
La riflessione è partita dopo aver visto questo video (e averlo commentato), anche se già in altre occasioni avevo discusso della cosa. Partiamo subito da una premessa: l’incapacità di amare o di prendersi responsabilità nel creare un rapporto stabile con un’altra persona non penso dipenda solamente dalle mancanze dei giovani. Anzi, penso che la questione non riguardi solamente loro, ma che ormai sia una faccenda inerente l’intera società; è complesso trattare in breve la situazione, tuttavia ci sono degli elementi che possono aiutare a comprenderla un poco di più.
Sicuramente le esperienze personali possono influire nel non volersi impegnare in relazioni serie: la paura di soffrire, l’andare incontro a una nuova delusione, possono frenare o addirittura bloccare una persona, facendola arrivare a pensare che l’amore non esiste oppure non è qualcosa riservata a lei. Questo però non può riguardare la totalità dei casi: non tutti possono avere avuto esperienze così negative da far perdere fiducia negli altri e nei rapporti di coppia. Non si può però non notare che ci sono sempre più casi in cui non ci si vuole impegnare e questo può dipendere dall’assenza di responsabilità, di volersi prendere degli impegni. Un’assenza dovuta a un’educazione e una cultura mancanti; in tutto ciò, rispetto a generazioni passate, i media hanno avuto una forte influenza e un forte condizionamento sulle persone, dando modelli e messaggi non proprio edificanti ed educativi: film, serie tv, social, reality ma anche un certo tipo di politici che hanno fatto passare il disimpegno, la mancanza di valori, l’oggettivazione della persona, l’apparire e il fare quello che si vuole se si hanno soldi e potere come modelli di vita da seguire e attuare. Per molto tempo si è sottovalutato il potere del condizionamento che hanno avuto e hanno i media e adesso si sta cominciando a capire quanto dannoso possa essere stato.
Il condizionamento dei comportamenti però non è sufficiente per spiegare questo non volersi impegnare in relazioni serie dei giovani (e non solo loro): sempre certi politici, facendo leggi a proprio favore, hanno rovinato il mondo del lavoro, rendendolo sempre più precario, il che ha portato a una maggiore incertezza per il futuro, quando non si parla di mancanza di futuro: private di prospettive, le persone non fanno progetti a lunga scadenza, ma si concentrano sulla sopravvivenza e sul presente, vivendo il momento in cui sono e cercando di trarne le maggiori soddisfazioni permesse. Brutto da dire, ma senza basi solide, ovvero senza soldi, diventa molto difficile poter progettare qualcosa e questo include anche relazioni stabili che portano al formare una famiglia. I problemi ci sono sempre stati, solamente che in passato si avevano meno difficoltà anche se le cose non erano facili: al giorno d’oggi diventa difficile pensare che una famiglia possa essere mantenuta solo da una persona avente come impiego quello di operaio o impiegato. Pagare affitto o mutuo, bollette, assicurazioni, è difficile, ancora di più se non si ha un lavoro stabile; e le difficoltà aumentano se si pensa di avere un figlio, che ha costi non da poco: vestiario, alimentazione, scuole, sempre che non sopraggiungano spese mediche. Tutto questo porta i giovani (ma non solo loro) a pensarci bene prima di fare certi passi. Si parla d’incapacità d’amare, e si può dire che in parte è anche così per via di un’educazione che ha saputo dare cose materiali ma non valori (soprattutto non ha saputo dare valore alla vita), ma si deve anche parlare di paura per un futuro che non dà rassicurazioni e certezze. Forse non ce ne sono state in nessun tempo, ma questo, ancor più di altri, non sembra dare prospettive e senza di esse non ci si muove o ci si impegna.
C’è infine un altro fattore da tenere presente: anche se connessi alla rete, anche se si è social, si deve fare i conti con una solitudine dilagante, e non importa se si è sempre in mezzo alla gente, se si hanno contatti con tante persone, perché manca la comunicazione (e con comunicazione non si tratta di parlare del più e del meno, di chattare, ma qualcosa di più serio, profondo, strutturato). Potrà sembrare essere poco pertinente al discorso che si sta facendo, ma trovo interessante il discorso che fa Igor Sibaldi tra il minuto 29 e 55 e il minuto 36 e 48: qui si parla di liberalizzazione sessuale, ma è importante il discorso che viene fatto al riguardo, perché tale elemento, secondo quanto riporta Igor (ma non è il solo a dirlo), ha portato ad allontanare le persone da legami stabili (amori ma anche amicizie), a essere sempre più sole e pertanto a essere più sotto il potere e il controllo di grossi enti come a esempio lo stato. Senza contare i danni che la pornografia ha fatto sui giovani (ma di nuovo, non solo a loro) a più livelli.
In conclusione, dire che è solo colpa dei giovani se non sono capaci di amare e d’impegnarsi, non solo non è giusto, ma è limitativo; certo, anche loro hanno di che guardarsi e analizzarsi (il dire “tutto il futuro dipende dai giovani”, “i giovani sono la nostra unica sepranza per il futuro” e altre frasi simili oltre a essere una presa in giro (il futuro dipende da tutti, non solo da alcuni) sono un modo per sfruttare i giovani e nient’altro), ma una responsabilità per niente ignorabile va alla società e al sistema vigente perché non premia l’impegno: se una persona fa sacrifici, spende tempo ed energie per raggiungere traguardi, è giusto che venga ricompensata, che ottenga ciò per cui si è impegnata. Se questo non avviene, se gli sforzi non sono ripagati, se si fa tanto per ottenere poco o nulla, è logico che alla lunga le persone smettono di darsi da fare. Chi dà il massimo di sè per un lavoro sottopagato e della durata di poche settimane, sapendo che il suo contratto non verrà rinnovato? Chi s’impegnerà a ottenere conoscenze e professionalità sapendo che tanto non otterrà mai dei buoni posti di lavoro perché essi sono riservati a raccomandati? Dinanzi a ciò, senza prospettive salde per il futuro, è logico che in pochi si arrischieranno a cercare di creare qualcosa che duri nel tempo, badando per lo più a cercare di sbarcare il lunario e a navigare a vista e a sopravvivere; con simili basi è logico che le relazioni personali sono le prime a risentirne. E a queste cose dovrebbe pensare in primis chi ha voluto questo sistema e chi avrebbe dovuto educare i giovani e invece non l’ha fatto.
Tutto vero quello che dici. Potrei aggiungere che, da un punto di vista economico, maschi e femmine sono divenuti uguali. Se una volta serviva forza muscolare per spaccarsi la schiena sui campi, e quella l’avevano gli uomini, ed era complementare il rapporto con la donna che si occupava di casa e figli, adesso siamo tutti più o meno equivalenti davanti a un computer a fare qualche lavoro burocratico o di concetto, siamo tutti delle monadi attirate da cento luci sfavillanti (e fatue) che ci separano da idee come coppia, procreazione, fedeltà. Consumi per chi se li può permettere, fuffa per gli altri. Siamo più liberi? Forse, ma non è una libertà molto sana.
Sulla libertà ci sarebbe da parlare un pochino: è una libertà condizionata, perché tra rete, app, telecamere e altre tecnologie si è controllati più di quanto si pensi. Poi ci sono paesi dove si è davvero limitati, ma la vera libertà temo che l’abbiano in pochi.