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Neverwas - La favola che non c'è

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Neverwas - La favola che non c'èNeverwas – La favola che non c’è è un film del 2005 che vede come protagonista indiretto un libro per bambini, Neverwas appunto, che ha venduto milioni di copie. Tale libro è una favola con tanti elementi tipici del fantasy: il re, la strega, il castello, il cavaliere. Un libro capace di far sognare e dare speranza a tante persone, di far trovare una luce nei momenti più bui dell’esistenza.
Speranza che sembra non essere presente nella vita di Zach, psicologo che prende a lavorare nella clinica dove il padre è stato ricoverato quando lui era piccolo, le cui cure però non sono riuscite ad aiutarlo. Zach rimane profondamente segnato dalla morte del padre, di non essere riuscito a stargli vicino, spaventato da una malattia che non è riuscito a comprendere; forse è per questo che ha deciso d’intraprendere gli studi di psicologia, così da poter aiutare chi è colpito da malattie mentali. Anche se ha dei dubbi, è per risolvere il trauma che l’ha tanto segnato che sceglie di lavorare nel luogo dove il padre è stato curato, per affrontare un passato doloroso e venirne a patti.
E il passato avrà delle sorprese da riserbargli. Prima con l’incontro con Maggie, una sua vicina d’infanzia appassionata dei libri scritti dal padre di Zach, soprattutto Neverwas, cui è profondamente legata. Poi con l’incontro con Gabriel, un paziente della clinica dove lavora, che sembra conoscerlo da molto tempo.

(A seguire SPOILER sulla trama).

Zack con lo svolgersi degli eventi scoprirà risvolti inaspettati. Maggie è una giornalista tornata nei luoghi d’infanzia per scrivere un pezzo sul padre di Zach e mostrare quanto sia stato importante il lavoro dello scrittore per i suoi lettori. Gabriel è stato amico del padre di Zach quando erano ricoverati insieme nella clinica ed è stato alle storie che lui raccontava che il padre di Zach si è ispirato, perché Neverwas è il mondo di Gabriel, nel quale è vissuto (emblematica è una frase del padre di Zach in un’intervista: “Ci sono storie che hanno bisogno solo di un narratore”), un luogo nel quale rifugiarsi dall’oscurità del mondo. Come si scoprirà attraverso dei flashback, Gabriel ha avuto un’infanzia difficile, perseguitato dal padre e fatto vivere rinchiuso in una cantina buia: solo grazie alla propria immaginazione, al vivere in un mondo fantastico ispirato a luoghi che conosce, riesce a non impazzire del tutto, a trovare una ragione per resistere alla disperazione e trovare una speranza per continuare a vivere.
Studiando a fondo il caso di Gabriel e il libro Neverwas scritto dal padre (non a caso il protagonista del libro è proprio Zach), Zach scoprirà i veri sentimenti del padre verso di lui e riuscirà a venire a patti con un passato che l’ha perseguitato con sensi di colpa. Seguendo Gabriel fuggito dalla clinica e aiutato dalla mappa del libro, Zach scoprirà che Neverwas è un luogo a poca distanza da lui; un luogo reso speciale da Gabriel, dove vi ha costruito il suo castello, il rifugio dove difendersi dall’oscurità delle esperienze passate e dalla malattia che l’ha colpito. Aiutando Gabriel, Zach aiuterà se stesso e troverà quella pace a lungo inseguita.

Film sottovalutato all’uscita, e se vogliamo anche banalizzato, in realtà Neverwas è una pellicola intelligente che parla di conflitti e incomprensioni tra padre e figlio, della difficoltà per i bambini di accettare e comprendere le malattie (specie se colpiscono i genitori), dei disturbi mentali, di quanto sia labile il confine tra fantasticare e impazzire. Ma soprattutto lascia un messaggio di speranza, di come la fantasia possa essere uno scudo contro la durezza e la brutalità del mondo, come essa possa permettere di resistere alle esperienze più dure; cosa già vista anche in Il labirinto del fauno (e sicuramente meglio realizzata e più d’impatto nella pellicola di Del Toro), ma questo non toglie che Neverwas sia una buona storia che merita di essere vista.

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