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Diversità

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La letteratura fin dall’antichità ha puntato l’attenzione sull’eccezione, descrivendo, narrando, le vicende di eroi, di mostri. Achille, Teseo, Ercole, il Minotauro, Frankenstein, Dracula: tutte figure fuori dal comune, dotate di poteri, di grande forza, che attiravano l’attenzione per la loro particolarità. Creature, uomini straordinari che incutevano paura, timore, ammirazione perché spiccavano sulla massa per la loro diversità, per la proprietà di sapersi distinguere.
Il diverso è qualcosa che spaventa, che mina le convinzioni, le basi dell’ambiente in cui si è cresciuti, che spinge a riflettere, a porsi delle domande, che in un modo o nell’altro attrae l’attenzione. Ma questo non significa che occorra per forza essere qualcosa d’eccezionale per raccontare storie del genere: alle volte basta anche essere delle persone normali. E’ il caso di Mowgli (un uomo cresciuto fin dall’infanzia in mezzo agli animali) in Il Libro della Giungla di Kipling, di Robert Neville (unico essere umano rimasto su una Terra abitata da vampiri) in Io sono Leggenda di Richard Matheson e di Joram (unico, in un mondo di maghi, a non avere nessun potere) nella saga di La Spada Nera di Margaret Weis e Tracy Hickman. Un fantastico, un horror e un fantasy che mostrano la vita, le avversità che una persona comune deve affrontare; ed è proprio la diversità, che agli occhi degli altri, rivela il protagonista come qualcosa che merita attenzione.
Ma se in Il Libro della Giungla, Mowgli viene accettato dagli animali e cresciuto come uno di loro (dimostrando di possedere molta più umanità degli umani), negli altri due romanzi citati, i protagonisti sono figure che sono viste come qualcosa da distruggere, da eliminare perché non comprese, perché presentano differenze; cosa che succede spesso anche nella realtà, come tristemente la storia e la cronaca ricordano. E’ raffrontandosi con il diverso che vengono a galla le limitatezze, l’intolleranza, l’ottusità della razza umana; nei tempi questo copione non fa che ripetersi, le lezione da apprendere che va costantemente perduta. Un monito che costantemente viene dato per evitare disastri e catastrofi prevedibili, per scongiurare il fatto che la vita, il mondo, non diventino come un corpo putrefatto e in decomposizione, che conserva sembianze di vita solo grazie a illusioni e false credenze.

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