
Con La Terra Morente, Jack Vance mostra un’umanità decaduta, dove molto del suo sapere e della sua conoscenza sono andati perduti, vivendo gli ultimi giorni del suo pianeta nella dissolutezza e nell’abbandono. Con un sole che si fa sempre più rosso e meno luminoso, tra città in rovina e individui che vivono nell’opportunismo, lo scrittore mostra la pazzia e l’egoismo che si sono impossessati della gente, chiusa in se stessa e atta a soddisfare solamente i propri desideri, non considerando le conseguenze che essi possono avere.
In un mondo dove ci sono residui di una tecnologia passata e la magia (o quel che ne rimane) la fa da padrona, l’uomo mostra più ombre che luci, ossessionato dalla sete di scoperta, di andare oltre i limiti conosciuti, di possedere, esercitare dominio, dare soddisfazione ai propri vizi. Vance, attraverso vari personaggi, ognuno protagonista di un racconto, sotto forma di metafora fa una critica intelligente alla sperimentazione, ai sistemi costruiti dalla società, alla pazzia di utopie assolutistiche che vogliono imporre il proprio volere, al culto dell’apparenza, di non riuscire a vedere le cose come stanno realmente.
Una lettura consigliata, soprattutto alle nuove generazioni, perché capiscano cosa sia una buona lettura, che è molto di più di molte pubblicazioni attuali chiuse e concentrate solo sull’emozione del momento di protagonisti adolescenziali.
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