Era il 2007 quando uscì La nascita del pistolero, primo volume a fumetti dedicato ai romanzi di La Torre Nera di Stephen King. Il primo di una serie di trenta, questo secondo il progetto, che vede coinvolta la Marvel e i suoi collaboratori e lo stesso King, che è direttore esecutivo e creativo, com’è logico che sia. In questo grande progetto, oltre allo scrittore americano, sono coinvolte in pianta stabile diverse figure. Robin Furth, responsabile di soggetto e consulenza, grande conoscitrice del mondo della Torre Nera. Peter David, lo sceneggiatore delle storie, veterano della Marvel, famoso per il suo ciclo sull’Incredibile Hulk, diventato una pietra miliare in campo fumettistico, ma anche di altri cicli come quello di X-Factor e Spider-Man 2099. Richard Isanove, l’esperto del colore che ha trasformato i disegni in bianco e nero (affiancando sempre il disegnatore di turno nella loro realizzazione) nelle tavole a colori che i lettori hanno potuto vedere.
Una serie ben realizzata, curata, che in Italia al momento ha visto pubblicati solo i primi otto volumi. L’impressione che si ha è che nel nostro paese la serie non abbia avuto un grande seguito, a differenza degli Stati Uniti, e che il numero di vendite non molto alto abbia fatto decidere di fermare le pubblicazioni all’ottavo volume. Un’impressione che è sorta anche osservando come dai primi quattro volumi, i più corposi, si è passato a volumi sempre più scarni, dove il prezzo è sempre stato mantenuto lo stesso (16.90 E), tranne che nell’ultimo che è stato aumentato (19.50 E): un aumento che avviene, più che per l’inflazione, per compensare l’abbassarsi del numero di volumi venduti vendite. Il fatto che dal 2013 non siano stati fatti uscire in Italia altri volumi (negli Stati Uniti si è già al quattordicesimo, dopo La battaglia di Tull sono stati pubblicati The gunslinger – Way station, The gunslinger – The man in black, legati al romanzo L’ultimo cavaliere, The drawing of the Three – The prisoner, The drawing of the Three – House of cards, The drawing of the Three – The lady of shadows, legati al secondo romanzo La chiamata dei tre), fa pensare che i risultati non siano stati positivi e si sia deciso di fermarsi con la pubblicazione.
Il prodotto, per quanto si è potuto vedere da quanto pubblicato in Italia, è di qualità, curato (si parla dell’aspetto grafico dato dalla realizzazione americana, perché sui volumi italiani editi da Sperling&Kupfer c’è da fare l’appunto che la colla usata è di scarsa qualità, dato che in alcuni volumi, specie gli ultimi, le pagine si scollavano già dopo una sola lettura): si è puntato su disegnatori validi, alcuni più di altri. Al fianco del sempre presente Richard Isanove, si sono alternati svariati autori. Quello più presente è stato Jae Lee (quattro volumi), una garanzia di qualità per il suo tratto e la cura dei dettagli; il suo è un lavoro molto buono, le sue atmosfera cupe, a tratti gotiche, danno una connotazione particolare ai disegni, ma forse non sempre adatta. Se il suo tratto è perfetto (anche se si vorrebbe una maggiore definizione delle linee dei volti) per descrivere il mondo da incubo in cui finisce Roland quando la sua coscienza viene risucchiata dal Pompelmo Rosa e quando sono mostrati la strega Rea, il Mago Marten e il Re Rosso, risulta essere meno efficace, o meglio, meno appropriato, per il resto, dato che si tratta di un’ambientazione, almeno per i primi otto volumi, prevalentemente western. A parte quelle che possono essere considerazioni prevalentemente personali, il suo è un lavoro meritevole di plauso.
Al sesto volume (Il viaggio comincia), ai disegni si ha Sean Phillips: il suo è un lavoro onesto, ma in alcune tavole non particolarmente curato. A questo va aggiunto che il Roland da lui disegnato, come tratti del volto, modo di muoversi, ricorda tanto l’attore John Wayne, il che non è molto appropriato, dato che, come rivelato da King, il pistolero è ispirato a Clint Eastwood.
