E’ di questi giorni il ddl costituzionale per permettere a ragazzi che hanno compiuto i 18 e 25 anni di essere deputati e senatori. Il delirio di questa follia è talmente palese che chiunque dotato di buon senso lo riterrebbe uno scherzo, un pesce d’aprile: data la giovane età non si hanno né i mezzi né il bagaglio d’esperienza necessario per guidare un paese e decidere per un’intera popolazione, poiché a malapena si è in grado di badare a se stessi.
La gioventù a queste parole può risentirsi, come succede sempre con la verità dà fastidio; l’irruenza e la presunzione dell’età, unita a un sistema che inculca che basta avere soldi, prepotenza e che si può avere tutto subito perché si può comprare tutto (dalle lauree ai posti in parlamento), possono portare a protestare, ma questa è la realtà.
Siamo al delirio, allo sbando totale: si ha la presunzione di poter fare le cose senza basi, senza preparazione. Lo si vede nella politica (la proposta del premier è per i suoi interessi, per sistemare persone che hanno avuto a che fare con lui, specie giovani donne; e il popolo deve pagare di tasca propria per le sue scelte), nell’istruzione (smantellare la scuola pubblica a favore della privata dove può iscriversi solo chi ha i soldi, un modo per limitare la cultura, il modo di contrapporsi al potere, e aumentare l’ignoranza, aumentando il condizionamento sulla popolazione), nell’editoria (baby-boomer, pubblicando libri di poco superiori alle duecento pagine, con editing spesso mancanti: insomma, eliminare più costi possibili e avere solo ricavi).
Questa è mancanza di professionalità.
Si pretende d’avere successo eliminando la formazione e l’esperienza, perché ha un costo e si pensa che l’unico modo per avere utili è eliminare tali voci. Non si comprende invece che l’esperienza, le capacità professionali sono una risorsa e non è un caso se ci si trova in una crisi economica dalla quale non si riesce a uscire, come invece altre nazioni stanno facendo. Gli altri paesi sanno che persone qualificate, capaci di dare qualità al prodotto, di trovare nuove soluzioni e innovazioni, sono il punto di forza su cui concentrarsi per superare il duro momento e poter andare avanti.
L’Italia è mancante sotto questo aspetto e lo dimostra il fatto che continua a puntare sull’instabilità creata con le società di lavoro interinale (anche i centri per l’impiego che dovrebbero aiutare le persone a trovare un impiego non fanno che spingere verso questa soluzione, consigliando d’accettare qualsiasi proposta a prescindere dalle condizioni), dove si hanno contratti a tempo determinato e con salari bassi, sempre al minimo: siamo di fronte a una svendita della persona e della professionalità.
Le ditte però non sono certo di meglio, capaci di pretendere meno tasse, avere maggiori sgravi fiscali e agevolazioni, pretendere che ai lavoratori vengano tolte tutele e diritti per poterli far lavorare come e quanto gli pare e piace; specie in questo periodo di crisi se possono scegliere tra una persona con anni d’esperienza e un giovane sotto i ventotto anni, selezionano il secondo e non perché è un investimento per il futuro, ma perché gli si può applicare un contratto d’apprendistato
che ha un costo molto inferiore visto le agevolazioni di cui dispone (senza contare che se possono selezionano dalle liste di mobilità, visto il gran numero d’imprese che falliscono o fanno licenziamenti collettivi).
Ma a concentrarsi solo sul costo si perde di vista ciò che è davvero importante: la capacità di saper far bene il proprio lavoro.
Le grandi ditte possono permettersi di avere selezionatori interni (anche psicologi ed esperti in grafologia per conoscere meglio il soggetto che si sta valutando), facendo selezioni ad ampio raggio che permettono oltre a valutare le capacità per svolgere il lavoro anche l’attitudine a lavorare in squadra e a rapportarsi con gli altri, perché il lavoro non è solo tecnicità ma è fatto anche di rapporti umani. Selezioni che possono durare anche più di un giorno, un susseguirsi di test per avere il miglior quadro possibile sulle persone sotto esame.
Spesso le medie e piccole ditte demandano tale compito a società per il lavoro, dove il personale preposto però nel maggior numero dei casi non ha modo di verificare, mancandogli le basi, la preparazione di un individuo per un certo lavoro. Spesso la selezione viene effettuata tramite un colloquio conoscitivo e in alcuni casi test, ma non questionari per verificare le conoscenze dell’individuo sulla materia di competenza, bensì una sorta di test psicologici per verificare capacità d’apprendimento della persona.
