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Semplice immaginazione o pura realtà?

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Molti ritengono che gli scrittori di fantasy, fantastico e fantascienza scrivano delle storie inventate, piene di fantasia e nulla di più.
La realtà invece ha dimostrato che in diversi casi non è affatto così.
Jules Verne con opere come Ventimila leghe sotto i mari, Intorno alla Luna ho mostrato le invenzioni che sarebbero state realizzate qualche decina d’anni più tardi di quando scriveva (i razzi che vanno oltre l’atmosfera e i sottomarini), anzi si può affermare che sia stato d’ispirazione per scienziati e applicazioni tecnologiche delle epoche successive. Se è per questo, c’è da dire che Leonardo da Vinci secoli prima aveva realizzato progetti di macchine comparse solamente all’approcciarsi del XX secolo (carri armati, aeroplani, elicotteri, biciclette).
George Orwell ha mostrato con 1984 quanto potere possa avere la tecnologia e chi la detiene, rivelando quanto possono fare i governi totalitari nel riscrivere la storia e condizionare la gente.
Steven Erikson con il quinto volume della saga Malazan, Maree di Mezzanotte, ha mostrato perfettamente una società basata sul debito e che rende schiavi chi non li riesce a pagare, ottimo specchio della società attuale con una lucida disanima della spietatezza e dell’alienazione di tale sistema.
Questi sono solo alcuni esempi di come un romanzo non sia solo un intrattenimento, ma anche un mezzo per rendere consapevoli, per aprire finestre su mondi di possibilità. Tuttavia la realtà alle volte raggiunge e supera l’immaginazione. O forse semplicemente quella che viene reputata immaginazione altro non è che un modo per parlare di quanto sta accadendo nella vita presente.
L’Ultimo Potere fa questo: è duro, crudo, in apparenza senza speranza, un piombo per l’anima. Ma parla di realtà che spesso non vogliono essere viste, portandole all’estremo per far prendere coscienza in chi lo legge di fatti che accadono. Estremo che a ben vedere è già purtroppo ben presente nella realtà. Una realtà che è solo follia. Il pensiero va a quanto sta accadendo in India, dove ogni giorno donne, bambine vengono stuprate e uccise da interi branchi di esseri impazziti.
Esseri impazziti, non esseri umani. Chiunque compie atti del genere, che dopo aver violentato una donna la impicca, la brucia, le fa bere dell’acido non è più un uomo, è solo una cellula cancerosa e impazzita che va eliminata senza pietà, senza appello. Perché chiunque dà una considerazione del genere a un proprio simile non merita altro.
La cosa ancora peggiore è che esiste un’intera società che possiede una mentalità del genere. Un società che copre questi crimini, dove sembra che ci sia la concezione che simili atti brutali siano qualcosa di normale e anche di giusto, perché la donna vale meno di niente. Ma tutto ciò è qualcosa di abominevole, che va combattuto con ogni mezzo e spazzato via, dove nessuno dei crimini commessi deve essere lasciato passare, perché nemmeno le bestie più aggressive possiedono una simile brutalità.
Appropriate per questo stato delle cose sono le parole del Riccardo III di William Shakespeare:

– Non c’è bestia che sia tanto feroce da non conoscere almeno un briciolo di pietà.
– Ma io non la conosco, perciò non sono bestia.

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