Cosa dire di Watchmen? Non molto, se non che è una delle migliori graphic novel finora realizzate. Qualcuno asserisce che è un capolavoro, qualcun altro sentendo una simile affermazione storce il naso perché i capolavori sono altri: a ognuno il suo. Per me rimane un’opera molto valida e meritevole d’essere sia letta sia vista; con le dovute piccole differenze, sia il fumetto realizzato da Alan Moore sia la trasposizione cinematografica sono da seguire. E fa sorridere che nonostante il film sia uno dei pochi a mantenere trama e spirito dell’opera originaria, Alan Moore fosse contrario alla sua realizzazione (in realtà, l’autore britannico è contrario a qualsiasi trasposizione cinematografica delle sue opere).
Per questione di tempi (la versione cinematografica dura sulle due ore e quaranta minuti) alcune parti sono state tagliate, ma se si è interessati è possibile vederle nel dvd I racconti del Vascello Nero, che contiene per l’appunto I Racconti del Vascello Nero e Sotto la maschera, l’auotbiagrafia di Hollis Mason, il primo Gufo Notturno; la loro assenza nella pellicola del 2009 di Zack Snyder non pregiudica la comprensione della storia, ma la loro visione permette di approfondire e comprendenre maggiormente il mondo di Watchmen; se l’autobiografia di Mason permette di saperne di più su come sono nati i Watchmen e capire come si è arrivati al punto in cui la storia viene narrata, per I Racconti del Vascello Nero le cose si fanno un po’ più sottili: esso è un metafumetto, ovvero un fumetto dentro al fumetto, e viene letto da un ragazzo presso un’edicola. Si tratta di una storia di pirati che narra la discesa verso la pazzia di un uomo, unico sopravvissuto di una nave, che cerca di tornare a casa per avvisare i concittadini dell’arrivo della nave pirata Vascello Nero. Se a qualcuno la narrazione di tale storia può essere avulsa da quella di Watchmen, beh, le cose non stanno proprio così: I racconti del Vascello Nero presenta forti analogie con uno dei membri del gruppo dei Watchmen e aiuta a comprendere meglio la sua psiche e diventa metafora del cammino che ha deciso d’intraprendere. Non rivelerò chi è il personaggio in questione per non dire troppo, ma posso affermare che ben si associa con l’oscurità del metafumetto.
C’è anche un’altra differenza tra fumetto e film: l’evento che porta alla conclusione della storia. O meglio, ciò che causa la catastrofe che farà riunire i Watchmen rimasti, l’evento che il Comico aveva scoperto e per il quale aveva pianto, venendo poi ucciso a causa di tale scoperta perché non rivelasse ogni cosa.
Oltre a essere una storia interessante, che fa riflettere sul fine che giustifica i mezzi e su come gli eventi e l’ambiente possono condizionare e cambiare le persone, il punto forte di Watchmen sono i personaggi, la loro complessità, la loro profondità. Watchmen non è la solita storia di supereroi, anzi, a pensarci bene di supereroi (ovvero individui con superpoteri) c’è solo il Dottor Manatthan,che praticamente può fare di tutto (solo che questo suo smisurato potere lo fa allontanare sempre più dall’umanità, sia sua, sia come appartenenza alla specie): i restanti membri del gruppo sono persone normali, dei vigilantes che a un certo punto hanno preso a combattere il crimine e si sono uniti in un gruppo, il tutto con l’approvazione del governo, almeno fino a quando non è stato deciso di mettere a riposo i Watchmen (uno, Rorschach, continua a fare il vigilantes e per questo viene ricercato dalla polizia; il Cominco e il Dottor Manhattan diventano agenti governativi).
La bellezza di Watchmen è il calare questi supereroi in un contesto reale, mostrando le loro debolezze (l’ultimo Gufo Notturno), i loro lati oscuri (il Comico), i loro tormenti (Rorschach); queste persone non sono diventate eroi per un bene superiore, per la giustizia, ma ognuno ha le sue ragioni: per il Comico è avere un modo per usare la violenza (spesso viene accusato di essere un fascista), per Rorschach è combattere il crimine senza compromessi (soprattutto dopo che una bambina è stata rapita e massacrata, data in pasto a dei cani furiosi), per la seconda Spettro di Seta è seguire le orme della madre (uno dei dialoghi più belli lo si ha quando scopre chi è il proprio padre), per Ozymandias quelle di Alessandro Magno.
Ma non ci si ferma a questo: l’opera è piena di simbolismi. Riferimenti agli orologi, al nodo gordiano, agli egizi, al famoso smiley tanto caro al Comico, all’ombra della minaccia nucleare (presente nel mondo fin da quando si è pensato di usare l’energia atomica a scopi bellici).
In Watchmen praticamente funziona tutto: incipit, sviluppo, finale. Un finale lasciato in un qualche modo aperto, a suo modo amaro ma anche bellissimo. Non per niente Watchmen ha cambiato, assieme Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, il modo d’intendere e di fare il fumetto supereroistico; pertanto, merita di essere tra le migliori opere (non solo fumettistiche) mai realizzate.
Per me il fumetto è bellissimo, e anche il film è assai azzeccato e ben riuscito, fatto ancora più sorprendente in quanto il regista Zack Snyder ci ha abituati a una serie di impressionanti ciofeche. Grandi personaggi, grande storia. I supereroi con le tutine in spandex c’entrano fino a un certo punto, ma anche questa maniera di rappresentarli (come vigilanti) ha la sua ragione nella trama. Di film di supereroi davvero belli per me ne esistono pochissimi, e questo è il migliore di tutti.
Concordo.