Persone preposte hanno fatto degli studi su tali questionari, ma quanto può essere davvero utile saper come mettere una giraffa o un elefante in un frigorifero? O sapere quale animale manca alla conferenza tenuta dal re leone, a quale persona dare un passaggio tra un amico cui gli si deve la vita, tra un’anziana persona e l’anima gemella? O quale tra un politico, un avvocato e un matematico dice la verità?
Tali esperti affermano che questo metodo serve per valutare se davanti a un problema semplice si propone una soluzione semplice, per valutare il peso che si danno agli effetti delle proprie azioni, per valutare la capacità di correlare fatti apparentemente slegati. Simili analisi non significano affatto saper fare un lavoro, né a dimostrare l’intelligenza di una persona.
Piuttosto, certi test psicologici, più seri e approfonditi, vengono fatti per ruoli più delicati, come possono essere quelli d’infermieri e insegnanti per asili e scuole? Viste le notizie di cronaca che spesso si sentono, la domanda su come sono selezionate certe persone si pone: invece di piangere e lamentarsi poi, non sarebbe meglio fare un attento lavoro a monte, visionando e selezionando con cura? Oltre naturalmente a fare esami tossicologici per scoprire se si è fatto o si fa uso di droghe, dato che possono andare a influire sullo stato di salute mentale di una persona (esami cui dovrebbero essere sottoposti pure i politici e parlamentari, visto l’importanza del ruolo che ricoprono e dei danni che possono andare a fare nella posizione in cui si trovano)?
Se le cose vanno in un certo modo, non ci si lamenti, né ci si domandi perché. La risposta è sotto gli occhi di tutti ogni giorno: è mancanza di professionalità.
Ecco il vero problema dell’apparato statale, ma non solo. Ormai chi ha lavorato in una fabbrica di tubi per un anno si licenzia e si improvvisa idraulico, alla faccia del necessario apprendistato. Ecco dunque cosa bisognerebbe istituire: l’apprendistato. Io sarei favorevole ad un periodo di prova e formazione in ogni disciplina e lavoro, ovviamente ben regolamentato. Oggi invece la figura dell’apprendista è solo un’opportunità per le ditte di pagare meno contributi. 🙁
Se non ricordo male, diversi anni fa l’apprendistato era stato istituito per chi terminate le scuole medie decideva andare al lavoro piuttosto che continuare gli studi: un modo per dare una professionalità che si avvicinasse a quella data da chi usciva dagli istituti tecnici. Poi è stato esteso prima fino a trentadue anni e ora a ventotto, ma non ha senso (a parte far risparmiare soldi agli imprenditori): un laureato deve fare sì esperienza, ma ha già delle basi da cui partire, non inizia da zero.
Ora invece si cerca di mettere tutto sullo stesso piano, ma non si tratta d’uguaglianza, ma di mediocrità: gli istituti tecnici vengono smantellati, i laboratori dove fare pratica eliminati. La teoria è utile, ma senza la pratica non ci si rende conto di ciò che si studia, rimangono solo pensieri astratti (mi ricorda tanto Harry Potter e l’Ordine della Fenice quando il Ministero decide di non far praticare la magia agli studenti): così è un mandare allo sbaraglio.
Ma guarda, questa invece è una delle poche cose che mi vedono favorevole.
Ritoccando un poco l’età, certo, ma sono favorevole.
E sai perché?
Perché la politica come è ora è merda. La puzza si sente da lontano e ormai sta allontanando anche gli elettori.
E sporca irrimediabilmente chi ci sguazza per venti anni prima di poter fare qualcosa. Ti resta addosso, oppure tenti di starne fuori e finisci gettato fuori. O annegato. Comunque non sali.
Ricordo invece che un tempo ero pieno di ideali e di voglia di fare. Voglia di cambiare.
Ero addirittura orgoglioso di poter votare, guarda te che differenza col presente.
Se dei ragazzi che credono in ciò che potrebbe essere la politica si candidassero (ragazzi anche della mia età, toh… diciamo non diciottenni, ma sopra i 22-23 anni) penso potrebbe essere un cambiamento epocale rispetto allo squallore cui siamo abituati.
