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La grotta dello stregone

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Alejandro fin da piccolo era stato affascinato dalle storie sulla vecchia miniera abbandonata. Storie di tesori dimenticati, di tane di creature mai viste, di passaggi che portavano a laghi sotterranei che si collegavano al mare. Ma la storia che preferiva era che nella parte più profonda della miniera si diceva ci fosse la dimora di uno stregone: i vecchi minatori raccontavano che era piena di meraviglie e che qualsiasi richiesta poteva essere esaudita.
Quando Alejandro sentiva quei racconti, si metteva a pensare a ciò che avrebbe voluto realizzare se fosse riuscito a trovare lo stregone: quello che più gli sarebbe piaciuto vedere divenir realtà era viaggiare per luoghi mai visti, dato che i suoi non erano abbastanza ricchi da potersi permettere di fare dei viaggi.
La paura però, almeno fino a quando era stato bambino, era stata più forte del realizzare i suoi desideri e lo aveva tenuto lontano dalla miniera: l’apertura nera che conduceva sottoterra gli sembrava la gola di un gigante pronto a ingoiarlo. Ma ora era cresciuto e non si faceva più spaventare da certe cose.
Prese il casco munito di lampadina del nonno e si diresse alla vecchia miniera. Superò i carrelli abbandonati e ricoperti di erbacce, camminando a fianco dei binari; quando fu davanti all’entrata un poco della paura di quando era bambino tornò a far capolino. Il buio sembrava denso come pece e gli pareva di veder muoversi delle ombre nell’oscurità, ma era giunto fino a quel punto e non si sarebbe certo tirato indietro; facendosi coraggio, entrò nella miniera, seguendo la galleria principale. Con la luce della lampadina si rese presto conto che quello che aveva creduto di vedere nell’oscurità era stato solo frutto dell’immaginazione: a parte lui, non c’era nessun altro. Continuò a camminare scendendo sempre più all’interno della terra, fino a quando si trovò di fronte a un bivio e lì gli venne un dubbio: qual era quello giusto che lo avrebbe condotto dallo stregone?
Ci pensò un po’ su, poi scelse la galleria che scendeva di più: i vecchi minatori avevano detto che si trovava nelle profondità della miniera e allora avrebbe dovuto incontrarlo lì.
Gli pareva di camminare di ore quando scorse davanti a sé una debole luminescenza. Si diresse verso di essa e si ritrovò in una grotta sulle cui pareti cresceva un muschio fosforescente; poco lontano dall’ingresso stava seduto un uomo che con un cenno della mano lo esortò ad avvicinarsi.
Alejandro si avvicinò titubante, ma mettendosi a parlare presto si trovò a suo agio con lui. Anche se se lo aspettava, rimase sorpreso nello scoprire che lui era lo stregone che era venuto a cercare: se l’era immaginato diverso, con mantello e cappello a punta, magari che camminava appoggiandosi a un bastone nodoso. Invece indossava jeans e maglietta come lui.
Quando Alejandro gli raccontò il motivo per cui era sceso nella miniera, lo stregone sorrise e gli disse di seguirlo. Fecero a ritroso tutto il percorso, tornando a spuntare alla luce del sole che stava tramontando.
«Guarda il cielo» disse lo stregone. «Che cosa vedi?»
«Nuvole» rispose Alejandro.
«Prova a guardare meglio.»
Alejandro tornò a fissarle. «Sono solo delle semplici nuvole.»
«Ti sembrano delle semplici nuvole perché non riesci a vedere oltre» disse lo stregone. «Ma se guardi meglio, ti accorgerai che sono delle immense montagne coperte di neve e sono così alte perché fungono da guardiani per una terra che non è stata ancora scoperta, abitata da animali che mai sono stati visti.»
«Io vedo solo delle nuvole» disse Alejandro.
«Prova a lasciarti andare all’immaginazione» gli suggerì lo stregone. «Ora però ti conviene tornare a casa.» Dopo averlo salutato, se ne tornò alla sua grotta.
Alejandro ripensò alle parole dell’uomo tutta la notte e più ci pensava, più riteneva che avesse voluto prenderlo in giro. Il giorno dopo se ne stava seduto sotto un albero, continuando a pensare a quello che gli era stato detto, quando una grossa nuvola comparve nel cielo; involontariamente prese a osservarla.
“Sembrano le pale di un mulino, come l’immagine del libro di geografia.”
Man mano che il tempo passava, la forma della nuvola cambiava. “Ora sembra una portaerei che naviga sul mare.”
E mentre faceva questi pensieri, gli tornò in mente la frase dello stregone. “Lasciati andare all’immaginazione.” Gli si bloccò il respiro: con la fantasia poteva fare tutti i viaggi che voleva, vedere tutti i posti conosciuti e anche quelli ancora da scoprire.
Alejandro sorrise felice, ripromettendosi che sarebbe tornato alla grotta per ringraziare lo stregone. Prima però aveva un paio di viaggi da compiere che non potevano aspettare.
Sdraiandosi comodamente sotto l’albero, lasciò che la fantasia lo prendesse per mano e lo accompagnasse verso luoghi fantastici.

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