Questo è il titolo del racconto che ha partecipato per la selezione di racconti per Effemme, versione cartacea della rivista online FantasyMagazine edita da Delos Books. Ora che il bando è concluso, e quindi il regolamento non impone più limitazioni di non prestare per la pubblicazione il racconto in qualsiasi forma, cartacea o elettronica, finché non sia reso pubblico l’esito del concorso, posso parlare liberamente dell’opera che ho realizzato partendo da una riflessione.
Qual è la scintilla creativa che porta alla nascita di un’opera letteraria?
Come chiunque s’è cimentato nella scrittura sa, non esiste uno schema preciso: da qualsiasi fatto, elemento, oggetto, può sorgere l’ispirazione. Non ci sono ricette per la creatività, se non attenzione e passione; certo, servono tecnica e padronanza del linguaggio, saper costruire le scene, metterle al posto appropriato, tutte cose giuste, ma l’elemento principale, quello senza il quale non può esserci quanto appena elencato, è l’Idea.
L’Idea che arriva quando non ti aspetti, che mostra un percorso dove ogni volta è una prima volta.
E’ stato dopo aver letto il brano Un Piccolo Sacrificio appartenente a La Spada del Destino di Andrzei Sapkowski che è sorta l’immagine (da cui è partito tutto) di un gruppo di trovatori seduti in una radura di un boschetto, intenti in una gara di componimento. Ed è proprio durante questa sfida che fanno l’incontro con il Cavaliere. Un incontro che, ispirato alla figura di Ranuncolo, spalla spesso comica di Geralt di Rivia, doveva tenersi su un livello ironico, quasi comico, salvo con lo svolgersi delle vicende assumere toni meno scherzosi e scivolare verso sfumature più amare e dure, come avviene nel racconto di Sapkowski.
Ma si sa, le Idee paiono avere vita propria e non ascoltano i piani dello scrittore: con l’evolversi della storia mostrano la loro natura ed essa prende piede, guidando le dita di chi scrive dove vogliono far arrivare. L’atmosfera del racconto si è modificata, perdendo i toni scherzosi e divenendo da subito uno sguardo amaro sulla realtà e sulla società: niente di quanto ha a che fare con l’essere umano si salva, impietoso subisce il giudizio di chi ormai ha perso ogni legame con un mondo che non riconosce più. Nessuno viene risparmiato dall’inflessibile esame, tutto è giudicato distruzione, anche dove in apparenza non c’è, come avviene con la bellezza.
Certo, ci si potrebbe aspettare altro da un racconto che vede protagonisti elfi, fauni, gnomi, magia, streghe, cavalieri e principesse, qualcosa di più fiabesco e non un disincanto così affettato, ma il fantastico non è solo intrattenimento, è anche, e soprattutto, almeno per me, un modo per parlare di realtà, di ossessioni, di lati erronei della personalità e comportamenti sbagliati che, anche se con intenzioni buone, portano spesso a risultati diversi dalle aspettative.
A proposito di streghe e principesse, una precisazione sulle prime e lo spunto che mi ha fatto creare le seconde nel racconto.
Come succede spesso, il termine strega fa sorgere nella mente l’immagine di una creatura malvagia, contorta; una figura che l’istituzione religiosa cristiana ha contribuito a creare nell’immaginario collettivo per colpire quelle donne che non erano sottomesse all’autorità, che possedevano libero pensiero, fomentando superstizioni e false credenze popolari, alimentando uno degli elementi più dannosi dell’umanità: l’ignoranza, capace di creare paure, fobie, ossessioni che sfociano spesso in violenza.
Una visione completamente distorta della realtà. Strega è chi impara da sé, chi cerca e trova; in altre lingue per indicarle si usano parole che significano le “sapienti”, perché si tratta di personalità libere, coraggiose, indifferenti al conformismo, che non si accontentano di un sapere erudito fine a se stesso, ma che deve trovare applicazione concreta nella realtà. Persone diverse dalla media, quasi magiche con il loro modo di fare e trovare soluzioni, la cui grandezza dipende dalla saggezza che riescono a svelare con la loro ricerca. Una saggezza che conferisce equilibrio e comprensione del prossimo, un discernimento fuori dal comune; per questo simili individui sono tanto temuti dai più, cercando in ogni modo di non avere a che fare con loro e nel peggiore dei casi di eliminarli.
Cosa che non avviene con le principesse, dove nel pensiero comune invece si è all’opposto: le si vedono come creature leggiadre, belle, incantevoli, piene di bontà, soprattutto indifese e bisognose di protezione. Pochi pensano che, visto l’ambiente in cui sono cresciute (un ambiente che pone le sue radici sul potere, sullo sfruttamento, sul ritenersi superiori agli altri), l’unica protezione di cui avrebbero bisogno realmente è verso se stesse. Ed è questa realtà che fa sì che nel racconto debbano avere al fianco un guardiano che le guida, come succede in Final Fantasy VIII: nel videogioco, ogni strega esistita nel mondo aveva avuto al suo fianco un cavaliere, una sorta di equilibratore del potere che possedevano; l’unica strega che non ne ha avuto uno, Adele, ha portato un regno di terrore e distruzione. Così ho ideato qualcosa di simile per le principesse dell’opera realizzata, dove chi le custodisce, più che proteggerle da mostri e pericoli, deve proteggerle dall’ambiente che le ha cresciute.
Ma che cosa succede se una principessa rifiuta questa protezione?
La scoperta a chi vorrà leggere Lontano dalla Terra, scaricandolo dalla pagina download.
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