Qualche tempo fa ho voluto fare un esperimento: mettere a confronto due incipit senza dire chi è l’autore e vedere che giudizio saltava fuori. Come riportato sul post di Writer’s Magazine dove l’ho proposto, stavo facendo una riflessione su come vengono giudicati lo stile, la tecnica di scrittura usata e l’approccio per proporre una storia. Entrambi gli incipit appartengono allo stesso genere letterario ed entrambi utilizzano lo stesso approccio, ovvero non dare un nome, un’identità precisa ai personaggi in scena, dando al lettore un certo senso di spaesamento, non dandogli certezze, ma lasciando che solo con l’avanzare della lettura le cose si chiariscono.
Un incipit è di I Segugi dell’Ombra di Steven Erikson, l’altro di L’Ultimo Potere, opera che ho realizzato. Non è stato un volermi confrontare o paragonare al lavoro di Erikson, ma osservare le reazioni dei lettori senza avere pregiudizi, un confronto basato solo sul valore delle opere.
I giudizi sono stati tra i più disparati, perché ognuno ha il proprio punto di vista, il proprio modo di vedere e intendere la scrittura: da tutti si può trarre spunto per migliorare. Ma una volta presa visione di quanto letto, occorre proseguire per la propria strada, non farsi condizionare dal giudizio di tutti perché altrimenti ci si bloccherà, perché non si può accontentare né piacere a tutti. Se si crede nel proprio lavoro, occorre proseguire per la propria strada, senza tentennamenti, portando avanti la storia che si vuole raccontare e l’idea di come la si vuole mostrare.
Visto che ho parlato di L’Ultimo Potere, quello di domenica è stato l’ultimo capitolo del romanzo che ho scritto. Il cammino è stato lungo, ha fatto il suo percorso ed è giunto alla tappa prefissata. Non la tappa finale, perché una storia se si vuole non finisce mai: nella nostra mente, anche dopo l’ultima pagina, si può continuare a immaginare nuove avventure per i protagonisti, perché quanto visto non è altro che una parte di vicende che lo scrittore ha voluto far vedere: il resto è un infinito crocevia di possibilità, dove ognuno volendo può vederci quello che vuole.
A fronte di ciò non si può dire che è stata la fine, ma è stata comunque una fine.
Tuttavia, di tappe ce ne sono altre, perché dei quesiti necessitano ancora di una risposta. Personaggi già incontrati hanno ancora una parte da recitare, nuovi devono entrare in scena per portare avanti la trama dei Tempi della Caduta: ci sono ancora dei Demoni da affrontare, dei lati oscuri da portare alla luce.
Ancora una volta, lo scrittore s’incammina, scoprendo strada facendo dove lo conduce il cammino che sta percorrendo, accorgendosi cosa il percorso gli ha tenuto in serbo. Certo, sa da dove è partito e dove vuole arrivare, ma cosa incontrerà nel viaggio è una sorpresa anche per lui: alle volte sa quello che accade perché lo va a cercare. Altre volte invece è lui a essere trovato e non può fare altro che raccontare cosa ha visto e vissuto. Ma alla fine del viaggio, avrà vissuto un’esperienza che lo ha cambiato, magari maturato: di certo gli ha conferito uno sguardo diverso sul mondo.
Ecco come sono ora: di nuovo in cammino per tornare a raccontare di quello che non si è potuto conoscere in L’Ultimo Potere.
Buon cammino, allora… 🙂 Che bello deve essere avere questa dimensione narrativa in testa.
Grazie 🙂
Sì, è bello: è come aprire una finestra su altri tempi, altri luoghi. Vedi mondi, personaggi che è come se fossero vivi. E in un certo senso è così, perché tutto quello che riesce a trasmettere qualcosa fa parte della vita.