, l’ineluttabile. Spesso viene associata a uno dei luoghi di procreazione o di nascita, rappresentazione dell’utero femminile da cui sorge la vita. Non è un caso che in molte versioni del racconto della sua nascita, Gesù Cristo venga fatto nascere all’interno di una grotta, al freddo e al gelo, riscaldato dal fiato e dal calore del corpo di un bue e un asinello (altri simboli potenti): si tratta di una delle rappresentazioni più forti che stanno a rappresentare l’importanza della riscoperta del Bambino, del ritornare all’inizio (da qui il nome iniziazione), del riscoprire quanto è andato perduto durante l’esperienza di vita avuta.
Altra storia molto potente con al centro una grotta è quella di Aladino. Il giovane venne portato da un mago a una caverna perché vi entrasse (il varco era stretto e poteva passare qualcuno di piccolo, come un ragazzino) e riportasse la lampada in essa custodita; al suo rifiuto, venne rinchiuso al suo interno. Aladino rimase nella grotta al buio e in silenzio per tre giorni (proprio come Gesù rimase per tre giorni nel sepolcro, anche qui una grotta, dopo la sua crocefissione e morte prima di uscirne risorto), fino a quando riuscì a uscirne con l’aiuto di un jinn apparso dallo sfregare l’anello (un talismano) datogli dal mago per entrare, scoprendo che la lampada era un talismano altrettanto potente che evocava un jinn al suo servizio. Da questo momento il giovane vivrà molto avventure straordinarie, piene di portenti e magie, fino a quando diverrà sultano.
La storia, come altre storie simili, sta a indicare lo svelamento del proprio vero io, delle capacità nascoste di cui fino a quel momento si era ignorata l’esistenza, la scoperta, documentata dagli antichi testi sacri, del due che diventa uno, del mondo materiale e spirituale che collaborano per dare forma a un’energia che dà il via a creazioni e cambiamenti.
Facendo un altro esempio, anche Giuseppe d’Egitto, come Aladino, ebbe le sua iniziazione nell’adolescenza quando i fratelli maggiori lo buttarono in fondo a un pozzo (ha la stessa funzione della grotta) e poi venne venduto e condotto in Egitto, dove nella prigione (di nuovo, stessa funzione della grotta) scopre la sua capacità d’interpretare i sogni e da lì cresce poi in gloria e potenza, divenendo una delle figure più influenti del paese. Stessa cosa succede con Giona quando uscì dal ventre della balena che l’aveva inghiottito (identia cosa accade a Pinocchio), dove il buio altro non rappresenta che la maschera del non sapere. E quando si esce da questo buio, si è diventati qualcosa di nuovo.

Non va dimenticato il famoso mito della caverna che Platone nella Repubblica usò per spiegare il complesso concetto di idea, ovvero che le idee sono le forme eterne, immutabili di tutto ciò che ci circonda (dagli oggetti inanimati agli esseri viventi, a noi stessi). Sono idee anche alcuni concetti astratti come la Virtù, il Bene. Esiste un mondo delle idee (iperuranio), reale, immutabile, eterno. Il nostro mondo, fenomenico, è una “copia” imperfetta del mondo delle idee. Nel racconto, in una dimora sotterranea, in forma di caverna, con l’entrata aperta alla luce e larga quanto tutta la caverna,… uomini, che vi stanno dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, così che devono star fermi e possono vedere soltanto in avanti, incapaci, per la catena, di volgere attorno il capo. Alta e lontana, brilla alle loro spalle la luce d’un fuoco e tra il fuoco e i prigionieri corre rialzata una strada. Lungo questa… un muricciolo, come quegli schermi che i burattinai pongono davanti agli spettatori per mostrare al di sopra i burattini… Platone, La Repubblica (L. VII, 514).
Platone paragona la situazione di noi uomini a quella di un gruppo di schiavi in una caverna; incatenati, essi non possono voltare il capo e vedono sulla parete di roccia ombre proiettate da figure mosse da burattinai; poiché i burattinai parlano tra loro, gli schiavi attribuiscono le voci alle ombre che di fatto considerano come oggetti reali. Lo schiavo liberato, che può uscire dalla caverna, è abbagliato dal Sole: se gli si mostrano gli oggetti di cui prima vedeva le ombre, dicendogli che essi sono reali, rimarrà assai dubbioso e tenderà a considerare più reali le immagini che ha per tanto tempo visto sulle pareti della caverna
(3).

1. Il Mondo Invisibile. Igor Sibaldi. Frassinelli 2006, pag.28
2. Il Mondo Invisibile. Igor Sibaldi. Frassinelli 2006, pag.29
3. Il grande libro della Grecia. Giorgio P.Panini. Arnoldo Mondadori Editore 1987, pag.176, 177

