La Canzone di Shannara conclude la prima trilogia scritta da Terry Brooks. Realizzata nel 1985, in realtà dovrebbe essere stato il secondo romanzo scritto dall’autore statunitense e avere il titolo Il canto di Lorelei, con protagonisti una giovane donna capace d’intessere magie con il canto e Rone Leah, suo protettore; l’opera, come scrive Terry in A volte la magia funziona (1), fu considerata dal suo editore Lester Del Rey una schifezza e Brooks la lasciò perdere per realizzare Le pietre magiche di Shannara. Di quel lavoro, da cui imparò molto per le note lasciategli da Lester, Brooks usò alcuni personaggi e idee per dare vita a quello che è tutt’oggi La canzone di Shannara, che vede come protagonisti Brin e Jair Ohmsford, figli di Will Ohmsford (uno degli eroi di Le pietre magiche di Shannara) ed Eretria.
I lettori più navigati del fantasy potrebbero storcere il naso leggendo l’inizio: ancora una volta Allanon giunge dagli Ohmsford asserendo che Brin è l’unica che può aiutarlo nella lotta contro le Mortombre per distruggere l’Illdatch, il libro della magia nera che è stato la fonte delle forze oscure dall’alba dei tempi. Di nuovo si ripete un copione talmente usato da essere un cliché: un giovane dotato di un grande potere, l’unico che può salvare la situazione. Brooks tuttavia è bravo nel giocare le sue carte: la magia è un grande potere e può corrompere anche gli animi più puri e buoni, trasformando eroi in esseri distruttori.
Brin parte con Allanon per seguirlo nella sua missione e adempiere al suo compito, ma il Druido non ha previsto tutto e il suo agire è volto al fallimento se non ci sarà un aiuto, come dice il Re del Fiume Argento, apparso a Jair dopo che è stato lasciato indietro e liberato dagli gnomi dal prodigo intervento di Garet Jax, il Maestro d’Armi; è a questo punto che il romanzo decolla e acquista spessore. Da una parte c’è il viaggio di Brin assieme ad Allanon e a Rone Leah, prima al Perno dell’Ade e a Paranor poi a Garymark, la fortezza delle Mortombre. Dall’altra quello di Jair che deve raggiungere la sorella prima che entri nel Maelmord, dove è custodito il pericoloso libro, e usare le magie che gli ha concesso il Re del Fiume Argento per salvarla; un compito all’apparenza impossibile per lui che ha il potere con la Canzone di creare solo illusioni, a differenza della sorella che con essa può praticamente fare di tutto. Ma non sarà solo nell’impresa e verrà accompagnato da un gruppo variegato unito come una sola persona: Garet Jax, il suo protettore; Slanter, uno gnomo battitore riluttante a seguirlo ma che gli si è affezionato; il nano Elb Foraker; il principe elfo Edain, figlio del re Ander Elessedil; Helt, un coriaceo uomo della Frontiera.
Un gruppo che rappresenta un’unione di razze che lottano contro il dilagare di un male che sta lentamente uccidendo la terra (e di conseguenza poi anche i popoli che la abitano) e che è la parte più epica del romanzo, con grandi atti di eroismo e combattimenti al limite dell’impossibile, su tutti lo scontro con il gigantesco Kraken, evocato dalle Mortombre per far cadere Capall, con un Garet Jax che sembra capace di affrontare e superare qualsiasi avversario gli si pari davanti.
La parte di Brin è invece più oscura, non solo per i dubbi della ragazza e per ritrovarsi sempre più sola nella lotta contro il male, ma anche per un Allanon che vede il suo tempo giungere al termine e non poter essere partecipe nella distruzione del male per cui suo padre Bremen si è tanto prodigato. Allanon, protettore delle razze, che vede un’epoca di cui è stato protagonista finire, iniziata con la scomparsa dalle Quattro Terre di Paranor e che dovrà finire con la distruzione dell’Illdatch.
La canzone di Shannara getta i semi per il ciclo successivo, Gli Eredi di Shannara, con un Allanon divenuto spirito a guidare i discendenti di Brin e Jair nella lotta contro gli Ombrati e un Cogline, druido mancato, che ritorna come suo portavoce rinsavito e non più come vecchietto fuori di testa che litiga sempre con il gatto di palude Baffo e deve essere accudito dalla nipote adottiva Kimber Boh. Un ottimo romanzo, avvincente, con una caratterizzazione dei personaggi davvero ben riuscita e anche qualche spunto di riflessione sugli effetti del potere e di come corrompe gli animi e rovina la terra.
1. A volte la magia funziona, Terry Brooks. Mondadori 2003, pag.41
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