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Alle volte è difficile poter spiegare l’avvertire dentro di sè un vuoto che non dà tregua, che non fa vivere e apprezzare appieno quanto l’esistenza ha da proporre. Una mancanza che rende inquieti, insoddisfatti, sempre in cerca di qualcosa che lo possa colmare. Una mancanza che spesso ha origini in ambito familiare, una ferita che si subisce nell’infanzia o in giovane età e che può segnare tutta la vita; una ferita che può essere curata, ma mai guarita, che può continuare a sanguinare senza posa, come figurativamente viene mostrato nell’anime Kenshin, Samurai Vagabondo – Memorie del Passato. Una ferita che finchè non si sarà risolta e dissolta la causa che l’ha generata non potrà essere rimarginata.
Da dove nasce tale bisogno?
Spesso dal sentirisi isolati, emarginati, avvertendo la necessità d’essere accettati, di venir riconosciuti dagli altri: si sente la spinta d’essere importanti per qualcuno, vedendo l’altra persona come chi è capace di dissolvere quel vuoto, quel senso d’incompletezza e abbandono che s’avverte interiormente. Alle volte basta un gesto gentile per vedere una persona come un salvatore, un’ancora cui aggrapparsi per non sprofondare e si è disposti a tutto pur di non lasciarla andare.
Spesso però si utilizza il modo sbagliato, si arriva ad umiliarsi, a strisciare, facendo di tutto per avere il consenso, l’approvazione, l’attenzione di chi si vede come la risoluzione del proprio stato interiore. Si cambia la propria natura, la si stravolge, pur di non perdere ciò che è tanto importante.
Ma facendo così non si è altro che un’ombra di ciò che si dovrebbe essere: una forma indefinita, senza fattezze, come viene mostrato da Senza Volto della Città Incantata di Hayao Miyazaki, una figura ombrosa che porta una maschera perchè non ha un viso che lo caratterizzi e lo distingua, simbolo dell’annullarsi per compiacere gli altri; un modo per far capire che chiunque può essere così.
Queste persone si mettono a disposizione degli altri, cercando di soddisfare le loro necessità, dando a chi hanno vicino quello di cui in quel momento stanno ricercando (come succede con Chihiro quando nei bagni ha bisogno di un pass per i sali o quando gli altri inservienti ricercano oro). Un modo all’apparenza altruistico e generoso, ma sbagliato perché è un mendicare, perché così facendo si cerca di comprare l’affetto altrui, ma è soltanto uno sfruttamento reciproco, un fare per avere, non qualcosa di spontaneo e gratuito: non ci sono veri sentimenti, ma solo tornaconti personali.
E questo genere di rapporti sono portati a dare un sollievo solo momentaneo che si sviluppa poi in attaccamento, a non aver mai a sufficienza di quanto viene dato. Il vuoto che si prova s’acuisce e si cerca di colmarlo con cose materiali, come il cibo (in questo casi si sviluppano casi come la bulimia) o l’accumulo d’oggetti (come succede nello shopping compulsivo), ma non basta mai ed è a questo punto che possono scaturire vere e proprie ossessioni, portando a sviluppare comportamenti morbosi verso gli altri che ne limitano la libertà, ne risucchiano l’energia soffocandoli o inglobandoli (nel film d’animazione di Miyazaki alcuni personaggi vengono fagocitati all’interno di Senza Volto mutato in una sorta di ragno, simbolo di voracità e di non aver mai abbastanza di nulla, ma nella realtà questo va inteso come un togliere ogni spazio alle altre persone, cercando d’annullare la loro libertà perché siano soltanto a propria disposizione, soddisfacendo i propri bisogni e mancanze).
Questa è la dipendenza, l’appoggiarsi e l’aspettare che gli altri risolvano i propri problemi. Un atteggiamento sbagliato, certo, ed è compito dell’individuo risolvere lo stato in cui si trova, dato che ha una parte di responsabilità nel non essersi accorto di certi comportamenti e averli lasciati sviluppare.
Ma ancora una volta c’è da chiedersi qual è la causa di questo malessere.
E ancora una volta la risposta è la società, l’ambiente che circonda l’individuo. Una società con i suoi vizi e le sue manie, un costrutto alimentato dai singoli, generatore di malattie che inquinano lo spirito di tutti quelli che tocca.

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