I bambini che inseguono le stelle, conosciuto anche come Viaggio verso Agartha, è un film d’animazione di Makoto Shinkai del 2011 ed è un puro omaggio alle opere di Hayao Miyazaki: sia i temi, sia i disegni (vedere per esempio gli Isoq e i Quetzalcoatl) il regista si rifanno al collega. Non che questo sia un male, anzi: visivamente I bambini che inseguono le stelle è magnifico, con paesaggi che tolgono il fiato e fanno sognare. Il film sa trasportare gli spettatori, li sa ammaliare con le sue immagini, tuttavia non ha la stessa intensità di altre opere di Shinkai come Your name, Il giardino delle parole e su tutti 5 cm al secondo.
Asuna è una ragazzina orfana di padre, con la madre infermiera che ha poco tempo di occuparsi di lei e per questo è maturata in fretta; vive in un paesino di campagna e spesso si reca tra i boschi fino a un rifugio dove con una radio rudimentale capta una strana canzone. Un giorno viene attaccata da una creatura mostruosa e salvata da un ragazzo misterioso poco più grande di lei: è da lì che viene alla conoscenza de mondo di Agartha, un mondo sotterraneo che in qualche modo è legato all’aldilà.
Shun, il salvatore misterioso, poco dopo muore perché ha osato salire sul mondo di sopra e Asuna si ritrova coinvolta in una vicenda oscura, con Arch Angel, un’organizzazione segreta che vuole trovare il modo di entrare ad Agartha e il cristallo che ha Asuna sembra essere legato al loro obiettivo. Di tale organizzazione fa parte il professore di Asuna, Ryūji Morisaki, che sfrutta Arch Angel perché secondo le storie ad Agartha c’è il modo per far tornare indietro i morti, come succede nei miti di Orfeo ed Euridice e Izanagi e Izanami (a seguire SPOILER sulla storia.)
Asuna, Ryūji e Shin, fratello minore di Shun intervenuto per impedire che qualcuno entri ad Agartha, si ritrovano a viaggiare in un mondo in rovina a causa degli abitanti della superficie che per secoli l’hanno saccheggiato: gli abitanti di questa terra non li vedono di buon occhio e tentano in più occasioni di eliminarli.
Ryūji finalmente riesce a scoprire il segreto per far tornare in vita i morti e così realizzare il suo sogno: riavere la moglie scomparsa. Ma tutto ha un prezzo: occorre che l’anima della defunta si impossessi di un essere vivente. Il professore è disposto a tutto per riavere l’amata, anche a sacrificare Asuna e a perdere un occhio, ma l’intervento di Shin evita il sacrificio, perché, come dice urlando, i vivi sono più importanti dei morti.
Asuna, che scoprirà la verità su suo padre, tornerà in superficie, mentre Shin e Ryūji resteranno ad Agartha (fine SPOILER).
Il viaggio iniziatico che fa crescere il giovane, l’entrare nella grotta per scoprire un mondo nuovo e soprattutto nuove conoscenze che lo cambieranno, il rapporto tra amore e morte, il sapere quando rinunciare i propri sogni e andare avanti lasciando andare ciò che è passato: sono tutti temi presenti in I bambini che inseguono le stelle (titolo che indica l’inseguire qualcosa d’irraggiungibile), senza dimenticare l’amore per la natura e la denuncia verso quella mentalità dell’uomo che rovina sempre tutto perché per avidità vuole possedere tutto quello su cui mette gli occhi.
In definitiva, I bambini che inseguono le stelle è un buon film, senza essere originale, che comincia in maniera interessante e poetica, ma che poi vira verso qualcosa di già conosciuto e non poteva essere diversamente, dato che si tratta di un omaggio.
[…] un po’ perché ripete in parte temi già visti in Viaggio verso Agartha, conosciuto anche come I bambini che inseguono le stelle (non per niente la scatola che Suzume dissotterra nei pressi nella sua vecchia casa distrutta porta […]