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Un esempio

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Javier-Zanetti
In uno sport fatto di presidenti corrotti, che rubano e raggirano le regole, di tifosi violenti che vogliono dettare legge e imporre la loro volontà a tutto e tutti dove l’unico diritto per cui lottano è l’insulto libero, di giocatori venduti, capricciosi, di allenatori isterici e aggressivi, Javier Zanetti è stato un esempio di educazione, rispetto e professionalità. Un esempio come uomo, atleta e sportivo. La sua carriera sul campo si conclude con il campionato di calcio in corso e se ne sentirà la mancanza, anche se continuerà il suo impegno nello sport con una carica nella dirigenza della squadra per cui per tanti anni ha giocato, l’Inter.
I giovani, invece di seguire giocatori che fanno tanto discutere di sé per il look che adottano, i gossip sulla loro vita privata o gli atteggiamenti che assumono per far parlare di sé, dovrebbero guardare a figure come la sua. E così dovrebbero fare tanti altri e imparare che non ci sono solo i soldi e la fama, ma valori molto più importanti che rendono un uomo un individuo migliore.

L'Ultimo Orco

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l'ultimo_orcoLe guerre bisogna farle due alla volta, contro gli orchi e contro l’ingiustizia. (1)
Questa frase racchiude l’idea attorno alla quale ruota L’Ultimo Orco di Silvana De Mari. Seguito di L’Ultimo Elfo, ha toni meno leggeri del romanzo che l’ha preceduto, trattando temi duri come la guerra: la crudeltà e la violenza di tale realtà non sono risparmiate, vengono mostrate nella loro brutalità, con il carico di sofferenza, paura e disperazione che sempre a essa s’accompagnano. Anche se accentuate fino a divenire stereotipo, vengono mostrate l’ottusità, l’incapacità e la vigliaccheria dei nobili e di chi sta al governo: il Giudice Amministratore si presenta sotto una luce ancora peggiore del libro precedente, più meschino, crudele, opportunista e assolutamente folle; una persona (se si può definire uno così) che bada solo a se stesso e al potere che può accumulare, attuando un governo di assoluto terrore e disuguaglianza. Una figura che è perfetto emblema di chi sale al comando senza avere capacità e soprattutto senza avere un minimo di buon senso e misericordia, ma possedendo solo spietatezza: è con essa che si crea un clima di totale obbedienza, dove tutti sono succubi e obbedienti, dove tutto è governato grazie alla paura (una paura che come succede in certe vittime diventa adorazione) e al far leva sulla vergogna e sul senso di colpa, sempre coltivate e perpetrate.
Come è coltivata e perpetrata l’ignoranza perché è solo grazie a essa che possono esistere ingiustizia e crudeltà. E questo Yorsh, il piccolo elfo ora cresciuto, sposo di Rosalba (la bambina dei due esseri umani che lo salvarono e lo amarono) e padre della piccola Erbow, (una bambina che porta il nome dell’ultimo drago e che ha ereditato il coraggio degli uomini e i poteri e la conoscenza degli elfi.), ha sempre combattuto, cercando sempre di aiutare chi era in difficoltà e di portare luce nel mondo grazie ai doni che la sua eredità gli ha lasciato. Doni che oltre a essere i suoi punti di forza sono anche la sua debolezza: la sua sensibilità, la sua empatia, il suo candore sono un limite in un mondo dominato dalla crudeltà. Una crudeltà che lo tocca violentemente, capace di soffocare i suoi poteri e renderlo inerme.