Nel settimo volume, Le piccole sorelle di Eluria, abbiamo Luke Ross, il miglior disegnatore che la Torre Nera ha avuto in questi otto volumi: il suo è il tratto più appropriato per l’ambientazione western che la serie ha mostrato finora. Cura, attenzione dei dettagli, grande espressività dei volti: è l’autore che sempre si sarebbe voluto avere ai disegni.
Nell’ottavo volume, La Battaglia di Tull, Michael Lark fa un buon lavoro, superiore a quello di Sean Phillips, ma che non raggiuge il livello né di Jae Lee, né tantomeno di Luke Ross. Tuttavia è bravo nel mostrare la durezza di un Roland adulto e la follia che si è impossessata del villaggio di Tull.
Partendo dall’ultima affermazione fatta, quello dei fumetti della Torre Nera è il percorso che mostra la crescita di Roland in ordine cronologico, a differenza dei romanzi dove si comincia con un Roland già adulto e solo nel quarto romanzo (La sfera del buio) viene mostrata la sua giovinezza. Nei vari volumi sono state sviluppate vicende che danno spiegazioni di elementi che nei romanzi risultano oscuri, ma di storie veramente inedite se ne può contare per davvero una (Le piccole sorelle di Eluria), mentre negli altri volumi c’è al massimo qualche novità che aggiunge qualcosa alla storia di Roland senza però stravolgerla o dargli un tocco in più. E ora, volume per volume, tutti i passi della storia che narrano il passato di Roland.
La nascita del pistolero. Il primo volume riprende elementi narrati in L’ultimo cavaliere e La sfera del Buio. Roland non è ancora un pistolero, ma dopo aver scoperto il tradimento della madre con il mago Marten, sfida il suo istruttore Cort per avere le pistole: come arma usa il suo falco David, che perisce nello scontro, e vince, divenendo così il più giovane pistolero di sempre. Il padre, guida di Gilead, per salvarlo dalle grinfie di Marten lo invia in missione ad Hambry assieme agli amici Alain e Cuthbert, aspiranti pistoleri, per spiare le mosse del Buono, nemico dell’Affiliazione. Il gruppo scopre i piani del nemico e li sventa, scontrandosi con i Cacciatori della Bara e i soldati del Buono, ma anche con forze oscure più grandi di loro, quali sono quelle del malefico Pompelmo di Maerlyn, che lascerà un segno profondo nella vita di Roland: è proprio la sfera a far scoprire i ragazzi, a far cadere prigioniera Susan (il primo e unico vero amore di Susan) e farla bruciare al rogo nel Charyou Tree. Dopo la costosa vittoria, ai tre ragazzi non resta che intraprendere la via del ritorno.
Volume che ripropone una storia già letta nei romanzi, con qualche taglio, è ottimamente disegnato da Jae Lee e ricco di contenuti extra.
La lunga via del ritorno. Roland, Alain e Cuthbert intraprendono la via del ritorno per Gilead, non prima però di aver dato sepoltura al corpo distrutto dalle fiamme di Susan; è in questo frangente che la mente di Roland cade vittima del Pompelmo di Maerlyn e viene imprigionata al suo interno, vivendo in un mondo fatto di visioni e di incubi con Marten e il Re Rosso come protagonisti. Inseguiti dai nemici, per Alain e Cuthbert le cose non sono facili, spesso avendo a che fare con un Roland che quando si risveglia è posseduto dalle visioni che vive nella sfera e non le distingue dalla realtà che lo circonda, mettendo a repentaglio la vita degli amici. Un Roland che sembra perduto per il mondo intero, costretto a soccombere alla forza del Re Rosso, se non fosse per il miracoloso intervento di Sheemie, il ragazzo ritardato salvato nel volume precedente dalle grinfie dei Cacciatori della Bara, che con poteri impensabili strappa il pistolero al nemico.
