Abbiamo paura di morire e di essere invasi dallo “straniero? Sappiamo che, tra 25 anni o poco più, metà degli abitanti dell’Europa saranno mussulmani, lo vogliamo o no. La legge e gli studi demografici hanno già lanciato questo allarme, ma facciamo finta di niente e continuiamo a uccidere la vita con l’aborto, il controllo demografico a qualunque costo, sostenendo che questo è progresso e modernità. Ogni coppia europea ha in media un figlio o nessuno e ogni coppia araba ha in media sei figli. Nessuna società sussiste con questa denatalità spaventosa. La società europea non ha futuro di sussistenza con questa bassa natalità. Non si fanno figli perché si ha paura della vita e non si vuole rischiare di avere figli che possono credere in un illusorio benessere.
La chiusura egoistica alla vita ci precipita in un’Europa sempre più vecchia, sterile e stanca, senza figli e senza forza lavoro.
La chiusura per la difesa del nostro benessere conquistato a caro prezzo, ci impedisce di costruire insieme il nuovo, una società solidale e multiculturale, dove tutti possano vivere.
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Non riusciamo a vedere le migrazioni come una opportunità a tutti i livelli, anche quello economico e non lavoriamo per questo.
Ci sentiamo sempre più sepolti e chiusi in un tumulo senza speranza e risurrezione.
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Qual è il mondo che vogliamo costruire per i nostri figli? Qual è l’economia del futuro? Questo modello economico non funziona più.
Questa Europa e questa società che escludono sempre più masse anonime devono morire e solo così potrà nascere una nuova Europa multirazziale, costruita insieme e non contro altre civiltà e culture.
Le grandi migrazioni nella storia della umanità hanno generato cambiamenti e progressi importanti, non senza sconvolgimenti a tutti i livelli.
Non entro in merito a come gestire concretamente il fenomeno delle migrazioni e di profughi disperati, disposti a rischiare la morte nel mare Mediterraneo pur di fuggire da morte certa nei loro paesi di origine. I governi devono insieme affrontare queste problematiche e non rimanere a assistere a un nuovo genocidio che insanguina il Mediterraneo ogni giorno.
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E i terroristi come sono nati e nascono?
Sono figli di un’ Europa e di un mondo materialista, chiuso, che ha il denaro e il consumo come bene supremo e che esclude masse sempre maggiori di persone, soprattutto di giovani che non ce la fanno a inserirsi in questa realtà di apparente benessere e sono buttati nella marginalità senza speranza e futuro. Vedi il sottomondo della Francia e della Inghilterra.
Appena sessantadue famiglie più ricche possiedono quanto la metà della popolazione mondiale! Assurdo.
Ieri partiti e ideologie politiche e sociali predicavano la rivoluzione e la rabbia dei giovani, e non solo, era orientata a cercare soluzioni in una lotta continua per distruggere questo sistema sociale e costruire una nuova società per tutti.
Ricordiamo il sessantotto con la speranza dell’utopia al potere.
Oggi le ideologie e i sogni sono morti e i modelli economici non funzionano.
Questi giovani trentenni o ultra trentenni europei o arabi, ma già nati in Europa, sono figli della società del benessere, che però non li ha adottati; sono senza prospettive, con alle spalle spesso famiglie spezzate, senza lavoro e futuro con tanta rabbia nel cuore, adottati e assoldati da piccoli gruppi arabi, padroni del petrolio, senza scrupoli e avidi di sempre maggiore ricchezza; sono manipolati da una ideologia folle di distruzione totale, chiamata Stato Islamico, che dice di ispirarsi a Maometto, ma che di fatto ha poco o nulla a che vedere con la religione islamica. Giovani ben pagati entrano in queste bande terroristiche, con l’illusione di acquistare visibilità e potere e di distruggere un mondo che non li vede e che li ha gettati ai margini. Ricordo, quando ero ragazzo, giovani dell’Italia senza lavoro e prospettive, si arruolavano nella legione straniera per difendere interessi francesi in Algeria, attratti dall’offerta di stipendi altissimi e molti morivano in Africa. Oggi questi giovani si fanno esplodere per una causa che non sanno bene cosa sia, ma che si alimenta in misticismi e idealismi radicali. Noi abbiamo rubato ai nostri giovani i sogni e gli ideali con una società senza Dio e senza trascendenza. Abbiamo ucciso idealismi e sogni di molti giovani. Mi impressiona vedere ragazzi capaci di dare la vita: generosi e radicali, alla ricerca di sogni.
