Da sempre la montagna ha avuto un fascino particolare, un’attrazione che ha spinto l’uomo ad ammirarla e a rispettarla con timore, a volte anche a sfidarla, un modo per superare i propri limiti.
Ma la montagna è molto più di una sfida, possiede uno spirito forte, duro, spietato, ma anche equo, perché non fa distinzioni, non si sofferma sull’appartenenza a classi sociali o a razze; uno spirito libero, incondizionato, che fa sognare, che richiama a sé tutti coloro in cui si risveglia quella parte che anela alla scoperta di qualcosa di più elevato.
Non è un caso che eremi, tempi, abbazie sorgano in alto, sulla cima delle aree più elevate. Attenzione, si sta parlando di veri luoghi di spiritualità, non di luoghi religiosi, come invece lo sono le grandi cattedrali della città: costruzioni bellissime, edifici d’arte fatti per essere ammirati, per esaltare l’ego, ma non adatte per trovare quel luogo interiore, quella parte spirituale che innalza l’uomo. Perché questa parte la si trova solo nel silenzio, nella solitudine, non in luoghi dove i discorsi umani possono riecheggiare e rimbombare.
In qualsiasi epoca trascorsa, chi voleva trovare la spiritualità iniziava un cammino, un pellegrinaggio che lo portava lungo sentieri poco battuti, impervi, che immancabilmente lo conducevano in alto, un simbolo, un modo inconscio per rappresentare l’elevazione del proprio spirito, dell’avvicinarsi a Dio, a quanto c’era di più grande nell’esistenza.
Non è un caso che quelle persone in cui si risveglia questa parte dell’animo siano fortemente attratte dalle montagne. E’ ben mostrato da Into the Wild e Il grande Nord, due film che riescono a mostrare il richiamo, la forza della montagna, l’elevarsi verso quel qualcosa che sta all’origine di ogni vita: un senso di libertà che non ha confini.
E’ questo il fine della spiritualità, quella ricerca effettuata dall’uomo che viene ben mostrata in Orizzonte Perduto, un romanzo fantastico di James Hilton: ogni uomo vuole trovare Luna Azzurra, quel sogno dove si possa vivere in pace e armonia, senza più affanni, contese, dissidi; dove si possa essere semplicemente se stessi rendendo concreto quell’utopia, quell’anelito di libertà verso cui lo spirito da sempre è proteso e che è presente in ognuno.
[…] (che si rifà al luogo immaginario descritto nel romanzo Orizzonte perduto di James Hilton del 1933, un Eden materiale e spirituale in cui l’occupazione degli abitanti […]