Le guerre bisogna farle due alla volta, contro gli orchi e contro l’ingiustizia. (1)
Questa frase racchiude l’idea attorno alla quale ruota L’Ultimo Orco di Silvana De Mari. Seguito di L’Ultimo Elfo, ha toni meno leggeri del romanzo che l’ha preceduto, trattando temi duri come la guerra: la crudeltà e la violenza di tale realtà non sono risparmiate, vengono mostrate nella loro brutalità, con il carico di sofferenza, paura e disperazione che sempre a essa s’accompagnano. Anche se accentuate fino a divenire stereotipo, vengono mostrate l’ottusità, l’incapacità e la vigliaccheria dei nobili e di chi sta al governo: il Giudice Amministratore si presenta sotto una luce ancora peggiore del libro precedente, più meschino, crudele, opportunista e assolutamente folle; una persona (se si può definire uno così) che bada solo a se stesso e al potere che può accumulare, attuando un governo di assoluto terrore e disuguaglianza. Una figura che è perfetto emblema di chi sale al comando senza avere capacità e soprattutto senza avere un minimo di buon senso e misericordia, ma possedendo solo spietatezza: è con essa che si crea un clima di totale obbedienza, dove tutti sono succubi e obbedienti, dove tutto è governato grazie alla paura (una paura che come succede in certe vittime diventa adorazione) e al far leva sulla vergogna e sul senso di colpa, sempre coltivate e perpetrate.
Come è coltivata e perpetrata l’ignoranza perché è solo grazie a essa che possono esistere ingiustizia e crudeltà. E questo Yorsh, il piccolo elfo ora cresciuto, sposo di Rosalba (la bambina dei due esseri umani che lo salvarono e lo amarono) e padre della piccola Erbow, (una bambina che porta il nome dell’ultimo drago e che ha ereditato il coraggio degli uomini e i poteri e la conoscenza degli elfi.), ha sempre combattuto, cercando sempre di aiutare chi era in difficoltà e di portare luce nel mondo grazie ai doni che la sua eredità gli ha lasciato. Doni che oltre a essere i suoi punti di forza sono anche la sua debolezza: la sua sensibilità, la sua empatia, il suo candore sono un limite in un mondo dominato dalla crudeltà. Una crudeltà che lo tocca violentemente, capace di soffocare i suoi poteri e renderlo inerme.
In un mondo del genere, dominato da individui spietati, non basta avere consapevolezza e conoscenza , ma occorrono anche coraggio e forza per proteggere quanto c’è di prezioso, perché i deboli e gli innocenti non vengano sopraffatti. E’ per questo che servono il coraggio e la durezza di Rosalba e la forza di Rankstrail, il nuovo protagonista immesso da De Mari nella saga dedicata agli Ultimi. Come successo con Yorsh viene mostrata la sua infanzia, il suo percorso di crescita; un percorso differente, dove il piccolo Rankstrail dimostra fin subito la sua indole battagliera e da guerriero volta a difendere i più deboli e bisognosi, come succede per la sua famiglia (di cui si fa carico per quanto riguarda il sostentamento andando a caccia di frodo già in tenera età), soprattutto della madre malata, ma anche per i vicini e i reietti come lo Scrivano Folle. E’ per mantenere la famiglia che diventato adolescente si arruola come mercenario, così da guadagnare i soldi necessari per la sua sopravvivenza; una scelta che lo porterà a conoscere una nuova esistenza fatta di stenti, odio, dolore, ma che gli donerà il rispetto degli uomini che arriva a comandare (ma non solo il loro) e lo farà divenire il Capitano dell’esercito che difende il Mondo degli Uomini dalle barbarie degli Orchi. E’ in questo contesto che arriva a conoscere Aurora (figlia del Giudice Amministratore, ma completamente diversa da lui) e Yorsh, vedendo così la sua vita profondamente segnata e cambiata; è in questo contesto che comprende che gli Orchi sono individui come lui, solamente cresciuti in un ambiente dove esistono solo odio e brutalità, dove non sono stati amati dalli madri (madri che sono viste solo come esseri atti a procreare e nient’altro) e sono considerati solamente dei numeri per ingrossare le fila del loro esercito. In ambienti del genere, privati di qualsiasi conoscenza, consapevolezza e affetto, non si ha modo di sviluppare un’identità, una coscienza, un proprio modo di pensare, ma solo di portare avanti quello che si è sempre visto fare ed è quasi inevitabile divenire dei mostri.
Tuttavia c’è sempre una possibilità di cambiare, perché ciò che si è non dipende dalle proprie origini o dal sangue che scorre nelle proprie vene, ma la scelta di essere ciò che si vuole. Perché noi non siamo il sangue che abbiamo…Noi siamo noi. Siamo le scelte che facciamo, non il sangue che abbiamo. Ognuno di noi dovrà tracciarsi il proprio sentiero in mezzo ai rovi senza sapere mai con certezza assoluta dove sia il Bene e cercandolo di volta in volta, a volte sbagliando e ricominciando tutto da capo.(2)
Essere Uomini o essere Orchi non è una questione di discendenza, di razza, di classe sociale, ma semplicemente di come si decide di agire, da cosa ci si fa guidare. Perché è Orco chi uccide volontariamente un bambino, non solo perché stronca una giovane vita, ma perché uccide tutto quello che rappresenta: i sogni, la speranza, l’innocenza, il futuro. Mostri che vanno combattuti con forza, ma senza perdere l’anima dimenticando la misericordia, per non diventare come loro.
L’Ultimo Orco è una storia epica, di dolore, ma anche di speranza, perché per quanto sia grande e tremenda una persecuzione, certi semi non moriranno mai, continueranno a esistere, magari mimetizzandosi, vivendo in mezzo proprio a quelli che vorrebbero distruggerli, sopravvissuti grazie alla pietà e alla misericordia di alcuni che ritengono la vita sacra, specie quella dei più piccoli. Una storia più cupa e dura della precedente, ma capace comunque di regalare momenti di tenerezza come Rankstrail da piccolo ultima Fenice, capace di esasperare chiunque al punto di far sorgere la voglia di torcerle il collo.
Un libro molto buono come il precedente, dove con forza si sottolinea come il più grande nemico da combattere è l’ignoranza, vera e propria causa di tanti mali che affliggono il mondo.
1 – L’Ultimo orco, pag. 667. Silvana de Mari. Salani Editore 2011
2 – L’Ultimo orco, pag. 621-622. Silvana de Mari. Salani Editore 2011
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