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Josée, la tigre e i pesci

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Josée, la tigre e i pesciJosée, la tigre e i pesci è un bel film d’animazione di Kotaro Tamura, magari non proprio il massimo dell’originalità, che in qualche modo può ricordare La forma della voce (si parla di disabilità), ma è una pellicola interessante, impegnata, con una buona regia, una bella fotografia, una trama ben sviluppata e personaggi approfonditi, specie in quello di Josée (si fa chiamare così per via della protagonista del suo libro preferito, ma in realtà il suo vero nome è Kumiko Yamamura).
Josée è giovane donna disabile (è su una carrozzina a rotelle) e vive con la nonna iperprotettiva (i genitori sono morti da tempo); sa ben poco del mondo esterno e crede che tutto fuori di casa sia pericoloso e pieno di bestie spaventose (una delle frasi che dice è “ci sono tigri ovunque” e si capisce così in parte la ragione del titolo). Un giorno viene involontariamente salvata da uno studente universitario,Tsuneo Suzukawa, appassionato d’immersioni, il cui sogno è andare a studiare in Messico per osservare un pesce raro. La nonna, per ringraziarlo, gli offre un lavoro: occuparsi delle esigenze della nipote.
All’inizio il rapporto tra i due è difficile: Josée gli assegna da fare le mansioni più strane e inutili, lo tiranneggia, al punto che Tsuneo pensa di rinunciare al lavoro. Ma lentamente i due cominciano a comprendersi; Tsuneo le fa conoscere il mondo esterno, nonostante il divieto della nonna di uscire di casa (un divieto che però è solo di facciata, perché la nonna è felice che la nipote cominci ad aprirsi e a crescere). E mentre Tsuneo le fa rivedere il mare così da rispondere alla domanda fattale dal padre su quale sapore avesse il mare e le fa conoscere altre persone, rimane colpito dalla bravura della ragazza nel disegnare e nella passione che mette in quello che fa. Josée, dal canto suo, grazie anche all’amicizia di Kana, la bibliotecaria che ha conosciuto con le uscite di Tsuneo, si apre agli altri e scopre di voler pubblicare un libro illustrato per bambini.
Tutto sembra procedere per il meglio, ma la morte della nonna cambia le cose: Josée, essendo disabile, subisce pressioni dai servizi sociali e si scontra con una realtà diversa dai sogni che ha. C’è una sorta di frattura con Tsuneo e i due si allontanano, almeno fino a quando lui ha un incidente e rischia di non riuscire più ad andare in Messico; scoraggiato, Tsuneo pensa di rinunciare, ma la forza d’animo di Josée gli fa ritrovare il coraggio di non mollare. Ognuno dei due alla fine riesce a trovare la propria strada e a dichiarare i sentimenti che prova per l’altro.
Certo, Josée, la tigre e i pesci non è un film perfetto, ci sono delle forzature e delle coincidenze che fanno alzare gli occhi al cielo, come se tutto fosse guidato per arrivare a un determinato punto, ma nel complesso è un film godibile, che mostra come affrontare e superare le difficoltà, come comprendere e conoscere meglio l’altro. Forse il finale è la parte debole del film, spinto verso l’happy end, ma la critica non è tanto per la scelta che viene fatta, ma per come viene realizzata; ciò non toglie validità a Josée, la tigre e i pesci, uno di quei film che ogni tanto occorre vedere per capire che nonostante le brutture che ci sono nel mondo, c’è qualcosa per cui vale la pena andare avanti.

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