In un mondo del genere, dominato da individui spietati, non basta avere consapevolezza e conoscenza , ma occorrono anche coraggio e forza per proteggere quanto c’è di prezioso, perché i deboli e gli innocenti non vengano sopraffatti. E’ per questo che servono il coraggio e la durezza di Rosalba e la forza di Rankstrail, il nuovo protagonista immesso da De Mari nella saga dedicata agli Ultimi. Come successo con Yorsh viene mostrata la sua infanzia, il suo percorso di crescita; un percorso differente, dove il piccolo Rankstrail dimostra fin subito la sua indole battagliera e da guerriero volta a difendere i più deboli e bisognosi, come succede per la sua famiglia (di cui si fa carico per quanto riguarda il sostentamento andando a caccia di frodo già in tenera età), soprattutto della madre malata, ma anche per i vicini e i reietti come lo Scrivano Folle. E’ per mantenere la famiglia che diventato adolescente si arruola come mercenario, così da guadagnare i soldi necessari per la sua sopravvivenza; una scelta che lo porterà a conoscere una nuova esistenza fatta di stenti, odio, dolore, ma che gli donerà il rispetto degli uomini che arriva a comandare (ma non solo il loro) e lo farà divenire il Capitano dell’esercito che difende il Mondo degli Uomini dalle barbarie degli Orchi. E’ in questo contesto che arriva a conoscere Aurora (figlia del Giudice Amministratore, ma completamente diversa da lui) e Yorsh, vedendo così la sua vita profondamente segnata e cambiata; è in questo contesto che comprende che gli Orchi sono individui come lui, solamente cresciuti in un ambiente dove esistono solo odio e brutalità, dove non sono stati amati dalli madri (madri che sono viste solo come esseri atti a procreare e nient’altro) e sono considerati solamente dei numeri per ingrossare le fila del loro esercito. In ambienti del genere, privati di qualsiasi conoscenza, consapevolezza e affetto, non si ha modo di sviluppare un’identità, una coscienza, un proprio modo di pensare, ma solo di portare avanti quello che si è sempre visto fare ed è quasi inevitabile divenire dei mostri.
Tuttavia c’è sempre una possibilità di cambiare, perché ciò che si è non dipende dalle proprie origini o dal sangue che scorre nelle proprie vene, ma la scelta di essere ciò che si vuole. Perché noi non siamo il sangue che abbiamo…Noi siamo noi. Siamo le scelte che facciamo, non il sangue che abbiamo. Ognuno di noi dovrà tracciarsi il proprio sentiero in mezzo ai rovi senza sapere mai con certezza assoluta dove sia il Bene e cercandolo di volta in volta, a volte sbagliando e ricominciando tutto da capo.(2)
Essere Uomini o essere Orchi non è una questione di discendenza, di razza, di classe sociale, ma semplicemente di come si decide di agire, da cosa ci si fa guidare. Perché è Orco chi uccide volontariamente un bambino, non solo perché stronca una giovane vita, ma perché uccide tutto quello che rappresenta: i sogni, la speranza, l’innocenza, il futuro. Mostri che vanno combattuti con forza, ma senza perdere l’anima dimenticando la misericordia, per non diventare come loro.

