Sul suo sito, Tanabrus ha tradotto un interessante articolo sul discorso tenuto da Jennifer Granick al Black Hat 2015 sulla fine del sogno di Internet: ne consiglio la lettura perché è ben fatto e approfondito e soprattutto fa riflettere su questioni che i più ignorano o vogliono ignorare.
Quello che sta accadendo è un po’ quello che è accaduto con il ’68: l’impressione dell’inizio di una nuova era, un’era migliore, che si è conclusa invece con la fine di un sogno, mostrando una realtà invece ben diversa.
Le prospettive non sono buone, il quadro si fa somigliante con quello descritto da George Orwell con 1984. La rete è una risorsa, ma dipende come viene usata: non è tutto oro quello che luccica.
Può essere usata per danneggiare gli altri, per spiarli; è evidente che colossi come Facebook e tutti quelli che raccolgono dati sulle persone usino queste informazioni per un proprio tornaconto. Ma non sono solo loro a dover far pensare: ci sono anche i governi. Come ci si può fidare di chi vuol tenere tutto sotto controllo, gestire la vita degli altri, sapere tutto di loro, quando invece di questi enti non si sa nulla?
Il futuro di Internet non appare roseo, sono più i timori che le speranze: più che l’ottimismo tanto sbandierato, si vede tanta preoccupazione e segnali ben poco positivi. Ma ancora una volta, se le cose possono andare bene o male, dipende tutto dalle persone, se vogliono essere responsabili e padroni della propria vita, oppure se vogliono permettere che siano altri a gestirgliela.
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