La ragazza dello Sputnik è un romanzo del 1999 di Haruki Murakami ed è incentrato sul legame e l’intreccio di vicende che si crea tra tre personaggi: il protagonista (la voce narrante, di cui non si conosce il nome), la giovane Sumire e Myu, una donna sui quarant’anni bella, ricca e affascinante. Di base la storia è qualcosa che da sempre si ripete: il protagonista è innamorato di Sumire, ma lei ama Myu, che a sua volta è sposata, ma non è certo questo il motivo per cui non corrisponde, bensì a seguito di un evento del passato che l’ha cambiata, l’ha fatta divenire “metà” di quella che era.
Una storia quotidiana, nata come nascono tante storie quotidiane, con incontri imprevisti e legami instauratisi frequentando gli stessi ambienti, ma già dal titolo (Sumire si riferisce in questo modo a Myu perché in una conversazione che loro due hanno avuto, la donna, volendosi riferire agli scrittori appartenenti alla corrente letteraria Beatnik, si è sbagliata e l’ha chiamata Sputnik, il satellite mandato in orbita negli anni Cinquanta dall’Unione Sovietica) si capisce che si ha a che fare con qualcosa che va lontano, che si spinge in profondità oscure e sconosciute.
Come già in altri suoi romanzi, Murakami, con la sua delicatezza fatta di gesti semplici e quotidiani, ma ricchi d’interiorità, mostra la sua passione per la musica (soprattutto quella classica), per la lettura e la scrittura (Sumire aspira a divenire scrittrice e ha una forte ammirazione per Kerouac), usando per il protagonista il ruolo d’insegnate come fatto già altre volte e raccontando quella che è una storia d’amore. Ma un amore che non è corrisposto, che è vissuto interiormente, dove si avverte con forza la solitudine che ogni individuo deve affrontare dinanzi alle esperienze della vita.
Un romanzo che parla del reale, ma in La ragazza dello Sputnik non può mancare l’elemento bizzarro che scivola nel fantastico, in ciò che non può essere spiegato con la logica, facendo incontrare atmosfere oniriche, dove sembra di essere in un luogo diverso dalla Terra, con la Luna che sembra avere un particolare potere nel far vivere esperienze fuori dal comune (come capita a tutti e tre i personaggi). Una lettura sottile e delicata, che parla di perdere se stessi, di una realtà dolorosa, che lacera, a cui si può solo sfuggire rifugiandosi nei sogni oppure divenire dei gusci vuoti; un rifugiarsi che, almeno da quanto si è letto, in alcuni casi può essere inteso alle volte in senso letterale. Questa però è una visione che ogni individuo può avere solamente da sé.
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