Il Dio Indifferente è il primo volume di La Trilogia del Testimone, realizzata da Steven Erikson e appartenente al vasto mondo Malazan. Ambientato diversi anni dopo le vicende narrate in Il Libro Malazan dei Caduti, vede tra i protagonisti Rant, uno dei figli di stupri di guerra di Karsa Orlong, famoso e potente Toblakai che ora viene adorato come un dio, anche se a lui della cosa non può importare di meno, dato che non vuole essere la guida di nessuno. Descritto così, Karsa Orlong del mondo di Malazan, per chi non lo conoscesse, può sembrare un mostro, un essere brutale, ma le azioni da lui compiute sono state effettuate sotto l’effetto dell’olio-sangue, una sostanza con cui i Toblakai creano le loro famose spade di legno-sangue, che portano a contatto con le loro labbra prima delle battaglie, stimolando così i muscoli e riempiendo le menti di lussuria e rabbia; una pratica molto diffusa tra le tribù Toblakai e le cui vittime, sempre della stessa specie, accettavano di buon grado (un po’ meno gli umani).
Rant vive nella cittadina di Lago d’Argento, metà Toblakai e metà umano, assieme alla madre impazzita per via dell’olio sangue, temuto e odiato da tutti. Allontanato da lei prima che abusi di nuovo di lui, Rant viene salvato da un cacciatore del luogo prima che anneghi; Damisk, questo il nome dell’uomo, si fa carico della sua incolumità, cercando in qualche modo di espiare il senso di colpa per quello che è stato costretto a fare in passato, e conducendolo verso le tribù del padre.
Intanto, un gruppo di fanti di marina si sta preparando a proteggere la cittadina da un’invasione proveniente dal nord, dato che lo scioglimento dei ghiacci (conseguenza di quanto successo nella saga di Il Libro Malazan dei Caduti) sta spingendo tante tribù verso i territori meridionali. E con il gruppo solo in apparenza sgangherato di soldati Malazan, Erikson dà il meglio di sé: momenti esilaranti e dialoghi irresistibili si alternano a momenti toccanti e di eroismo, con i fanti che dimostrano un’umanità che di rado ci si aspetta da gente temprata dalle guerre e dagli orrori dei campi di battaglia. Perché i fanti di marina combattono per proteggere, non per conquistare, e, soprattutto, per fare la cosa giusta.
I due archi narrativi procedono parallelamente fino a incrociarsi nel finale, mostrando da una parte il percorso di crescita di Rant (che impara in fretta a divenire adulto, senza diventare però cinico e duro, ma sviluppando un’empatia verso il prossimo e il dolore rara da trovare in un Toblakai ma anche tra gli umani) e dall’altra la genialità e la generosità dei fanti di marina, facendoli apprezzare sempre di più. Senza dimenticare i Jhek, con il loro dramma di cercare di sopravvivere e ritrovare quella guida che da tempo hanno perso, e la conoscenza del loro diverso punto di vista dagli umani (sono tribù selvagge di soletaken e d’ivers).
Con Il Dio Indifferente Erikson riesce a mettere un altro tassello nel grande quadro che è il mondo Malazan, fatto di canali, poteri e creature misteriosi, per non parlare delle affascinanti Runt, monete che hanno lo stesso compito del famoso Mazzo dei Draghi. E poi c’è Karsa Orlong, protagonista nel suo non essere presente, almeno fisicamente, nella storia: genitore, guida, leader e dio assente, le cui colpe ricadono su quelli che sono venuti dopo di lui, ma di cui è indifferente, come se non fossero una sua responsabilità.
Un romanzo di guerra, ma anche una storia di crescita, di prendere consapevolezza del dolore e della rabbia e di come superarli per divenire qualcosa di migliore ma soprattutto creare un mondo migliore, dove si superarono le barriere della differenza di etnia.
Personalmente, ho avuto alcune difficoltà nella prima parte del romanzo, un po’ perché è passato molto tempo dalla lettura della saga Malazan ed è difficile ricordarsi tutto, un po’ per motivi che esulano dal valore del libro, che mi hanno fatto interrompere la lettura; ma superati quei momenti, devo ammettere che Il Dio Indifferente è stata una lettura davvero valida, divertente e coinvolgente, dove viene mostrato quanto Erikson è cresciuto come scrittore rispetto ai suoi primi libri, confermando di essere un autore notevole.
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