
Se Il pianeta delle scimmie mi era piaciuto, il suo seguito, L’altra faccia del pianeta delle scimmie mi ha lasciato perplesso e non poco. Il film riprende da dove finisce il precedente, con Taylor e Nova che viaggiano nella Zona Proibita; tutto sembra tranquillo, fino a quando dal nulla compaiono fiamme e fulmini. Taylor va a controllare e sparisce nel nulla, lasciando da sola la povera Nova, che però non rimane poi tanto da sola: nella Zona Proibita precipita un’altra astronave terrestre, mandata in missione per ricercare la precedente nave.
Questo è il primo punto che mi fa storcere il naso. Uno, se la missione precedente doveva durare settecento anni, perché mandarne un’altra? Due, anche se l’astronave è partita dopo, come fa ad arrivare praticamente nello stesso posto e nello stesso momento? C’è per caso un wormole? Mi sembra essere una bella forzatura, ma di quelle belle grosse, così grosse da essere assurde. Non potevano limitarsi a seguire le vicende di Taylor e Nova nello scoprire la Zona Proibita? Questa sarebbe già stato interessante e invece hanno voluto metterci un altro arrivo dalla Tera del passato.
E figurati se anche questa missione può andare bene: l’astronave si schianta e sopravvive solo un membro dell’equipaggio, Brent, che naturalmente incontra Nova e scopre che Taylor è giunto lì come lui.
Nel mentre, le scimmie, sotto la pressione del gorilla Ursus, cui si oppone il professor Zaius, vogliono invadere la Zona Proibita e poterla sfruttare. Altro punto che lascia perplessi: se la consideravano arida (e la pensano così da secoli) perché ora la vogliono usare? E poi perché invaderla, se non sanno se è abitata o deserta? Il tutto si basa sul fatto che gli esploratori mandati là non sono mai tornati.
Presi dalle scimmie (copione che si ripete), Brent e Nova, con l’aiuto di Cornelius e Zira, fuggono, finendo in una grotta che si rivelerà essere una stazione della metropolitana di New York. Arriveranno così nei resti di New York ed entrano in una cattedrale, dove scoprono una società di discendenti dei sopravvissuti dell’olocausto nucleare, individui in apparenza normali (portano maschere che simulano la pelle umana, perché in realtà la loro è deturpata a causa delle modifiche subite dagli antenati dalle radiazioni) ma dai grandi poteri telepatici, capaci di leggere la mente, controllarla e creare illusioni. Non bastasse questo a renderli poco normali, ci si mette che adorano come dio una bomba atomica non esplosa. Lasciamo correre l’evoluzione di questa nuova specie umana, lasciamo perdere cosa adorano, ma che dopo duemila anni una bomba atomica sia in perfetto stato come se fosse stata appena fabbricata lascia alquanto perplessi. Ma andiamo avanti.
Si scopre che Taylor è ancora vivo, catturato dai telepati. E con l’esercito di scimmie che sta per invaderli, gli umani mutati che fanno? Fanno combattere Taylor e Brent tra loro per divertimento, tanto hanno già deciso di far esplodere la bomba. L’intervento di Nova interrompe la connessione che i telepati avevano sui due, ma questo serve a poco: gli scimmie invadono la cattedrale, Nova muore e poco dopo la segue Brent. Taylor, anche lui ferito mortalmente, cerca di disinnescare la bomba, chiedendo aiuta a Zaius, che però si rifiuta; con le ultime forze, pieno di rabbia, attiva la bomba, distruggendo completamente il pianeta.
L’altra faccia del pianeta delle scimmie ha troppi buchi per poter essere credibile e apprezzabile e non conta che fosse un b movie: ce ne sono tanti che si lasciano guardare e sanno pure divertire. E invece con questa pellicola è spesso un “ma che cavolo”. Peccato, davvero un peccato, perché il film precedente era valido (nonostante delle ingenuità), mentre L’altra faccia del pianeta delle scimmie conferma la regola che i seguiti spesso non sono all’altezza.
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