I Mondiali di calcio dovrebbero essere un’occasione di spettacolo, di sport, d’integrazione; un evento atteso con trepidazione, pieno di aspettative per chiunque vi partecipa e lo segue. Insomma, una festa.
Purtroppo si sa che non è tutto questo, perché lo sport in questi ultimi decenni è divenuto una questione di soldi, dove gli interessi sono tanti e soprattutto cospicui, dove molti vogliono metterci le mani e ottenere la loro parte di profitto.
Venendo giocati in Brasile, paese famoso per il Carnevale, per il calore della sua popolazione, ci si aspettava un Mondiale all’insegna della festa, dell’allegria, dei colori, pittoresco e sgargiante.
Magari una parte, quella di facciata, sarà proprio così, ma il Mondiale è partito sotto una luce diversa. Una luce che ha messo in mostra polemiche, contestazioni, manifestazioni, proteste, ma soprattutto una realtà dura e amara, perché ha mostrato quanto i soldi siano stati messi sopra a tutto e come questa manifestazione sportiva sia stata fatta solo per gli interessi di pochi ricchi che hanno voluto arricchirsi ancora di più a discapito della popolazione, specie quella più povera. Un sistema quello che sta dietro ai Mondiali fatto di manipolazione, sfruttamento e corruzione che ha fatto di tale evento un business economico che aumenta povertà ed esclusione per i tanti che sempre meno possono partecipare a questa grande festa per i popoli. Un grande affare dove ci sguazzano i gruppi patrocinatori, le imprese edili brasiliane e gli alberghi che guadagnano quelle che vogliono, non esclusi i politici.
Uno scandalo fatto di tanti scandali.
Il primo è il costo della manifestazione in un Brasile che cresce in vari settori, ma non per tutti, dove aumenta sempre più il divario tra ricchi e poveri, dove ci sono sacche di miseria che in occasione dei Mondiali si vogliono far sparire o nascondere sotto il tappeto.
Non è chiaro quello che si spende e si spenderà. Si sa che il costo dei 12 stadi è aumentato in 6 anni del 263% sulla spesa prevista. Da 2.2 a circa 10.5 miliardi e non sono ancora terminati i lavori. Il governo divulgò il valore totale di 25,58 bilioni per tutte le costruzioni e per i miglioramenti necessari, come aeroporti, porti, telecomunicazioni e turismo. Chi ha deciso, chi ha controllato queste spese? Con quali criteri sono state aggiudicate le costruzioni di opere miliardarie in cui corruzione e super fatturazione hanno la meglio? Si sono costruiti stadi non necessari con prezzi folli.
Di questi investimenti la povera gente non sarà beneficiata, le migliorie sono per i ricchi. Si fanno grandi opere edilizie: superstrade, ponti, per favorire l’accesso agli stadi, ristrutturazioni di aree, porti, centri storici, alberghi, aeroporti per rendere tutto più bello e attraente per il turismo. Rio de Janeiro è diventata un grande cantiere. Si parla di spese per 270 miliardi. Niente di questo beneficerà la gente della grande periferia di Rio.
I prezzi dei biglietti sono assurdi, e già tutti venduti e i posti popolari sono pochissimi. Gruppi comprano tutto per rivendere a prezzi sbalorditivi. Un ingresso che costa 800 reali viene rivenduto a 9 mila reali e più.
Altro dato triste: i poveri sono rimossi da aree occupate dagli stadi. Sono già 170 mila gli sfrattati. I poveri devono lasciare il posto ai Mondiali.
Un altro grande affare di questo campionato è la valorizzazione immobiliare. I prezzi salgono alle stelle. I poveri devono allontanarsi dalle aree vicine agli stadi, perché la regione sia valorizzata. Chi affittava una casetta adesso vede il proprio affitto salire alle stelle e deve cercare un posto meno caro, sempre più in periferia. Sono i poveri la maggior parte della mano d’opera usata e sfruttata in queste opere faraoniche che potranno contemplare solo da lontano.
