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L'Ultimo Elfo

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Leggero e profondo. Divertente e malinconico. Capace di strappare un sorriso e una lacrima.
Questo è L’Ultimo Elfo di Silvana De Mari. Un romanzo che usa un linguaggio semplice perché semplice è l’animo di Yorsh e il suo modo di guardare il mondo; un animo candido quello del piccolo elfo, privo di malizia e cattiveria, pervaso dalla bontà e dall’amore per la vita in tutte le sue forme, capace di influenzare chi gli è vicino e di trasmettere quel qualcosa di buono in grado di cambiare il modo di vivere.
I primi paragrafi del romanzo sono qualcosa di veramente spassoso, con Yorsh bambino, uno nato da poco come gli piace definirsi, intento a muovere i primi passi in un mondo che non conosce affatto, dato che ha trascorso i primi anni dell’esistenza insieme alla nonna in un Posto per gli Elfi. Un viaggio non cominciato certo nel migliore dei modi: al freddo, sotto la pioggia, senza niente da mangiare, con alle spalle un piccolo mondo di ricordi che non tornerà. E che non sembra proseguire nel migliore dei modi quando fa l’incontro con i primi due umani, conosciuti dai racconti della nonna per la loro non brillante intelligenza. Ma è grazie all’incontro con Monser e Sajra che il piccolo elfo crescerà, arrivando a scoprire che la vita non è solo candore, ma anche fango e amarezza e cose dalle quali bisogna sapersi difendere.
Una scoperta che nella prima parte del romanzo viene fatta con delicatezza, con un tocco di fiaba e poesia, dove i lati più taglienti dall’esistenza sono smussati dai due umani adulti per proteggere l’elfo che sta crescendo, perché la durezza degli uomini non lo ferisca troppo a fondo.
In un cammino che sembra una semplice e piacevole avventura con un lieto fino scontato, Yorsh scoprirà il passato di suo padre e della sua razza (perseguitata e imprigionata come successo con gli ebrei finiti nei lager o i nativi americani rinchiusi nelle riserve), ma anche il futuro che lo attende attraverso un’antica profezia incisa nella pietra. Una profezia e un viaggio che lo porteranno all’incontro con l’ultimo drago esistente e alla scoperta di un’antica biblioteca contenente il sapere del mondo; un percorso che lo farà crescere, facendogli acquisire sicurezza e facendogli capire che chi possiede capacità deve metterle al servizio degli altri perché il mondo possa divenire un luogo migliore.
L’Ultimo Elfo può essere visto come un libro di formazione, dove si mostra la crescita e l’evoluzione di un personaggio che passa dell’età innocente e candida dell’infanzia a quella più dura che preannuncia l’ingresso nell’età adulta, come ben mostrato nella seconda parte del romanzo, dove la tristezza, l’amarezza e la perdita hanno un impatto molto maggiore rispetto ai primi paragrafi. Non ci si deve meravigliare di tutto ciò, anche se si pensa erroneamente che l’opera sia un libro per bambini quando invece è adatto a tutti, perché questa è la crescita, questo comporta l’andare avanti e maturare: scoprire che la vita ha tanti aspetti, alcuni piacevoli e altri no.
Ma L’Ultimo Elfo sottolinea anche altri elementi importanti, necessari per far capire come nella storia si siano potuti verificare certi eventi. Uno di questi è l’ignoranza, dove l’istruzione, la capacità di leggere e quindi di attingere alla conoscenza, è cosa riservata a pochi individui e che pertanto la sfruttano per dominare gli altri; un dominio dei governi che vuole che le popolazioni rimangano nell’oscurità del non sapere perché in questo modo sono maggiormente manipolabili e sfruttabili. Un’ignoranza che genera paure, condizionamenti e soprattutto povertà. Quella povertà su cui potenti e governanti prosperano e prolificano, che utilizzano per generare e alimentare odio verso coloro che vogliono eliminare perché visti come ostacolo e minaccia per il proprio potere.
Un messaggio, quello lasciato dal romanzo, che sottolinea quanto siano importanti i libri e la loro lettura, perché la cultura non è un semplice passatempo che non dà niente, ma un mezzo per rendere migliore la vita e per dare alle persone gli strumenti per combattere i condizionamenti, gli sfruttamenti e l’odio che il non conoscere può far nascere.

6 comments to L’Ultimo Elfo

  • Anche a me è piaciuto molto questo romanzo; la scelta finale di Erbrow, nel modo in cui è raccontata, mi ha fatto pure versare qualche lacrima. Stai leggendo tutta la saga?

    • Anch’io ho trovato commovente quella scena.
      Tutta la saga non l’ho letta, ho preso i volumi quando li trovavo in promozione e attualmente ho finito L’ultima profezia del mondo degli uomini e L’ultima profezia del mondo degli uomini – L’epilogo. Dovrò poi leggere L’Ultimo Orco.

  • Io invece sono arrivata andando in ordine fino a “L’ultimo orco” compreso e devo ancora leggere i successivi tre, quindi tra un po’ attaccherò “Gli ultimi incantesimi”. Nel frattempo sempre della De Mari ho letto “Il gatto dagli occhi d’oro” e anche quello mi è piaciuto, contiene anch’esso un’apologia della lettura che salva, e il testo che attraversa tutto il libro è “Il Signore degli Anelli” (per l’importanza che ha per le protagoniste). Ho anche assistito a delle presentazioni con la De Mari “dal vivo” e devo dire che è fantastica, non condivido esattamente tutto quello che dice ma mi piace moltissimo la forza e l’energia con cui sa parlare.

    • Come ti è sembrato L’Ultimo orco?
      Anch’io non condivido tutto quello che Sivana De Mari dice, ma le sue sono letture intelligenti: ne parlerò in un prossimo post parlando di L’Ultima profezia del mondo degli uomini.

  • “L’ultimo orco” mi è piaciuto moltissimo! E’ un romanzo potente, forte, coinvolgente, basato anche sul confronto tra personaggi molto diversi, fa riflettere e trovo sia in piena linea con quel “potere salvifico delle storie” di cui la De Mari parla spesso riferendosi ai miti, ai poemi epici e alle fiabe. Ricordo che leggerlo mi ha dato una gran carica.

    • Finite le letture in corso allora mi metto sotto a leggerlo. Gli altri tre che possiedo me li sono letti di fila, tutti apprezzati, anche se L’ultimo elfo è quello che mi ha preso di più; mentre L’ultima profezia del mondo degli uomini – L’epilogo è quello che mi ha colpito di meno: pur avendo spunti validi, non è al livello degli altri.

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