Come prima, vi furono calorosi applausi e i bicchieri vennero vuotati fino al fondo. Ma mentre gli animali di fuori fissavano la scena, sembrò loro che qualcosa di strano stesse accadendo. Che cosa c’era di mutato nei visi dei porci? Gli occhi stanchi di Berta andavano dall’uno all’altro grugno. Alcuni avevano cinque menti, altri quattro, altri tre. Ma che cos’era che sembrava dissolversi e trasformarsi? Poi, finiti gli applausi, la compagnia riprese le carte e continuò la partita interrotta, e gli animali silenziosamente si ritirarono.
Ma non avevano percorso venti metri che si fermarono di botto. Un clamore di voci veniva dalla casa colonica. Si precipitarono indietro e di nuovo spiarono dalla finestra. Sì, era scoppiato un violento litigio. Vi erano grida, colpi vibrati sulla tavola, acuti sguardi di sospetto, proteste furiose. Lo scompiglio pareva esser stato provocato dal fatto che Napoleon e il signor Pilkington avevano ciascuno e simultaneamente giocato un asso di spade.
Dodici voci si alzarono furiose, e tutte erano simili. Non c’era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.
La fattoria degli animali. George Orwell.
La bontà di un’opera si dimostra quando questa si dimostra universale, adatta a qualsiasi tempo e società, perché mostra verità e atteggiamenti che sono propri dell’uomo. George Orwell in questo è sempre riuscito. Questo brano tratto dalla sua opera La fattoria degli animali rispecchia perfettamente il quadro delle forze politiche presenti ora in Italia, che dimostrano uguaglianza tra loro: non si distinguono le une dalle altre, sono tutte della stessa razza.
Per questo occorre fare attenzione, per non fare la fine di Gondrano, aiutando un sistema che se ne frega degli altri e li sfrutta soltanto per il proprio interesse.
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