Altro fatto ignobile: rimozione forzata di masse umane che sporcano la città di Rio e altre città. Sono vere azioni di pulizia razziale, come la raccolta forzata di mendicanti, di cracudos, la demolizione delle cracolandie, l’occupazione di favelas con costi enormi. I poveri devono proprio sparire, sono di troppo. I ragazzi di strada non possono permanere nei centri e nelle aree turistiche, ma possono marcire nelle periferie e morire assassinati dal narcotraffico, lontani però dallo sguardo della gente perbene e dei turisti che non devono correre pericoli. Gli ospiti stranieri saranno assistiti da enormi spiegamenti di poliziotti e forze dell’ordine che reprimeranno ogni manifestazione contro i mondiali come atto di terrorismo.
Per le regole imposte dalla FIFA, gli ambulanti non potranno vendere i loro prodotti attorno agli stadi; saranno commercializzati solo prodotti delle grandi marche.
La Coppa del Mondo non è promozione del calcio, ma di una dozzina di multinazionali legate allo sport che aumenteranno vertiginosamente i lucri e di impresari che vivono tempi di vacche grasse. La FIFA, che è riuscita perfino a fare cambiare la legge sulla proibizione della vendita di bevande alcoliche durante il campionato, è esente dal pagare tasse sulle proprie attività; guadagnerà 6.3 miliardi di reali senza spenderne neppure un terzo.
Un altro fatto che preoccupa è l’aumento della prostituzione, soprattutto quella minorile. Si è già assistito a questa scena degradante durante la costruzione degli stadi. Molti giornali hanno parlato della prostituzione minorile che aumenta attorno allo stadio di Sao Paulo per la presenza di migliaia di operai venuti da tante parti del Brasile. Molte ragazze si offrono per dieci reali o per un piatto di cibo.
Prostitute brasiliane si stanno organizzando per trasferirsi nelle città; sedi dei mondiali, specialmente Sào Paolo, Rio de Janeiro, Fortaleza, Belo Horizonte. La Formula Uno e la Formula Indy sono altri eventi che favoriscono questo fenomeno, ma il movimento nella Coppa del Mondo sarà maggiore e si prevede un aumento del 50 % di ragazze provenienti anche da altre nazioni. I centri di massaggio e di prostituzione di Sào Paulo stanno selezionando ragazze per soddisfare la clientela che arriverà a seguito dei Mondiali.
In Belo Horizonte l’associazione delle prostitute offre corsi gratuiti di inglese e spagnolo e altre lingue per le professioniste del sesso. In Fortaleza, e non solo, c’è un vero commercio clandestino di adolescenti reclutati da alberghi e tassisti. Molti clienti, stranieri e no, prenotano le ragazze portate poi direttamente negli hotel. Questo rende più difficile il lavoro di controllo.
La prostituzione infantile in particolare, che in Brasile è già una piaga devastante, subirà senza troppi dubbi un incremento. Si tratta di una cosa che avviene congiuntura di tre fattori. Il primo è la fame sessuale deviata di adulti provenienti da ogni parte del mondo per un evento sportivo di grande rilevanza. La seconda la straordinaria bellezza di bambini, bambine, ragazzi e ragazze brasiliane. La terza, determinante, l’allucinante miseria nella quale questi ragazzi e le loro famiglie vivono. Eventi come Coppa del Mondo e Olimpiadi che senza dubbio rappresentano un’opportunità di sviluppo economico, lo sono in realtà solo per la fetta di popolazione che può in qualche modo partecipare oppure investire. Purtroppo la stragrande maggioranza della popolazione brasiliana non può nemmeno muoversi dalle baracche dove sopravvive, figuriamoci riuscire a farsi coinvolgere da eventi di questa portata. L’unica possibilità che hanno molte ragazzine per guadagnare qualche soldo è solo la prostituzione. A questo si può aggiungere la ciliegina sulla torta che è l’epidemia devastante di crack ormai annosa, che sta uccidendo centinaia di giovani, e che costringe poveri e meno poveri a rimediare qualche soldo per le dosi quotidiane. A 12 anni hanno bisogno di lavorare per sopravvivere, mentre per legge non possono. Dormono in stanze di 9 metri quadrati magari in sei, di solito per terra. Gli economisti spiegano che si tratta di “povertà relativa” visto che riescono a mangiare qualcosa ogni giorno. Saulo Oliveira, psicologo del Consiglio Regionale di Psicologia di Rio de Janeiro ha sollevato il problema e invitato gli organi governativi a combatterlo. Oliveira sottolinea che non solo si tratta di violazione dei diritti dei minori e di crimini penali, ma di una doppia violenza, che si protrae negli anni poiché le ragazzine che si prostituiscono precocemente soffriranno di squilibri psicologici tutta la vita.
