
Si conoscono ormai a memoria i soliti luoghi comuni quando ci si avvicina alle feste natalizie: lo spirito fraterno, di carità, dove si è tutti più buoni, più generosi, più sorridenti, più di facciata di come lo si è di solito.
Un clima talmente dolce e sdolcinato che si diventa acidi.
E mentre dietro all’atmosfera falsa che il sistema vuole si pensa almeno che si possa avere una piccola pausa dalla quotidianità, ecco che arriva la liberalizzazione della Corte Costituzionale di tenere sempre aperti i punti vendita al dettaglio e i centri commerciali: si deve sempre lavorare, sempre creare guadagno, perché solo con un ritmo continuo, senza pause si può sconfiggere la crisi. Una crisi causata da chi è ricco e al potere, ma per la quale deve pagare chi non ne ha colpa. Più che di Spiriti del Natale, il nostro mondo è pieno di Ebenezer Scrooge; certi individui farebbero bene a leggere l’opera di Dickens, davvero illuminante, ma servirebbe a ben poco, visto come sono ciechi, rinchiusi in se stessi. L’unica esperienza che potrebbe giovargli sarebbe un bell’incontro con la Nera Signora.
L’ipocrisia, le contraddizione, le prese in giro dei governanti e dei potenti sono sempre più numerose e pesanti: tutti i retaggi culturali, storici, religiosi, filosofici trasmessi fino a questo punto non hanno insegnato nulla. In un paese come quello in cui viviamo che si considera cristiano, che fa tanti bei discorsi, i bambini vengono calpestati senza ritegno, le famiglie ridotte alla fame da stipendi sempre più bassi e assenza di lavoro e private dalla possibilità di potere stare insieme perché devono pensare solo a lavorare, lo spirito sempre più fiaccato perché non gli si dà modo di rigenerarsi, la vita interiore distrutta dal diktat d’essere sempre di corsa, dal doversi conformare ai modelli fasulli creati dai media, dal consumismo.
Della nascita del Bambino, della sacralità delle Feste, del Riposo (indispensabile per rigenerarsi e non essere delle semplici macchine che perpetrano sempre gli stessi gesti), del Sacro, non gliene importa quasi più a nessuno.
Non auguro buone feste. Non auguro divertimento e spensieratezza. Non auguro di adeguarsi a questo ipocrita, bigotto e consumistico modo di fare del sistema.
Auguro che ognuno trovi la propria Natività, trovi quel qualcosa che lo possa rendere una Luce in mezzo alla Tenebra che si sta diffondendo. Perché la luce splende sempre nel buio; il buio, per quanto grande sia, non può comprimerla.
E’ un bellissimo augurio, e io lo ricambio a te. A proposito di Scrooge e buio… hai presente quando Scrooge torna a casa a inizio racconto (la notte in cui gli appariranno poi i tre spettri) e sale le scale? Il narratore dice che Scrooge sale nel buio pesto, non accende le candele per risparmiare: “il buio costa poco e per questo gli piaceva”. Be’, ci ho ragionato un sacco su questa frase e nei momenti di incertezza è sempre un po’ il mio motto. Sì, costa poco il buio, restarsene nel proprio angolino a risparmiare energie o ad accendersi solo in previsione di un tornaconto. Quindi aggiungo al tuo augurio (che condivido, come tutto il post), il mio: non temiamo di accendere le nostre luci e di spenderci con generosità anche se non abbiamo la certezza di riuscire, di vincere o di guadagnarci qualcosa… siamo generosi e portatori di calore e luce. Ma non lo dico perché è Natale… è una cosa che mi ripeto ogni giorno (la ripeto anche quando mi capita di commentare quel passo con dei bambini) e lo devo anche a Dickens 🙂
Sagge parole e un modo di vivere migliore, più vicino alla nostra natura 🙂