Volume che approfondisce il ritorno a Gilead, mostrando la possessione del Pompelmo su Roland, come nuovo elemento per il mondo della Torre Nera immette la spiegazione di come Sheemie acquisisce quei poteri che vengono mostrati e che si allacciano agli ultimi romanzi della serie. Importanti rivelazioni del legame che c’è tra il Re Rosso e Roland, discendete di Arthur Eld, e sulle pistole che il pistolero erediterà dal padre, chiavi per aprire la Torre Nera. Ottimo lavoro di Jae Lee, buoni gli extra.
Tradimento. Il ritorno a Gilead vede Alain e Cuthbert divenire pistoleri, mentre Roland, benché salvato da Sheemie, è sempre sotto l’influenza del malefico Pompelmo e delle sue visioni. Come dice il titolo, nel volume viene mostrato il tradimento perpetrato dalla madre di Roland, da Marten e da chi si è infiltrato all’interno dell’affiliazione, e si conclude con la drammatica scena, già menzionata nei romanzi, di Roland che, sotto l’influsso della sfera, uccide la madre credendola la strega Rhea.
Compaiono nuovi personaggi non presenti nei romanzi, come il nipote di Farson, ma soprattutto viene immessa nella storia Aileen, nipote di Cort e innamorata di Roland, ma soprattutto desiderosa di essere un pistolero, frustrata dal fatto di essere nata donna, ma decisa di raggiungere il suo fine.
Ancora buoni gli extra e la prova ai disegni di Jae Lee.
La caduta di Gilead. Che Gilead fosse caduta lo si sapeva da tempo, almeno per chi ha letto i romanzi, e il modo in cui è avvenuta non è difficile immaginarlo; quindi non è una sorpresa non essere sopresi di quanto accade in questo volume. Tuttavia si rimane toccati dalla sorte in cui incorrono i difensori di Gilead, c’è qualcosa di grandiosamente epico, drammatico, nel loro fato; probabilmente, nel profondo sono già consapevoli di andare incontro a una fine inevitabile, ma nonostante lo sappiano, nonostante non possono fare nulla per cambiarlo, affrontano il loro destino senza tirarsi mai indietro, sostenendo impavidi i colpi avversi della sorte e i tradimenti da parte di gente di cui non si sospettava nulla.
Dopo l’introduzione dedicata al mago Marten, in cui vengono mostrate le sue origini, il suo legame speciale con il Pompelmo di Maerlyn e i suoi piani contro Gilead (lascia perplessi il fatto che nel volume precedente abbia resuscitato il nipote di Farson e in questo non riesca a resuscitare la madre di Roland), le vicende avanzano con i protettori di Gilead che cadono uno a uno, fino a quando dei pistoleri non rimangono che Roland, Ailenn, Cuthbert, Alain, i loro compagni d’addestramento e poche altre persone adatte a combattere. La popolazione viene messa al sicuro nel rifugio di Gilead, mentre Roland e i suoi, con l’aiuto delle fosse (il sistema di autodifesa realizzato da Arthur Eld), cerca di fermare l’avanzata dell’esercito di John Farson. La difesa è strenua, ma i numeri del nemico sono troppo grandi e la capitolazione alla fine giunge. Ridotti a un esiguo manipolo di superstiti (la popolazione é stata sterminata da elementi di Farson infiltratesi nelle file dell’affiliazione), agli ultimi pistoleri non resta che abbandonare la città caduta per continuare a combattere.
Richard Isanove fa come sempre un buon lavoro con i colori, ma anche con i disegni, dato che in questo volume è solamente lui che si occupa di essi. Gli extra si limitano alle copertine dei singoli albi e alle loro varianti.
