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Dungeons & Dragons è stato rovinato

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Il manuale del dungeon master di Advanced Dungeons & DragonsDungeons & Dragons, come film, libri, videogiochi e quant’altro, è stato colpito dal politicamente corretto e dal woke: uno dei cambiamenti fatto con i nuovi manuali è stato sostituire il termine razze (elfi, nani, orchi, umani) con specie. Di per sé usare una terminologia al posto di un’altra non cambia molto, anzi non cambia niente se poi la sostanza è sempre quella; il problema è la mentalità che sta dietro tutto ciò e che spinge per cambiare il modo di giocare. Già, perché se si pensa che alcuni dei contenuti del gioco possono riflettere pregiudizi etnici, razziali e di genere, allora c’è un grosso problema. E il problema non è certo nel gioco che non ha elementi del genere (lo so per esperienza, dato che conosco le edizioni passate, soprattutto la AD&D), ma nella mente di certe persone che vedono il “male” dove male non c’è: il male non è nel gioco, il male è nelle persone e nel come fanno e vivono le cose.
Non c’era bisogno di fare cambiamenti inclusivi; non c’era bisogno di creare tanti problemi. Se a un giocatore non piace l’avventura creata dal master, smette di gicoare, ne cerca un altro; una volta si faceva così. Il voler accontentare tutti, voler mettere tutti d’accordo, non solo è praticamente impossibile, ma presenta due grosse storture: uno è imporre una mentalità unica, due è appiattire e cancellare le diversità. Altro che inclusività.
Il nuovo Manuale del Dungeon Master consiglia alla persona che narra la storia e conduce la campagna di mettersi d’accordo con i giocatori per fare una lista di situazioni e temi con cui non si sentono a loro agio, come per esempio le violenze sessuali o l’uso di droghe. Si consiglia anche di individuare un segnale condiviso che comunichi se uno dei partecipanti si sente personalmente a disagio con qualcosa che sta succedendo nel gioco, in modo che il master possa eventualmente deviare la storia in un’altra direzione (1).
Con questa mentalità si finisce con l’arrivare a non fare più niente perché non si sa mai che si vada a urtare la sensibilità di qualcuno. Allora tanti saluti all’ambientazione maledetta di Ravenloft, addio alle cacce a mostri e bestie magiche perché non ci sia qualche animalista che rimane sconvolto dalla cosa; niente più guerre con orchi e goblin perché possono rappresentare tribù un tempo considerate violente e incivili: bisogna bandirli i pregiudizi, no?
Diavoli e demoni? Non bisogna più rappresentarli come il male da combattere e sconfiggere, ma figure che sono state incomprese ed emarginate per scelte sbagliate fatte, che vanno capite e accettate.
Il nobile prepotente, dispotico e corrotto? No, la nobiltà deve essere vista come buona, la guida dei popoli: basta col mostrare sempre che il ricco è meschino, questo è sintomo d’invidia repressa, sentimento negativo che nuoce al gioco.
Addio paladini e cavalieri che salvano principesse da draghi malvagi, perché storie del genere non solo infastidisco gli animalisti, ma anche le donne perché vengono mostrate come deboli e bisognose di essere salvate dagli uomini: abbasso il patriarcato!
Quello che non si capisce è che si sta parlando di un gioco di fantasia, non di realtà: si fanno tante storie per un gioco, poi nel reale si lascia che le persone inneggino pubblicamente a fascimo e nazismo con saluti, simboli e parole come se niente fosse. Se seguiamo la linea dettata da questo nuovo corso, allora bisogna riscrivere o bandire Il Signore degli Anelli di Tolkien, visto come aveva rappresentato gli orchi (e tanti saluti a tutti i messaggi che il romanzo e l’epica dello scrittore hanno saputo dare). Questo solo per mostrare a che livello di stortura, ma anche d’ipocrisia, si è arrivati.
Fortunatamente, i manuali possono sì dare delle regole e linee guida da seguire, ma è il dungeon master che decide la storia da realizzare e come vuole portarla avanti, se usare o meno determiante regole: è sempre stata così. Logicamente se fa una buona storia sarà seguito, altrimenti non andrà avanti molto. Adattando al constesto attuale una battuta di sommobuta, esistono solo due categorie di storie: quelle belle e quelle brutte. E da entrambe c’è da imparare qualcosa. Il bello delle storie è proprio questo, senza contare che sono proprio le tante sfaccettature che possono saltare fuori dall’immaginazione delle persone che le rendono meritevoli di essere raccontate o vissute (in questo caso va inteso naturalmente con l’immaginazione, non realmente).
Alla fine, cose come l’inclusività e il politcamente corretto lasciano il tempo che trovano, ma va notato che si stanno mettendo d’impegno per cercare di rovinare tutto, anche se viene fatto passare come un adeguamento dei tempi (vedere ciò che hanno combianato con favole come Biancaneve e i sette nani, La bella addormentata).

1. https://www.ilpost.it/2024/12/31/nuovi-manuali-dnd-2024/

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