Con L’oro bianco si conclude la seconda trilogia di Thomas Covenant e prosegue con la stessa atmosfera del volume precedente, ovvero l’assenza di speranza. La missione che ha portato il gruppo all’Albero Magico per creare un nuovo Scettro della Legge è fallita, uno dei giganti è morto nell’imprensa, degli Haruchai partiti per l’impresa (che un po’ ha ricordato il viaggio degli Argonauti e quello di Ulisse) è rimasto soltanto Cail, e Linden Avery scopre con gran sconcerto che non c’è nessuna possibilità di salvare Thomas, ferito a morte sulla Terra, ma che col potere dell’oro bianca era riuscito a curarsi sulla Landa; come già si sa, il tempo tra i due mondi scorre in maniera molto diversa (quelli che sono pochi istanti sulla Terra, sulla Landa sono giorni o settimane) e quindi Thomas Covenant nel mondo diventato ormai dello Spregiatore è ancora vivo, ma la sua vita sta inevitabilmente scivolando via. Covenant è consapevole di questo, ma non lo ha voluto rivelare a Linden, anche se essendo lei medico sperava che potesse salvarlo; ciò non ha fatto che portare attrito e lontananza tra i due. Come se non bastasse, l’Elhoim che è con loro non fa che rimarcare come Covenant debba cedere a Linden il suo anello, causando ancora più tensione tra i due; Covenant non vuole saperne di fare un simile gesto e l’unica possibilità che ha Linden per ottenere l’anello è quella d’impossessarsi di lui e usarne il potere.
Il ritorno sulla Landa non è per niente facile. Con la nave gravemente danneggiata, Thomas, Linden, Cail, la Prima, Posapece, Tessitore e Cercaporti debbono lasciarla e raggiungere la terra a piedi attraverso i ghiacci; vengono attaccati dagli arghuleh, feroci predatori del ghiaccio, e inseguiti fin oltre il loro territorio. Soltanto il prodigioso, quanto casuale, intervento di Hamako e dei silfidi li salva da fine certa. Ma si tratta di un momento di breve gioia: scoprono che i Silfidi giunti fin lì sono gli ultimi, distrutti nei propri rifugi dalle Abbiezioni, convinte che abbiano rivelato a Thomas e Linden il segreto riguardante Vain.
Hamako, per fermare gli arghuleh si sacrifica, distruggendo il croyel (creatura già incontrata quando hanno combattuto contro Kasreyn) che teneva uniti i feroci esseri del ghiaccio. Il gruppo raggiunge la Rocca dei Signori, dove trovano Hollian, che è incinta, e Sunder e gli Haruchai che sono stati liberati dalle prigioni delle rocca: loro sono gli unici che si oppongono al potere dei signori, dato che i Pietrai e i Silvani, benché li sostengano, sono stati razziati da tutte le persone che possono combattere per alimentare con il sangue il Sole Ferito. Covenant riesce a vincere il Posseduto che guida i Signori e a distruggere la fornace che alimenta il Sole Ferito, ma viene perso Cercaporti, desideroso di avere vendetta per la fine del fratello.
Ormai non rimane che affrontare lo Spregiatore, nel suo covo sotto le radici del Monte del Tuono. Hollian muore per cambiare il Sole Ferito e far sì che abbiano le condizioni favoreli per raggiungere la base del nemico, ma quando raggiungono l’Andelain, l’unica area della Landa non colpita dal Sole Ferito, Caer Cavedal, suo Forestale e un tempo Hile Troy, si sacrifica per riportala in vita; ora, Thomas Covenant è l’ultimo rimasto delle avventure della trilogia precedente. Il Morto Kevin il Distruttore (il Signore che ha portato la distruzione sulla Landa quando ha combattuto contro lo Spregiatore molti secoli prima del primo arrivo di Covenant) avverte Linden che Covenant vuole consegnare allo Spregiatore l’Anello Bianco; Covenant non parla con lei del suo piano, ma prosegue per la sua strada. Alla donna non resta che fidarsi di lui.
Superati i Coboldi nelle catacombe del Monte del Tuono, il gruppo viene catturato: Covenant fa proprio quello che Kevin aveva detto e lo Spregiatore con il nuovo potere lo uccide. Il nemico è sicuro ormai di poter distruggere l’Arco del Tempo, ma non ha mai capito cosa è realmente l’oro bianco: come disse un tempo il Signore Mhoram a Covenant, è lui l’oro bianco. Covenant compare come Morto e lo Spregiatore si accanisce su di lui: avendo ora lui l’anello e usandolo su Covenant, è come se colpisse se stesso. E infatti lo Spregiatore finisce per distruggersi.
La Landa è salva, ma il processo di guarigione è lungo. Linden, venuto a mancare chi l’ha evocato, ha solo il tempo di affidare il nuovo Scettro della Legge (nato dalla fusione tra Vain, che ha funto da involucro, e Findail, che è Potere della Terra incarnato) alla Prima e Posapece, così che lo possano consegnare a Sunder e Hollian. Tornata sulla Terra, non può che costatare la morte di Covenant anche lì e affrontare quella che a tutti, tranne che a lei, appare come una follia collettiva mossa da isteria (la moglie di Covenant, dopo la morte del marito e la sconfitta dello Spregiatore, non è più preda della pazzia che si era impossessata di lei).
L’oro bianco chiude così l’avventura di Thomas Covenant (anche se negli anni duemila Donaldson ha realizzato altri quattro romanzi dedicati all’Incredulo, al momento mai arrivati in Italia), lasciando l’amaro in bocca, a differenza della prima trilogia che dava un piccolo spiraglio di luce; il male che ha colpito la Landa è stato fermato, ma non si sa se quel mondo si riprenderà. Covenant dopo averne passate di cotte e di crude, senza aver assaporato una gioia ma conoscendo solo dolori, muore. Linden ritorna sulla Terra lasciando dietro di sé morte e ritrovando ad attenderla morte. Anche se si fa presagire che la Landa si riprenderà, non si hanno certezze sulla sua avvenuta; alla fine della lettura rimane solo perdita. Non che questo sia negativo (anzi, è di certo molto meglio di tanti young adult che purtroppo hanno infestato la lettura odierna con adolescenti che senza capacità diventano all’improvviso salvatori dell’universo ma che si mettono a cigare (frignare) appena l’ormone gli si gira), però si sperava in qualcosa di più simile al finale della prima trilogia, anche se, analizzando il tutto, la scelta fatta da Donaldson è coerente con tutto quello che ha scritto.
L’oro bianco conclude degnamente questa seconda trilogia dedicata all’Incredulo, anche se, va detto, che per affrontarla occorre la giusta predisposizione d’animo.
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