… era disperatamente attaccato al suo cristallo personale. Nelle occasioni in cui riusciva ad ammetterlo a se stesso, occasioni che capitavano sempre più di rado, si preoccupava del fatto che quella sua attrazione sconfinasse addirittura in una forma di assuefazione. Era come se fosse stato completamente coinvolto dal cristallo fin dalla sua prima occhiata all’interno delle sue luminose profondità.
Ma che cosa gli veniva mostrato di tanto intrigante, non una sola volta, ma ogni volta che vi guardava dentro? Egli vedeva se stesso, se stesso come era stato una volta, un uomo con lineamenti e caratteristiche da uomo, senza più quel corpo da cane che si ritrovava. Si trattava del desiderio più grande della sua vita, il sogno che avrebbe sempre desiderato veder realizzato, e quando scrutava nelle profondità sfaccettate del cristallo dell’occhio della mente, il suo sogno si realizzava. Poteva rimanere lì a guardarsi per tutto il tempo che desiderava, e quel tempo diventava sempre più lungo ogni giorno che passava. Non solo riusciva a vedersi in forma umana, ma provava anche le sensazioni; ricordava perfettamente come era stato prima che Questor Thews invocasse il suo sfortunato incantesimo e lo riducesse in quello stato in cui si trovava.
Si trattava di un passatempo incredibilmente gradevole, e Abernathy non sembrava mai averne abbastanza. Non era esattamente come tornare a essere colui che era stato in precedenza, ma era la cosa più prossima che avesse mai sperimentato. Era incredibilmente soddisfacente, e doveva il tutto a Horris Kew.
Anche in quel momento, mentre si avvicinava alle torreggianti porte di Rhyndweir e spasimava per un bagno e per un boccale di birra fredda, non riusciva a fare a meno di pensare anche al suo cristallo e al tempo che avrebbe passato in sua compagnia nella sua stanzetta solitaria. (1)
Quello sopra citato è un brano tratto La Scatola Magica di Landover, quarto libro della serie Landover realizzata da Terry Brooks, in cui si parla degli effetti che hanno i Cristalli dell’Occhio della Mente sulle persone. Questi piccoli oggetti magici creano in chi guarda la visione di ciò che più desiderano; si tratta di un’illusione, ma resa quasi reale, che fa nascere una forte dipendenza in chi la usa, al punto che non si farebbe altro che passare le giornate immerse in essa. Occupandosi solo di questo, è logico che tutte le altre attività ne risentono, tant’è che nel regno di Landover tutto si ferma.
Non è strano trovare analogie tra questo brano e la realtà. Si può vedere che una parte della tecnologia, quali sono tv, pc, smartphone e tutto ciò che è legato alla rete, non è che una sorta di Cristalli dell’Occhio della Mente; certo, essa non crea visioni dove si realizzano i desideri più personali e voluti degli individui, tuttavia realizza molte illusioni in cui la gente passa molto tempo. Questo solitamente viene chiamato passatempo e a tutti piace svagarsi un po’ per ricaricarsi, rilassarsi, staccare un poco dai problemi e dallo stress; non c’è nulla di sbagliato. Tuttavia, ci sono persone che si immergono troppo in esse, al punto che se non sono sempre connesse alla rete, non riescono più a vivere bene, anzi, ci stanno quasi male. Senza esagerare, si può dire che ne sono diventate schiave, proprio come succede con tutte le dipendenze. Tutto questo, logicamente ha delle conseguenze e non solo nell’immediato, ma anche a lunga scadenza: i rapporti sociali si degradano, si perde la manualità nel fare le cose, si ha una regressione dell’intelligenza, della capacità di giudizio.
La tecnologia è un mezzo, qualcosa di neutrale: solo chi lo utilizza lo può rendere qualcosa di positivo o negativo. Occorrerebbe essere consapevoli di tutto ciò, senza far scaturire dipendenze e cose ancora peggiori, perché quello che più conta è la vita: se ce la si fa rovinare per cose che non sono importante, che senso essa ha?
Sognare, fantasticare è bello, ma non se fa perdere contatto con ciò che è importante. Purtroppo siamo immersi in una società piene di Cristalli dell’Occhio della Mente, e spesso nemmeno ce ne accorgiamo.
1. Terry Brooks. La Scatola Magica di Landover. Arnoldo Mondadori Editore 1994, pag.161
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