L’Ultimo Orco è una storia epica, di dolore, ma anche di speranza, perché per quanto sia grande e tremenda una persecuzione, certi semi non moriranno mai, continueranno a esistere, magari mimetizzandosi, vivendo in mezzo proprio a quelli che vorrebbero distruggerli, sopravvissuti grazie alla pietà e alla misericordia di alcuni che ritengono la vita sacra, specie quella dei più piccoli. Una storia più cupa e dura della precedente, ma capace comunque di regalare momenti di tenerezza come Rankstrail da piccolo ultima Fenice, capace di esasperare chiunque al punto di far sorgere la voglia di torcerle il collo.
Un libro molto buono come il precedente, dove con forza si sottolinea come il più grande nemico da combattere è l’ignoranza, vera e propria causa di tanti mali che affliggono il mondo.

1 – L’Ultimo orco, pag. 667. Silvana de Mari. Salani Editore 2011
2 – L’Ultimo orco, pag. 621-622. Silvana de Mari. Salani Editore 2011

Perdita di fiducia

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In Italia la popolazione ha perso fiducia nelle istituzioni ed è una cosa che negli anni è andata aumentando sempre più. Si fanno dibattiti, ci si domanda come è potuto succedere, ma è inutile porsi degli interrogativi: la realtà dei fatti è di fronte a tutti. Le istituzioni ci sono solo quando c’è da prendere qualcosa (voti, soldi), ma quando c’è da dare, da fare, si tirano sempre indietro con la scusa che occorre discuterne, che occorre seguire la prassi e alla fine non si fa mai niente.
Il cittadino ha perso fiducia perché non solo non è tutelato, ma si sente preso in giro perché vede diversità di trattamento, ingiustizia, disuguaglianza. Chi ha i soldi e le conoscenze la passa sempre liscia: anche se truffa, evade per milioni di euro, in galera non ci va (come sarebbe giusto), mentre il cittadino comune per una piccola effrazione rischia di andarci e restarci per un pezzo. Politici e manager continuano a prendere stipendi spropositati e avere premi e buonuscite milionarie anche quando le cose vanno male e fanno fallire tutto. I soliti noti sono immessi in qualsiasi consiglio d’amministrazione e associazione spartendosi fette di guadagno enormi, al punto che dieci di loro guadagnano quanto cinquecentomila famiglie.
Tutto ciò è assurdo e malsano. Anzi, decisamente malato. Se si vuole un esempio basti vedere lo sport. E non si deve andare a pensare ai fatti dei tifosi che dettano legge e lo stato rimane impotente a guardare, lasciando il tutto in mano a dei delinquenti, ma a come lo sport (come tutto ormai) sia solo una questione di soldi (e dove per lavorarci occorrono conoscenze e raccomandazioni e si viene messi fuori se si ha un pensiero che non collima con chi dirige): per farsene un’idea basta guardare la puntata di Report di lunedì 5 maggio, riassunta in questo articolo. In aggiunta a questo squallore, altrettanto tristi sono gli altri due argomenti trattati dalla puntata.
Se poi all’estero ci si fa una certa idea dell’Italia e dei suoi abitanti e viene usata come ispirazione per creare determinati romanzi, non ci si domandi poi perché.

Sulla politica editoriale dei prezzi dei libri

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Ho già parlato in altre occasioni dei prezzi dei libri in Italia  (qui, qui, qui, e qui): il discorso è stato ripreso anche in questo articolo per FM, apparso in questi giorni sulla rivista, ma realizzato da tempo. Se si è aspettato tanto è perché da questo discorso è nata un’idea con Emanuele Manco di mostrare due punti di vista differenti, ovvero quello del lettore e quello dell’editore; naturalmente questo ha comportato una ricerca di dati e informazioni per poter parlare dell’argomento, cosa di cui Emanuele si è fatto carico sobbarcandosi una discreta mole di lavoro e che ha richiesto tempo per rendere l’articolo approfondito ed esaustivo, portando così a questo periodo l’approdo alla pubblicazione.
Perché più volte ho sottolineato questo argomento? Non certo per lamentarmi o protestare, cose che non servono a nulla, ma per rendere consapevole chi compra dello stato delle cose. E rendendolo consapevole, fargli capire che è lui che può decidere appunto comprando o non comprando il comportamento del mercato; soprattutto renderlo consapevole che gli editori quando si tratta di tradurre opere estere sfruttano la sua ignoranza perché purtroppo è un fatto che gli italiani, che già conoscono poco la propria lingua, hanno scarsa dimestichezza con le altre lingue.
Per questo, di fronte al modo di fare delle case editrici italiane, il consiglio è di sforzarsi e imparare a leggere in inglese: in questo modo si avrà un risparmio economico e anche il piacere di non avere a che fare con traduzioni non proprio all’altezza e attinenti al testo originale, così da non essere più sfruttati e far sì che si speculi sulle spalle altrui.

Una nota a margine sull’articolo. In esso Gargoyle viene presa a esempio come ce che applica prezzi equi. Va fatto notare che  Il Sapore della Vendetta di Joe Abercrombie, ha subito un notevole rincaro passando da 17.90 E e 19.90 E dei volumi che l’hanno preceduto a 24 E. Va aggiunto che nella copia giuntami in possesso, che ha costretto a far cambiare il volume come già avvenuto in precedenza sempre con Gargoyle, sono presenti difetti di stampa e rilegatura; per Non prima che siano impiccati le ultime righe delle prime pagine non erano state stampate, per Il Sapore della Vendetta la mancanza di alcune pagine relative all’indice. Visto il prezzo che viene fatto pagare, il cliente si aspetta un prodotto che sia esente da difetti. Anzi, simili prodotti non dovrebbero neppure entrare in commercio.

