Certo, per Stato si può intendere Nazione e sono tanti i paesi, nel passato come nel presente (e come purtroppo sarà anche in futuro, dato che l’uomo ciclicamente è portato a ripetere gli errori, non imparando dagli sbagli e soprattutto non soffermandosi a riflettere su quanto accaduto; così come accade che le generazioni non si trasmettano tra loro il sapere e l’esperienza acquisita, lasciando che vadano perdute) che sfruttano la paura per condizionare i popoli e farli agire secondo i propri voleri. E’ quello che fanno soprattutto i regimi; anche il nostro governo attuale può essere considerato tale: mediocre e pure grottescamente ridicolo, ma sempre regime. Perché quando un governo gira attorno a un solo uomo e a tutta la sua combriccola, facendo andare avanti le leggi a suon di fiducia, che aborrisce il dialogo, alimentando aggressività e violenza in ogni gesto e parola, non può che essere considerato tale. Questo stato delle cose va denunciato e combattuto, perché non si può subire venendo continuamente sbeffeggiati; se si vuole leggere alcune delle continue prese in giro delle persone al potere in Italia, andate qui.
Perché, nel grande come nel piccolo, si usa la paura?
Perché la paura è un potere, dà forza a chi ne conosce i meccanismi ed è capace di volgerli a suo favore, facendo leva sul timore della gente di perdere la sicurezza, quanto acquisito nella vita.
A tutti piacciono la certezza, la tranquillità e vederle minacciate fa reagire in maniera prevedibile da chi conosce i meccanismi della mente umana. E politici, governanti sono specializzati in questo settore, è grazie al condizionamento che spesso riescono ad avere e mantenere il potere, perché la gente ha bisogno di chi li rassicuri, li guidi, li faccia sentire sicuri.Per avere pace e rassicurante routine, per zittire la voce di un’emozione sgradevole, si arriva al compromesso, quando invece si dovrebbe comprendere soltanto una cosa.
Che cos’è la Paura? Cos’è quello stato interiore che deteriore la qualità della vita?
Ci sono tanti modi per definirla perché possiede tante sfaccettature, dalle più sottili e infide a quelle più dirette e dirompenti. Ma la radice è sempre la stessa.
“La paura è quando sai che sta per succedere qualcosa, ma non sai che cos’è e quando s’avvererà: sai che ti arriverà addosso, ma non è mai il momento in cui respiri e neanche quello successivo. Forse quello dopo o quello dopo ancora: non sembra mai arrivare. E intanto ti logora, ti snerva. La paura è tensione, è aspettativa che non si vuole realizzare, che ti tiene sulle corde, incalzante e bastarda: si diverte a giocare con te. E’ l’attesa, l’attimo prima del balzo, quando tutto sembra congelato in un incantesimo.
Poi l’incanto s’infrange e tu cadi. Allora non hai più paura, perché essa non è più: ha lasciato il posto ad altro.
E’ orrore.”
E’ incredibile come la nostra paura di perdere “quello che abbiamo” sia così radicata…in fondo, noi, cos’abbiamo? Ma soprattutto, cos’abbiamo da perdere? Cibo? Un tetto? Lavoro? Forse. Ma la libertà…quella l’abbiamo già svenduta in cambio dei sopracitati “cibo, tetto, lavoro”.
Proprio così