Isole nella nebbia

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Isole nella nebbia

Zeferina

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zeferinaZeferina è un romanzo fantasy di Riccardo Coltri, ambientato in Alta Italia durante il periodo della sua unificazione, popolato da creature del mito, delle favole e del folclore della credenza popolare di quei luoghi. Sono stati questi gli elementi che incuriosiscono la lettura, specie il fatto che sia presente il mito della Caccia Selvaggia. Già in altre opere fantastico la si è potuta vedere: dalla magnifica e toccante versione di Guy Gavriel Kay nella trilogia di Fionavar a quella epica di Robert Jordan in La Ruota del Tempo, per non dimenticare il ruolo che ha nelle vicende di Geralt di Rivia (protagonista della serie realizzata da Andrzej Sapkowski) nella serie dei videogiochi di The Witcher.
In questo caso non si ha nulla di così potente ed evocativo, è qualcosa di nebuloso, poco accennato: della Caccia Selvaggia non c’è traccia, se non una breve menzione per quanto riguarda il personaggio di Beatrico (lo si capisce leggendo l’appendice, non la storia). Così come nebulose sono le vicende dei personaggi Nero e Zeferina attorno a cui le vicende ruotano: il primo in cerca della seconda e questa in fuga da tutti quelli che stanno cercando lei e il suo bambino. I fatti si svolgono velocemente e proprio a causa di questa velocità non si ha ben chiaro quante siano le parti in causa, quali siano gli schieramenti: si riesce solo a comprendere che Zeferina è sola contro tutti, in un mondo ostile dove è cercata da molti. In questa corsa frenetica non c’è spazio per un approfondimento psicologico dei personaggi, cosa che avrebbe permesso di dare uno spessore maggiore alla storia; così, invece di avere dei personaggi, si hanno delle semplici figure che si muovono in uno scenario anonimo, che spesso non viene descritto. Così come non sono descritte le varie creature che vengono nominate, lasciando il lettore a chiedersi di che aspetto esse possono avere o se invece si tratta solamente di uomini chiamati in un determinato modo per via delle proprie origini o dello stile di vita che conducono (così si riveleranno essere i vari orchi, regninsaori, massariòl che vengono nominati). Le appendici permettono di farsi un’idea delle origini dei miti e delle creature menzionate nel romanzo, ma questo non aiuta a recuperare quanto la lettura della storia non è riuscita a trasmettere.
A causa di queste mancanze non si riesce a provare empatia e attaccamento verso i personaggi, facendo perdere molto al romanzo, trovandosi in alcuni casi a chiedersi del perché usare una violenza che è gratuita e non serve a nulla per le vicende.
Invece è stato ben realizzato e curato il mostrare le credenze e le superstizioni di cui le persone di quell’epoca erano permeate.
Zeferina risulta essere un’occasione perduta, con ottimo materiale che avrebbe potuto creare una storia affascinante e avvolgente, una favola oscura capace di far addentrare il lettore nel folclore e nelle credenze del nostro paese. E invece si rimane solo con una lettura nebulosa che giunge alla fine senza entusiasmare.

Stones Grow Her Name

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Stones Grow Her NameUscito nel 2012, Stones Grow Her Name dei Sonata Arctica è un album che presenta tipi di canzoni cui occorrono diversi ascolti per essere apprezzati. Non ha l’immediatezza di colpire l’ascoltatore come Winterheart’s Guild e Silence, due dei lavori migliori della band, e non raggiunge nemmeno il loro livello, ma presenta degli spunti di ascolto interessante.
Only the Broken Hearts (Make You Beautiful), brano di apertura, veloce e orecchiabile, ripropone melodie che sono il marchio di fabbrica dei Sonata Arctica.
Shitload of Money ha un attacco che ricorda molto il rock di Bon Jovi, proseguendo potente, con una prova convincente del cantante Tony Kakko. Qualche secondo di silenzio e poi la melodia triste di un pianoforte dà l’inizio a Losing My Insanity: trenta secondi malinconici che fanno presagire una canzone dalle tinte introspettive, che fanno pensare a cose perdute, per poi essere spiazzati dall’attacco veloce e graffiante della chitarra, dando il via a un brano che si leva nell’aria con potenza e leggerezza. La miglior prova dell’album.
Somewhere Close to You ha un attacco più pesante, portandolo avanti per tutta l’esecuzione, per poi passare a I Have A Right che inizia con una cantilena che accompagna per tutto l’ascolto, non facendo mai decollare mai la canzone. Accantonato questo brano si passa ad Alone in Heaven, che come Shitload of Money presenta elementi di hard rock, capace di risollevare dall’ascolto precedente.
The day è un brano ben suonato e composto, ma occorrono diversi ascolti per apprezzarlo interamente nella sua bellezza e complessità per via delle tante atmosfere create.
Con Cinderblox si ha a che fare con un pezzo che mischia power e musica country: un brano atipico, ma anche divertente per la commistione di suoni che propone.
Don’t Be Mean è invece una ballad che inizia lentamente e prosegue molto dolcemente, romantica e delicata.
Stones Grow Her Name termina con i due Wildfire. Wildfire, Part II – One With The Mountain, come può suggerire il titolo, presenta un attacco country che accompagna per il primo minuto e mezzo, per essere messo da parte da sonorità potenti che ricordano il passato. Sonorità che continuano nell’attacco veloce di Wildfire, Part III – Wildfire Town, Population: 0: dopo venticinque secondi travolgenti, una pausa di qualche secondo con un pezzo di pianoforte accompagnato da suoni della natura per poi riprendere con un ritmo incalzante fino a metà, dove si ripresentano melodie più da ballad che accompagnano per un minuto e trenta secondi prima di riprendere a incedere con potenza e velocità fino a scemare lasciando in sottofondo solo i suoni della natura e il verso di alcuni uccelli.
Stones Grow Her Name risulta essere una buona prova, non ai livelli dei lavori migliori, che si discosta dai toni cupi di The Days of Grays.