Il governo brasiliano, che avrebbe i mezzi per combattere il fenomeno, si occupa invece più che altro di tentare di fare disperatamente bella figura con il resto del mondo.
Per i bimbi e per le politiche sociali non ci sono soldi; per la Coppa non mancano. La vita vale meno di un pallone da calcio..
Questo è il Brasile che la Coppa non mostrerà. I turisti, stranieri e no, non vedranno niente di questo Brasile perché per loro ci sono strade bellissime che non passano nelle favelas e hotels che li aspettano con tutti i comfort. Avranno aeroporti rinnovati con 16 mila voli extra.
Un Brasile campione mondiale di violenza con 800 mila persone, la maggior parte adolescenti e giovani dai 14 ai 20 anni, assassinate tra il 1980 e il 2010 circa 50 mila ogni anno. Tutti i giorni un vero genocidio che è diventato “normale” e non crea più indignazione. Ammazziamo i figli che abbiamo generato, ma non amato.
Un Brasile campione quasi mondiale nella prostituzione, con circa 500 mila minorenni (ragazze e ragazzi) sfruttate sessualmente. Numero che, purtroppo, aumenterà vertiginosamente durante la coppa.
Un Brasile campione mondiale in droga e crack sempre più diffuso in tutti i suoi stati, anche nelle campagne è diventata una tragedia ed epidemia nazionale. Un Brasile che sta perdendo i valori morali, spirituali, dove si distrugge la famiglia, tutto è lecito mentre imperano un edonismo e un consumismo sfrenati.
Un Brasile che lascia morire la sua gente per mancanza di ospedali, di medici e di materiale sanitario, dove la salute è un business in mano a privati. Un Brasile dove la educazione è una delle peggiori del mondo. Un Brasile che ha ancora 30 milioni di persone che fanno la fame, 60 milioni aiutate dal governo con borsa famiglia, che non risolve le necessità fondamentali e abitua la gente a un’eterna dipendenza dal governo che non aiuta la promozione e crescita vera della persone.
Un Brasile che, nonostante tutto questo, è la sesta potenza economica del mondo: ha 65 miliardari con una ricchezza di 191 miliardi e 500 milioni di reali, pari a più della metà delle riserve del Brasile.
Anche questo sono i Mondiali di calcio, dove il problema più grande tra i tanti mostrati è un mondo intero che se ne strafrega di quanto devono subire le fasce più deboli della popolazione, mentre si affanna a fare soldi con eventi che ormai, sul piano etico, non sono che l’ombra di se stessi.
Nota sull’articolo. Le parti in corsivo riportano brani degli articoli di Mauro Villone e Padre Renato comparsi sul numero 44 di Dalla Strada alla Vita. Per chi non lo conoscesse, Padre Renato è fondatore della Casa do Menor in Brasile che da 37 anni si occupa di salvare le vite disperate di bambini e ragazzi di Rio che muoiono quotidianamente per violenza, crack, infezioni, malattie, incidenti, abbandono, omicidi.
