Che cosa dire di Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim?
Se ci si aspetta un capolavoro oppure qualcosa che sia al livello della trilogia di Peter Jackson su Il Signore degli Anelli, allora è meglio prepararsi a una delusione.
Se invece non si hanno grandi aspettative, allora si può vedere qualcosa di discreto, ma niente di eccezionale.
Partiamo dagli aspetti positivi: belli i paesaggi, buone le animazioni senza essere tuttavia straordinarie. Lo spettatore, se ha già visto la trilogia di Jakson, si sentirà a casa, dato che i disegni riproducono quanto già visto in Le Due Torri: Edoras, il Fosso di Helm. Nulla di strano, dato che la società di produzione di questo film, la New Line Cinema, è la stessa di Il Signore degli Anelli.
Purtroppo, avere in comune la stessa casa di produzione, la stessa ambientazione, la stessa fotografia, non hanno permesso di rendere la stessa atmosfera, la stessa epicità viste in precedenza; si può dire che in questo caso la magia non ha funzionato (se mai c’è stata magia in Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim). Praticamente, le cose positive finiscono con la grafica, dato che né la storia, né i personaggi riescono a fare presa (salvo qualchge guizzo), anzi per buona parte fanno un po’ cascare le braccia. Soprattutto quello che delude è che si sente che questa non è una storia di Tolkien, manca il suo spirito; pare che qualcuno abbia tentato di copiarlo cercando però di adattarlo ai giorni nostri e ciò lo si vede soprattutto nella scelta di far ricadere tutta l’attenzione sulla protagonista femminile, Hera, figlia di Helm Mandimartello: forte, indipendente, risoluta, emancipata, che non ha bisogno di uomini per essere qualcuno. Uno spirito libero capace di risolvere tutto, che capisce tutto in anticipo, un po’ come piace tanto alla società attuale mostrare (almeno in apparenza).
Questo però non è Tolkien e non perché Tolkien non ritenesse le donne importanti o all’altezza, tutt’altro: basta vedere quello che ha fatto con Luthien. Quindi non è la scelta di puntare su una donna dallo spirito forte, ma il come è stato fatto. Certo non è una novità questo modo di fare del grande schermo: già era stata fatta una rilettura di Arwen in Il Signore degli Anelli di Jackson e anche con Tauriel nella versione cinematografica di Lo Hobbit si era fatto qualcosa di analogo (personaggio questo creato appositamente per il grande schermo ma non presente nel romanzo). Il problema è che negli altri film basati sul mondo di Tolkien Arwen e Tauriel erano una parte della storia (e soprattutto avevano avuto una caratterizzazione), mentre in Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim Hera è tutta la storia e questo non basta a rendere la pellicola di buon livello (e se a questo si aggiunge che manca la caratterizzazione si capisce perché non riesca a fare presa sullo spettatore). Prima che a qualcuno possa venire in mente che la critica è dovuta a maschilismo, patriarcato (cose che vengono tirate fuori appena si critica una figura femminile), beh, nel mio caso ci si sbaglia: ho amato personaggi femminili in storie fantastiche come Wren del mondo di Shannara di Brooks e Vin del mondo dei Mistborn di Sanderson perché non solo erano donne forti e di carattere (ma anche sensibili) ma erano figure di spessore, sfaccettate, approfondite cosa che Hera non è: di lei si sa poco e praticamente è nullo l’approfondimento fatto sul suo conto.
Dopo i personaggi, l’altro aspetto negativo della pellicola è la storia, che ha poco di nuovo da dare e non è sviluppata in modo adeguato, rendendo Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim una bella confezione e poco altro: sembra di guardare una sbiadita copia di Le Due Torri, dato che praticamente ripropone un copione simile.
La vita a Rohan scorre tranquilla, anche se ci sono dei dissidi, soprattutto tra il re Helm e uno dei suoi, Freca, Signore del Mark Occidentale, un opportunista che per i suoi fini vuole far sposare suo figlio Wulf con Hera. Naturalmente i modi tronfi e sprezzanti di Freca fanno adirare Helm, che lo sfida a un confronto tra uomini fuori dalle sale del re; Freca si dimostra tutto fumo e niente arrosto e finisce al tappeto al primo pugno di Helm. Purtroppo, ci lascia la pelle e suo figlio Wulf giura vendetta: dopo essere stato bandito dal regno, raduna un esercito per farla pagare a Helm ma anche a Hera, che ha rifiutato la sua mano.