Che poi, via, l’esperienza dei politicanti nostrani in cosa consiste? In come rimanere attaccati alla poltrona e cambiare bandiera a seconda del vento che tira?
Francamente non vedo un solo motivo per cui debbano restare i fossili di oggi e di ieri al governo anche in futuro, fino a quando nuovi fossili non li sostituiranno per sopraggiunti limiti di età.
Ben venga la freschezza, e magari anche la convinzione di fare politica per qualcosa di diverso dal prendere lo stipendio senza fare niente a giornate.
Che la politica attuale non sia più politica, ma qualcosa di fangoso e paludoso è un dato di fatto e sono d’accordo.
Perché sono contrario a questa legge.
Non è fatta per i giovani, per dargli una possibilità, ma per sistemare le ragazze con cui il premier e i suoi compagni di merenda hanno avuto a che fare.
Ho sempre creduto che i giovani fossero una risorsa, fossero il futuro. Ma vedere come una buona parte è stata educata e tirata su, mi ha dimostrato la mancanza di spessore che molti hanno: ottenere tutto subito, senza sacrifici, senza impegno. Non sono preparati ad affrontare la vita e adesso l’esistenza si sta facendo davvero dura, sta diventando sopravvivenza: troppo fragili per reggere l’impatto con un mondo che si sta indurendo.
Certo, non faccio di tutta un’erba un fascio, ci sono delle eccezioni, ma se c’è da lottare per i propri diritti, se c’è da scioperare, pochi lo fanno “perchè devono guadagnare, altrimenti come si va in ferie, come si può uscire a divertirsi?”. Se gli spieghi come stanno le cose, cerchi di farli ragionare, sbuffano e ti rispondono di pensare a farti una bevuta.
E se c’è qualcuno con cui si riesce a ragionare (e fortunatamente c’è), dice che dalla politica è meglio star lontano perché è una palude che danneggia e basta, meglio pensare alla propria vita.
Che il nuovo ci voglia, sono d’accordo. Che serva una vera e profonda preparazione ritengo sia assolutamente necessario per rimettere a posto il relitto politico.
Ma anche gli elettori devono decidere dove andare e cosa vogliono. Perché se non fanno altro che dire che ci vogliono giovani, facce nuove e poi se ne hanno la possibilità scelgono sempre i soliti perché il nuovo non lo conoscono e non sanno se fidarsi, allora c’è qualcosa che sfrega.
Io aspetto solo qualche giovane (o per ora qualche “non troppo vecchio”) che si butti in politica cominciando i suoi discorsi con “abbassiamo gli stipendi di tutti i politici a 2000 euro al mese, e che le pensioni siano pari alle minime statali”.
Che 1) renderebbe più credibili i politici, e 2) li spronerebbe a pensare un po’ di più ai pensionati, finendo anche loro nel calderone della plebaglia che al momento guardano dalla cima dell’Olimpo.
Fino ad allora, mi tengo in disparte e sospiro se penso a come sono riusciti a fiaccarmi in soli 9 anni di politica.
(Certo, ci sarebbe sempre l’idea di un bel “terrorismo politico”… colpi mirati, alla V for Vendetta, indirizzati contro i politici che sgarrano. Senza vittime collaterali. Gli unici impauriti avrebbero a essere i politici stessi, e fuori uno, fuori due, fuori dieci, alla fine forse comincerebbero a cambiare registro. Non fosse altro per sopravvivenza.
Ma anche per questo ci vorrebbe ardore e spirito di sacrificio. E chi ne ha voglia? 🙁 )
Senza essere perfetti qualcosa di un pò valido potrebbe pure esserci stato, ma è stato buttato via. Mi viene in mente il breve governo Prodi, con delle pecche, ma anche con un pò di idealismo (che risultava magari fuori luogo) che non era quel lordume che c’è adesso. L’idea era che ognuno dovesse contribuire nel suo piccolo, fare la sua parte con qualche piccolo sacrificio. Ma la sola idea ha fatto levare proteste da tutte le parti, anche interne da parte di sostenitori e colleghi, tant’è che sono stati proprio i suoi a far cadere Prodi, (sostituito poi da Veltroni) aiutati dalla gente a cui è bastata la semplice affermazione che non doveva preoccuparsi di niente perché tanto ci pensava lui.