[…] Nel 2014 in Brasile ci sono stati i Mondiali di calcio. Quello che doveva essere un grande evento in realtà è stato uno spettacolo che è stato creato sulle spalle della gente, con rincari dei prezzi, famiglie a cui sono state distrutte le case per fare posto alle strutture della manifestazione e dare una certa immagine al Brasile. Si era detto che lo si faceva per portare ricchezza e lustro alla nazione, ma pochi si sono davvero arricchiti: i più si sono impoveriti, tanti hanno perso tutto quello che avevano. Nel 2016 il Brasile ospiterà le Olimpiadi e il copione si sta ripetendo, o forse sarebbe meglio dire che si sta continuando con quanto è stato fatto finora. Favela Metró Mangueira di Rio de Janeiro, 28 maggio. Senza alcun preavviso la polizia militare e squadre di demolitori del comune carioca hanno sgomberato intere famiglie della comunità, già decimata in occasione della preparazione dei mondiali di calcio. Diverse abitazioni sono state rase al suolo senza nemmeno dare il tempo agli abitanti di mettere in salvo le loro povere cose, gli elettrodomestici, nulla, persone, famiglie, bambini, che ora si trovano per strada senza sapere dove andare. Il governo tenta dal 2010 di rimuovere gli abitanti da quell’area che dista appena 700 metri dallo Stadio Maracanà, che ospiterà l’apertura dei giochi olimpici l’anno prossimo. La maggior parte delle case sono già state demolite e gli abitanti (circa 600 famiglie) sfrattati lo scorso anno, nell’imminenza della Coppa del Mondo di calcio. Le immagini di quelle demolizioni, delle rimozioni forzate e della resistenza degli abitanti fecero, allora, il giro del mondo. Ieri, quando si è sparsa la voce delle nuove demolizioni, gruppi di studenti dell’università di Rio, che si trova nelle vicinanze, sono corsi a dare il loro appoggio e la loro solidarietà e sono stati violentemente attaccati e respinti dalla polizia verso la facoltà, dove nel frattempo il rettore ha fatto chiudere le porte. I manifestanti si sono ritrovati da un lato ad essere respinti dagli addetti alla sicurezza dell’università che hanno fatto uso di idranti, e dall’altro dalla polizia. Alcune vetrate dell’università sono andate in frantumi; sarà di queste che i media si occuperanno nelle prossime ore, quando ancora una volta si parlerà di giovani vandali in azione. Ad ogni latitudine ormai, le vetrine valgono enormemente di più della vita delle persone. (1) Questa è una delle tante realtà di un governo che si è impegnato in vista di Mondiali e Olimpiadi di “ripulire” il paese, a discapito però dei più poveri con smantellamenti forzati per assicurare parcheggi, ristoranti, alberghi. Soldi pubblici spesi come privati. Violazioni dei diritti umani a livelli inimmaginabili (subito vengono in mente gli Squadroni della Morte). A questo va aggiunto che dopo i grossi investimenti profusi per realizzare le due manifestazioni, che a detta del governo avrebbero portato ricchezza al paese, per far fronte alle spese fatte, per il Brasile sarà tempo di una politica di austerità, con tagli sulla sanità, l’istruzione, le infrastrutture. Un dietrofront su tutta la linea di sostegno alle politiche sociali che ammonta a 23 miliardi di euro. Il quadro in Brasile è davvero sconfortante, ma dovrebbe far riflettere sul modo di fare di certi governi che puntano tanto sull’immagine, sulle grandi imprese, sul fare bella figura con gli altri, ma che fanno pagare il tutto alla popolazione (specie ai più poveri) e lo fanno con prezzi elevatissimi. Bisognerebbe diffidare e non avere a che fare con simili governi; purtroppo i più si sono rassegnati e ritengono che contro di essi non si possa fare nulla, dovendo solo subire perché si ha a che fare con un potere troppo grande. Da questo quadro è facile fare una riflessione anche sul nostro paese. L’Italia si è candidata per le Olimpiadi del 2024: visti gli scandali incorsi per i mondiali di nuoto del 2009 e per il tanto decantato e sopravvalutato Expo, e visti gli ingenti investimenti che occorrerebbe fare per realizzarle, c’è da riflettere se sarebbe un bene se l’assegnazione venisse data all’Italia, correndo il rischio d’incorrere in ulteriori scandali e di pagare dopo la manifestazione con pesanti tagli che toccherebbero (come sempre) la popolazione meno abbiente per coprire le spese e i mancati guadagni dalla manifestazione. La Grecia, per aver fatto le Olimpiadi del 2008, ha pagato, e sta pagando, un prezzo elevatissimo. E visto com’è governata l’Italia da anni, con persone che fanno solo proclami e sparate (oltre a mentire e ad arraffare tutto il possibile), dove c’è mancanza di preparazione, organizzazione e capacità, c’è da sperare che l’assegnazione delle Olimpiadi vada ad altri paesi, per non ritrovarsi poi a versare lacrime e sangue. […]