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Le armi, le guerre, ripeto, non fermano rabbie e frustrazioni personali e di poli sfruttati e oppressi per troppo tempo.
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Ci dobbiamo fermare tutti per capire quale è il malessere della nostra società e quale il malessere di questi giovani che diventano terroristi perché solo là, nel terrorismo, hanno spazio, sono accolti e possono gridare la loro rabbia anche se in forme irrazionali e folli.
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Quello che succede in Europa è simile a quello che succede in Brasile o America Latina, in contesti differenti. Molti ragazzi e giovani brasiliani con famiglie spezzate che non sono riusciti e non riescono a inserirsi nel miracolo economico brasiliano (che sta già finendo) e in una società che promette: benessere, piacere e potere per tutti, ma che esclude di fatto masse sempre maggiori, sono facile esca di persone senza scrupoli che li usano per il narcotraffico, la droga, la prostituzione e la malavita. L’esclusione affettiva e sociale è il terreno propizio. In Brasile sono, però, nella maggioranza ragazzi e giovanissimi, sedotti, usati, che poi muoiono senza sapere per chi e perché.
Sono realtà molto simili di esclusione affettiva e sociale, dove trova spazio il terrorismo e il mondo del narcotraffico che occupa tutto il Brasile, sacrifica ogni giorno più di ottanta ragazzi e giovani e uccide più di sessantamila vite ogni anno. Vero genocidio, davanti a cui la società assiste in silenzio, come si fa in Europa, quasi passiva davanti all’ecatombe di vite che sono inghiottite dalle onde del mare. È un nuovo martirio patito da persone che tutti consideriamo banditi e delinquenti, ma sono di fatto vittime di una realtà economica e sociale che condanna alla marginalità masse non più sfruttate, ma buttate nelle cracolandie, nelle strade di tutto il Brasile, ai margini delle ferrovie, nuovi lebbrosi, cacciati e nascosti o fatti sparire perché sporcano la città meravigliosa, la coppa del mondo, le olimpiadi e il turismo.
Diminuiscono i ragazzi di strada perché sono cacciati per pulire le città per le coppe del mondo e 1e olimpiadi. ma sono accolti dal narcotraffico che offre loro potere, visibilità, appartenenza, soldi, piacere e donne.
Queste sono le parole di Padre Renato tratte dalla rivista Dalla strada alla vita (numero 50, marzo 2016) che ben analizzano le radici del terrorismo e delle delinquenza. Le immigrazioni ci sono sempre state nella storia, ma anche se si può capire le ragioni che portano ad andarsene dal proprio paese, pensare che in altri nazioni ci sia la soluzione per una vita migliore, è un pensiero non del tutto corretto. Più corretto sarebbe cercare di risolvere i problemi del proprio paese, darsi da fare, ma nelle persone c’è una sorte di rassegnazione di fronte a politici, governanti e governi, come se fossero dei giganti contro cui non si può far nulla. La gente si rassegna, li lascia fare, non considerando che sono uomini come loro, che non hanno alcun potere sugli altri se non sono gli altri a permetterlo. Purtroppo nelle masse c’è un’apatia, un lasciar correre che lascia nelle mani di pochi un potere smisurato che permette di condizionare tanti per arricchirsi e accumulare sempre più potere. Stessa cosa si verifica con terrorismo e delinquenza: è sempre e solo una questione di denaro e potere: qualsiasi altro pretesto è solo una scusa, un nascondere la verità delle cose. Perché terroristi, mafiosi, delinquenti, non voglio cambiare il sistema, non vogliono creare qualcosa di nuovo, di diverso da quello già esistente: vogliono solo avere potere sulla gente, imporre la loro superiorità. Questo porta solo distruzione e nient’altro, perché queste persone non hanno altro dentro che un vuoto che non porta a costruire nulla.
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