Questi personagggi che non pensano a fare bene per il paese, ma a raggiungere la poltrona e avere lo scettro di guida hanno stufato, specie poi se pretendono d’andare d’accordo con tutti (fatto impossibile pensando ai figuri che formano la controparte). Cosa che ha portato al fallimento, a far affondare la nave. E quando c’è stato qualcuno che è riuscito a rimetterla in sesto (Franceschini era un volto diciamo “giovane” rispetto alle solite facce e aveva a mio avviso trovato il modo giusto di fare, stare in mezzo alla gente, non sopra alla gente, o meglio sulle spalle), appena le cose migliorano tutti pronti a risalire e a metterlo da parte (v. Bersani): così non si fa, tutti buoni e bravi quando le cose vanno bene, ma a farsi di fumo se ci sono da prendere responsabilità.
Perché non cade il governo Berlusconi? Perché fa comodo che le cose rimangano così, perché chi dovesse salire al suo posto dovrebbe risolvere una serie di problemi di difficile soluzione e nessuno ci cuole mettere le mani.
L’azione alla V per Vendetta avrebbe anche un senso, ma non servirebbe perché la gente non imparerebbe il significato del gesto, ma si aspetterebbe sempre l’arrivo di un qualche Messia che risolva per loro i problemi e si prenda in carico le responsabilità altrui. Berlusconi ha capito questo meccanismo e lo attua. Almeno a parole, abbindolando la gente e facendogli credere con false promesse quello che la gente vuole sentire, ma in pratica non facendo niente, se non i propri interessi, dannosi per molti.
Vedi, l’esempio Prodi è l’emblema di quello che mi fa vomitare.
“Dobbiamo stringere la cinghia e fare sacrifici”.
Ok, ci può stare. Giustissimo.
A suo tempo le matrone romane dettero via tutti i loro gioielli per l’Urbe.
Però se a dirmi di fare sacrifici è gente che prende gli stipendi che prende e le pensioni che prende e prenderà, capirai che mi sento preso vagamente per il culo. I “loro” sacrifici dove sono?
Prima di chiedere sacrifici, diano il buon esempio. Altrimenti il tutto appare come una grossa burla ai danni dei poveracci, mentre la cricca al potere se ne sta al sicuro e al calduccio.
(L’azione alla V non sarebbe per la gente. Troppo complicato smuoverla, adesso. Sarebbe per i politici. Fai prima a “educare” un migliaio di bischeri, che non decine di milioni… quando sai che non importa chi la gente voti, perché se vieni eletto e fai stronzate ci lasci le penne, magari i politici saranno i primi a cambiare qualcosa. Anche perché sennò finiscono i politici, alla lunga.
Cambiata la politica, poco a poco cambierà anche la gente. Come è stata cambiata dalla finta politica in ciò che è adesso.
p.s. Perché non cade B?
Perché alla fin fine è l’emblema della politica italiana. Solo che quello che gli altri fanno di nascosto, lui lo fa alla luce del sole vantandosene come un idiota. E finché c’è lui a fare da parafulmine, gli altri non corrono rischi: chi cerca gli scheletri negli armadi dei pesci piccoli quando c’è la balena che attira tutti i pescatori?
E se hanno un briciolo di furbizia, stanno nasconendo gli scheletri in vista della fine di Berlusconi (non fosse altro per l’età, ancora a lungo non potrà andare), quando per mancanza di preda qualcuno volgerà lo sguardo anche altrove.
E inoltre nessuno è pronto a governare. E piuttosto che andare al governo e fare poi una figura di merda, preferisce rimanere all’opposizione (o seguire il premier, in questo caso è uguale) e aspettare tempi migliori.
Uno schifo, per l’appunto.
Sul remare tutti dalla stessa parte e dare l’esempio sono d’accordo: sarebbe giusto e doveroso. Invece non fanno altro che aumentarsi gli stipendi e gurada caso si trovano sempre d’accordo.
Come in Watchmen: i politici e governanti di paesi diversi cominciano ad andare d’accordo non perché è la via migliore, ma perché hanno paura di ciò che può accadere se non si comportano in una certa maniera. Certo un’azione del genere porterebbe un cambiamento, ma quanto durerebbe? Cosa basterebbe per farlo destabilizzare?
Sì, non c’è nessuno pronto a governare, nessuno che vuole prendersi questa responsabilità. Il problema non è solo che in Italia c’è Berlusconi, ma milioni di persone che s’identificano in lui, che sono come lui. Milioni di Berlusconi. E’ questo il vero problema.