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Moon Knight: Il Fondo

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Moon Knight: Il Fondo“Qualcuno deve farlo.” E’ con questa frase che inizia Moon Knight: Il Fondo, sceneggiato da Charlie Houston e disegnato da David Finch, dando subito l’impronta dello spirito che pervade un volume denso di atmosfere cupe, come ben si vede fin dalle prime tavole. Mark Spector, alias il Cavaliere della Luna, è riuscito a sconfiggere la sua nemesi, Bushman, la causa della sua morte e anche della sua rinascita per intercessione di Khonshu, Dio egizio della Luna, ma anche della vendetta. Ma lo scontro ha avuto il suo prezzo da pagare: Mark Spector ha subito gravi ferite fisiche, non riesce quasi più a camminare, costretto su una sedia a rotelle e a prendere medicine per lenire il dolore delle gambe rotte, sviluppando una dipendenza a alcool e medicinali. Non sono solo le sue gambe a essere spezzate: lo è anche il suo spirito. Caduto in una profonda e cupa depressione, allontana da sé le persone che gli sono più vicine, scivolando in un abisso di ira e follia. Isolatosi da tutti, con la sola compagnia del fedele maggiordomo, Spector si ritrova arrabbiato e disperato a imprecare contro il suo dio, ma anche a implorarlo di dargli un’altra possibilità di essere un eroe.
E mentre Mark cerca di ritrovare se stesso, qualcuno sta lavorando alle sue spalle: il Nuovo Comitato, deciso di avere vendetta per quanto Moon Knight ha fatto ai propri padri con un machiavellico piano.

Moon Knight: Il Fondo è una storia densa, cupa, violenta, che va a sviscerare i lati più bui di Mark, allontanandosi dalla sue origini misticheggianti di messo della giustizia divina e spingendosi verso la brutalità di vigilante mascherato. Il giallista Charlie Houston fa un ottimo lavoro sul personaggio, mostrando la caduta di quello che è stato un eroe, del conflitto interiore che lo tormenta, della follia che s’impossessa di lui fino a toccare il fondo. Con un’analisi lucida e coinvolgente, Houston mostra un interessante viaggio introspettivo, facendo interrogare il lettore sulla natura di certi odi, sulle verità che non vogliono essere viste, sulle scuse cui ci si attacca per non agire, sul lasciarsi andare, sulla disperazione, sul bisogno di avere qualcosa cui aggrapparsi per non sprofondare in un abisso senza fine.
Se a questo ci si aggiungono i magnifici e spettacolari disegni di David Finch, creatore di tavole dettagliate ed evocative, non si può non convenire che si è dinanzi a un ottimo volume, spettacolo sia per gli occhi sia per la mente.

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