La battaglia di Jericho Hill. Se era stata drammatica la caduta di Gilead, la battaglia di Jericho Hill lo è ancora di più. Roland e i suoi combattono una lotta impari contro le forze di Farson e del Re Rosso, tuttavia riescono a tenergli testa nonostante l’inferiorità numerica e le armi a disposizione. Uno dei Vettori viene spezzato dai nemici e Roland decide allora di raggiungere la Torre Nera per sconfiggere il Re Rosso e far rivivere Gilead, rimettendo così tutto a posto. Ma ancora una volta ci sono tradimenti, perché Farson colpisce nei punti deboli dei pistoleri e fa leva sui sentimenti che provano per i loro cari per spezzarli e farli cadere. Roland e Cuthbert involontariamente uccidono Alain (vicenda accennata nei romanzi) ed è in questo punto che si capisce come sia possibile il finale della Torre Nera, con Roland che si maledice per l’eternità per quanto fatto e la potenza della maledizione lo rende quello che in futuro si vedrà. Con la morte nel cuore, Roland combatte a Jericho Hill l’ultima battaglia assieme a dei compagni, vedendoli cadere uno a uno (di Aileen e Cuthbert sono le morti più strazianti) e cadendo lui stesso, ma solo per poi rialzarsi da quella che sembrava morte certa, salvato (o dannato) dalla maledizione autoimpostosi e così poter andare avanti, alla volta della Torre Nera.
Jae Lee si mantiene sempre sugli alti livelli mostrati negli altri tre volumi e questo di Jericho Hill è il suo ultimo lavoro dedicato alla Torre Nera.
Il viaggio comincia. Un Roland adulto attraversa il deserto seguendo le tracce dell’uomo nero, Marten. Tracce che il mago lascia appositamente perché il pistolero lo segua. Arriva a un capanno dove vivono un contadino, Brown, e un corvo parlante, Zoltan; con lui condivide cibo e acqua e inizia a raccontare la sua storia. Roland è sopravvissuto a Jericho Hill, ma non è l’unico: anche Aileen è viva, seppure in fin di vita. Per questo gli fa una richiesta: di essere riportata a Gilead e là sepolta, riposando nella tomba di famiglia con i propri cari. Roland vorrebbe continuare il viaggio verso la Torre Nera, ma acconsente a onorare la sua richiesta. Durante il viaggio incontra un bimbolo, che si unisce a lui dopo avergli salvato la vita (viene ripresa l’affermazione di Roland nei romanzi che un tempo ne aveva avuto uno); purtroppo Aileen cade vittima dell’attacco dei non- uomini e a Roland non resta che portare il suo corpo nella defunta Gilead e seppellirla assieme a Cort. Lì rammenta un evento del passato, quando scoprì il tradimento del cuoco e lo consegnò alla giustizia (fatto narrato in L’Ultimo Cavaliere). Dopo la visita a Gilead il viaggio riprende, giungendo in un villaggio dove incontra una ragazza che somiglia incredibilmente a Susan (e si chiama come lei); la salva dopo che è rapita dai non-uomini e nel salvataggio il bimbolo viene ucciso (una scena che è familiare per chi conosce già la storia del Roland adulto). Dopo una notte passata insieme, Roland la lascia, riprendo il viaggio verso la Torre perché spinto da una forza più grande di lui, ma anche per preservarla, dato che tutti quelli che hanno a che fare con lui muoiono.
Volume che riprende parti già accennate nei romanzi e prova ad aggiungere qualcosa di nuovo con l’incontro della sosia di Susan, ma senza creare pathos e avere l’epicità e la drammaticità dei volumi precedenti. Sean Phillips non riesce a mantenere lo stesso livello dato da Jae Lee: discreto lavoro, ma c’è chi ha fatto meglio (o lo farà, come il disegnatore del volume seguente).