Già qui con la caratterizzazione dei personaggi non ci siamo, che risulta stereotipata. Helm è forte ma come re non è il massimo: non si accorge che uno dei suoi Signori è un traditore quando anche un bambino vedendolo lo capirebbe (anche non avendo letto o visto Il Signore degli Anelli, dato che le somiglianze con Grima Vermilinguo non sono poche) e non ascolta i saggi suggerimenti della figlia e del nipote riguardo al nemico che sta arrivando, entrambi zittiti senza mezzi termini.
Wulf inizialmente sembra avere una parvenza di carattere, ma è solo una parvenza: a parte l’essere mosso dalla vendetta, non ha altro. Non ascolta ragioni, non ascolta consigli, non ha piani a parte eliminare i figli di Helm e farli soffrire (si potrebbe dire che soffre di complesso d’inferiorità, ma si sarebbe un pochino generosi nel cercare di trovare spessore al personaggio). Inoltre, oltre a essere un opportunista, è pure codardo; insomma, ha tutti i requisiti per incarnare uno dei classici cattivi.
Per metà del film, la storia va avanti pesantemente, senza scossoni, prevedibile e anche noiosa. Wulf arriva col suo esercito, Helm lo affronta, subisce un tradimento, si deve ritirare perché le forze nemiche lo sovrastano (Hera lo aveva avvertito ma, ehi, lui è Helm Mandimartello, cosa vuoi che possano farmi i nemici?) ma non ce la farebbe se non fosse per la figlia Hera che ha previsto il peggio e ha messo al sicuro la gente di Rohan in quello che diverrà il Fosso di Helm. Wulf uccide i due fratelli di Hera, Helm viene ferito e tutto ricade sulle spalle di Hera, che risulterà più assennata del padre (ma ci voleva poco).
Poi, dopo il ferimento di Helm, le cose si fanno un poco più interessanti: le ferite di Helm guariscono, ma la sua mente appare spezzata, dato che rimane sempre a letto. Poi una notte sparisce e gli assedianti cominciano a morire uno a uno: tra le loro fila serpeggia il terrore e si comincia a vociferare che sia lo spettro di Helm a ucciderli. Hera, cercando il padre, trova un passaggio segreto, arrivando tra le montagne dove degli orchi rovistano tra i cadaveri in cerca di anelli da portare a Mordor (allacciamento con quello che avverrà in Il Signore degli Anelli, dato che qui siamo duecento anni prima della storia di Frodo). Verrà salvata dal padre, che finalmente ha capito gli errori fatti con lei e la salverà riportandola nella fortezza, sacrificandosi (la sua morte è forse uno dei pochi momenti con un minimo di epicità).
Quando tutto sembra perduto, Hera salverà la situazione: sconfiggerà e ucciderà Wulf in duello, e farà arrivare in soccorso della sua gente il cugino (mandato a chiamare con una grande aquila), che farà il suo ingresso come Gandalf in Le Due Torri.
Il popolo di Rohan è salvo, Hera lascia il trono al cugino e potrà continuare a essere libera di fare quello che vuole.
Purtroppo, Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim non funziona a dovere e l’aver scelto Kenji Kamiyama non ha aiutato (è stato allievo di Mamoru Oshii, ma non sembra aver appreso molto da lui vedendo questo film); forse, se si fosse puntato su un regista con meno impronta anime si sarebbe ottenuto un risultato diverso. Forse, se non si fossero fatti certi cambiamenti e “adattamenti” si sarebbe provato meno fastidio vedendo questo film. Certo, c’è qualche guizzo quando la storia presenta dei collegamenti con quella principale del mondo di Tolkien, ma pochi secondi d’interesse non possono ribaltare il giudizio su una pellicola che di tolkieniano ha davvero poco (se non nulla). Un’occasione sprecata.
Difficile trovare la magia narrativa di Tolkien quando non la si cerca neanche. Non penso che guarderò questo film, a meno che non mi venga servito aggratis su una piattaforma di streaming.
Penso che tu faccia bene a fare così.