Pietre

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Sulle eredità del passato

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Nell’articolo dedicato al dopo Liberazione è stato mostrato un brano dove si parlava della carica d’odio ereditata dalla generazione attiva tra il ’40 e il ’45. Un’eredità che mostra i suoi frutti sempre più spesso dagli eventi più eclatanti (la guerra in Ucraina) a quelli della piccola quotidianità (liti in famiglia che sfociano in omicidi).
C’è una dose d’aggressività, di rabbia che tanto a lungo è stata repressa e che ora sta saltando fuori. Certo la crisi economica e le minor possibilità economiche hanno fatto sì che generazioni abituate a un certo tenore di vita reagiscano male a un cambiamento che le vede aver meno possibilità, costringendole a rinunce cui non erano abituate e ciò ha incattivito parecchio, ma non è solo questo. C’è troppo odio, troppo livore che non riesce a essere trattenuto e che aspetta solo il momento buono per scatenarsi. Un esempio è stata ieri la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli dove tre persone sono state ferite (una in condizioni critiche) a colpi di armi da fuoco mentre andavano allo stadio e non sono stati tifosi dell’altra squadra, ma una persona che non c’entrava nulla con la partita. Partita che si è giocata perché concesso dalle tifoserie, specie quella napoletana (il capo ultras della tifoseria del Napoli è figlio di un personaggio considerato affiliato al clan Misso: questo serve a capire cosa c’è dietro il calcio. Da leggere questo post). Dulcis in fundo, il lancio di lacrimogeni e fischi contro l’inno nazionale.
Ci si deve rendere conto del punto a cui si è arrivato, perché non si rispettano più regole, leggi, perché tutti vogliono comandare, imporre, prevaricare, scaricare il livore che hanno dentro. E non è solo per una partita (ma a questo livello non è più sport e ci si dovrebbe fermare perché praticamente fatti come quelli di ieri sono la quotidianità): ogni cosa (una passeggiata a piedi, in bici, una nuotata in piscina) diventa pretesto per attaccar briga, per “farsela con qualcuno”.
L’individuo non è e non può essere questa cosa che è peggio di una bestia. Ci si fermi e ci si guardi allo specchio per capire che cosa si è diventati. E si cambi, perché avanti così si va solo verso la rovina.

Controlli

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L’Italia ha bisogno di maggior controlli perché troppo è stato lasciato andare, troppo è stato lasciato fare. Controlli sull’evasione fiscale, soprattutto su chi ha grossi conti, non solo accanirsi sui piccoli come ha mostrato la trasmissione Report della Gabanelli andata in onda lunedì, dove chi ha agganci con il potere la passa liscia con grande facilità e non gli si può fare nulla perché ha coperture. Ed è scandaloso che si permettano simili fatti.
Ma c’è bisogno di maggior controlli praticamente ovunque, perché non si deve più sentire di insegnanti che seviziano bambini piccoli, di persone che muoiono per un arresto.
Deve cessare il fatto che perché si ricopre un ruolo è permesso fare di tutto e non si viene toccati.
E’ vero, ricoprire un ruolo fa acquisire certi “poteri”, ma questi “poteri” non sono un privilegio, sono una responsabilità al servizio degli altri, atta a migliorare il vivere in comunità, non a peggiorarlo.
E’ vero, anche in altri paesi accadono le stesse cose che succedono in Italia, ma non con la stessa frequenza, non con lo stesso permessivismo che concede a chi ricopre un ruolo una grande libertà e protezione.
Il male di questo modo di fare non è limitato solo ai casi specifici, ma si espande a tutto perché vale il detto che all’andar con lo zoppo s’impara a zoppicare: così, chiunque ricopra un ruolo, anche piccolo, si sente investito di un “potere” che gli permette di agire come vuole perché tanto non verrà toccato.
Questa rotta deve essere cambiata, devono essere riportati in alto valori, dignità, responsabilità, perché non succeda più che ci siano applausi per un caso che ha visto la morte di un individuo.

Sirene

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