Le piccole sorelle di Eluria. Volume che come rivela King viene ispirato dal romanzo fantasy Il Talismano scritto assieme all’amico Peter Straub, in special modo dalla visione familiare evocata dalla splendida dimora della Regina Laura nei Territori, Le piccole sorelle di Eluria mostra come perdita e solitudine saranno le assidue compagne di un uomo costantemente in cerca, che può conoscere pace e riposo solo per brevi istanti nella propria vita. Una vita vissuta all’ombra di un sogno che gli farà perdere le cose importanti, non lo farà accorgere che quanto veramente conta è già nel presente e non in un futuro ancora da realizzare. Un capitolo amaro e arido come il deserto in cui si vede Roland cavalcare nella prima scena, avanzando attraverso la feroce calura che secca ogni cosa; un luogo dove ogni cosa è morta, come se si trattasse di una regione dell’aldilà. Così appare Eluria, il villaggio in cui il pistolero entra: senza nessun segno vita, eccetto le macchie di sangue sul legno dei pavimenti, il corpo di un ragazzo in un abbeveratoio per cavalli e un cane inselvatichito che si ciba delle sue carni. E naturalmente i lenti mutanti usciti dall’ombra delle miniere venuti a prenderlo. Per quanto abile e veloce possa essere un figlio di Gilead addestrato all’uso delle pistole, poco può fare contro la brutale e semplice preponderanza numerica, se non andare incontro a un triste destino. Ma il ka ha in serbo un altro fato per l’unico sopravvissuto di Jericho Hill e un aiuto giunge inatteso; un aiuto che ha un suo fine e non è per nulla disinteressato e altruista, non importa se sulle sue vesti c’è il simbolo della Torre Nera: le illusioni alle volte possono essere più forti della realtà. O più semplicemente alle volte occorre tempo alla realtà per essere rivelata, perché non sempre un candido manto è segno di bontà e benevolenza e non sempre una progenie oscura è sinonimo di malvagità e assenza di sentimenti.
Un’esperienza che il pistolero, già segnato da tante vicende, ma pur sempre giovane, dovrà apprendere sacrificando gli ultimi rimasugli d’idealismo di un io che ormai non esiste più: sarà ancora una volta perdita, l’ennesimo pezzo di sé lasciato alle spalle sul sentiero che porta alla Torre Nera. Sarà l’inizio di una lunga lezione.
Una storia densa e toccante, nel pur breve rapporto che c’è tra Roland e la piccola sorella Jenna, disegnata da un ottimo Luke Ross, il cui tratto è il migliore e più appropriato per queste serie a fumetti della Torre Nera; un peccato che abbia lavorato solo su questo volume e non gli sia stato dato più spazio, perché i suoi disegni sono qualcosa davvero di meritevole e solo per essi il volume merita di essere acquistato.
La battaglia di Tull. Come dice il titolo, tutta l’attenzione è concentrata sugli eventi che si verificano nel macilento villaggio di Tull, piccolo centro abitato che sorge in una terra arida, inospitale; una terra di passaggio dove nessuno sano di mente vi metterebbe radici. I fatti mostrati riguardano la prima parte del primo romanzo, L’ultimo cavaliere (si fa riferimento all’edizione del 1982, non a quella rieditata successivamente), solo che non sono introdotti dal racconto che Roland fa al colono Brown quando si ferma per una notte nella sua casa (questa parte è usata come mezzo nel sesto volume a fumetti Il viaggio comincia per raccontare gli avvenimenti accaduti dopo la battaglia di Jericho Hill): la trama, per il resto, è seguita fedelmente tranne alcune piccole digressioni per voler mettere un legame con quanto accaduto a Susan Delgado, la ragazza amata da Roland e bruciata al rogo per averlo aiutato nella sua missione a Hambry, e il famoso numero diciannove che tanto ricorre nella saga. Identica cosa succede con i dialoghi, che sono gli stessi letti nel libro.
La penna di Micheal Lark ben rappresenta lo scenario arido e fatiscente di Tull, mostrando lo sfacelo e il decadimento del villaggio e dei suoi abitanti: un tratto adatto al Medio Mondo, più di quello che per molti volumi si era visto con Jae Lee, ma non al suo livello di cura dei dettagli di quest’ultimo. Uno dei volumi a fumetti più brevi pubblicati finora sulla Torre Nera e più cari; assieme a Il viaggio comincia (il peggiore della serie), è quello che lascia un po’ un senso di delusione.
In definitiva, la serie a fumetti della Torre Nera è buona, nel complesso ben realizzata e curata, ma che può però essere davvero apprezzata da chi ha già conosciuto la storia di Roland attraverso i romanzi di King.
[…] a margine. Le Piccole Sorelle di Eluria, settimo volume della serie a fumetti della Torre Nera, è ispirato a Il Talismano, in special modo dalla visione familiare evocata dalla splendida dimora […]