Maleficent, film del 2014 del regista Robert Stroberg, rivisita la celebre fiaba della Bella Addormentata di Perrault dando connotati meno marcati a “buoni” e “cattivi”. Come già citato per il film Belle & Sebastien, non si nasce malvagi, ma sono le esperienze della vita che possono far incattivire: è su questo punto che ruota tutta la vicenda.
Malefica è la fata più forte della brughiera (luogo dove vivono tutte la creature magiche vivono in armonia con la natura), colei che la difende dagli attacchi del regno degli umani. Per la cupidigia e l’arrivismo di un umano di cui si è fidata, ha visto non solo la sua fiducia calpestata, ma anche le sue ali venir strappate; dolore non solo fisico e per la perdita del volo, ma anche per il tradimento del ragazzo con il quale era cresciuto e per aver scoperto che il vero amore che tanto lui aveva dichiarato era solamente una menzogna.
Menomata, usata, Malefica subisce una vera e propria caduta, al punto che in certi passaggi ricorda il Lucifero di Paradiso Perduto di Milton, dove l’odio per l’umanità le inaridisce il cuore, facendole pianificare la vendetta contro chi tanto dolore le ha causato: una vendetta che colpirà al cuore, ai sentimenti, proprio come è stato fatto a lei. La vittima sarà per questo Aurora, la figlia di re Stefano, il ragazzo che per le sue ambizioni di potere ha rinnegato il passato trascorso insieme e quanto tra loro c’era stato.
Con questo punto di vista, il male è reso comprensibile, non è un elemento astratto, ma attraverso le cause si riesce a capire come esso può nascere, quale rabbia e rancore può far muovere certi passi e compiere determinate azioni.
Come è ben mostrato questo passaggio nel film, altrettanto lo è il cambiamento che si verifica pian piano in Malefica e che comincia quando il suo sguardo si incontra per la prima volta con la piccola nella culla, dimostrando che Malefica non è malvagia, solo una creatura indurita e che ha perso fiducia e speranza. E’ con il tempo e la vicinanza di Aurora che comincia a prova amore proprio per colei che ha maledetto: un amore materno che sarà proprio quello che spezzerà il maleficio lanciato. Buona la scelta di mostrare l’amore sotto questo aspetto e non sempre il solito cliché dell’amore immenso ed eterno tra un uomo e una donna.
Questi i punti di forza del film.
Carine le gag delle tre fate che fanno da “zie” alla piccola aurora (senza essere nulla di eccezionale), ben fatto il personaggio del corvo Fosco che può assumere grazie alla magia di Malefica qualsiasi forma (anche umana) che funge da coscienza per la fata, belle le creature (anche se non è niente che non si sia già visto), il punto debole è la mancanza di spessore del re Stefano, personaggio vuoto che non ha la stessa profondità di Malefica (ben interpretata da Angelina Jolie): sembra essere un burattino che recita male la sua parte, che esegue quanto gli viene detto di fare, ma non ha motivazioni forti, plausibili (tolta l’ambizione di salire al trono, non ha nient’altro, nessun sentimento, nessuna emozione, solo l’ossessione per Malefica). Anche le battaglie tra creature magiche e umane, benché ben realizzate con le tecniche che già si conoscono, sanno di già visto e non creano nessun pathos, nemmeno nello scontro risolutivo finale tra i due antagonisti.
In definitiva, Maleficent è un buon film, non un capolavoro, intelligente senza essere pesante e con un messaggio di fondo del rispetto verso la natura e gli animali che non fa mai male.
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