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La violenza è insita nell'uomo?

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E’ una domanda che ci si pone da secoli. Uomini di fede, filosofi, psicologi hanno affrontato questo quesito da diversi punti di vista: ognuno ha espresso la propria idea, formulato le proprie ipotesi, ma risposte certe non ne sono state trovate. Secondo la Bibbia, tutti i lati negativi dell’uomo, ciò che è male (la violenza è uno degli elementi che vi appartengono) sono entrati nella sua vita con il peccato originale, la disobbedienza di Adamo ed Eva a Dio; non per niente è uno dei loro figli, Caino, il primo uomo a perpetrare un atto violento, divenendo il primo assassino.
Filosofia e psicologia (vanno ricordate le teorie di Lombroso, secondo le quali si poteva capire se una persona era violenta e criminale dall’aspetto fisico) hanno cercato in modo diverso di trovare una risposta alla questione. Stessa cosa cerca di fare la medicina: secondo di essa la violenza è qualcosa che dipende dal codice genetico, dato che ci sono dei geni che determinano il comportamento violento dell’individuo, influenzandone la vita.
In attesa di giungere a una risposta definitiva, si può notare una cosa: sono gli adulti a far entrare la violenza nel mondo dei bambini, sono loro a essere esempi negativi e a dare modelli che vengono poi perpetrati dai piccoli crescendo. Da sempre è stato così, ma negli ultimi anni, con lo sviluppo della tecnologia e di tutti i suoi mezzi d’informazione, i bambini sono bombardati da input di violenza: serie tv, telegiornali, politici, trasmissioni di ogni genere, non fanno che proporre modelli che trasudano aggressività, esempi di violenza fisica e verbale. In questo modo si fa recepire al bambino (che è come una spugna e assorbe di tutto, se non c’è un adulto responsabile che fa da filtro e lo aiuta a ragionare e a essere consapevole) che questi sono modelli da seguire e imitare, che questa è la normalità. Una cosa molto triste, ma purtroppo è questa la realtà: il bambino, a differenza degli altri cuccioli del mondo animale, non ha un istinto che gli dice cosa fare, per sopravvivere deve imitare quanto vede fare da altri, nel bene e nel male.
I bambini/elfi che giocano alla guerra nei capitoli Lost Children in BerserkKentaro Miura con i capitoli Lost Children del suo manga Berserk mostra perfettamente quanto scritto. La piccola Lucine vive in un mondo duro e povero, in una famiglia di contadini dove si ha quel tanto che basta per vivere; per rendere accettabile l’esistenza si rifugia nel mondo dei sogni, fantasticando su favole e personaggi come gli elfi. Con un padre che picchia la madre, accusandola che la bambina non è sua figlia (ma sarebbe frutto di uno stupro di guerra), la piccola Lucine un giorno decide di andarsene da casa e raggiungere la Valle della Nebbia, convinta di trovare le creature fatate tanto sognate e che l’avrebbero presa con loro. Ma nessun elfo salta fuori, ance se lei attende per giorni; arrivano invece i suoi genitori, alla sua ricerca da giorni. Il padre, pieno di rabbia e risentimento, la picchia, scaricando su di lei i sentimenti repressi; disperata, perché vede violato dalla violenza degli adulti quello che considera il luogo dei suoi sogni, nella piccola Lucine qualcosa si rompe, aprendo una porta per un’altra dimensione. i bambini/elfi dei capitoli Losto Children di Berserk si uccidono per davveroChi conosce Berserk sa che in particolari condizioni (quando si crea una frattura dell’anima), grazie al Bejelit, energie di un’altra dimensione (la Mano di Dio) arrivano sulla terra concedendo la realizzazione dei desideri. Tutto ciò non è un bene, dato che quanto viene dato è frutto di un grande male, che richiede un prezzo di sangue, un sacrificio, oltre alla perdita dell’umanità. Ed è quello che accade a Lucine: sacrifica i suoi genitori e diviene un Apostolo, una creatura di grandi poteri, avendo così la possibilità di fare ciò che vuole. Lucine, mutata in una sorta di falena gigante, rapisce i bambini dei villaggi, facendoli divenire simili a lei e chiamandoli elfi. Con essi crea il regno incantato tanto sognato, facendo sì che gli adulti non vi possano entrare (se ci provano vengono uccisi), così da non poter più far male ai bambini. Ma la sua è una realizzazione distorta e traviata del sogno originale: i piccoli elfi ripetono quanto visto fare dagli adulti, reputandolo un divertimento, qualcosa di normale. Giocano alla guerra, ma non è un semplice gioco, dato che si ammazzano per davvero tra di loro, in modo crudele e cruento, facendosi a pezzi. uno stupro dei bambini/elfi dei capitolo Lost Children di Berserk Senza contare che nei loro giochi viene immesso anche lo stupro (definito il colpo preferito dai grandi: emblematica con la loro efferata lucidità le tavole disegnate da Miura che fanno vedere come l’atto sessuale sia inteso dai piccoli come un atto di violenza); una realtà purtroppo ben conosciuta dai bambini, spesso vittime di membri della famiglia o di persone vicino a essa (come accade a Jill, amica di Lucine, che, neanche adolescente, si deve barricare in camera per evitare che un amico del padre abusi di lei).
Questi capitoli di Berserk, una sorta di fiaba oscura in stile fratelli Grimm, sono una rappresentazione cupa di una realtà che si perpetra da sempre, non lasciando speranza alcuna. La storia non ha lieto fine, perché la sconfitta di Lucine sa solo di perdita, rimpianto, rimorso e la tristezza di non poter avere ciò che si desidera (da vedere le tavole del suo ultimo volo). E Gatsu (anche lui vittima del mondo violento con cui gli adulti l’hanno cresciuto, come ha fatto il suo padre adottivo, il mercenario Gambino), per uscire vincitore dallo scontro, deve divenire più mostro dell’Apostolo, al punto che ci si domanda chi dei due lo sia realmente.
Una storia triste, ma che ben mostra quanti siano gli aspetti della violenza e soprattutto come gli adulti siano responsabili di certe scelte e comportamenti dei bambini, perché per essi sono modelli.

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